Venerdì scorso, sul “Corriere della Sera”, Ferruccio De Bortoli ha richiamato in modo opportuno, la questione dell’approvazione dello schema di legge sulla trasparenza degli atti pubblici. Da tempo, come molti soci sanno, la nostra associazione ha aderito alla richiesta di un “Freedom of Information Act” italiano che, sul modello di quello statunitense, renda accessibili gli atti della pubblica amministrazione ai cittadini e che possa togliere intralci al diritto di informazione. Anche noi storici siamo interessati alla trasparenza e alla possibilità di accesso ad atti pubblici, sia come cittadini che come professionisti della cultura. La nostra commissione archivi e biblioteche aveva segnalato, nel mese di dicembre, alcuni limiti e incongruenze che sono state rilevate anche da De Bortoli, il quale, con grande forza argomentativa, ha ripreso la questione, in modo decisamente convincente; così come ci sembra necessario sottolineare come la replica del ministro Madia, apparsa sul “Corriere della Sera” di sabato, non appaia all’altezza di quelle osservazioni. Poiché il tempo dell’approvazione si avvicina e il nostro Paese appare già in forte ritardo sulla questione, ci è sembrato opportuno informare i soci. Si è anche deciso di inviare a De Bortoli una lettera di sostegno rispetto alle posizioni espresse così chiaramente.
Egregio direttore,
la nostra Società vuole esprimerle la propria soddisfazione per il suo articolo comparso sul “Corriere della Sera” lo scorso venerdì a proposito della “Nuova illusione dello Stato trasparente”. Condividiamo completamente quanto ha scritto anche perché già nel mese di dicembre, nel documento elaborato dalla nostra Commissione archivi e biblioteche (che, per estensione, si occupa anche di un auspicabile Freedom of information act italiano), avevamo messo in evidenza proprio alcune lacune individuate anche nel suo articolo.
Non si afferra la ratio del senso del silenzio-diniego, possibile da parte del ramo della pubblica amministrazione interessata, che si concretizza non in una garanzia ma nella potenziale negazione di un diritto. L’assenza della possibilità di un ricorso in via gerarchica e la strada indicata direttamente verso il Tar implica di fatto la disparità di condizioni tra cittadini. Come lei ha messo in evidenza, non sono solamente i fautori di un Foia italiano a reclamare una norma che dia garanzia e trasparenza, ma sia il Consiglio di Stato, sia l’Autorità anticorruzione hanno già compiuto rilievi di non poco conto circa le limitazioni contenute nello schema di legge governativo. Il diritto di trasparenza e di informazione riguarda tutti noi cittadini. Per chi svolge professioni, come la sua e la nostra, l’accesso alle informazioni è la garanzia di un lavoro ben compiuto. Siamo convinti che, se chi opera nei nostri campi di attività svolge scrupolosamente il proprio mestiere, sostiene una democrazia più forte, che non ha timore degli atti che compie, che non deve nascondere nulla e che non obbliga un cittadino che non riceve risposta al ricorso a un organo giudiziario.
Dispiace aver letto, nel tentativo di replica del ministro Madia, la sottovalutazione di alcuni aspetti normativi, ridotti a uno sterile tentativo populista di cogliere in fallo un’amministrazione recalcitrante. Non si comprende neanche la differenza che il ministro pone tra norma ed essenza, poiché, in una legge, la norma dovrebbe essere al contempo essenza. Ma lascia sperare comunque la valutazione di utilità di un confronto. Si vedrà se il ministro saprà poi dare a tale intento un seguito coerente dopo l’audizione del 7 aprile, quando le ragioni di un Foia italiano verranno presentate in sede di Commissione parlamentare.
Come associazione di storici siamo sempre interessati a cercare un dialogo, convinti come siamo che la storia non sia solo una disciplina accademica, ma uno dei fondamenti critici di grande utilità per il vivere civile di una nazione.
Il suo intervento ha colto bene quegli elementi di perplessità che condividiamo, con il timore di essere alla vigilia di un’occasione persa.
La ringraziamo quindi del suo prezioso intervento e siamo pronti a continuare a sostenere le ragioni che ha così ben esposto.
Un cordiale saluto