Pur inserendosi in una linea di continuità con le precedenti tradizioni di rappresentazione “esotista” sulla stampa, l’avvio dell’esperienza coloniale segna una svolta per i giornali italiani, con i primi inviati speciali, l’adozione di corrispondenti fissi e l’ampliamento della”copertura” dell’Oltremare (rubriche, fondi, notizie, ma anche mappe, vignette, illustrazioni e pubblicità). La stampa, principale medium dell’epoca, coopera alla costruzione di uno spazio transnazionale che lega il “qui” nazionale e l'”altrove” coloniale: i flussi di informazione moltiplicano i percorsi reali dei giornalisti, da e verso l’Africa, mentre la nascita di una stampa “coloniale” offre ai giornali in madrepatria un’ulteriore fonte di notizie. Si cercherà di indagare la consistenza quantitativa dei giornalisti “coloniali”, il profilo sociologico delle loro traiettorie, la dimensione di plurattività o professionale, il rapporto con le testate e il potere statale e l’amministrazione coloniale, in un’ottica di medio periodo (1885-1925).