Alla fine degli anni Quaranta – e per tutti gli anni Cinquanta – gli Stati Uniti rappresentarono un modello politico e culturale per l’intero mondo occidentale. Questo stesso periodo fu un’epoca di evoluzione e transizione per le donne italiane e le immagini dell’America che arrivavano in Italia, attraverso i mass media, in tutti i sensi, “più popolari” (periodici, cinema e televisione) furono paradigmatiche di molti cambiamenti. Le donne italiane consideravano l’emancipazione e la libertà ottenute dalle “colleghe” americane come una fonte di ispirazione, ma non si poteva in alcun modo prescindere dalla tradizione e dalle situazioni contingenti della penisola. Si rimaneva stupefatte di fronte alla meravigliosa efficienza delle dimore borghesi americane viste al cinema, ma il bagno in casa era un lusso di là da venire; mentre si andava al lavoro su un tram affollato, si leggeva che in America anche le impiegate avevano l’automobile; si provava simpatia per le sventure sentimentali delle volubili attrici americane, ma ci si fidanzava ancora in casa.
Il rapporto con gli Stati Uniti, e con le immagini che il paese proiettava di sé all’estero, rimase dunque estremamente sfaccettato e per certi versi difficile da interpretare.