Al Ministro per i beni e le attività culturali
On. Prof. Rocco Buttiglione
Via del Collegio Romano 27
00186 Roma
Signor Ministro, La recente approvazione di un emendamento (ora art. 14 duodecies) al d.l. n. 115 del 2005 – sicuramente non concertato con il Suo Dicastero -, con cui viene aggiunto in modo arbitrario, surrettizio e del tutto privo di garanzie di correttezza e trasparenza gestionale un “ archivio storico” della Presidenza del Consiglio dei ministri a quelli degli organi costituzionali dello Stato, di cui all’art. 42 del Codice dei beni culturali, ha destato sconcerto e viva preoccupazione nella comunità degli archivisti italiani, non meno che in quella degli storici, come è apparso da numerosi interventi sulla stampa. Alle serie e fondate obiezioni già avanzate in taluni autorevoli interventi sul metodo e contenuto dell’emendamento, preliminare fra le quali la scorrettezza della pretestuosa implicita rubricazione quale separato “organo costituzionale” della Presidenza del consiglio dei ministri (che è solo parte dell’organo costituzionale complesso “Governo”, il cui archivio storico è l’esistente Archivio Centrale dello Stato), non ci sembra sia ancora stata data alcuna risposta. Riteniamo che le conseguenze che un simile provvedimento potrebbe comunque avere sul piano sostanziale per l’integrità dei fondi dell’Archivio Centrale dello Stato e ancor più per l’uniformità dei criteri di formazione e accessibilità della documentazione governativa nel suo complesso, se si ammettessero deroghe al Codice in merito, potrebbero essere della massima gravità e incidere non solo sull’esercizio dei diritti di accesso dei cittadini e degli studiosi, ma anche sull’immagine di moderno Paese democratico dell’Italia: Galli della Loggia ha – giustamente a nostro avviso – parlato di un ritorno al “feudalesimo” in questo campo. Normalmente un’associazione come la nostra dovrebbe accogliere comunque non sfavorevolmente l’istituzione di nuovi archivi storici, se questi costituiscono un potenziamento del complesso degli istituti di tutela, raccolta e studio della memoria storica mediante l’inserimento di nuovi fondi storici nella disponibilità degli studiosi. Ma questo non sembra affatto il caso, e non solo per la ventilata ipotesi di scorporo di fondi dell’Archivio Centrale dello Stato, che renderebbe nullo l’incremento complessivo di disponibilità e per la dubbia equivalenza delle condizioni di accesso ai fondi che si formeranno in futuro presso il nuovo archivio. Questo provvedimento privilegiato interviene infatti ad accentuare per contrasto, in un modo che a tutti è apparso a prima vista odioso, un quadro generale di grave degrado e abbandono degli archivi di Stato da parte del Governo, costituito da una serie di tagli cumulativi di bilancio che ha superato la soglia minima di efficienza, dalla mancanza perdurante di ricambio del personale tecnico, dalla riduzione degli organici dirigenziali a favore della burocrazia centrale del Ministero, dalla mancanza dell’apprestamento di efficaci strumenti normativi e organizzativi di intervento per la conservazione della documentazione informatica delle amministrazioni pubbliche e in ultimo dalla derubricazione a ufficio dirigenziale non generale dello stesso Archivio Centrale da parte del recente regolamento del Ministero, che può considerarsi la premessa logica dell’attuale parziale svuotamento di ruolo che la nuova norma gli infliggerebbe. Le chiediamo pertanto, prima di avviare ulteriori iniziative in merito alle questioni accennate, un incontro per poterLe meglio esporre le preoccupazioni della comunità archivistica italiana e le nostre proposte e per conoscere le Sue posizioni. Il presidente (Isabella Orefice)