Adam Arvidsson
La seconda metà degli anni cinquanta vide l’affermarsi di due istituzioni centrali della modernità fordista: I consumi di massa e la ricerca sociologica. Con la crescita economica e lo sviluppo del sistema distributivo ed, ancora di più la televisione e la stampa settimanale femminile, i consumi di massa ed i nuovi modelli culturali ad essi legati ebbero una diffusione capillare per tuta la penisola. Agli occhi dei sociologi, che videro la loro disciplina come una sorta di scienza della programmazione, con la responsabilità per la guida del processo di modernizzazione, i consumi di massa impressionarono per le loro capacità di suscitare un profondo cambiamento non solo sociale, ma anche antropologico. Sembrava che i contadini che guardavano la televisioni o le ragazze che cominciavano ad usare i cosmetici non sarebbero stati poi mai più gli stessi. Nelle varie interpretazioni sociologiche questo cambiamento ’consumistico’ venne pero solitamente visto come un cambiamento mancato. I consumi di massa erano perfettamente in grado di distruggere il vecchio tessuto sociale, ma da soli non potevano crearne uno nuovo. Il primo tentativo di teorizzare seriamente il ruolo dei consumi di massa nel processo di modernizzazione fu il volume di Francesco Alberoni intitolato Consumi e società (pubblicato nel 1964 ma basato su saggi pubblicati nei primi anni sessanta e su ricerche eseguite negli ultimi anni cinquanta). L’argomento di Alberoni sottolineò la potenziale funzione costruttiva dei consumi di massa, suggerendo che potessero fare da base per una nuova forma di integrazione social adatta alle esigenze di una società industriale moderna e ’post-tradizionale’. In questa relazione tenterò di dare un contesto storico del saggio di Alberoni guardando sia ai dibattiti generali su consumi di massa che ai dibattiti sulla modernizzazione che si svolsero intorno a gli ambienti del Università Cattolica dei quali lo stesso autore faceva parte. Cercherò inoltre di esaminare la relazione fra il modello sociologico proposto da Alberoni e la ricerca di un novo modello sociale cattolico adatto alle esigenze della società industriale che era in corso negli ambienti più ’progressisti’ della cultura democristiana.