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Zone d’ombra e nuove frontiere nella storia dell’emigrazione

Amoreno Martellini

Amoreno Martellini

Negli ultimi due decenni la storiografia relativa al fenomeno migratorio ha seguito la tendenza al rinnovamento che ha caratterizzato tutti gli altri ambiti della ricerca storica, subendo una decisa contaminazione da parte delle metodologie d’indagine socio-antropologiche. Ciò ha consentito di sviluppare numerose ricerche su aspetti indubbiamente accattivanti, prima soltanto sfiorati dagli storici (dinamiche familiari, trame endo/esogamiche, culture, identità e cittadinanze degli emigrati, ecc.). Nonostante questo molte sono le zone d’ombra ancora presenti in questo ambito di ricerca, e non tutte indotte dalla trasformazione delle metodologie di indagine. Anzi alcune di esse erano già state denunciate oltre venti anni fa e riguardavano dei limiti spaziali e temporali della conoscenza sulla materia (sappiamo molto dell’emigrazione in certi paesi e in un certo arco cronologico, molto meno di quella in altre zone del pianeta e in tempi diversi). Ad esse altre se ne sono aggiunte di carattere sociale (l’attenzione è stata concentrata naturalmente sull’emigrazione delle classi popolari, poco si sa di quella che coinvolse gli strati medio-alti della popolazione), e culturale (le spiegazioni del funzionamento della leva migratoria sono sempre state più o meno univoche, poco si è riflettuto su 1) il ruolo e la funzione degli intermediari; 2) la nascita e la diffusione del mito della “terra promessa”).
Su questi aspetti, in particolare sugli ultimi che costituiscono la materia del mio studio, si cercherà di dare alcune indicazioni metodologiche.