(13 novembre 2000)
Al Presidente della repubblica
Ai Presidenti delle Camere
Al presidente del Consiglio
Censura politica e libertà di insegnamento
Di fronte al grave atto di provocazione politica della maggioranza della Regione Lazio, che intende istituire una Commissione per l’epurazione dei libri di Storia per le scuole superiori e stanziare fondi in favore di storici che riscrivano gli ultimi decenni della nostra storia, riteniamo necessaria una dura reazione e un maggiore senso di responsabilità da parte delle istituzioni preposte per salvaguardare il pluralismo culturale e le regole democratiche della libertà di pensiero, di opinione, di insegnamento e di ricerca storica.
La decisione della regione Lazio contraddice apertamente i principi della Costituzione, fondamento della nostra democrazia. Si subordina in tal modo alla volontà di un partito o di una maggioranza il ruolo di una istituzione importante come quella regionale e si vuole condannare in tal modo le espressioni culturali estranee ad ideologie intolleranti, riesumando metodi da regime dittatoriale.
I manuali di storia possono contenere interpretazioni discutibili, ma va chiarito, senza possibilità di equivoci che per la storia come per ogni altra disciplina non esistono altri criteri di giudizio su un testo scolastico che il libero dibattito all’interno della comunità scientifica e la concreta sperimentazione nella pratica didattica. Meno che mai tali criteri possono derivare da un giudizio politico di una istituzione che non ha nessuna legittimazione a intervenire in questa materia.
La democrazia assicura la libertà e il pluralismo, garantendo il diritto a chi non si riconosce nelle tesi di un libro di scriverne un altro. In nessun caso la storia si riscrive per decreto né su sollecitazione di un consiglio regionale o di un governo.
Unici giudici della bontà scientifica e didattica di un manuale sono il Collegio dei docenti che decide di adottare il libro, e il docente, che lo utilizza in classe come uno degli strumenti di insegnamento (raramente l’unico).
Nessuna commissione può modificare un libro o additare al pubblico disprezzo il suo autore. Non si possono accettare limitazioni alla libertà e alla libertà di ricerca e di insegnamento, sanciti dalla Carta costituzionale, ispirate a modelli totalitari.
In quanto cittadini di un paese democratico come è l’Italia, intendiamo quindi tutelare i nostri diritti, rivolgendoci a Lei, Signor Presidente, per riconfermare tutti insieme la scelta della libertà della Resistenza al fascismo e al nazismo, una scelta che a più riprese è stata confermata nel corso di questi cinquant’anni di democrazia repubblicana.