Appello della Sissco sulla situazione degli archivi in Italia
Roma, 1 febbraio 2013
La Società italiana per lo studio della storia contemporanea (Sissco) ritiene che negli ultimi anni la cultura storica del nostro Paese è stata messa in pericolo da un insieme di elementi sfavorevoli. Li si possono elencare brevemente nella parziale o totale disattenzione da parte dei governi degli ultimi venti anni, con limitatissime eccezioni, verso il ricambio del personale in settori chiave quali gli archivi e le biblioteche pubbliche, nel progressivo prosciugamento di risorse nei confronti della ricerca in campo umanistico, nel taglio drastico dei bilanci degli istituti archivistici e bibliotecari, nonché nel prosciugamento di risorse nei confronti degli istituti
culturali.
La Sissco ritiene che il miglioramento delle condizioni e delle potenzialità degli archivi di carattere storico e delle biblioteche pubbliche risponda a un interesse generale e chiede una politica che segni una forte inversione di tendenza.
Gli allarmi lanciati da responsabili del settore e dalla voce delle associazioni, fondati su cifre certificate e sulla concreta e ineluttabile restrizione dei servizi, sono finora caduti nel vuoto. La mancata risposta a problemi urgenti da risolvere, alla mancata immissione di forze giovani, al declino e alla negazione di un ammodernamento del settore fa oggi ritenere necessario un richiamo alle forze politiche nell’imminenza dell’apertura di una nuova legislatura.
La Sissco richiama le forze politiche a un preciso dovere pubblico, a un diffuso sentimento civico, e al rispetto di quell’articolo 9 della Costituzione così frequentemente disatteso.
Per tali motivi la Sissco chiede alle forze politiche un chiaro pronunciamento sulle seguenti proposte:
1. Una politica di demanializzazione delle sedi di studio. Sebbene apparentemente lontana dagli interessi immediati della ricerca, essa appare il primo modo di dare sollievo alle risorse impiegate in modo infruttuoso e distorto in relazione al pagamento degli affitti. Un solo esempio basterà a dare l’idea dell’irrazionalità dell’impiego di risorse: la sola amministrazione archivistica, ha impegnato quasi 18
dei 25 milioni di budget a disposizione nel 2011 per il pagamento della locazione delle sedi. Se più dei 2/3 del bilancio rimangono “ingessati” per le sole locazioni, la cifra che rimane disponibile per lo sviluppo del sistema archivistico nel suo insieme appare messo in pericolo. Porre tale questione al primo posto, significa farsi carico, da cittadini maturi, che la prima necessità per reperire risorse, è
ridurre gli sprechi. Nel campo dei beni culturali appare uno spreco pagare affitti ad enti o a privati quando lo Stato può mettere in campo proprie risorse.
2. La possibilità di creare dei poli archivistici, bibliotecari o bibliotecario/archivistici in località in cui sia possibile reperire sedi a disposizione del demanio pubblico e allestire magazzini e sale studio comprendenti una biblioteca civica e un archivio comunale, oppure l’insieme di più archivi che sono funzionali e disponibili in un Comune, in una città capoluogo di Provincia e così via. Ciò potrebbe risultare vantaggioso in ordine al numero del personale da retribuire e alle competenze miste di cui l’utente potrebbe disporre.
3. Una politica di turn-over, per ciò che riguarda archivi e biblioteche pubbliche, che possa portare al reintegro almeno parziale del consistente numero di pensionamenti già maturati e di quelli che si profilano all’orizzonte. Si chiede pertanto lo svolgimento di concorsi a periodicità fissa e non con immissioni improvvise di “folle” di concorrenti in modo da selezionare, ogni due-tre anni, le
migliori competenze ed esperienze, senza penalizzare anzitempo le
generazioni future.
4. L’assegnazione di risorse adeguate al sistema delle Biblioteche e all’amministrazione archivistica, senza le quali i due sistemi rischiano il definitivo collasso. Le risorse dovranno essere impiegate non solamente per far fronte al nuovo impiego di personale stabilizzato e a recuperare un ordinario funzionamento, ma anche a reperire competenze (e personale specializzato) per utilizzare i più aggiornati strumenti digitali, per una politica di conservazione e ottimizzazione degli spazi, oltre che a predisporre un più ampio numero di piattaforme on-line per gli studiosi.
5. La necessità di una più adeguata distribuzione di risorse per la ricerca negli Atenei. La maggior parte degli studiosi italiani, con i fondi di ricerca dei diversi atenei, oggi, non possono sostenere le spese per le indispensabili trasferte di studio.
Pur consapevole della difficile condizione finanziaria del Paese, la Sissco ritiene che un prossimo governo di alto profilo saprà trovare le risorse necessarie.
La Sissco invierà ai suoi 700 soci e diffonderà nell’ambiente accademico le risposte che le forze politiche intenderanno dare alle proposte qui presentate.