Area 14 – Scienze politiche e sociali
Coordinatore |
| PAOLO POMBENI |
Titolo della Ricerca |
| LA COSTRUZIONE E LA CRISI DEL DISCORSO POLITICO SULL’ “OCCIDENTE” NEL NOVECENTO. |
Finanziamento assegnato |
| 24000 Euro |
Rd+Ra |
| 32500 Euro (dichiarata all’atto della domanda) |
Durata |
| 24 mesi |
Obiettivo della Ricerca |
Si tratta di una ricerca che vuole studiare l’impatto e la valenza che ebbe l’utilizzazione del termine “Occidente” (sia come “termine-concetto” sia come “idealtipo”) nella costruzione del “contesto” della nuova sistemazione politica che si ebbe nell’area rimasta sotto l’egida “imperiale” americana dopo i ben noti accordi di Yalta. La ricerca muove lungo tre direttrici: ricostruzione dei parametri sia intellettuali che istituzionali che producono il modello di “democrazia occidentale” e di “democrazia del benessere”; indagine delle dinamiche che portano alla costruzione di un sistema di alleanza (o forse: di alleanze) che unisce gli USA e la “vecchia” Europa; indagine delle dinamiche che presiedono all’utilizzo dei due precedenti modelli come sistemi per “democratizzare” le aree politiche africane che ottengono la sovranità col processo di decolonizzazione iniziato alla fine degli Anni Cinquanta. |
Innovazione rispetto allo stato dell’arte nel campo |
Il concetto di “Occidente” ha giocato un ruolo chiave nella storia del Novecento. Benché il suo primo tragico esordio, la “Grande Guerra” del 1914-18 non sia stata affatto percepita come uno scontro tra una dimensione occidentale ed una dimensione “altra”, fin dalla conclusione si era diffusa l’idea che il conflitto fosse in realtà un segno del “tramonto dell’Occidente”. In realtà l’emergere della peculiarità del bolscevismo, ben presto inquadrato in un modello “asiatico” da taluni polemisti, l’affermarsi della potenza imperiale giapponese, e la sempre più percepibile crisi della centralità europea portavano a riconsiderare le categorie di interpretazione di quella dinamica fra le civiltà che aveva affascinato in passato più di uno studioso di “storia universale” e che rilanciava l’idea della storia come “lettura dei cicli” (Toynbee). Un nodo importante della questione era la collocazione da dare alla nuova presenza egemonica americana: era essa parte di un modello europeo sia pure trasmigrato al di là dell’Atlantico e modificato dal differente “habitat” o si trattava di un qualcosa di nuovo e di diverso? La questione rimase aperta fino alla seconda guerra mondiale che vide da un lato riproporsi la dinamica “europea” della lotta per l’egemonia sul continente e dall’altro emergere la dimensione dello scontro fra “democrazie” e “totalitarismi”. La presenza fra le “Nazioni Unite” del colosso sovietico, sia pure come acquisizione tardiva, lasciava poco spazio ad una contrapposizione fra Occidente e Oriente. Questo panorama si modificò con gli accordi di Yalta, che dividevano chiaramente il mondo in due sfere, secondo una nuova declinazione tutta politica del vecchio principio cuius regio eius et religio, ma che con questo marcavano anche la dualità fra due modelli la cui collocazione geografica sembrava significativa: ad Ovest il modello della liberaldemocrazia derivata dal costituzionalismo illuminista che rinsaldava i legami storici fra la culla europea di quel pensiero e coloro che ne avevano cercato la realizzazione al di là dell’Atlantico; ad Est un modello “diverso”, che, pur derivando di fatto da una costola di questo con la dottrina marxista, si era inverato in un paese che non aveva le “sovrastrutture” da cui era nato e che pertanto tornava ad apparire come “diverso” e “antagonista” (perché era “asiatico”, perché era “totalitario”, perché era geopoliticamente alternativo o per tutti questi motivi che variamente si componevano nei diversi utilizzi che se ne venivano facendo). Nell’area che ormai si definiva “occidentale” divenne necessario “pensare” questa nuova dimensione, articolarla inserendola in una complessa storia intellettuale, renderla “esportabile”, poiché questo richiedeva la dinamica delle nuove proiezioni imperiali che la divisione del mondo in due zone d’influenza imponeva come necessaria. La ricerca, dopo aver effettuato una serie di verifiche sulla “preistoria” di queste categorie, intende analizzare tre snodi cruciali di queste problematiche: 1) la ridefinizione dei sistemi politici europei dopo il 1945 alla luce della loro collocazione nella “sfera occidentale” con la conseguente produzione di un idealtipo di “democrazia occidentale” e di sistemi costituzionali che la riflettessero; 2) lo sviluppo del concetto di “civiltà occidentale” come base di un sistema di alleanze che da un lato ha prodotto la NATO e dell’altro l’Unione Europea; 3) l’utilizzo contrastato ma in definitiva non troppo produttivo del concetto di “occidentalizzazione” nella fase post-coloniale in Africa. |
Criteri di verificabilità |
1) RILEVANZA DEL TEMA PER L’ATTUALE FASE DELLA RICERCA STORICA ITALIANA E INTERNAZIONALE ALLA LUCE DELLE NUOVE ACQUISIZIONI EMERSE DALLA RICERCA |
2) QUALITA’ E COMPETENZA DELLE EQUIPE DI RICERCA IMPEGNATE |
3) RESPIRO INTERNAZIONALE E COMPARATO DELLE RICERCHE |
4) |
Unità di Ricerca
1] Unità di Università degli Studi di BOLOGNA |
Responsabile Paolo POMBENI |
Rd+Ra 16100 Euro (dichiarata all’atto della domanda) |
Finanziamento 11900 Euro |
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Compito |
Il gruppo di ricerca indagherà l’affermarsi della nozione di “democrazia occidentale” come nuovo parametro di riferimento della legittimazione politica in Italia, Gran Bretagna, Francia e Germania attraverso l’analisi di una serie di casi di studio, inquadrati dalla cornice generale del mutamento sociale e politico indotto dalla seconda guerra mondiale prima, dall’emergere della guerra fredda e dallo stabilizzarsi del sistema internazionale bipolare poi. – Dal Costituzionalismo liberale alla “democrazia occidentale”: le trasformazioni dei sistemi politici europei fra 1945 e 1968 (Paolo Pombeni e Fulvio Cammarano) Il lavoro precederà per fasi successive basate su semestri di lavoro. Sono previste le seguenti fasi: 1) ricostruzione ed analisi del quadro generale; 2) Le peculiarità del primo periodo 1945-1958; 3) La svolta degli anni Sessanta (1958-1966); 4) Un sistema in crisi? 1966-1968. |
2] Unità di Università degli Studi di BOLOGNA |
Responsabile Annamaria GENTILI |
Rd+Ra 7100 Euro (dichiarata all’atto della domanda) |
Finanziamento 5200 Euro |
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Compito |
I processi di trasformazione che hanno investito i paesi africani nel corso degli anni ’90 tanto a livello politico (processi di democratizzazione) quanto di tipo economico rendono necessario un riesame dei processi, politici e ideologici, per mezzo dei quali si è arrivati all’indipendenza e si sono organizzati gli stati-nazione nelle regioni ex coloniali. Lo stato e la nazione nelle colonie venivano rappresentati come morfologie ereditate o mutuate dall’esperienza europea, mentre per i leader politici africani la rivendicazione nazionale risiedeva in un principio di coesione e coerenza consolidato dall’oppressione coloniale. La liberazione nazionale non doveva creare un’identità modellata su quella proposta dall’Occidente, ma essere il prodotto di un’identità che doveva svelarsi ed esigeva di essere riconosciuta sia internamente che esternamente. |
3] Unità di Università degli Studi di BOLOGNA |
Responsabile David William ELLWOOD |
Rd+Ra 9300 Euro (dichiarata all’atto della domanda) |
Finanziamento 6900 Euro |
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Compito |
Si focalizza sul ruolo dell’idea di ‘Occidente’ che emerge nel processo politico e culturale che procede dalla firma del Trattato del Nord Atlantico alla fondazione della NATO, e da quest’ultima allo sviluppo dell’Atlantismo. L’Atlantismo infatti viene inteso come progetto in continua costruzione dal 1949 – ma soprattutto dopo il 1951 a la creazione del Consiglio atlantico – per definire e consolidare un idea e un pratica di ‘Occidente’ basata su valori comuni, percezioni della realtà e linguaggi condivisi, poi obiettivi concordati. |