Premessa
La proposta di panel risponde all’esigenza di condurre innanzi il tentativo di rinnovamento compiuto da una parte della storiografia italiana intorno al Risorgimento (Banti, Meriggi, Mannori: vedi i “Cantieri” bolognesi), a partire da uno specifico punto di vista: quello dei giovani e delle generazioni giovanili. Se, sotto il profilo dell’impostazione storiografica, il tema della generazione pare sufficientemente consolidato – e valga, quale sintesi, il saggio di Sergio Luzzatto -, molto resta da fare sul terreno della ricostruzione/comparazione delle biografie, tanto nella prospettiva della restituzione della percezione “soggettiva” che molti di questi giovani “patrioti” maturarono effettivamente, in quanto gruppo, nel corso del Risorgimento; quanto nella la loro “oggettiva” funzione di giovani, nei contesti familiari, sociali e politici di provenienza o d’esilio. Quasi un quarto di secolo fa, Clara Lovett praticò il terreno della biografia collettiva per i democratici del Risorgimento: la sua ricerca tendeva a comparare dati biografici più che altro provenienti da fonti omogenee (biografie a stampa, memorie). La semi-censura di Rosario Romeo , al tempo, inibì ipotesi di traduzione di quel volume, e tutto finì lì. Ora, non si tratta certo di riprendere un metodo all’epoca impostato un po’ grossolanamente, tutt’altro: poiché le “fasi giovanili” si collocano, nella ricostruzione memorialistica, in uno “spazio favoloso” determinato dai processi di oblio e di selezione del ricordo imposti dalla maturità , si ritiene indispensabile partire dalla documentazione coeva, e quindi dagli archivi: l’obiettivo è cogliere la generazione nel suo farsi, più o meno consapevole, non tanto nel suo raccontarsi a posteriori.
Contenuti e obiettivi
Che senso ha un panel che ruoti intorno a questo soggetto? In primo luogo, il tema della generazione consente una più agevole comparazione a livello internazionale: le generazioni romantiche condividono alcune caratteristiche di fondo che favoriscono, fra i giovani, la comunicazioni al di là delle lingue e delle culture di provenienza. In secondo luogo, il tema della generazione consente di rompere il punto di vista, tipicamente novecentesco, della ricerca retrospettiva di una politicizzazione a base ideologica e della politica come “pratica pubblica” opposta o prevalente sul “privato”: le carte dei giovani testimoniano l’impossibilità di scindere gli elementi individuali da quelli collettivi, quelli familiari dalle great expectations, i successi economici in quanto singoli dalle “carriere della gloria”. In terzo luogo, coincidendo con la fase della formazione degli individui, il tema della generazione permette di affiancare e approfondire le ipotesi, già battute da Banti sul versante del “canone letterario” del Risorgimento , utilizzando altri approcci disciplinari (a partire dalla ricerca sociale) ed altri percorsi: quelli scientifici, ad esempio (da sempre piuttosto trascurati), o quelli legati al collezionismo e alle belle arti. In quarto luogo, per recuperare infine anche la “memoria”, c’è da sondare l’uso che altri giovani successivamente, fanno del tema della generazione in qualche modo “politica”: penso già alle generazione di Mentana, che non è già più, in buona parte, quella del Risorgimento (sarà vissuta da molti, infatti, come l’ultima avventura dei late comers) ; ma non mancano casi anche novecenteschi (fino alle Argonne, a Fiume, alla Resistenza). L’obiettivo pratico del panel sarebbe quello di dar vita, magari proprio a partire dai contributi presentati a un volume a più voci sulla generazione del Risorgimento (così tripartito: metodologia; casi di studio; fonti). Tenuto conto che si è a Marsala e che il 2007 è il bicentenario di Garibaldi, si tratta (forse) anche di un tributo opportuno al genius loci.