Care Socie e Cari Soci,
Roma, 23 febbraio 2009
Perdonate il ritardo con cui vi giunge questa lettera, che avrei voluto inviare a gennaio. Ho preferito però attendere l’esito del seminario SISSCo sui dottorati di ricerca, tenutosi ad Aosta il 12-14 febbraio, per potervene parlare. Prima di farlo, ho il piacere di informarvi che continuano ad arrivare domande di iscrizione. Malgrado alcune decine di vecchi soci non abbiano purtroppo risposto agli inviti loro rivolti—del resto un certo turnover annuale è fisiologico in qualunque organizzazione—il numero complessivo degli iscritti alla Società non è quindi diminuito, anche perché gran parte dei soci in arretrato ha provveduto al pagamento delle quote. Grazie al lavoro del nostro tesoriere e del nostro segretario, Agostino Bistarelli e Marco Rovinello, siamo così riusciti a regolarizzare quasi tutte le posizioni, un lavoro comunque necessario ma reso indispensabile dal prossimo lancio come rivista semestrale del nuovo Mestiere di Storico, che come sapete vi verrà spedito gratuitamente.
A dicembre abbiamo diffuso i nostri documenti sulla riforma universitaria e sui requisiti minimi d’accesso e la valutazione, temi centrali allo sforzo di riforma dei sistemi universitari europei, specie continentali. Si tratta di uno sforzo sulle cui linee e obbiettivi vi sono ovviamente pareri diversi ma che è reso indispensabile da un declino che è sotto gli occhi di tutti, e che è tanto più grave se raffrontato all’emergere di nuovi, e qualificati, sistemi di istruzione superiore, nonché allo sviluppo di quelli anglosassoni.
Il documento sui requisiti e la valutazione ha attirato la vostra attenzione più di quello sulla riforma in generale. In ogni caso il dibattito si è poi esaurito su entrambi, ma sarebbe opportuno riprenderlo. Le nostre iniziative hanno infatti spinto il CUN a prendere in considerazione i nostri documenti, e ad invitarci a partecipare all’elaborazione del suo testo sulla valutazione, uno strumento che, come ho già avuto modo di scrivere, ritengo essenziale se si vuole dare contenuto concreto ai requisiti minimi e ai tentativi di migliorare la qualità del nostro sistema universitario.
D’accordo col Direttivo ho perciò provveduto a nominare una commissione ad hoc che lavora in base ad indicazioni fornite dal Direttivo stesso. Dovremmo così avere a breve un elenco provvisorio di criteri per la classificazione delle pubblicazioni in storia contemporanea, criteri che verranno prima discussi dal Direttivo e poi sottoposti alla vostra attenzione. In una materia così delicata è infatti opportuno vi siano più passaggi, ancorché rapidi, per far sì che vengano tenuti in conto i pareri e le opinioni della nostra ormai abbastanza grande Società. E’ mia intenzione, concluso il dibattito tra i soci (cui sarà necessario dare un termine), applicare poi i criteri così definiti, in una forma che sarà quella deliberata in ultima istanza dal Direttivo, alle riviste. Tenteremo poi di passare alle case editrici, scendendo come ci è stato suggerito a livello delle collane. Si tratta evidentemente di un lavoro più complesso. In ogni caso è mia intenzione rendere pubblici criteri e classificazione delle riviste, e poi se possibile anche delle case editrici e delle loro collane, sul nostro sito, in modo che tutti i soci abbiano la possibilità di farne uso, e non solo loro. Faremo infatti in modo che i risultati del nostro lavoro raggiungano Enti europei, Ministero, CIVR, CUN, Osservatori della ricerca delle singole Università ecc.
Proveremo quindi a far sì che almeno nel nostro settore la valutazione sia il frutto dei nostri sforzi, condotti attraverso un processo trasparente, e non di quelli di chi non ne conosce altrettanto bene le caratteristiche.
Termino queste riflessioni sull’Università e il nostro ruolo nella sua difficilissima ma forse possibile riforma con qualche parola sui recenti concorsi per ricercatore e su quelli che si annunciano per associati e ordinari. Per questi ultimi vi rimando a quanto già scritto nel nostro documento: non crediamo che il sorteggio, peraltro già sperimentato, sia un buon metodo, e speriamo che in futuro si proceda alla definizione di liste nazionali di idonei da cui le Università siano libere di chiamare, per essere poi sottoposte ad una valutazione dei risultati delle loro scelte.
Per quanto riguarda invece i concorsi per ricercatore appena conclusisi, sembra si sia spesso riaffermata—sia pure con lodevoli eccezioni—la tendenza a scelte locali, del resto implicita nella contraddittoria definizione originaria di questa figura (che, vi ricordo, dovrebbe scomparire nel 2013). Essa è stata infatti vissuta come una riproposizione, certo con significativi cambiamenti, del vecchio assistente, nella cui scelta la voce del professore con cui l’assistente era chiamato a lavorare aveva comprensibilmente molta voce in capitolo. Credo che tale schema sia errato, e comunque superato, e non solo perché il ricercatore è formalmente una figura autonoma e solo di ricerca (cosa di sicuro criticabile e di fatto poco applicata), ma perché di regola accedono a questo ruolo studiosi maturi, autori di monografie e perfettamente in grado di svolgere autonomamente il loro lavoro. Come tali essi andrebbero scelti a prescindere dai loro rapporti con un docente, e piuttosto in base alle esigenze di ricerca e didattica delle varie Università. Il modello dovrebbe essere insomma quello di un professore di terza fascia con pieni diritti, e stipendio dignitoso, anche se con un contratto a termine, come del resto si fa in tutto il mondo (l’Italia è, credo, l’unico paese con tre fasce stabilizzate, il che determina tra l’altro, a regime, un turnover bassissimo). E’ inoltre essenziale ribadire che dipartimenti, facoltà e Università (e forse anche i professori come è stato suggerito) siano chiamati a rendere conto, e nel caso a essere premiati o sanzionati, per le loro scelte. Solo così potremo sperare di avere concorsi più aperti, e di cui il merito sia il criterio prevalente, una volta stabilite le esigenze delle Università in termini di specializzazioni e competenze richieste.
*******
Vengo ora alle attività della SISSCo. Come scrivevo in apertura, si è appena chiuso ad Aosta il nostro Seminario sui Dottorati di ricerca che, non solo a mio giudizio, è lecito ritenere un successo. Il merito principale di ciò va alla socia Maria Malatesta, che lo ha ideato, e al socio Paolo Gheda, alla sua Università e ai suoi collaboratori, che si sono prodigati e che ringrazio. Ma va anche ai tanti e molto qualificati relatori e soci intervenuti, che hanno preso sul serio il loro compito, dando vita a scambi sempre interessanti e vivi.
Mi sono assunto l’incarico di stendere, sulla base dei lavori, due documenti che sottoporrò alla vostra attenzione. Il primo sarà una lista delle best practices nella organizzazione e nella gestione dei dottorati emerse al seminario, pratiche che spesso possono essere introdotte dai soci che gestiscono o fanno parte di collegi di dottorati o scuole dottorali anche con la legislazione vigente (per altre, come l’introduzione di un punteggio per le tesi, occorrerà invece trovare la collaborazione del Ministero). Il secondo sarà invece un documento di carattere più generale sull’opportunità offerta dalle Scuole dottorali, dal terzo livello e dalla valutazione per migliorare la qualità dei nostri dottorati. Un’opportunità, dico subito, che può essere solo traversia, ma che è nostro dovere provare a cogliere.
E’ altresì mia intenzione chiedere ai relatori, che hanno fatto interessanti riflessioni sulle esperienze francesi, inglesi e tedesca (in senso lato), o su quella di grandi scuole dottorali come quelle di Milano e Bologna, il permesso di mettere in rete sul nostro sito i loro testi, in modo da formare un corpo di conoscenze e pensieri cui tutti i soci possano accedere.
Sempre parlando di Dottorati, sta come sapete per giungere alla sua quarta edizione “Storie in Corso”, il nostro Workshop nazionale dottorandi. Negli ultimi due anni l’evento, la cui importanza e il cui interesse è inutile sottolineare, è stato gestito da un Comitato scientifico—in cui il Direttivo è rappresentato da Margherita Angelini—in collaborazione con la Scuola di Dottorato in Scienze storiche, giuridiche e geografiche e la Scuola di Dottorato in Antropologia, Storia e Teoria della cultura dell’Università di Siena. Nel ringraziare Tommaso Detti e Simone Neri Serneri, e la loro Università, che hanno reso possibile gli ultimi due incontri, faccio notare che è ormai giunto il tempo di cambiare. Come tutte le iniziative SISSCo, “Storie in corso” deve infatti avere una caratura nazionale determinata anche dal suo non essere legata troppo a lungo ad una sede. Dopo due anni a Napoli e due anni a Siena, il Workshop è quindi in cerca di una nuova casa. Va da sé che vi sono contatti in corso, ma le auto-candidature sono benvenute, così come le richieste di informazioni necessarie a decidere di eventuali auto-candidature. Qui aggiungo solo che i costi sono contenuti—dai 3000 ai 4000 euro all’anno a seconda se si disponga o meno di una forestiera—e che il ritorno in termini scientifici, umani e di immagine è molto alto.
Sono inoltre partiti i Seminari nazionali di ricerca approvati prima dell’estate. Come ho già scritto nella mia lettera precedente, la SISSCo e il suo presidente sono pronti a fornire ai loro organizzatori tutto l’appoggio necessario, incluso la scrittura di lettere di sostegno dirette alla ricerca di finanziamenti, lettere che pare a volte funzionino.
Sarebbe importante che i promotori dei Seminari inviassero delle informazioni sulle attività svolte, il programma degli incontri organizzati, e magari una breve discussione dei risultati scientifici raggiunti e dei piani futuri. Queste brevi relazioni informali verrebbero messe sul nostro sito e susciterebbero, ne sono certo, l’interesse dei soci.
Tra i Seminari nazionali che hanno ottenuto un sostegno esterno vi è quello di Storiografia, organizzato coi due Dipartimenti di Storia dell’Università di Bologna, e dedicato alla storia del nostro paese negli ultimi decenni. La prima riunione, che sarà dedicata alla “crisi” degli anni Settanta, si dovrebbe tenere a Bologna dall’11 al 13 giugno. Spero di essere a breve in grado di far circolare un programma provvisorio, nonché un call for papers.
Il 23, 24 e 25 settembre si terrà infine a Trieste la quinta edizione del nostro Cantieri di storia, di cui si è appena chiuso con successo il call for panels. Ciò vuol dire che l’offerta di panels qualificati supera le nostre possibilità organizzative e che si dovrà quindi procedere a scelte anche dolorose, specie per i proponenti, che ringrazio, come ringrazio ancora una volta tutti i soci triestini, a cominciare da Giuseppe Battelli, Elisabetta Vezzosi, Raoul Pupo e Marco Dogo, che è riuscito a procurare un fondo che ci permetterà di sostenere con piccole borse di studio la partecipazione di giovani studiosi, ma anche non soci, come Guido Abbattista. Come sapete, la conferenza precedente l’assemblea del 24 sarà tenuta da Luciano Maiani, il Presidente del CNR, che ci parlerà del ruolo della fisica nella storia contemporanea.
Ma l’evento forse più importante dell’anno sarà per la SISSCo la ri-nascita in primavera come regolare rivista semestrale spedita da Viella in abbonamento ai soci del nostro Mestiere di storico, di cui ho già ampiamente parlato nella mia lettera precedente. Grazie agli sforzi della redazione, che per affrontare le esigenze derivanti dalla nuova formula è stata rafforzata dai soci Mario Del Pero, Arturo Marzano, Niccolò Pianciola e Antonello Venturi, che ringrazio (ne è invece uscito Duccio Scotto che pure ringrazio), e a quelli della coordinatrice, Gia Caglioti, il Semestrale dovrebbe essere consegnato all’editore a metà marzo ed uscire a maggio. Gli indici dei primi due numeri, che Gia ha illustrato all’ultimo Direttivo, sono particolarmente promettenti. Il primo numero, in particolare, sarà aperto da un saggio introduttivo di Tim Snyder o Mark Kramer, seguito da una rassegna di opere su un tema specifico, da una recensione a grappolo, nonché da alcune recensioni lunghe su libri che la redazione ha ritenuto per vari motivi di dover segnalare. Vi saranno infine, oltre a 150-170 schede di libri, le rubriche Mostre e musei, Film e fiction, Risorse digitali e Memorie (la rubrica sulle riviste verrà invece ospitata nel secondo numero).
D’accordo con l’editore, le schede del Mestiere di Storico continueranno ad essere messe in rete, e la proprietà della testata rimarrà naturalmente della SISCCo.
Un’altra iniziativa di grande rilievo, e che spero conquisti un posto permanente nelle attività della Società, è quella relativa agli Archivi, e alle Biblioteche, vale a dire gli strumenti fondamentali della ricerca storica. Come ricorderete siamo partiti con una commissione sul segreto, coordinata da Nicola Labanca, che ha fatto un ottimo lavoro di informazione. A fronte di una situazione sempre più preoccupante, segnalata anche sulla lista da molti soci, abbiamo poi provveduto—dopo aver ascoltato il parere dei soci che in archivi e biblioteche lavorano—a stendere un documento sul loro stato che stiamo cercando ora di diffondere tramite la stampa, nonché di usare come base per uno sforzo comune con le Società sorelle (modernisti, medievisti, storici delle istituzioni, storiche). Barbara Bracco e Marco de Niccolò stanno efficacemente coordinando gli sforzi in questo campo. Si tratterà, evidentemente, di una battaglia lunga e molto difficile, cui non possiamo però sottrarci. E’ perciò mia intenzione procedere, sulla scorta dell’esperienza della Commissione Labanca, e degli sforzi in corso, alla formazione di una commissione permanente della SISSCo su archivi e biblioteche, coordinata da un rappresentante del Direttivo, che lavori se possibile insieme alle altre Società, nonché ad altri nuclei di studiosi che si stanno occupando del problema.
Vi informo infine che il nostro tesoriere Agostino Bistarelli, che per tanti anni è stato un indispensabile sostegno al lavoro della Società, e che ringrazio a nome del Direttivo e dei soci, ha presentato le sue dimissioni, di cui spiegherà i motivi in un messaggio alla lista. Confermando il suo attaccamento alla Società, Bistarelli farà in modo che la transizione sia “dolce” e ha assicurato il suo impegno fino alla prossima edizione dei Cantieri, che come sapete rappresentano uno sforzo non indifferente. Ho proposto al segretario, Marco Rovinello, di assumere anche le funzioni di tesoriere, con l’ausilio di Bistarelli fino a settembre. Il segretario, che ringrazio molto, ha accettato, per cui spero che la transizione avvenga nel modo migliore. Come in tutte le transizioni c’è però la possibilità di qualche inconveniente che vi prego in anticipo di perdonare.
Molto cordialmente, andrea graziosi