Girolamo Ramunni
Un problema recente della storia della scienza è la dicotomia che si è creata tra quella che viene definita come la storia internalista e quella qualificata di esternalista. Nel primo caso si predilige lo sviluppo concettuale, adottando una metodologia vicina alla storia della filosofia. La prioprità è data al reperimento dei cambiamenti dei concetti, dei “paradigmi”. Si tratta di una storia di individui che partecipano al dibattito intellettuale di un epoca. L’altro tipo di storia della scienza si interessa più alle condizioni materiali che permettono agli scienziati di lavorare. Le strutture di ricerca, le condizioni materiali e organizattive, le scelte di priorità, ma anche le situazioni conflittuali che si creano per il “potere” nell’ambito della “repubblica della scienza” costituiscono degli elementi importanti. Si puo’ dire, in modo succinto, che la prima storia si ispira alla storia della filosofia, la seconda piu’ alla sociologia della scienza. Non a caso quest’ultima si è sviluppata più tardi della sociologia della scienza e si è ispirata, all’inizio, ai lavori di Merton. Un’altra maniera di riassumere le differenze tra questi due tipi di storia è di precisare che la prima si occupa di storia della scienza, la seconda della storia degli scienziati.
Stranamente queste due filoni non hanno prodotto un vero arricchimento, come si potrebbe pensare se si considerano due modi diversi di studiare nel tempo un’attività complessa come quella di ricerca. E’ piuttosto l’opposizione e il reciproco disinteresse. La conseguenza è semplice: si assite a una periodizzazione diversa e molteplice. La diversità proviene dal fatto che si guarda da un lato all’introduzione di nuovi concetti, dall’altro alle modificazioni delle strutture di ricarca. Molteplici perchè la storia della scienza è diventata delle scienze, dividendosi in storie delle diverse discipline e delle istituzioni che presiedeno al loro finanziamento o che accolgono i laboratori di ricerca. In pratica si assiste ad una parcellizzazione della storia della scienza. Tale stato di fatto è insormontabile o è possibile conciliare diversità nello sviluppo delle discipline e istituzioni, secondo le divisioni tradizionali, e trovare una unità che si tradurebbe in una periodizzazione che le abbracci tutte? La storia del Centre National de la Recherche Scientifique è un caso interessante per discutere tale problematica. Tutti i campi del sapere, in modo più o meno ampio, sono rappresentati, dalla matematica alla filosofia. Ricerca pubblica con un personale permanente, il Centre è stato riformato in varie occasioni. Non potendo prendere come riferimento delle mutazioni i momenti di cambiamento di paradigma nelle singole discipline, ci si limita a periodizzare l’evoluzione del Centre sulle riforme strutturali. Si appiattisce cosi la molteplicità delle situazioni in una lista di decisioni amministrative. Si racconta la storia dei cambiamenti di una istituzione, ma non che non permette di capire l’influenza sulla ragione di esistere di tali organismi, la ricerca. Non ci si chiede nemmeno se tali cambiamenti hanno favorito o impedito l’espletamento della missione dell’organismo. In altri termini, si tratta di una storia un po’ artificiale.
Una maniera di raggirare la separazione tra storia istituzionale e storia intellettuale è di prendere come riferimento l’idea di scienza e come essa si traduca in una attività professionale. In tal modo non solo si supera la dicotomia tra storia internalista e esternalista, ma si “relativizza” l’importanza di riforme che si riducono a piccoli aggiustamenti di struttura, mentre altre, apparentemente minori, possono diventare ben più importanti sul piano dello sviluppo di attività di ricerca completamente nuovi. Si comprendono meglio le tensioni all’interno di un organismo, come risultato di un modo diverso di concepire l’attività di ricerca secondo le discipline diverse, e le difficoltà a imporre dei cambiamenti che tali tensioni suscitano.