Cerca

Seminari Sissco 2017: relazioni finali

Indice


 

Abitare nel boom. Casa, famiglia e cibo negli anni del miracolo economico

Il Seminario di ricerca SISSCO Abitare nel boom. Casa, famiglia e cibo negli anni del miracolo economico ha realizzato tra dicembre 2016 e marzo 2017 i tre previsti incontri di studio.
Il 21 dicembre si è svolto all’Università di Parma l’incontro L’Italia del boom dietro la porta del frigorifero, seminario di apertura che è stato basato sulla discussione dell’omonima e densa relazione di Alberto Guenzi dell’Università di Parma. La tesi portante della presentazione di Guenzi è stata incentrata sulla scollatura esistente tra la diffusione dell’elettrodomestico in Italia (di cui il frigorifero è il principale archetipo) e la modernizzazione del sistema distributivo, che, fatta eccezione per qualche sporadico caso nelle grandi città del Nord, rimane sino a tutti gli anni Settanta imperniato ancora sul modello della piccola bottega di vicinato. L’americanizzazione del modello distributivo e di consumo italiani appare dunque più un’impressione superficiale che non un fenomeno suffragato dai fatti. Su questa interpretazione, come pure sulle implicazioni tecniche della diffusione dell’elettrodomestico e di come – nel caso italiano – i modelli tecnologici e di design vengano adattati alle peculiarità del sistema produttivo e dei modelli di consumo, si è sviluppata una discussione tra tutti i partecipanti al seminario, evidenziando un ventaglio di interpretazioni di questi fenomeni ancora molto plurale.
Il 27 febbraio alla Sapienza di Roma ha avuto luogo la seconda tappa del seminario con l’incontro Le case del miracolo tra cambiamenti, persistenze e squilibri: precarietà alloggiativa e culture dell’abitare. In questo caso si è trattato di una giornata polifonica, che ha visto la presentazione di sei relazioni che, da differenti angoli di osservazione disciplinare, si sono incentrate prevalentemente intorno al tema del disagio abitativo in relazione alle culture abitative del boom. Il focus principale ha riguardato la capitale, ma sono stati presi in esame anche il caso torinese e quello palermitano. Dagli anni Cinquanta e Sessanta alcune relazioni si sono spinte ancora più verso il tempo presente. Il dibattito ha spaziato dai nodi dell’inquadramento cronologico e della periodizzazione di una storia dell’abitare nell’Italia repubblicana ai suoi nessi con i problemi socio-economici più generali, fino alla questione della spesso carente gestione urbanistica delle aree e dei modi in cui la rendita fondiaria è stata in grado, se non di condizionare direttamente, di eludere i tentativi di disciplina dello sviluppo urbano da parte delle politiche pubbliche.
Il 27-28 marzo ha avuto luogo a Torino la “due giorni” conclusiva del ciclo seminariale, con una serie di eventi costruiti intorno al tema Case. Realtà, rappresentazioni, sogni. Il giorno 27 la discussione seminariale si è sviluppata intorno al nodo della rappresentazione (per lo più cinematografica e documentaristica) della questione abitativa in Italia con la discussione di sei relazioni e la visione di una selezione di filmati conservati presso la Fondazione Home Movies di Bologna, la cui mission è di conservare e valorizzare il “film di famiglia” girato soprattutto in Super8. Sono stati numerosi gli spunti tematici presentati che si sono sovrapposti nel corso della discussione. Sicuramente, il filone delle rappresentazioni del boom, e in particolare dei sogni coltivati dagli italiani, quando ancora pochi potevano permettersi il “lusso” di una casa moderna equipaggiata con ogni sorta di elettrodomestico, appare come un terreno di ricerca da scandagliare ulteriormente, in cui
si intersecano sensibilità e specialismi molto diversi, ma capaci di dialogare in modo proficuo. La sera del 27 il Museo Nazionale del Cinema ha ospitato il seminario SISSCO con la proiezione di alcuni episodi di film collettivi degli anni Sessanta (con una piccola incursione al principio dei Settanta) presentati e commentati dagli organizzatori del ciclo di seminari. Si è trattato di un momento molto importante di valorizzazione del progetto, tenendo conto che le proiezioni al Cinema Massimo hanno raggiunto un pubblico variegato, sicuramente differente da quello toccato invece dalle forme seminariali più tradizionali.
Nella mattina del 28 marzo, si è svolto un altro incontro seminariale di taglio tradizionale, che ha riguardato le questioni del governo urbanistico delle città e del modo in cui le istituzioni pubbliche hanno gestito la risorsa territoriale. Storici, sociologi e urbanisti hanno dato vita a una discussione pluridisciplinare, che si è estesa anche alla questione del finanziamento dell’edilizia (e dunque delle potenziali patologie speculative) sino a toccare il tema dell’edilizia popolare, probabilmente uno dei nervi ancora scoperti (e certamente questione ancora tutta irrisolta) della vicenda urbanistica italiana.
Proprio intorno a tali questioni si è svolto il dibattito del pomeriggio, che, prendendo spunto dalla presentazione del volume La casa pubblica. Storia dell’Istituto autonomo case popolari di Torino (Viella, 2017), ha visto gli autori dell’opera (D. Adorni, M. D’Amuri, D. Tabor) dialogare con i protagonisti diretti degli eventi analizzati, vivacizzando fatti e questioni che ancora rappresentano memoria viva della città di Torino.
A giudizio degli organizzatori, il bilancio complessivo del ciclo di seminari è sicuramente positivo. Complessivamente sono state presentate e discusse 18 relazioni, in molti casi frutto di ricerche originali ancora in divenire; si è catalizzato un pubblico di “addetti ai lavori” composto sia da ricercatori e studiosi “maturi”, sia da dottorandi e studenti; come pure si è riusciti a raggiungere – in particolar modo con la serata al Museo del Cinema di Torino – un pubblico di non specialisti, ma interessati ai temi presentati.
I lavori del seminario hanno certamente confermato molte delle acquisizioni storiografiche di cui già disponiamo (circa le scansioni cronologiche dei fenomeni e la rilevanza di alcune questioni), ma hanno posto interrogativi e domande cui le ricerche in corso hanno offerto risposte importanti, ma non ancora conclusive. Per questo motivo, gli organizzatori, come pure tutti i partecipanti, hanno convenuto sulla necessità di continuare il lavoro di scambio e di confronto iniziato con questo seminario SISSCO. A ciò si aggiungano alcune circostanze maturate nel corso degli ultimi mesi: la coordinatrice nazionale del seminario SISSCO, Daniela Adorni, ha ottenuto in qualità di PI, il finanziamento del Progetto d’Ateneo/Compagnia di San Paolo dal titolo Home for ordinary people il cui scopo è la comparazione di sei grandi città italiane in tema di abitare, e il finanziamento del progetto di ricerca del Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino su Ripensare la città nell’Italia del miracolo economico: il caso del triangolo industriale. Per dare visibilità ai due progetti e per fare da collettore delle ricerche che singoli studiosi o gruppi di studiosi già svolgono a livello nazionale e internazionale su tali temi è stato creato un sito web la cui infrastruttura di base è stata
realizzata a cura della redazione web del Polo di Scienze Umanistiche dell’Università di Torino (www.abitareinitalia.unito.it, accessibile da fine febbraio 2018). Inoltre, grazie alla pluriennale collaborazione tra il gruppo di lavoro del Dipartimento di Studi Storici e l’“Ufficio di ricerca, studio e analisi storica e sociale dell’edilizia pubblica” dello Iacp del Piemonte centrale, è in via di creazione un Centro Studi sull’edilizia sociale volto a mettere in sinergia gli studi che differenti soggetti, pubblici e privati, hanno effettuato o stanno realizzando sul caso di Torino.
Alla luce di questi elementi, si ritiene di proporre alla SISSCO il consolidamento e l’ulteriore sviluppo della rete di relazioni e delle occasioni di confronto scientifico costruite in questi mesi con la trasformazione dell’esperienza sin qui maturata in un seminario pluriennale, così da conferirle una prospettiva di stabilità. In tal modo, i prossimi appuntamenti che saranno organizzati nel corso del 2018, primo tra tutti il convegno “Inchieste sulla casa in Italia. La condizione abitativa nelle grandi città italiane nel secondo dopoguerra” (Torino 22-23 maggio 2018), potrebbero fregiarsi della titolazione di Seminario di ricerca SISSCO, tenendo anche conto della possibilità di proporre la realizzazione di una sessione specifica all’interno dei prossimi Cantieri di Storia.


 

Gli Anni Settanta nel dibattito storiografico italiano. Nuove ricerche e interpretazioni a confronto

All’inizio del 2017 la Fondazione Gramsci Onlus, la Fondazione Lelio e Lisli Basso e l’Istituto Luigi Sturzo di Roma, con il patrocinio della Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea (Sissco), hanno organizzato un ciclo di seminari dal titolo Gli Anni Settanta nel dibattito storiografico italiano. Nuove ricerche e interpretazioni a confronto. A promuoverlo è stato un comitato scientifico, composto da Fiammetta Balestracci, Valentina Casini, Michele Di Donato, Agostino Giovagnoli, Giancarlo Monina, Giovanni Orsina e Silvio Pons, al quale gli istituti hanno delegato il coordinamento dell’iniziativa. Obiettivo degli incontri era quello di valutare l’evoluzione del dibattito storiografico italiano sulla storia degli anni Settanta a quindici anni di distanza dai tre convegni del 2001 su L’Italia repubblicana nella crisi degli anni Settanta, promossi dalle istituzioni già menzionate (L’Italia repubblicana nella crisi degli anni Settanta, 4 voll., Rubbettino, Soveria Monnelli, 2003). Questo primo ciclo di appuntamenti aveva permesso di avviare una riflessione sul significato della cesura degli anni Settanta, intrecciando l’analisi dello sviluppo e della crisi del sistema politico italiano con quella della storia sociale e culturale del paese nel quadro del sistema internazionale. Seppur per molti versi innovativa, la riflessione avviata in quella prima occasione era rimasta ancorata al paradigma della “crisi”, da cui aveva preso le mosse il discorso nazionale sulla storia del decennio sotto l’impatto della crisi del sistema economico mondiale e delle sue ricadute sociali e delle vicende prodotte dal terrorismo e dalla violenza politica.

Con un nuovo ciclo di seminari si è inteso fare il punto sullo stato di avanzamento della ricerca storica in Italia, per valutare novità tematiche, interpretative e concettuali, alla luce della crescente attenzione della storiografia per quel periodo e dell’intensificarsi negli ultimi anni dei rapporti delle storiografie a livello internazionale. Questi rapporti hanno suggerito di inserire la vicenda italiana nel contesto dei grandi mutamenti internazionali, di considerare cioè il piano delle relazioni internazionali e della prospettiva globale come lo sfondo necessario per valutare la trasformazione del paese anche dal punto di vista nazionale, alla luce della convergenza strettasi a partire da questo decennio tra dimensione nazionale, internazionale e globale della Storia.

Il Comitato scientifico ha così deciso di organizzare con cadenza mensile tre seminari tra gennaio e marzo 2017, dedicati alla storia internazionale (26 gennaio 2017), alla storia politica dell’Italia repubblicana (3 marzo 2017) e alla storia sociale e culturale (28 marzo 2017). Al fine di rintracciare studi e ricerche recenti all’interno di questi ambiti di studi è stato promosso un call for papers (ottobre-novembre 2016) rivolto prevalentemente a giovani studiosi, ma non solo. I risultati della call sono stati estremamente soddisfacenti, come anche il livello di partecipazione agli incontri, il che ha confermato l’alto interesse del tema sia sul piano della ricerca storica che nella percezione pubblica e individuale.

Nel processo di selezione si è cercato di tenere conto sia della qualità delle ricerche presentate, sia dell’opportunità di presentare un ampio ed equilibrato spettro di temi per ciascun ambito di studi. In generale, la maggior parte delle proposte pervenute ha riguardato temi relativi alla storia politica, della violenza politica e del terrorismo nelle sue articolazioni territoriali, a dimostrazione della forte attrazione esercitata dalla prospettiva degli “anni di piombo” sulla storia di questo decennio nel dibattito italiano. I seminari sono stati, quindi, così strutturati: ad una relazione introduttiva di carattere storiografico presentata in apertura, è seguita la presentazione delle ricerche selezionate tramite la call; infine, l’intervento di un discussant al termine di ogni sessione tematica è servito ad animare la discussione.

Le ricerche presentate in occasione del ciclo di seminari Sissco sull’Italia degli anni Settanta hanno non soltanto messo in evidenza la necessità di tenere conto dell’evoluzione del contesto internazionale per valutare peculiarità nazionali nel quadro di una comparazione che vada al di là delle tendenze alla tipizzazione del “caso italiano”. Hanno altresì riconosciuto l’importanza del rapporto delle vicende e delle esperienze sviluppatesi negli anni Settanta con la storia più recente e la contemporaneità. Nella prospettiva di una trasformazione, piuttosto che di una crisi, pare, infatti, possibile interpretare i cambiamenti avvenuti nell’Italia degli anni Settanta non solo alla luce delle linee di continuità e rottura con il periodo precedente, ma anche delle connessioni con l’epoca successiva. È parso, cioè, auspicabile ricollocare gli anni Settanta nel continuum della storia dell’Italia repubblicana e del Novecento, riconoscendone la funzione di cerniera o passaggio lungo la linea di evoluzione della storia nazionale, quest’ultima intesa non più in una prospettiva quasi teleologica di crisi, di cui i Settanta costituirebbero la premessa inevitabile o la “metafora”.

La novità, ma altresì la provvisorietà delle linee emerse, hanno suggerito di rimandare il momento di una riflessione conclusiva e quindi di ipotizzare una possibile continuazione della discussione attraverso un nuovo ciclo di seminari che abbia come obiettivo quello di indagare le ipotesi interpretative appena accennate e che punti in senso più ampio a ripensare la periodizzazione della storia d’Italia. In vista di eventuali nuovi appuntamenti il comitato scientifico ha deciso di creare un dossier delle relazioni presentate in occasione del ciclo dei seminari 2017, da intendersi come punto di partenza per una riapertura del dibattito.

Hanno partecipato ai seminari con un intervento di carattere introduttivo Fiammetta Balestracci, Valentina Casini e Michele Di Donato. Hanno partecipato in qualità di relatori Federica Addis, Marcello Anselmo, Davide Baviello, Paolo Carusi, Alice Ciulla, Lucrezia Cominelli, Michele Colucci, Laura Di Fabio, Chiara Dogliotti, Laura Fotia, Anna Frisone, Francesco Petrini, Filippo Sbrana, Giovanni Scirocco, Davide Serafino, Ilaria Zamburlini, Chiara Zampieri. Hanno aperto la discussione delle sessioni tematiche Elisabetta Bini, Guido Crainz, Agostino Giovagnoli, Marc Lazar, Giancarlo Monina, Catia Papa, Silvio Pons, Federico Romero.


 

Cento volte il Giro d’Italia. Sport, società, politica ed economia nell’Italia unita: la forza del pedale

Poche cose, forse, hanno contribuito come il Giro a provare a “fare gli italiani”, aiutandoli a superare divisioni sociali, culturali e geografiche. Nato ispirandosi al Tour de France, infatti, la “Corsa in rosa” ha provato a ricreare quello stesso binomio con la nazione dell’omologo transalpino, sebbene con sensibili differenze. Nell’anno che ha visto correre il centesimo Giro d’Italia, si è posta, quindi, l’occasione per fare il punto storiografico dei rapporti tra storia sociale e storia dello sport in Italia, attraverso la lente di ingrandimento di un evento che, nella sua longevità, ha finito per intrecciare praticamente tutti i grandi processi storico-politico-sociali che hanno segnato l’Italia in oltre un secolo. Al tempo stesso è stata l’occasione per presentare nuovi percorsi di ricerca sui temi legati alla corsa in rosa. Il ciclismo, infatti, rappresenta uno sport strettamente connesso con l’idea di modernità: in primo luogo l’impiego di uno strumento frutto della tecnologia, la bicicletta, ed in secondo luogo l’idea di velocità. Per certi versi, uno sport collegato con il “positivismo”, come si potrebbe evincere dalla ricerca del record e con la progressione delle prestazioni. L’unico sport, forse, in senso moderno, non nato in Inghilterra, ma “latino”. Il Giro d’Italia, infatti, ha segnato e scandito le principali tappe della storia dell’Italia unita per tutto lo scorrere del “secolo breve”: nato in un’Italia che si affacciava con fatica sul palcoscenico delle nazioni industrializzate, rimane a tutt’oggi una delle grandi “istituzioni” patrimonio comune degli italiani. La corsa in rosa, infatti, ha contribuito in modo significativo alla costruzione dell’identità nazionale degli italiani, da un punto di vista sociale, culturale, politico ed economico. Nella sua genesi di corsa contro la natura e contro l’imprevisto, il ciclismo permise anche una simbiosi tra spettatori ed atleti per il tramite della strada, capace di separare ma anche di integrare. Nacque così anche il Giro dei “Mille campanili”, con il tentativo di dare un contributo al processo di nazionalizzazione. Al pari di altre discipline, quindi, il ciclismo del Giro ebbe anche una valenza più o meno diretta di carattere politico: valga ricordare il Giro del 1919 con arrivo a Trieste, o la vittoria in maglia tricolore nello stesso anno nella tappa di Gorizia di Girardengo; o il Giro “garibaldino” del 1949, fino al Giro del 1961 in occasione del Centenario dell’Unificazione. Da subito, ma in modo più marcato durante il ventennio fascista, inoltre, il ciclismo, come più in generale lo sport, fu anche occasione per dimostrare la presunta superiorità della razza italica in tutte le sue espressioni. Il ciclismo, inoltre, ben testimonia della trasformazione dello sport in una complessa macchina, in cui il professionismo risulta, alla fine la cifra, non solo dell’atleta, ma di ogni singolo dettaglio che gli ruota e gravita intorno. Parimenti, sempre il ciclismo del Giro, ha messo in evidenza il nesso essenziale del ruolo del “mediatore”, colui che contribuisce a creare l’evento, unendo il corridore allo spettatore, narrandone le gesta. Nata non casualmente da una intuizione giornalistica, quindi, attraverso il ciclismo del Giro, si è ripercorsa l’epopea dell’ ”età dell’oro” del pedale, in cui a cantare le gesta erano personaggi del calibro di Buzzati, Gatto, Pratolin solo per citarne alcuni, fino ad arrivare all’impatto della tv con il “Processo alla tappa” di Zavoli. Ma il Giro è anche lo specchio dei mutamenti sociali del paese: dall’Italia rurale degli albori, in cui si parla il dialetto più dell’italiano, in cui la corsa è metafora virile della sfida per la vita, di un’Italia povera, passando per il ventennio fascista, fino all’Italia del “miracolo economico”, in cui il ciclista si umanizza nel suo eroismo, divenendo testimonial di beni di consumo, come ad esempio Binda. Il Giro, inoltre, fu anche esempio di una capacità imprenditoriale legata al pedale, come la genesi e l’evoluzione del settore meccanico della produzione di biciclette stava a testimoniare, restituendo un’originale angolatura sulla cultura del capitalismo familistico italiano. Infine emergono attraverso il Giro elementi per comprendere il rapporto tra modernità e società, in equilibrio tra razionalità ed irrazionalità, secondo l’intuizione di M.Weber del 1922, in cui la sacralità quasi liturgica innalza lo sport ad una sorta di religiosità, in cui l’atleta-ciclista stesso è proiettato, interessanti per contribuire alla comprensione, in generale dello sport “dei moderni”.

Il mondo della bicicletta, quindi, ha riproposto l’importanza dello sport come oggetto di analisi per una storia sociale dell’Italia del Novecento, con molteplici angoli di prospettiva e di analisi originali, in grado di contribuire a far luce sugli snodi principali della storia dell’Italia unita. Il centesimo Giro, pertanto, è stato, come detto,  allo stesso tempo un’interessante occasione per tracciare un bilancio storiografico sul rapporto tra sport e storia d’Italia e un’occasione per riflettere su nuove ipotesi di ricerca correlate al processo di costruzione dello stato nazionale. Le giornate dei seminari hanno permesso l’incontro tra i più autorevoli studiosi della storia del Giro insieme con una nuova generazione di giovani studiosi. Il 10 febbraio ed il 3 marzo si sono tenuti due incontri presso l’Università degli studi di Siena. La prima giornata fu aperta da una lezione di D.Marchesini dal titolo  Società e  Giro d’Italia:…una Storia possibile.

A seguire gli interventi di Felice Fabrizio, Il Giro del 1948: un’arena politica, Nicola Sbetti, Le implicazioni internazionali del “Giro della rinascita” del 1946, Nicola Tonietto, Il Giro in Italia e non nelle terre di Tito!. Il Giro del 1946 e la questione di Trieste Matteo Monaco, Il Giro d’Italia e i partiti politici: Dc e Pci nell’immediato dopo guerra 1946-1953, Claudio Mancuso, Il giubileo della patria sui pedali. Il Giro del 1911, Elio Frescani, Una diabolica maglia rosa. Storia d’Italia e sport nel film Totò al Giro d’Italia. La giornata fu conclusa da un Laboratorio dibattito, a cui parteciparono Daniele Marchesini, Paolo Colombo, Gioachino Lanotte, Gianni Silei, Eleonora Belloni, Saverio Battente.

La seconda giornata, invece, fu aperta da un intervento di  Saverio Battente, Il centesimo Giro: un bilancio storiografico, a cui fecero seguito le relazioni di Sergio Giuntini, Il Giro d’Italia e la Lega Nord, Nicola Sbetti, La rivalità Giro Tour e le relazioni italo francesi nei primi anni del secondo dopoguerra, Elisa Tizzoni I primi cinquant’anni del Giro d’Italia nelle riviste del Touring Club, Antonella Stelitano-Alejandro-Mario Dieguez Se lo sport è umano il Giro d’Italia è umanissimo, Giulia Dodi, Ce l’ho ce l’ho…manca. Il ciclismo attraverso le figurine da gioco e da collezione, Elio Frescani Sognando di volare. Il Giro d’Italia nei resoconti di Alfonso Gatto per l’Unità. La giornata si contraddistinse per l’interessante intervento in chiave comparata ed interdisciplinare tenuto da Roberto Salamini e Eva Visentin di Rcs Sport, dal titolo Altri cento di questi Giri..la corsa rosa tra Territorio e lagacy: ipotesi comparate interdisciplinari.

A chiudere i lavori di nuovo un Laboratorio didattico con la partecipazione di Gianni Silei, Eleonara Belloni, Roberto Salamini, Eva Visentin,Saverio Battente.

Le due giornate videro la presentazione di ricerche ed ipotesi di ricerca in diverso stato di avanzamento.

Il 20 settembre, infine, sempre a Siena, si tenne un convegno  conclusivo dei lavori. La giornata fu l’occasione per vedere la conclusione dei work in progress presentati nell’inverno e la presentazione di alcune ricerche originali del tutto nuove. Di seguito la scaletta del convegno conclusivo: dopo i saluti del Magnifico Rettore dell’Università di Siena, Prof. Francesco Frati e del Direttore del Dipartimento di Scienze Sociali Politiche e Cognitive, Prof. Pierangelo Isernia, che ci ha ospitati, ci sono state le relazioni di Gianni Silei, Pace pace pace. Lo sprint mancato del Giro del cinquantenario, Claudio Mancuso, I Giri dell’Unità. Gli anniversari dell’unificazione italiana nella corsa rosa, Elisa Tizzoni, I primi cinquant’anni del Giro d’Italia nelle riviste del Touring Club, Antonella Stelitano – Alejandro Mario Dieguez, «Se tutto lo sport è umano, per noi italiani il Giro d’Italia è umanissimo». La Chiesa Cattolica incontra il Giro d’Italia, Nicola Sbetti, Le implicazioni internazionali del “Giro della rinascita” del 1946,  Nicola Tonietto, Il Giro d’Italia e la questione di Trieste, Giulia Dodi, Giro d’Italia: il mito della corsa rosa tra sport e gioco,  Mimmo Franzinelli, Vincenzo Torriani patron del Giro, Fabien Archambault, Il Giro d’Italia e il Tour de France,  Gioachino Lanotte, La colonna sonora del Giro, Elio Frescani, Una diabolica maglia rosa. Sport e storia d’Italia nel film Totò al Giro d’Italia, Saverio Battente, Nazionalismo e ciclismo: Girardengo, Binda, Guerra, Bottecchia (e Carnielli): storie a confronto.

Tutto il programma dei lavori ha avuto il patricinio del Coni, di Rcs Gazzetta dello sport, della Siss, oltre che quello della Sssco.

E’ in corso di pubblicazione un volume con i testi delle singole ricerche e relazioni presentate nel corso dei tre incontri.

Si è trattato di un importate ed utile momento di confronto e di dialogo tra studiosi di diversa formazione e provenienza, oltre che di diverse generazioni, da cui sono usciti interessanti stimoli e risultati di ricerca, capaci di approfondire ulteriormente il tema del ciclismo e, nello specifico, del Giro, come osservatorio privilegiato ed originale per la storia d’Italia, allo stesso tempo suggerendo anche l’importanza,  più in generale, del fenomeno sportivo come ambito d’indagine per le vicende del contemporaneo.

I seminari sono, infatti, stati un utile momento di riflessione e confronto tra studiosi di chiara fama e giovani ricercatori, nazionali ed internazionali. Inoltre il patrocinio di Rcs sport e la Gazzetta dello sport ha permesso anche un confronto interdisciplinare tra storici e professionisti della comunicazione sul tema della Legacy applicata al Giro. I seminari sono, inoltre, anche stati un utile momento tramite cui creare una rete di contatti intorno ai temi propri dello sport tra studiosi e centri di ricerca.

Il centesimo Giro in programma lo scorso anno, pertanto, è stata un’interessante occasione, allo stesso tempo, per tracciare un bilancio storiografico sul rapporto tra sport e storia d’Italia e per riflettere su nuove ipotesi di ricerca correlate al processo di costruzione dello stato nazionale.

I seminari nazionali Sissco, infatti, sono stata l’occasione per una nuova stagione di studi dedicati al ciclismo ed al Giro nello specifico. Accanto al contributo ed alla guida de grandi studiosi che hanno segnato la strada, infatti, si sono affacciati nuovi giovani ricercatori attenti a raccoglierne il testimone. Le ricerche presentate hanno messo in luce quanto ancora il mondo della bicicletta sia una miniera di suggestioni ed informazioni, oltre che un caleidoscopio tramite cui analizzare la storia d’Italia dell’ultimo secolo. In particolare è emerso lo sbilanciamento tra gli studi  dedicati al ciclismo in età liberale, durante il ventennio fascista, fino all’Italia del miracolo economico, mentre, meno ricca e ancora in gran parte da scrivere sia la storia del periodo successivo, non meno importante e densa di suggestioni.

Il volume, quindi, sintesi di questa esperienza di ricerca e confronto, si pone come un primo modesto contributo in tale direzione, nella consapevolezza del molto lavoro che ancora può essere fatto, dalla sinergia tra studiosi di chiara fama e giovani ricercatori, in una dimensione di ricerca storica aperta in una prospettiva multidisciplinare, come punto naturale di dialogo tra studiosi di varia formazione. Allo stesso tempo così come il ciclismo risultò pionieristico nel tracciare i destini dello sport in Italia, è auspicabile che anche nella ricerca, come oggetto di studio, possa contribuire al consolidamento dello sport come argomento di ricerca  riconosciuto e rispettato, per il suo originale contributo alle dinamiche della storia d’Italia, inserita nel contesto internazionale, così come nel panorama scientifico estero.

Un ringraziamento, quindi, va alla Sissco per aver accolto la nostro proposta, al Coni, ad Rcs ed alla Siss per averci sostenuto. Infine un ringraziamento personale alla Dott.ssa E.Belloni per il supporto alla realizzazione delle giornate, al Prof. Daniele Marchesini per aver aderito alla nostra iniziativa, ed ovviamente a tutti i partecipanti senza i quali non ci sarebbero stati i risultati raggiunti.


 

Classi dirigenti e territori in età contemporanea. Asimmetrie tra centri e periferie, continuità e discontinuità. Il caso italiano (1861-2015)

Questo seminario si è basato sulla premessa metodologica che lo studio delle classi dirigenti, nelle sue varie articolazioni (classe politica, civil servants, intellettuali, imprenditori) ha rappresenta uno dei più proficui e stimolanti filoni di ricerca per storici e scienziati sociali.

Questo tema è stato declinato focalizzandosi sul caso italiano, con la convinzione che esso rappresenti un esempio di grande interesse, sia per il contributo e la discussione teorica fornita alla definizione del tema e del problema, che per le caratteristiche della vicenda unitaria in cui il rapporto tra periferie e centro, locale e nazionale, attraverso le diverse configurazioni politico-istituzionali e i profondi cambiamenti sociali che si sono succeduti dall’Unità ai nostri giorni.

Il seminario si è proposto di tastare il polso ai percorsi di ricerca riguardanti questi temi, in questo specifico contesto spaziale e temporale.

Il lavori sono stati coordinati da Mario De Prospo, supportato da un comitato scientifico composto da Giuseppe Ambrosino, Sabino Cassese, Marco De Nicolò, Paolo Macry, Guido Melis, Antonella Meniconi, Marco Meriggi e Luigi Musella.

Da un punto di vista organizzativo il seminario si è avvalso del coordinamento del  Centro di ricercaGuido Dorso” per lo Studio del pensiero meridionalistico – Avellino, avvalendosi delle preziose partnership del Dipartimento di studi umanistici dell’Università degli studi di Napoli “Federico II”, del Dipartimento di scienze documentarie, linguistico-filologiche e librarie e geografiche dell’Università degli studi di Roma “La Sapienza”,  della Società per gli studi di storia delle istituzioni e di MaTriX – Laboratorio di Storia, Sociologia e Scienza delle Istituzioni.

Attraverso una call for contributions aperta tra il 22 settembre 2016 e il 4 novembre successivo, gli studiosi interessati sono stati invitati a presentare delle proposte sul tema focalizzati su diversi ambiti di studi che potessero riguardare il tema del seminario: casi locali, casi nazionali, confronto tra realtà locali, regionali e nazionali o eventuali comparazioni tra il piano transnazionale e il contesto della penisola italiana. Tra le varie proposte si è dato particolare rilievo ricerche che approfondissero specifici e differenti aspetti, quali i luoghi di formazione, i percorsi professionali, la presenza nella vita politica e le differenti radici sociali, culturali ed economiche dei vari gruppi dirigenti.

Alla call hanno risposto ben 48 studiosi. Dopo una prima scrematura effettuata dal comitato scientifico, basata sull’aderenza delle proposte pervenute ai temi proposti del seminario, si è pensato di aggregare le proposte per cluster tematici, che sono stati la base per l’organizzazione dei panel proposti nel corso degli incontri che si stavano organizzando: le leggi e civil servants, i parlamentari, i territori, l’imprenditoria, i capitali e le risorse;  gli intellettuali; i centri e le periferie, i militari.

L’iniziativa è stata articolata in tre incontri: ad Avellino martedì 13 dicembre del 2016, presso il complesso Ex Carcere borbonico; a Napoli giovedì 23 febbraio 2017, presso il Dipartimento di studi umanistici dell’Università degli studi di Napoli “Federico II”; a Roma giovedì 6 aprile 2017, presso la biblioteca del Dipartimento di Scienze documentarie, linguistico-filologiche e geografiche, Facoltà di Lettere dell’Università degli studi di Roma “La Sapienza”.  Nel corso delle tre giornate di lavori sono stati calendarizzati un totale di 39 interventi. Per quanto possibile, si è cercato di venire incontro a specifiche esigenze logistiche-organizzative dei partecipanti.

Da un punto di vista scientifico ci si è confrontati con una grande ricchezza di temi, con una predominanza di casi riguardanti specifiche realtà territoriali della penisola, evidente segnale di quel tratto distintivo della storia dell’Italia Unita, efficacemente individuato da Guido Melis nell’incontro romano, parlando di «centri deboli e periferie diffuse», in cui è possibile riscontrare una «lunga persistenza del locale».  Tra i vari interventi relativi a specifici ambiti territoriali è emerso un maggiore interesse nello studio delle classi politiche. A tal proposito, Paolo Macry, nel corso della giornata di lavori tenutasi a Napoli, ha osservato come «il topos classi dirigenti-territori ha una notevole importanza euristica. Mi sembra – ha aggiunto Macry – che dalle varie relazioni sia uscita un’immagine molto ricca e autonoma della politica, che emerge come campo autonomo e forte soprattutto nel rapporto con l’amministrazione, assieme alla dimensione territoriale e all’interesse sui comportamenti dei gruppi dirigenti nelle fasi di cesura politica e di regime del nostro paese». Non sono mancati interventi incentrati su gruppi dirigenti diversi, si pensi alla burocrazia e all’imprenditoria, o più difficilmente ascrivibili a specifiche realtà territoriali, come i militari e gli intellettuali.  In questa varietà di casi e vicende localizzate in spazi e tempi diversi  la sfida è quella di individuare alcuni aspetti comuni e problematiche, uno di questi, come ha evidenziato Luigi Musella, a conclusione dell’incontro avellinese del seminario, è lo specifico «ruolo dello Stato che gestisce conflitti tra diversi gruppi».

Come ha sottolineato Antonella Meniconi,  in occasione dell’ incontro conclusivo presso l’università La Sapienza, il confronto e la discussione avviata nel corso del seminario è tutt’altro che chiusa, anzi lascia aperte tante problematiche su cui continuare a riflettere: «il rapporto con il lungo periodo, il riproporsi del tema della ristrettezza dell’accesso alle classi dirigenti e tanti altri aspetti che meriterebbero di essere ulteriormente approfonditi, a partire dal ruolo ricoperto dai corpi intermedi nella storia dell’Italia contemporanea e dai rispettivi gruppi dirigenti».

Dopo il ciclo di tre incontri, il passo successivo è la preparazione di un volume collettaneo in cui raccogliere parte degli interventi. Ai partecipanti è stato richiesto di dare la propria disponibilità a far pervenire, entro la fine del 2017, un contributo di 30.000 battute. Gli studiosi che hanno avuto modo di inviare il proprio saggio sono ben 30. Prima di decidere sulla loro pubblicazione, le proposte saranno sottoposte ad una valutazione di blind-refrees.