Vai al contenutoInternet, la storia, il pubblico
di Francesca Anania [anania@axrma.uniroma1.it]
Un nuovo mezzo di comunicazione di massa
Se vogliamo comprendere le trasformazioni culturali delle società di questo secolo, non si può non riconoscere il ruolo fondamentale giocato dai mezzi di comunicazione di massa. Non si può non vedere come la natura di questi mezzi cambi i rapporti, le azioni e le interazioni fra i vari individui e soggetti sociali: utilizzando questi mezzi le persone cambiano la loro vita quotidiana. Non si parlano più faccia a faccia, ma sono in grado di interagire con persone fisicamente assenti e con luoghi lontani. L’uso dei mezzi di comunicazione di massa trasforma radicalmente l’organizzazione spazio-temporale della vita sociale.
I media elettronici –ci ricorda Meyrowitz – distruggono le caratteristiche del luogo e dello spazio. Televisione, radio, telefono, internet (possiamo aggiungere ora), rendono i luoghi un tempo privati più accessibili al mondo esterno e dunque più pubblici. “Attraverso questi media tutto ciò che accade quasi ovunque può capitare ovunque noi ci troviamo. Ma se siamo ovunque, non siamo neppure in un posto particolare…”( Meyrowitz, 1993, p.213).
I rapporti e i comportamenti sociali in epoca contemporanea sono condizionati e interpretati dai media. I concetti di spazio-tempo vengono dunque stravolti: siamo investiti da un aumento straordinario di informazioni che ci crea a volte problemi di comprensione/digestione. Gli esseri umani si sono sempre impegnati nella produzione e nella circolazione di informazioni in tutte le società, ma ormai siamo di fronte a processi di sovra- informazione, che ci conducono anche ad una sotto- informazione a causa della presenza totalizzante dei media.
I canali di comunicazione si fanno molteplici (cavi, satelliti, computer).
Lo spettatore (nel caso della neotelevisione) o il navigatore (nel caso della rete) può ormai scegliere fra mille canali e mille proposte e al contrario del vetero –spettatore degli anni Cinquanta e Sessanta è, apparentemente, dato che il suo condizionamento è tuttora non dimostrato scientificamente, sovrano in questa scelta. Una diversa programmazione, la ricerca di nuovi linguaggi, nuove formule consolidano nei vecchi e nuovi media quel fenomeno di interazione fra offerta e consumo che porta ad una fruizione sempre più individuale e ad un intervento sempre più attivo del pubblico nella costruzione di diete personali. Conseguenza di questa evoluzione è un’offerta pensata in funzione di età, contesti sociali, modelli culturali, stili di vita.
Come sappiamo, questi media hanno però bisogno di un pubblico di massa che li ascolti, che li guardi, chiedono un’”audience”: un aggregato di spettatori, lettori, ascoltatori, massa eterogenea e dispersa, o, altrimenti, gruppo sociale con un’identità comune, infine un mercato, aggregato di potenziali consumatori con un profilo socio-economico noto.
Il pubblico odierno dei media è un fantasma mediatico. L’anonimia e l’invisibilità sono le caratteristiche di questo neo-pubblico. Nello stesso tempo lo stesso pubblico si differenzia socialmente, demograficamente e culturalmente fino a perdere l’omogeneità e univocità che lo distingueva nella società di massa degli anni Sessanta e Settanta.
2. Internet e il suo pubblico.
Ma veniamo all’argomento di questa relazione: il pubblico di internet e la storia. Intanto sarà bene ricordare, visto che siamo degli storici, le tappe dello sviluppo di questo medium.
Internet rappresenta un insieme interconnesso di reti di computer che condividono lo stesso protocollo di trasmissione (TCP/IP Transmission Control Protocol/Internet Protocol).
Nel 1962 nasce l’Arpa (Advanced Research Projects Agency), una struttura interna al Dipartimento di difesa americano. Lo scopo principale dell’agenzia è quello di riprendersi il primato in campo tecnologico nei confronti dell’URSS, che qualche anno prima (nel 1957) aveva messo in orbita il primo satellite artificiale della storia, lo Sputnik. All’Arpa viene chiesto di preservare la funzionalità di un sistema centralizzato di telecomunicazioni in caso di guerra. Il risultato dei primi studi dà origine a quella che sarebbe diventata la rete Arpanet. La rete non deve avere nessuna autorità centrale, deve essere autonoma e polverizzata fra i nodi che ne fanno parte; inoltre deve operare in un contesto di instabilità. Perché tutto ciò avvenga è assolutamente necessario che i nodi siano indipendenti, abbiano una pari gerarchia e siano capaci di creare e ricevere messaggi.
Il 30 agosto 1969 il primo nodo dotato di un computer “Processore di messaggi di interfaccia Honeywell numero 1” viene installato presso l’Università di California con sede a Los Angeles. Già nel novembre i nodi sono diventati quattro (Stanford Research Institute, Università di California a Santa Barbara, Università dello Utah). Nel 1981 sono connessi tra loro 213 computer e si può ormai parlare di rete. Nel 1983 la rete si divide in Milnet utilizzata per scopi puramente militari, che in seguito scompare, e in Arpanet che cresce e si unisce a Nsfnet, una rete istituita dalla National Science Foundation, l’ente governativo federale americano che ha il compito di promuovere con il sistema universitario la ricerca scientifica.
Nel maggio 1990 un ricercatore (Tim Berners Lee) del laboratorio nucleare del Cern di Ginevra sviluppa un sistema di pubblicazione e di distribuzione che tenga in contatto la comunità internazionale dei fisici. Nell’ottobre dello stesso anno inizia la sperimentazione. Nel 1993 presso il National Center for Supercomputing Applications (Ncsa) dell’Università dell’Illinois nasce il Word Wide Web. Alcuni ricercatori sviluppano un’interfaccia grafico multi- piattaforma per l’uso del WWW che viene chiamato Mosaic. Il software viene tradotto per Windows e per Macintosh e quindi anche chi non possiede alcuna conoscenza informatica, può navigare a vista nel grande mare di Internet. Da questo momento in poi Internet smette di essere legato alla comunità scientifica ed accademica e diventa un vero e proprio mezzo di comunicazione di massa.
Il numero di utenti collegati in rete va dunque aumentando. Nel luglio ’97 risultano (secondo Network Wizards) connessi 19.540.000 computer. Il limite strutturale dell’evoluzione della rete è dato solo dalla quantità di informazioni che si potranno inviare o meglio dal rapporto tra quantità di informazioni e tempo impiegato per inviarle.
L’Europa e L’Italia sono in ritardo nello sviluppo e nella diffusione. Secondo i dati Eito, nel 1997, i personal computer pro capite in Europa erano circa un terzo che negli USA. In Italia il divario era ancora più grave. La diffusione dei Pc rispetto agli USA raggiungeva a stento il 20%. Gli utenti Internet, sempre nel 1997, erano 1.315.000: appena il 3% di quelli USA.
Tab.1. Diffusione di internet negli USA e nel mondo. Dati storici in milioni
Utenti internet nel mondo Utenti internet negli USA
1995 14 10
1996 38 23
1997 87 39
1998 142 63
1999 196 81
2000 256 103
L’Italia, comunque, colma velocemente il suo ritardo. Gli utenti di Internet hanno in pochi anni superato i due milioni e mezzo e si stima che arriveranno entro la fine del 2000 a 9. Il mercato dei personal computer, tra il 1997 e il 1998, è cresciuto del 22% e la tendenza positiva continua. Gli utenti di telefonia mobile dall’inizio del ’98 alla metà del ’99 sono passati da 11,7 milioni a 25 milioni. Quest’ultimo dato è rilevante, vista la convergenza tra i terminali di telefonia mobile e i terminali mobili per la trasmissione dei dati. L’Italia ha sofferto e soffre, come d’altra parte l’Europa, di un ritardo dovuto a problemi strutturali, che condizionano la creazione e la diffusione di nuove tecnologie: prezzi troppo alti nei collegamenti telefonici, scarsa disponibilità di lavoratori specializzati, mercati poco competitivi.
Ma veniamo alle cifre del mercato di utenti Internet, che sono abbastanza contraddittorie. Secondo i dati forniti dai provider, sembra che Internet possegga il 50% degli abbonati e che la sua quota arrivi a 750.000. In totale quindi abbiamo 1.500.000 di utenti. Il numero di abbonati comunque non corrisponde al numero di utenti, dal momento che molti utilizzano connessioni aziendali, altri abbonamenti gratuiti.
Alcune ricerche condotte da diverse società ci danno risultati diversi (secondo la fonte utilizzata):
-Per l’Assinform, ad aprile 1999, gli italiani che si sono collegati almeno una volta a Internet sono 3,5 milioni, 2,5 quelli che hanno fatto un collegamento negli ultimi tre mesi, 1,5 gli utenti abituali.
-Secondo Eurisko, nel 1998 era utente Internet il 7,1% della popolazione (dai 14 anni in su), quindi circa 3,3 milioni di persone; il 4,2% ne faceva uso in maniera frequente (“almeno una volta la settimana”). Nel maggio 1999 si è arrivati al 9,1% della popolazione (4,2 milioni) e al 6% delle famiglie (1,2 milioni di famiglie). Se si considera utente Internet anche chi si collega in casa di amici, presso biblioteche o nei bar e locali pubblici, l’utenza sale al 5,8% (2,7 milioni).
-Secondo Ipsos –Explorer (febbraio ’99) le persone che si sono collegate a Internet sono il 7,1% degli adulti e il 4,2% delle famiglie.
– Infine, se consideriamo i dati forniti dall’Osservatorio della Bocconi (giugno 1999), una delle fonti più apprezzate, le persone che si collegano qualche volta sul Web sarebbero il 14% della popolazione, 6,8 milioni. Le persone che si sono collegate almeno una volta nell’ultimo mese sarebbero 5 milioni; il 2,3% di questi ha un abbonamento personale alla rete.
In sintesi possiamo affermare che il fenomeno sta crescendo. Indicativamente, sulla base delle cifre precedenti, sono circa 9 milioni coloro che potrebbero accedere al Web, se volessero; 4 milioni coloro che accedono al Web in maniera ‘occasionale’; 2 milioni coloro che utilizzano quotidianamente la rete. Aumenta inoltre il numero di utenti che si collega da casa (per Ipsos Explorer il 38%, per l’Osservatorio Bocconi il 31%) soprattutto nelle famiglie in cui ci sono giovani.
Internet dunque è indubbiamente la rete delle reti sia per la sua struttura, sia per i sistemi di comunicazione realizzati al suo interno che per l’offerta a chi la consulta di trasformarsi a sua volta in produttore o editore. Non si trasmettono solo dei dati, ma si condivide un intero universo. Difficile fotografare una realtà di questo tipo in continua evoluzione e che, basandosi proprio su queste caratteristiche, ha successo. I dati che descrivono Internet diventano, infatti, immediatamente caduchi così come la tipologia dei servizi. Gli scenari che si vanno delineando sono dunque difficili da prospettare.
La comunità scientifica, che è alla base della nascita di Internet e della sua originaria diffusione, ha avuto anche in Italia un ruolo decisivo nello sviluppo della rete e dei suoi servizi, oltre ad aver detenuto fino a poco tempo fa il primato assoluto dei collegamenti attivi. La stragrande maggioranza dei servizi infatti veniva offerta da Enti di ricerca e dalle Università. Fino al 1995 su 215 server www, 92 erano gestiti dalle Università, 32 da centri e istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), 11 dagli Osservatori astronomici e astrofisici, mentre i server commerciali erano solamente 43. In un anno, nel 1996, il numero dei server italiani accessibili in rete è più che triplicato, ma mentre quelli gestiti dalle Università e dal CNR sono solo raddoppiati, i server commerciali hanno fatto un vero e proprio balzo in avanti, passando da 43 a 409 unità. Tendenza che viene oggi confermata. Ovviamente una tale trasformazione ha portato a stravolgimenti anche nella composizione dell’utenza.
Nei primi due mesi del 2000, se si esaminano le professioni dell’utenza, ci si accorge di alcuni fenomeni interessanti. In primo luogo gli impiegati e gli insegnanti rappresentano in assoluto la maggioranza dei navigatori: sono il 41% (3,8) dei 9,3 milioni user stimati a febbraio 2000, seguiti dagli studenti con il 22% (2 milioni), dagli imprenditori e liberi professionisti con il 13% (1,2 milioni), dagli operai con il 12% (1,1 milioni), dai non occupati con il 5% (0,5 milioni), dai pensionati con il 4% (0,4 milioni) e dalle casalinghe con il 3% (pari a 0,3 milioni) (Special Report del Weekly Observatory of the Web, 2000).
La tendenza della rete a divenire sempre più un mezzo di comunicazione di massa anche in Italia è dunque evidente, soprattutto perché le professioni medie sono quelle più diffuse nel nostro paese (un punto percentuale delle professioni medie corrisponde a circa 100mila persone contro le 32mila degli studenti).
Viene confermata la prevalenza maschile (si passa dal 66% degli user al 68% dell’ultimo mese), è invece più interessante l’analisi per aggregati regionali.
I dati dello Special Report del Weekly Observatory of the Web mostrano che il Sud (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia) ha, nell’ultimo mese, circa 1,6 milioni di utenti più del Nord Ovest (Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Sardegna) fermo a 1,1 milioni, più del Centro-Sud (Lazio, Abruzzi e Molise) con 1 milione, alla pari col Centro-Nord (Emilia Romagna, Toscana, Marche e Umbria) e dietro al solo Nord-Est (Lombardia e Triveneto) che con 2,6 milioni è l’area più importante.
Il cambiamento è in atto ed è sorprendente. Cresce repentinamente un nuovo mezzo di comunicazione, che difficilmente si riesce a definire. I territori elettronici, un tempo caverne per le comunità accademiche, vengono ora invasi da una popolazione del tutto nuova, che sbarca sul network con la stessa disposizione mentale dei primi colonizzatori europei in America: acquisire il maggior numero di spazio possibile. Questa constatazione ci porta a rivedere l’utilizzazione del mezzo. Immagini, suoni ed entro breve immagini in movimento si mescolano e si riversano nell’universo di Internet cambiando radicalmente il medium.
3. Internet e la storia
Maschio, fra i 18 e i 35 anni, abitante in una città grande o certamente medio-piccola, soprattutto nel Centro-Nord del Paese: è questo l’identikit dell’italiano che usa il personal-computer e “naviga” in rete.
Rimane comunque difficile individuare gli argomenti consultati via Internet e pertanto capire quale e quanta sia l’utenza dei siti dedicati alla storia. Da una ricerca condotta dal Marketing Strategico Offerta e Palinsesti della RAI relativa al ’98 possiamo forse estrarre dei dati che indicano una tendenza. Il campione selezionato così risponde:
Tab. 2 Argomenti consultati da Internet da casa
Informatica 56%
Notizie di attualità 45%
Musica 39%
INFO UTILI (treni, etc.) 39%
Turismo viaggi 35%
Sport 29%
Cultura 24% (la storia per un 6%)
Spettacoli 23%
Cinema 23%
Notizie geografiche 21%
INFO commerciali 18%
INFO economiche 17%
Teatro 5%
Servizi bancari 3%
Tab.3 Argomenti consultati su Internet dal lavoro
Informatica 52%
INFO commerciali 34%
INFO finanziari 32%
INFO utili 32%
Notizie di attualità 12%
Turismo viaggi 21%
Cultura 11% (la storia si aggira intorno al 5%)
Notizie geografiche 11%
Musica 9%
Sport 8%
Cinema 7%
Servizi bancari 7%
Teatro 5%
Spettacoli 4%
Tab.4 Argomenti consultati su Internet da scuola
Informatica 57%
Musica 38%
INFO utili (treni) 22%
Notizie di attualità 21%
Turismo viaggi 19%
INFO commerciali 17%
INFO finanziarie 16%
Sport 15%
Notizie geografiche 12%
Spettacoli 12%
Cultura 11% (la storia per il 5%)
Cinema 10%
Teatro 4%
Servizi bancari 1%
Tab.5 Motivi/Usi di Internet
Curiosità/navigare 80%
Altre INFO utili 60%
Scambio messaggi 52%
Scaricare software 51%
Notizie su Aziende 49%
Notizie tempo libero 40%
Notizie utili per lavoro 39%
Notizie turistiche 35%
Studio 33%
Consultare riviste 31%
Leggere quotidiani 29%
Ricerca bibliografica 25%
Conoscere nuove persone 24%
Leggere libri 19%
Giocare 15%
Quotazioni di borsa 14%
Acquisti 9%
Servizi bancari 5%
Come si può notare da queste tabelle la storia appare per ora marginale così come la cultura in genere. E quel che è più strano appare marginale anche nella scuola. Se però estrapoliamo le ragioni che inducono gli utenti-campione a “navigare” in Internet ci accorgiamo che la ricerca bibliografica, la lettura di libri e riviste acquista un peso non indifferente. Da qui naturalmente per ora non possiamo risalire ad un dato più specifico che riguardi le lettura o la ricerca di testi di storia. Visto però la crescita esponenziale dei siti storici negli ultimi anni come ci ricordano alcuni interventi sull’ultimo numero di “I viaggi di Erodoto” e sul numero di “Memoria e Ricerca” dedicato ai “Linguaggi e siti: la storia on line”, possiamo dedurne un incremento di interesse per la disciplina.
Non entrerò qui in merito agli argomenti e alla struttura dei diversi siti perché temi già trattati nelle due riviste sopracitate a cui rimando. Quel che mi interessa è invece sottolineare la crescita di archivi digitalizzati che permettono di consultare on line il patrimonio storico audiovisivo di un paese. In Italia, l’Istituto Luce è in fase molto avanzata (ormai in rete l’intero patrimonio audiovisivo), mentre le teche RAI si stanno, seppur, a mio parere, molto lentamente, muovendo in questa direzione. Un panorama, abbastanza esauriente, dei siti storici audiovisivi, italiani e stranieri, è contenuto in un cd-rom prodotto nel ‘99 per una ricerca che il Dipartimento di storia moderna e contemporanea della Sapienza di Roma ha condotto insieme al Laboratorio di didattica e di informatica della storia (LIDS) della Sapienza per conto del MURST.
Ritornando al pubblico, va ricordato che sta nascendo per il controllo e il monitoraggio del traffico nei vari siti web l’Audiweb, che produrrà due tipi di indagine. La prima quantitativa verrà realizzata attraverso la sistemazione di speciali black box presso i siti da monitorare, in contatto con un centro servizi e con un legame diretto e inaccessibile a terzi. Per ciascun sito saranno fornite informazioni riguardanti tutte le diverse tipologie di utenza, dal numero delle pagine viste alla durata delle visite. In collegamento con ISDN lavorerà invece il centro servizi che sarà gestito da un’apposita società. Inoltre si farà un’analisi qualitativa sul profilo e il comportamento degli utenti. I siti saranno per esempio suddivisi per il traffico in quattro categorie: sotto le 10.000 pagine al giorno, tra 10.000 e 100.000, fino a un milione e oltre un milione. Anche se dedicato ai siti commerciali, coinvolgerà tutti i siti italiani. In futuro potremmo dunque avere un quadro preciso del pubblico di internet interessato alla storia.
4. Qualche breve considerazione.
Il linguaggio di Internet, sostiene Microsoft, è destinato a diventare il codice di comunicazione del futuro; spedire i segnali per via telefonica o attraverso il cavo offre grandi opportunità. La molteplicità di luoghi e oggetti nella rete rende l’informazione accessibile a chiunque, dovunque, nei tempi e nei modi scelti unicamente dall’utente. La fluidificazione del tempo sociale e delle abitudini dell’utente –spettatore e al tempo stesso la moltiplicazione delle informazioni senza limiti porta inevitabilmente alla crisi degli altri media come la televisione.
L’utente non è più invischiato in una logica da prendere o lasciare come di fronte ad una offerta già definita e strutturata. Il pubblico (della rete) ha la possibilità di intrattenersi con un universo totalmente disponibile, con un prodotto raggiungibile a qualsiasi ora del giorno e della notte, da chiunque sia più o meno interessato. Si entra nel flusso della rete, vi si resta per qualche tempo, se ne esce per ritornarvi ancora una volta. Non si può allora parlare di spazi fissi, di identificazione dell’audience, di imbrigliamento temporale della vita del cittadino contemporaneo. L’utente sceglie dunque le modalità di frequentazione del flusso e costruisce liberamente delle strategie di consumo, individualizzate e subordinate al suo nomadismo. Individuo curioso, attento poliedrico, immerso in varie attività non ha più voglia né tempo di delegare ad altri la soluzione dei problemi pratici che deve affrontare; ha bisogno di informazioni sicure su prodotti e testi per allargare i suoi orizzonti. Deve avere la possibilità di connettersi con apparati che gli consentano di ampliare il suo orizzonte di riferimento, di spaziare in territori simbolici, culturali e politici sovranazionali.
Ad un tale personaggio non può che corrispondere una radicale trasformazione del sistema della comunicazione. L’invenzione di processori sempre più piccoli, la capacità di elaboratori elettronici di interagire fra loro, lo sviluppo delle reti, la possibilità di servirsi di un normale apparecchio televisivo come interfaccia della comunicazione informatica, la gran quantità di satelliti artificiali: tutto questo stravolge il concetto di utenza. Fa sì che non si possa più parlare in generale di italiani, francesi, americani, o impiegati, dirigenti, studenti, professori, che i loro gusti, i loro comportamenti, le loro stratificazioni culturali, non siano definiti una volta per tutte. Fa sì che si debba parlare di “massa mancante”, quella che i sociologi cercano senza sosta, dei legami sufficientemente forti da tenerci uniti tutti insieme o delle leggi morali che possano essere tanto inflessibili da obbligarci a comportarci bene e che dal canto loro i fisici non hanno ancora trovato nell’universo.
In un “condominio globale”, così come viene chiamato da semiologi e sociologi il nuovo assetto mondiale dei media, le potenzialità dello spettatore/utente di Internet divengono inesauribili e perciò stesso indecifrabili se non partendo dai bisogni del singolo, che deve al tempo stesso realizzare una mediazione tra costi, sforzi, tempi, obiettivi raggiunti e mancati nell’impiego dei media.
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