Cerca

Premi Sissco 2023

Vincitori: Emilio Gentile per "Storia del fascismo", Alessandro Bonvini per "Risorgimento atlantico. I patrioti italiani e la lotta internazionale per le libertà" e Gianmarco Mancosu per "Vedere l’impero. L’Istituto Luce e il colonialismo fascista"

Il vincitore del Premio Senior

Emilio Gentile, Storia del fascismo, Roma-Bari, Laterza, 2022

Lavoro monumentale, di quasi millequattrocento pagine, di cui settanta di note, nove parti, sessantaquattro capitoli; summa di mezzo secolo di studi e ricerche, non solo sul fascismo italiano ma anche sui moderni caratteri dei regimi anti-democratici del ‘900, del massimo storico del potere fascista inteso sotto svariate angolature, i cui risultati sono tra i più noti e riconosciuti a livello internazionale, non solo storiografico: basterebbe questo incipit, per motivare il riconoscimento a uno studioso di tale rilievo. Non ne spiegherebbe però il senso vero. Qui, non si tratta infatti di una sorta di premio “alla carriera”, bensì del giudizio positivo e ponderato nei confronti di un volume destinato a diventare un ineludibile punto di riferimento tanto per gli storici (dell’Italia contemporanea e dei fascismi europei), quanto di ogni cittadino colto che abbia a cuore e interesse la storia e la memoria del nostro paese. Il libro riesce in un simile intento, per nulla scontato in un panorama editoriale spesso troppo rivolto agli specialisti, grazie al ritmo di una scrittura chiara e diretta, unita alla capacità affabulatoria di “raccontare” l’esperienza storica del fascismo quasi giorno per giorno, come se si trattasse di una specie di “inviato speciale” nel passato – ruolo che l’Autore assegna volutamente a se stesso – capace di vivere in quel tempo tra le due guerre mondiali e di rendere conto delle sue contraddizioni, delle sue molteplici facce, della complessità degli eventi collettivi e delle scelte individuali. Ne viene fuori un’autentica Storia del fenomeno fascista e del suo peso nella più ampia vicenda italiana ed europea. L’uso delle fonti coeve di svariato tipo, preponderante rispetto alla pur sterminata letteratura esistente sul fascismo, consente all’Autore di far parlare direttamente i protagonisti, non soltanto quelli più illuminati dalle luci della ribalta di regime ma anche i gerarchi di seconda fila, non per questo meno decisivi nel funzionamento dei meccanismi di un potere che intende farsi totalitario. Ciò, si badi bene, senza che mai l’intreccio dello sterminato lavoro si risolva in un anodino resoconto cronologico. In ogni pagina, piuttosto, si legge – e si “sente” – la pulsione a svelare il punto di vista dello storico, che della storia non si limita a raccontare le trame ma osa spiegare le ragioni profonde, controverse, interpretandole e in tal modo consegnando il passato alla diretta comprensione del presente e del suo tessuto civile.

I vincitori del premio opera prima

Alessandro Bonvini, Risorgimento atlantico. I patrioti italiani e la lotta internazionale per le libertà, Roma-Bari, Laterza, 2022

Il volume si inserisce autorevolmente nel filone di studi ottocenteschi che da qualche anno sta rinnovando e vivificando la ricerca sul Risorgimento italiano. Frutto di un attento e articolato scavo d’archivio e di fruttuosi confronti storiografici, caratterizzato da originalità e rigore scientifico, il lavoro appare apprezzabile in particolare per una, sempre meditata, prospettiva transnazionale. Quest’ultima, infatti, consente di illuminare il contributo, a volte sofferto, altre contraddittorio ma nel complesso vivificante, offerto da decine di personalità provenienti dalla eterogenea galassia risorgimentale italiana alle lotte per l’emancipazione politica dei popoli dell’America latina e, quindi, al loro coinvolgimento nelle convulse e spesso violenti fasi che seguirono l’indipendenza dalla Spagna e dal Portogallo. Da segnalare, ancora più nello specifico, lo sforzo posto dall’Autore al fine di inquadrare tale coinvolgimento non come il risultato di scelte individuali (che, naturalmente, pure ebbero un ruolo) ma quale sbocco naturale di un movimento politico, culturale e ideologico che sin dagli albori mostra di avere una propensione internazionale tesa a inquadrare le lotte per la rinascita italiana in un più generale contesto di rigenerazione politica europea e, per l’appunto, “transatlantica”. Il tutto, senza dimenticare l’ulteriore attenzione dell’Autore nel collocare entro una giusta ottica l’importanza della guerra di indipendenza greca e dei sollevamenti costituzionali spagnoli, letti come momenti fondamentali nel definire la vocazione internazionalista di settori importanti del Risorgimento italiano. Il riconoscimento vuole dunque esprimere interesse per una ricerca puntuale, mai autoreferenziale, che pur mostrando di avere radici profonde nella più nobile tradizione storiografica risorgimentale ha però avviato una fruttuosa – e in non pochi tratti avvincente – esplorazione verso nuove piste di investigazione che lasciano ben sperare sul futuro degli studi ottocenteschi italiani.

Gianmarco Mancosu, Vedere l’impero. L’Istituto Luce e il colonialismo fascista, Milano-Udine, Mimesis, 2022

Il libro si rivela non tanto e non solo l’esito – in certo modo classico e al contempo auspicabile – degli studi di dottorato condotti dall’Autore e della relativa tesi, bensì si mostra quale prodotto maturo di un ulteriore e lungo lavoro di ricerca, giungendo dopo un decennio da quelle esperienze. Uno dei segni distintivi della monografia è che, al di là del titolo specifico, nelle sue pagine vengono in realtà affrontate più dimensioni, tutte inestricabili nelle loro relazioni e influenze reciproche, con un adeguato approfondimento e una rilevante capacità di maneggiare fonti dalla natura plurima, incrociandole in modo fecondo (scritte, raccolte in più archivi; video; iconografiche). Si tratta dunque non soltanto di una storia del colonialismo – sia italiano nel suo complesso, sia fascista (visto che opportunamente l’Autore si muove già “da Adua a Tripoli”, tra fine ‘800 e primi ‘900) – letto e interpretato attraverso le lenti di una delle principali “invenzioni” modernizzatrici del regime italiano, quell’Istituto Luce che, soprattutto negli anni ’30 e ’40, diviene cruciale nel contesto di un fascismo che gioca una delle sue partite principali proprio nei modi, tempi e tecniche della raccolta di consenso, dell’irreggimentazione, della seduzione propagandistica sulla vita degli italiani. A questi due terreni di studio, se ne affiancano altri tre: il libro è infatti anche una storia in sé di uno dei media decisivi del secolo XX, il cinematografo, soprattutto nella sua veste documentaristica; quindi del mito imperiale, naturalmente, trave portante della romanità fascista e rilancio totalitario del regime intorno al conflitto etiopico; e poi delle “policratiche” turbolenze nella “terra di mezzo” del fascismo, sempre agitata e lacerata da scontri intestini, feroci guerre interpersonali, ambizioni individuali all’ombra del potere centrale. Questi cinque piani trovano nel lavoro infine edito a stampa una convincente sintesi, soprattutto per le capacità interpretative dell’Autore, che mai si sottrae al “dovere” dello storico di correre l’alea dello spiegare, motivare, fondare il proprio ineludibile punto di vista.