INDICE:
1. Attività della Società:
1.1.Verbale dell’Assemblea generale della SISSCO
1.2.Bilancio e relazione del tesoriere
1.3.Verbale della riunione del Direttivo del 25.5.1993
2.1. Concorsi di la fascia di Storia Moderna e di Storia Contemporanea
2.2. Concorsi per dottorati di ricerca
3.1. IMES
3.2. IRSIFAR
3.3. ISRMO
3.4. Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico
3.5. Istituto Alcide Cervi
3.6. Fondazione Ernesto Ragionieri
3.7. Fondazione Lelio e Lisli Basso
3.8. Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia
4.1. Fondazione Luigi Einaudi
4.2. Istituto italiano per gli studi storici
5.1. I musei sulla Grande Guerra
5.2. Tempo libero e società di massa nell’Italia del 900
II convegno su Biblioteche e utenza, Roma, 21-22 gennaio 1993
7.1. Lettera del CDEC
7.2. Lettera circolare
Le candidature proposte dal direttivo
Scheda di voto
1. ATTIVITA’ DELLA SOCIETA’
1.1. Verbale dell’assemblea generale della SISSCO del 6.4.1993
POMBENI illustra il lavoro svolto durante 1′ anno e ribadisce che l’obiettivo principale della SISSCO consiste per un verso nell’offerta di una puntuale informazione intorno ai problemi della contemporaneaistica, per l’altro nel proporsi a sede di elaborazione di una ermeneutica della crisi che attualmente colpisce il sistema universitario nel suo insieme. Dichiara poi decaduti da soci della SISSCO i morosi e nota come l’associazione abbia trovato adesioni soprattutto tra i più giovani. Ricorda che i punti all’ordine del giorno sono i seguenti: scelta del luogo e del tema per il seminario annuale del prossimo anno, rinnovo di due membri del direttivo.
SALVATI propone di dare continuità alla data e alla sede del seminario annuale (la settimana prima di Pasqua, a S. Miniato); riferisce che Lyttelton propone di offrire ai soci (dietro versamento di 10.000 lire annue in più) l’iscrizione all’ASMI insieme a quella alla SISSCO. Illustra infine il bilancio (allegato) per il 1992/93. Il bilancio viene approvato all’unanimità.
ROMANELLI sottolinea uno scarto tra ciò che l’associazione in questo momento è e ciò che i mezzi disponibili consentirebbero di fare. Invita i soci a impegnarsi in prima persona, in modo da rendere effettivamente l’associazione un luogo di informazione e di discussione. In particolare propone che: vengano date tutte le informazioni possibili al Bollettino; venga organizzato in autunno un incontro per l’assegnazione del premio SISSCO (per la cui mancata tempestiva preparazione critica il direttivo uscente); vengano riattivate e riunite le commissioni già esistenti chiamate a occuparsi di istituzioni culturali e archivi. Critica poi il recente disegno-legge di riforma dei meccanismi concorsuali in merito al punto della idoneità. sottolineando i rischi del nuovo meccanismo, che, dispensando le Università dall’obbligo di chiamata degli idonei, erode la dimensione nazional-statale della professione e sancisce la rinuncia a quello che a suo parere è un principio normativo di formazione della burocrazia nello stato moderno europeo. Propone poi di riflettere intorno al ruolo assolto oggi dall’insegnamento della storia (curricula universitari, laurea in storia). Chiede infine che di qui a due anni venga organizzato (secondo un consolidato modello vigente negli USA) il I congresso degli storici contemporaneisti italiani, in modo da fare il punto sulla contemporaneistica in Italia oggi.
ANANIA lamenta la scarsa “visibilità” della SISSCO e propone di ovviarvi organizzando durante l’anno più seminari su temi diversi. Invita la SISSCO a formare una commissione concorsi che elabori un progetto o delle relazioni da sottoporre all’assemblea dei soci. Lancia l’idea di organizzare un seminario insieme all’IMES a Roma e di rinforzare i legami con istituzioni “sorelle” straniere.
GALLI DELLA LOGGIA ringrazia il direttivo per il lavoro svolto e si associa alle proteste di Romanelli per la mancata organizzazione del premio SISSCO. Suggerisce di ripensare la formula del seminario annuale, dal momento che vi partecipano sempre meno soci e che la discussione è spesso stentata. Sollecitato da più soci, POMBENI dà a questo punto lettura dell’elenco dei morosi.
PEZZINO si chiede come mai l’associazione stia perdendo adesioni soprattutto nel Mezzogiorno e suggerisce di organizzare i futuri lavori con una struttura seminariale più agile.
DOGLIANI dichiara di non avvertire disagio per l’assottigliarsi delle presenze ai
seminari e constata con piacere che a riconoscersi nella SISSCO sono soprattutto i più giovani, i quali hanno problemi specifici, ad esempio la difficoltà a pubblicare. Si ripromette di indire presto una riunione intorno a questo tema.
SOLDANI lamenta anch’essa la presenza di uno iato tra aspettative e risultati. Propone una programmazione di lungo periodo (piuttosto che una moltiplicazione delle iniziative) e suggerisce di differenziare il seminario autunnale da quello annuale dal punto di vista del taglio. Per autunno, propone un seminario sulle nuove collane di storia, nel quale sarà opportuno coinvolgere direttamente gli editori. Chiede che le commissioni lavorino intorno ai seguenti temi: corsi di laurea in storia, dottorato, collocazione della storia contemporanea nei corsi di laurea. Ne riferiranno poi – in mezza giornata – nel corso dei seminario annuale, che, oltre alla parte scientifica, dovrà prevederne una dedicata a questioni di profilo professionale. Quanto al premio, segnala come l’anno scorso si fosse avuta la sensazione che non interessasse molto. Per questo motivo quest’anno ne è stata ritardata la preparazione.
LYTTELTON rilancia la proposta, già avanzata da Salvati, di gemellarsi con l’ASMI. Propone un rafforzamento dei legami con le istituzioni estere, da realizzare attraverso l’invito di studiosi di altri paesi al seminario annuale. Riferisce le sue impressioni sul seminario di gennaio a Pisa e propone di strutturare diversamente il seminario annuale. Si tratterà di inviare anticipatamente un paper riassuntivo delle relazioni, in modo da rendere possibile la preparazione del dibattito.
QUAGLIARELLO propone che venga riadottata la formula sperimentata già l’anno passato all’isola d’Elba (una sola relazione, con 1′ intervento programmato di un certo numero di commentators). Si unisce ai lamenti per la mancata assegnazione del premio SISSCO. Osserva che quanti, del direttivo uscente, si sono trovati nell’impossibilità di partecipare attivamente ai suoi lavori, avrebbero forse dovuto presentare le proprie dimissioni, cos? da consentire nuovi ingressi.
GAUDIO chiede che venga stilato un nuovo elenco aggiornato delle tesi di dottorato in storia contemporanea.
POMBENI propone che il premio SISSCO venga assegnato a ottobre, nell’ambito del seminario sull’editoria proposto da Soldani. Chiede che al direttivo venga concesso un certo margine di elasticità sulle modalità di organizzazione del seminario annuale. Propone due incontri intermedi su: 1. i concorsi; 2. l’insegnamento della storia nell’ambito del sistema scolastico italiano. Propone, infine, come temi possibili per il prossimo seminario annuale: 1. il suffragio politica. società. dottrine); 2. la comparazione nella contemporaneistica. Chiede che si proceda, intanto, alla votazione sulla sede e sulla data.
ROMANELLI per il seminario di ottobre propone il tema: profilo professionale e insegnamento della storia nella scuola. Chiede che le relazioni tenute in questi giorni vengano sbobinate e pubblicate in un quaderno, da presentare e da discutere in occasione del seminario di ottobre. Si vota a proposito delle proposte per il seminario di ottobre. Il tema editori
a raccoglie 21 voti, quello presentato da Romanelli 4 voti. Si vota poi a proposito di sede e data del prossimo seminario annuale. A maggioranza si decide di confermare la sede e la data di quest’anno (S. Miniato, la settimana prima di Pasqua).
A questo punto vengano avanzate nuove proposte intorno al tema per il prossimo seminario annuale. SOFRI propone: il ritorno della geopolitica; LYTTELTON: Suffragio ed elezioni. Meccanismi e risultati; GALLI DELLA LOGGIA: L’Italia unita e la classe dirigente; POMBENI: 1 caratteri originari della storia d’Italia. Intervengono nella discussione Mazzonis (che chiede al direttivo di presentarsi al prossimo seminario annuale con una proposta in proposito già articolata), Quagliariello, Polsi. Si passa alla votazione. Approvato
all’unanimità, come tema per il prossimo seminario annuale SISSCO, è: L’Italia unita e la classe dirigente. Nell’appendice di discussione viene ripreso, senza che si arrivi a una decisione operativa, il tema della pubblicazione dei lavori del seminario annuale SISSCO. Intervengono in proposito Pombeni, Romanelli, Soldani, Pezzino. Si passa poi alla votazione per l’elezione di due nuovi membri del direttivo, che prenderanno il posto degli uscenti Soldani e Lyttelton. Ottengono voti i seguenti soci: Paolo Pezzino -18 voti; Patrizia Dogliani – 16 voti; Ernesto Galli Della Loggia, Adrian Lyttelton, Simonetta Soldani, Alberto Banti 1 voto. I due membri nuovi del direttivo sono dunque Paolo Pezzino e Patrizia Dogliani.
1.2. Relazione del tesoriere Mariuccia Salvati
Bilancio consuntivo 1992
Non è il caso di ripetere quanto già osservato nella relazione presentata a Marciana relativa all’anno 1991: si conferma, infatti, anche per questo secondo anno di attività che l’espansione dei soci, secondo le dimensioni e la direzione auspicate al momento dell’avvio della Sissco, non è avvenuta. Il che, per l’anno trascorso, si può in parte attribuire anche alle difficoltà del trasferimento della sede da Pisa a Bologna e al conseguente concentrarsi delle attività (e quindi anche della campagna per le associazioni) soprattutto nella seconda parte dell’anno Sissco, cioè nei primi mesi del 1993. Sembra emergere, tuttavia, una nuova tendenza: mentre alcuni soci iniziali non hanno più rinnovato, si segnala l’ingresso di nuovi aderenti, in genere appartenenti alle fasce più giovani di età e di carnera. Lasciando all’assemblea il compito di valutare questa significativa trasformazione, mette conto rilevare dal punto di vista contabile che questo si è tradotto – nonostante il rinnovo del contributo del CNR – in un saldo passivo del bilancio dell’attività dell’anno 1992, compensato dal residuo patrimoniale del 1991, sceso per conseguenza da 19 milioni a 12,7.
Bilancio di previsione 1993
Entrate: oltre al finanziamento Cnr per l’assemblea annuale, si è calcolato il solo rinnovo delle quote dei soci attualmente in regola: naturalmente si torna a invitare tutti i soci perché collaborino alla campagna per le nuove associazioni.
Uscite: anche qui il bilancio di previsione si limita a ricalcare il consuntivo 1992; le uscite sono cioè concentrate sulle voci bollettino (che grazie al nuovo gruppo di lavoro assicura una continuità di informazioni a un ritmo almeno trimestrale), seminario annuale (che speriamo tenere ancora nella sede I Cappuccini che si è rivelata accogliente e conveniente per i singoli soci e per 1′ associazione) e prestazioni professionali (per le stesse voci e per la segreteria). Anche per il prossimo anno di attività si prevede almeno un’altra iniziativa seminariale, oltre al premio Sissco che dal 1993 è oggetto di un apposito incontro previsto per 1′ autunno.
Un ultimo suggerimento riguarda l’opportunità, al fine di confermare e accrescere il nostro parco-soci nonché facilitare il lavoro organizzativo, di favorire iniziative in collaborazione con altre istituzioni, come Dipartimenti universitari (v. il caso del seminario di Pisa), Istituti di storia, riviste, ecc., in città diverse.
BILANCIO CONSUNTIVO 1992
ENTRATE
1) SOCI
a) Rinnovi quote 1991-92 (21 per 100.000) £ 2.100.000 b) Rinnovi quote 1992-93 (15 per 100.000) £ 1.500.000
c) Nuove adesioni 1991-92 ( 7 per 150.000) £ 1.050.000
d) Nuove adesioni 1992-93 ( 3 per 150.000) £ 450.000
e) Anticipi quote 1993-94 (1 per 50.000) £ 50.000
Totale soci £ 5.150.000
2) FINANZIAMENTI
a) CNR £ 4.000.000
3) INTERESSI ATTIVI 1992
a) C/C postale Pisa £ 50.690
b) Carimonte Bologna £ 667.552
c) Interessi BOT £ 113.200
Totale interessi £ 831.442
TOTALE ENTRATE £ 9.981.442
TOTALE SOCI AL 31-12-1992 N. 169
USCITE
1) SPESE LEGALI, NOTARILI E FISCALI
(tasa annuale Iva) £ 100.000
2) SPESE GENERALI
a) Spese gestione conti correnti
(oneri bancari e fiscali) £ 325.960
b) Timbri £71.300
Totale spese generali £ 397.260
3) SPESE DI CANCELLERIA £196.700
4) SPESE POSTALI £ 1.244.850
5) SPESE DI TIPOGRAFIA E FOTOCOPIE
a) Tipografia per stampa bollettino £1.076.100
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b) Fotocopie £6.120
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Totale tipografico e fotocopie £ 1.082.220
6) MISSIONI E TRASFERTE PER I RELATORI
a) Rimborsi spese viaggio £ 435.000
b) Rimborso alberghi, pernottamenti £ 101.000
Totale missioni e trasferte £ 536.000
7) PREMIO SISSCO 1992 £ 1.120.000
8) SEMINARIO ANNUALE SISSCO
a) Spese postali £ 649.950
b) Cancelleria £ 29.000
c) Fotocopie £ 291.200
d) Agenzia organizzazione seminario £ 2.773.000
e) Pasti e coffee break £ 2.537.500
f) Rimborsi viaggi e pernottamento £ 481.400
Totale spese seminario Marciana (Elba) £ 6.762.050
9) COMPENSI PRESTAZIONI PROFESSIONALI
a) Segreteria e Amministrazione Sissco £ 4.000.000
b) Ritenute di acconto £ 940.000
Totale prestazioni professionali £ 4.940.000
TOTALE USCITE £ 16.379.080
TOTALE ENTRATE £ 9.981.442
TOTALE USCITE £ 16.379.080
SALDO PASSIVO AL 31-12-1992 £ 6.397.638
RESIDUO ATTIVO AL 31-12-1991 £ 19.196.444
SALDO ATTIVO TOTALE
DAL 1-3-1990 AL 31-12-1992 £ 12.798.806
BILANCIO DI PREVISIONE 1993
ENTRATE
1) RESIDUO AL 31-12-1992 £ 12.798.806
2) SOCI
a) Rinnovi 1992-93 (124 per 100.000) £ 12.400.000
b) Rinnovi 1993-94 £ 10.000.000
c) Nuove adesioni 1992-93 (2 per 150.000) £ 300.000
Totale soci £ 22.700.000
3) FINANZIAMENTO CNR £ 4.000.000
4) INTERESSI CONTI CORRENTI £ 800.000
TOTALE ENTRATE £ 40.298.806
USCITE
1) SPESE LEGALI, FISCALI E CANCELLERIA £ 1.000.000
2) SPESE GENERALI TENUTA CONTI CORRENTI £ 350.000
3) SEMINARIO PISA (buffet) £ 726.000
4) SEMINARIO ANNUALE SISSCO £ 5.000.000
5) PREMIO SISSCO £ 3.000.000
6) BOLLETTINO
a) N. 5 bollettini £ 3.000.000
b) Collaborazioni £ 1.000.000
c) Spese postali £ 1.000.000
Totale £ 5.000.000
7) ELENCO SOCI AGGIORNATO £ 1.000.000
8) COMPENSI PROFESSIONALI E RITENUTA ACCONTO £ 4.940.000
TOTALE USCITE £ 21.016.000
ALTRE INIZIATIVE £ 19.282.806
TOTALE USCITE £ 40.298.806
1.3. Verbale della riunione del Direttivo, Bologna, 25 maggio 1993.
Il Direttivo della SISSCO si riunisce alle ore 11 presso i locali del Dipartimento di Politica, Istituzioni, Storia, dell’Università di Bologna. Sono presenti, oltre al presidente Paolo Pombeni, Patrizia Dogliani, Paolo Pezzino, Mariuccia Salvati. Assenti giustificati Marco Meriggi e Francesco Traniello. Assente Giuseppe Barone. All’ordine del giorno i seguenti temi:
1. Premio SISSCO. 2. Scelta del tema e del luogo per il seminario intermedio. 3. Organizzazione dell’assemblea e del seminario annuali. 4. Varie ed eventuali.
1. Vengono definiti gli autori e le opere da proporre al voto dei soci. Il Bollettino in uscita all’inizio dell’estate recherà le schede di segnalazione e di voto con l’invito a far conoscere le proprie scelte entro il 15 settembre. Gli autori proposti per la sezione saggistica sono: Michela De Giorgio; Silvio Lanaro; Guido Quazza; Andrea Riccardi. Per la sezione ricerche: Eugenio Biagini; Antonino De Francesco; Enuna Mana; Brunello Mantelli; Maurizio Ridolfi. Si definisce inoltre la giornata della premiazione, da tenersi a Roma, giovedì 28 ottobre 1993, presso la Fondazione Lelio Basso. In tale occasione il Direttivo, in base al parere espresso dall’assemblea dei soci, decide di organizzare un seminario per l’intera giornata, sul tema Editoria e storia contemporanea. una collaborazione possibile. A tale seminario saranno invitati i soci e i rappresentanti delle case editrici maggiormente operanti nell’editoria storica universitaria. II Direttivo ritiene di affidare a Nicola Tranfaglia la presidenza del seminario e di chiedere ad altri storici di diverse generazioni ed esperienze di intervenire nel dibattito; tra questi si individuano Silvio Lanaro, Paolo Macry, Pasquale Villani, Patrizia Dogliani, Salvatore Lupo, Gaetano Quagliariello, che saranno interpellati. Salvati e Dogliani si occuperanno della sua organizzazione. La giornata potrebbe scandirsi, dalle ore 11 alle ore 17, in diverse fasi: interventi sul tema; un buffet; presentazione del premio, dei libri prescelti, proclamazione e premiazione dei vincitori; parola agli editori e dibattito finale.
2. Dopo un’ampia valutazione di temi e di luoghi, il direttivo propone di tenere il seminario intermedio, di fine gennaio, a Torino sul tema II sud. un problema della storia italiana. Si individuano tre relatori ai quali verrà chiesto di intervenire: Piero Bevilacqua, Mario Isnenghi, Paolo Pezzino. Verrà chiesto a Francesco Traniello di curare il seminario. La scelta del luogo e del tema è motivata dall’intenzione di proporre alla comunità degli storici del nord un tema ormai discusso e maturato nella storiografia meridionale. Potrà essere l’occasione per un incontro tra storici del settentrione e del meridione nell’ambito di una ridiscussione complessiva della storia italiana contemporanea. La scelta di Torino è inoltre
motivata dal fatto che tale città non ha mai ospitato un’iniziativa della SISSCO pur raccogliendo numerosi suoi soci.
3. Organizzazione del seminario Classi dirigenti nella storia dell’Italia unita, in concomitanza con l’assemblea annuale dei soci della SISSCO. Il seminario e l’assemblea si terranno, come è stato deciso dall’assemblea annuale del 1993, a San Miniato nel periodo pasquale.
Vengono individuate tre relazioni portanti ed almeno due discussants per ciascuna di esse. Paolo Pezzino si occuperà dell’organizzazione del seminario. Verranno interpellati per le relazioni Raffaele Romanelli (periodo dall’Unità al fascismo); Nicola Tranfaglia (il fascismo); Mariuccia Salvati (il secondo dopoguerra). Come discussants il direttivo propone Marco Meriggi (il formarsi dei quadri nel periodo pre-unitario) – Giovanni Sabbatucci; Gabriele Turi – Guido Melis; Silvio Lanaro – Paul Ginsborg.
Verranno inoltre sentiti altri studiosi perché garantiscano interventi su temi specifici; ad es. il formarsi di quadri cattolici e socialisti nelle amministrazioni locali; gli intellettuali; alcuni profili di deputati; potere economico e potere politico; i quadri tecnici.
4. Pombeni invierà al più presto, prima dell’estate, una lettera informativa ai soci e di sollecito e di richiamo per coloro che sono in ritardo con i versamenti associativi. Dogliani propone di ridurre le quote d’iscrizione alla SISSCO per addottorandi e titolari di borse post-dottorato a 50mila. La proposta viene approvata. Salvati chiede di fare il punto sulla questione dei raggruppamenti disciplinari e concorsuali e propone di affidare a Claudio Pavone la ripresa dell’indagine e del dibattito. Viene infine affidato a Dogliani e Meriggi il compito di chiudere il bollettino prima dell’estate. In autunno la redazione, composta da Dogliani, Meriggi, Pezzino, Salvati e Tobia tornerà a riunirsi regolarmente. Alle ore 17 la riunione viene conclusa.
AGGIORNAMENTO CONCORSI
2.1. Concorso di la fascia di Storia Moderna e di Storia Contemporanea
I commissari del Concorso di la fascia di STORIA MODERNA:
Orazio Cancila (Palermo)
Alberto Caracciolo (Roma)
Giuseppe Giarrizzo (Catania)
Luigi Lotti (Firenze)
Francesco Pitocco (Roma)
Paolo Simoncelli (Roma)
Corrado Vivanti (Roma)
I commissari del concorso di la fascia di STORIA CONTEMPORANEA:
Carlo Felice Casula (Cagliari)
Simona Colarizi (Napoli)
Franco Della Peruta (Milano)
Ernesto Galli Della Loggia (Perugia)
Renato Moro (Camerino)
Paolo Pombeni (Bologna)
Nicola Tranfaglia (Torino)
Francesco Traniello (Torino)
Angelo Varni (Bologna)
2.2.CONCORSI PER DOTTORATI DI RICERCA
Dottorato di ricerca di Bari, Storia economica. sociale e religiosa dell’Europa
VIII ciclo (senza distinzione di curriculum). Commissione: Paolo Macry (presidente), Biagio Salvemini, Fino (segr.). Numero dei posti a concorso: 3.
Le prove si sono svolte nei mesi di novembre e dicembre 1992. Hanno presentato domanda 60 candidati, dei quali si sono presentati alla prova scritta in 23.
Titoli dei temi proposti: 1. Le forme di organizzazione dello stato nell’esperienza europea fra tardo Medioevo e prima età contemporanea. Il candidato sviluppi il tema in riferimento ad un ambito spazio-temporale di sua scelta; 2. Continuità e discontinuità nella storia europea. Il candidato illustri il tema ed il relativo dibattito storiografico con riferimento a fasi storiche ed aree geografiche di sua scelta; 3. Un problema della storia economicosociale o religiosa europea nel dibattito storiografico dell’ultimo cinquantennio. Il tema sorteggiato è stato il terzo.
Alla prova orale sono stati ammessi: Massimo Cattaneo (laurea in Lettere, Università di Roma, 1992); Laura Dolce (laurea in Lettere, Università di Bari, 1991); Maria Pia Donato (laurea in Lettere, Università di Roma, 1992); Roberto Gualtieri (laurea in Lettere, Università di Roma, 1992); Ermanno Taviani (laurea in Lettere, Università di Roma, 1992).
La graduatoria finale (tra parentesi i punteggi): I. Cattaneo (50/55); 2. Donato (55/45); 3. Dolce (48/50); 4. Taviani (48/45); 5. Gualtieri (48/40).
3. ISTITUZIONI
3.1. IMES. Istituto meridionale di storia e scienze sociali Via Brigata Catanzaro 6, 88100 Catanzaro, tel. 0961-782397
MERIDIANA. Rivista di storia e scienze sociali Via Mentana, 2 – II Palazzina, 00198 Roma, tel. 06-4440610, fax: 06-4440607
ATTIVITA’ DELL’IMES 1986-1992
1. FINALITA’ E INTENDIMENTI
L’Istituto meridionale di storia e scienze sociali (IMES) è nato nel gennaio del 1986 per iniziativa di un gruppo di studiosi legati da una comune esperienza di ricerca intorno ai problemi della Calabria contemporanea. Il gruppo aveva redatto, nel 1984-’85, una Storia della Calabria contemporanea nella serie Le Regioni della Storia d’Italia Einaudi, nella quale per la prima volta, era stato posto in rilievo il carattere forte e decisivo dei cambiamenti verificatisi in età recente anche in questa regione, tradizionalmente considerata come uno dei poli più immobili dell’arretratezza meridionale. In effetti, ad una ricognizione scientifica attenta è stato possibile verificare come – pur tra mille contraddizioni e scompensi, e nel quadro di processi che hanno avuto ed hanno drammatici risvolti di disagio e malessere sociale – si siano sviluppati potenti processi di trasformazione, tali da prospettare a pieno titolo, soprattutto negli ultimi decenni, l’inserimento della Calabria nelle vicende dell’Italia e dell’Europa contemporanee.
Pubblicato quel volume, venne maturando nel gruppo la convinzione che convenisse dare continuità e sviluppo alle ricerche intraprese, costituendo una sede scientifica che assumesse come compito programmatico lo studio delle trasformazioni della società calabrese contemporanea. Fu subito evidente, però, che, se si voleva dare effettivo respiro scientifico all’iniziativa, non era possibile limitarla alla sola Calabria, e che occorreva allargare l’orizzonte degli studi fino a comprendere in primo luogo l’intero Mezzogiorno d’Italia. Ma in un certo senso lo stesso Mezzogiorno non si presentava come una dimensione di per sé sufficiente: se si voleva comprendere effettivamente la dinamica dei processi dello sviluppo meridionale, si doveva allargare l’indagine a tutti gli altri “Mezzogiorni”, alle altre realtà mediterranee e periferiche d’Europa.
Reinserire la Calabria e il Mezzogiorno nel circuito complessivo della storia e del presente delle società contemporanee è, in sintesi, l’idea guida che orienta fin dalla nascita le attività dell’Istituto. A questo scopo – ed è questa l’altra caratteristica preminente che fu scelto di dare all’Imes – bisognava studiare i processi della trasformazione cumulando gli apporti di tutte le diverse discipline, storiche, economiche, sociologiche e antropologiche, in uno sforzo collettivo di comprensione che avvicinasse le diverse pratiche scientifiche.
Su queste basi il gruppo iniziale dei fondatori (Augusto Placanica, Piero Bevilacqua, Carmine Donzelli, Sergio Bruni, Domenico Cersosimo, Fortunata Piselli, Giovanni Travaglini) ha raccolto altre forze scientifiche disponibili, aggregando attorno all’Istituto autorevoli personalità delle scienze storiche (da Pasquale Villani a Giuseppe Barone, da Maurice Aymard a Paolo Macry), economiche (da Augusto Graziani a Pasquale Saraceno, al compianto Manlio Rossi Doria), sociologiche (da Arnaldo Bagnasco, a Carlo Trigilia a Piero Fantozzi a Raimondo Catanzaro), antropologiche (da John Davis a Gabriella Gribaudi a Renate Siebert).
L’ATTIVITA’ SCIENTIFICA 1986-1992
Seminari “portanti”:
Si tratta dei seminari generali dell’Istituto, che coinvolgono tutti i suoi iscritti e raccolgono anche, di volta in volta, un numero significativo di studiosi italiani e stranieri.
Nel corso del 1986 sono stati organizzati due seminari a Copanello (Catanzaro). Il primo, che si è svolto nei giorni 21-22 aprile, aveva per titolo Mercati e borghesie, il secondo invece trattava del tema Territorio e circuiti politici ed ha avuto luogo nel giugno dello stesso anno. Nei giorni 2-4 giugno 1987, si è invece tenuto, sempre a Copanello, un seminario dal titolo Potere locale. politica e istituzioni. Un altro seminario ha avuto luogo ad Acireale nei giorni 2-4 giugno 1988 sul tema Le città del Mezzogiorno.
Nel 1990 e nel 1991 sono stati svolti quattro seminari (due all’anno), secondo il seguente calendario:
Imprenditori e Mezzogiorno, Cosenza-Copanello (Catanzaro), 14-16 maggio 1990. In collaborazione col Formez e L’Università della Calabria.
Usi e costruzioni del territorio meridionale, Foggia-Mattinata, 8-10 ottobre 1990. In collaborazione con la Regione Puglia e la Provincia di Foggia.
Palermo Napoli Marsiglia Poteri e politiche pubbliche in tre metropoli mediterranee, Ischia (Napoli), 23-25 maggio 1991. In collaborazione con il Centre d’études et de Recherches sur l’Italie méridionale dell’Ecole Francaise de Rome.
Ancella o regina? La storia locale come territorio di ricerca, Caltanissetta, 5-7 dicembre 1991. In collaborazione con L’Archivio di Stato di Caltanissetta.
Accanto ai seminari portanti, un terzo appuntamento raccoglie ogni anno i soci dell’Istituto. Si tratta di un Seminario interno di discussione e progettazione comune, che si tiene attorno ai mesi estivi con l’obiettivo di predisporre le linee di ricerca e i programmi per l’anno successivo.
ATTIVITA’ DI RICERCA
Accanto alle attività di elaborazione collettiva, che coinvolgono tutti i membri dell’Istituto, vi sono una serie di iniziative di ricerca che sviluppano progetti di indagine specifici, elaborati su iniziativa dell’Istituto o su commessa di altri enti, istituzioni, organismi.
Sarà opportuno richiamare qui i principali di questi gruppi di ricerca, che sono stati o sono ancora attivi nel periodo considerato:
Le città calabresi nella storia e nel presente
Committente: Regione Calabria
Direttore: Arch. Lorenzo Bellicini
Il ceto politico meridionale: caratteri ed evoluzioni
Committente: Fondazione Agnelli Direttore: Dott. Carmine Donzelli Indagine-censimento sulle associazioni culturali nel Mezzogiorno d’oggi Committente: Formez
Direttore: Prof. Carlo Trigilia
Banca e impresa nel Mezzogiorno
Committente: pool di istituti di credito in via di definizione Direttore: Prof. Marcello Messori
Osservatorio sui problemi della società calabrese
Committenti: Formez e Regione Calabria
Direttore: Dott. Domenico Cersosimo
FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO
Un importante settore delle attività dell’Istituto è costituito dai progetti nel campo della formazione. In questo ambito due sono state, in questi anni, le direttrici di lavoro individuale: l’insegnamento della storia contemporanea nella scuola media superiore, con particolare riferimento allo studio della storia del Mezzogiorno; l’aggiornamento dei quadri sindacali meridionali rispetto alla conoscenza e alla lettura del contesto complessivo e contraddittorio nel quale si trovano ad operare.
Rispetto al primo tema, dopo una serie di esperienze di corsi di aggiornamento per gli insegnanti delle scuole superiori calabresi, è stato messo a punto un progetto di aggiornamento a distanza, intitolato MERIDIANA-SCUOLA-FORMAZIONE, che sta lavorando alla costruzione di una serie di pacchetti multimediali di aggiornamento didattico: il primo di questi pacchetti, ormai in via di definitiva realizzazione, riguarda una nuova considerazione complessiva della storia del Mezzogiorno contemporaneo ed è così articolato:
Come si è trasformato il Mezzogiorno
I. Breve storia dell’Italia Meridionale (XIX-XX secolo). Testo base di Piero Bevilacqua.
II. Percorsi tematici. Lezioni di Placanica, Sori, Bellicini, Banti, Masullo, Cersosimo, Rosa, Pezzino, Gribaudi, Bonetta, Placanica, Riccardi, Trigilia, Lupo, Donzelli, Bruni, Volpe, Pezzino.
III. Documenti. Testi antologici e schede di percorsi didattici a cura di Alberto Banti e Maria Pia Donat-Cattin.
IV. Atlante. Carte, grafici e figure, a cura di Alberto Banti e Maria Pia Donat-Cattin.
V. Video didattici di Chiara Ottaviano, realizzati dallo studio Cliomedia di Torino. Si tratta di sei unità video, della durata di 27 minuti ciascuna. I video si presentano in tre coppie, che trattano rispettivamente i seguenti argomenti:
– Ambiente, agricoltura e uomini – Imprese, imprenditori, sviluppo – Politica, consenso, clientele
VI. Guida all’uso del set, a cura di Alberto Banti, Maria Pia Donat-Cattin e Chiara Ottaviano.
Nei giorni 18-20 maggio 1992 l’IMES in collaborazione con l’assessorato alla pubblica istruzione del comune di Catanzaro ha organizzato una serie di lezioni rivolte agli insegnanti e agli studenti della scuola secondaria superiore sugli ultimi cinquant’anni di storia italiana. Le lezioni complessivamente intitolate L’Italia del secondo novecento sono state tenute dai professori: Bevilacqua, Carboni, De Luna, Ginsborg, Lanaro, Levi, Pavone, Trigilia.
LA RIVISTA “MERIDIANA”
A tutte queste attività l’Istituto ha affiancato nel periodo considerato la regolare pubblicazione della sua rivista quadrimestrale. Nel periodo considerato sono stati pubblicati i seguenti numeri: 1. Mercati; 2. Circuiti politici; 3. Materiali ‘ 88; 4. Poteri locali; 5. Città; 6. Materiali ’89; 7-8 Mafia; 9. Materiali ’90; 10. Territorio; I1-12 Imprese; 13. Politica e storia; 14. Banche; 15. Materiali ’92.
3.2. IRSIFAR. Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla resistenza.
Via della Penitenza, E’ stato fondato nell’aprile 1964. Ai sensi della legge 16 gennaio 1967 è associato all’INSMLI (Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia).
Si tratta di una istituzione a base associativa. Sono organi dell’Istituto: l’assemblea dei soci, il comitato direttivo, il presidente, il consiglio di presidenza, il collegio dei revisori dei conti.
Il consiglio direttivo è formato da: Massimo Canevacci, Paola Di Cori, Enzo Forcella, Nicola Gallerano (presidente), Vittorio Gallina, Massimo Ilardi (tesoriere), Mario Manieri Elia, Antonio Parisella (vicepresidente), Lidia Piccioni, Simonetta Piccone Stella, Sandro Portelli, Gabriele Ranzato, Elisabetta Vezzosi. Direttore: Simona Lunadei. Responsabile didattica: Francesca Koch. Revisori dei Conti: Paola Carucci, Letizia D’Autilia, Marco De Nicolò, Marco Grispigni.
Il patrimonio dell’Istituto è composto da: a) le quote dei soci, la cui misura è stabilita di anno in anno dall’assemblea; b) i contributi dello stato, di enti pubblici e di privati.
Ha per compito statutario: a) raccogliere e ordinare documenti, testimonianze e pubblicazioni che interessano la storia del fascismo, della resistenza, dell’Italia contemporanea, con particolare riguardo a Roma e al Lazio; b) di promuovere ricerche, studi, pubblicazioni e altre attività culturali interessanti i temi sopra indicati; c) di promuovere attività volte alla formazione storica di insegnanti e studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Nella realizzazione di tali attività l’Istituto si propone un metodo di ricerca multidisciplinare aperto agli apporti delle scienze sociali. Pubblica un Annale.
3.3. ISRMO. Istituto milanese per la storia della resistenza e del movimento operaio.
Via Fante d’Italia, 2, 20099 Sesto San Giovanni (MI), cp 104, tel. 02-2476745, fax. 022423266.
Fondato nel 1973. Le attività svolte corrispondono alle finalità statutarie: studi, ricerche, pubblicazioni, raccolta e ordinamento di documentazione archivistica e bibliografica in particolare sulla storia dell’area metropolitana milanese; formazione e aggiornamento insegnanti di storia delle scuole di ogni ordine e grado. L’Istituto ha un’unica sede a Sesto San Giovanni ed è associato all’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia.
Presidente: Giulio Polotti. Vicepresidenti: Giuseppe Carrà e Luigi Granelli. Consiglieri: Giovanni Bianchi, Valeria Bonazzola, Rinaldo Ciocca, Nando Dalla Chiesa, Alberto De Bernardi, Paolo V. Gastaldi, Morris Lorenzo Ghezzi, Robertino Ghiringhelli, Gaspare Grassa, Roberto Guerri, Antonio Josa, Manlio Pirola, Emanuele Tortoreto, Gianluigi Trezzi. Direttore scientifico: Alberto De Bernardi. Segretario generale: Giuseppe Vignati. Commissione scientifica: Maria Luisa Betri, Duccio Bigazzi, Alberto Cadioli, Paola Carucci, Nando Dalla Chiesa, Alberto De Bernardi, Franco Della Peruta, Ada Ferrari, Luigi Ganapini, Paolo V. Gastaldi, Morris Lorenzo Ghezzi, Robertino Ghiringhelli, Ivano Granata, Roberto Guerri, Maurizio Gusso, Teresa Isemburg, Mariella Nejrotti, Gianfranco Petrillo, Emanuele Tortoreto, Gianluigi Trezzi. L’Istituto è un’associazione con 93 soci.
L’Istituto gode di finanziamenti pubblici (enti locali, CNR, etc.) e privati (istituti di credito).
Nel 1992 è iniziata la pubblicazione del periodico “Annale. Studi e strumenti di storia
metropolitana milanese” il cui secondo numero è in corso di stampa. Le ricerche promosse dall’Istituto sono pubblicate di norma presso l’editore Franco Angeli di Milano.
Archivio. E’ stata completata la prima fase dell’ordinamento dell’Archivio della Federazione milanese del Pci, versato a questo Istituto a partire dal 1986, unitamente agli archivi del Comitato regionale lombardo, della Fgci milanese e del Psiup. I documenti sono raccolti in 262 buste ed ordinati in 1.037 fascicoli. Restano ancora da sottoporre ad una prima catalogazione pellicole e nastri magnetici degli anni cinquanta/ottanta, sempre facenti parte dello stesso archivio.
E’ stata completata una prima inventariazione, per singoli pezzi, della documentazione fotografica proveniente dall’archivio del settimanale “Voce comunista” e conservata nel fondo Fontanella. Nel 1992 sono stati versati all’archivio i seguenti fondi: Democrazia proletaria, Federazione di Milano (100 buste circa), Consiglio di fabbrica Carboloi (6 buste circa).
Biblioteca. E’ stata completata, secondo i criteri Isbd, la catalogazione dei volumi custoditi nella “Sezione monografie”, che rappresenta la parte più consistente del patrimonio librario della biblioteca dell’Istituto (circa 5.000 volumi). Per la catalogazione è stato utilizzato un programma informatico che prevede diverse chiavi di ricerca.
La “Sezione consultazione” è stata riorganizzata per settori: annali; annuari e repertori statistici; enciclopedie; dizionari; cataloghi, regesti, inventari, guide di archivi e biblioteche; storie generali; cronologie; tesi di laurea.
E’ stata completata la catalogazione dei 5.000 opuscoli conservati nella “Sezione miscellanea”, costituita in gran parte da donazioni personali. Sono disponibili al pubblico i cataloghi relativi.
Pubblicazioni. Sono stati pubblicati nel 1992 i due volumi, frutto di altrettante ricerche: Gianfranco Petrillo, La capitale del miracolo. Sviluppo potere lavoro a Milano, 1953-1962, Milano, Angeli, 1992; Marco Soresina, Part-time agricolo e difesa dell’azienda contadina. Vincenzo Zappoli e la Confcoltivatori a Como, 1946-1990, Milano, Angeli, 1992.
Ricerche. Sono in corso le ricerche: “La deportazione in provincia di Milano”, condotta da Giuseppe Vignati in collaborazione con l’Aned; “La stampa fascista lombarda”, coordinata da Luigi Ganapini e Alberto De Bernardi. E’ iniziato il censimento del patrimonio edilizio, dei macchinari e delle tecnologie, del materiale bibliografico e documentario di rilevante interesse perla storia dell’industria nell’asse attrezzato Milano – Porta Nuova – Sesto San Giovanni – Monza. Tale ricerca, coordinata da Alberto De Bernardi e finanziata dall’Amministrazione provinciale di Milano, è finalizzata alla costituzione di un Museo dell’industria e del lavoro dell’area suddetta.
Didattica. La sezione didattica, oltre all’ordinaria attività di formazione, aggiornamento e consulenza per gruppi di docenti di storia delle scuole di ogni ordine e grado, ha realizzato due progetti speciali: “Le Europe e gli altri. Percorsi didattici innovativi di educazione interculturale e alla pace”, per conto dell’Amministrazione comunale di Milano; “Oltre la Conquista. Materiali multimediali interdisciplinari sulla storia delle Americhe”, promosso dalla Campagna “1992: 500 anos de la Conquista de América”.
Convegni. L’Istituto ha promosso, unitamente all’Istituto lombardo per la storia del movimento di liberazione in Italia, all’Istituto provinciale per la storia del movimento di liberazione nel mantovano e alla rivista “Padania”, il convegno “La scomparsa del bracciantato nell’area padana”, tenutosi a Mantova nell’ottobre del 1991. Nel marzo 1992, con l’Istituto lombardo per la storia del movimento di liberazione in Italia, la Regione Lombardia e le Civiche raccolte storiche del Comune di Milano, l’Istituto ha organizzato il convegno “Una
regione in guerra. Aspetti e problemi della società lombarda nella seconda guerra mondiale”. L’Istituto ha progettato, unitamente al Laboratorio lombardo per la didattica della storia e all’Istituto lombardo per la storia del movimento di liberazione in Italia, il convegno “Europa a più voci. Per una didattica della storia contemporanea in dimensione europea, ma non eurocentrica”, tenuto a Milano nei giorni 11-13 marzo 1993.
Giornate di studio. In collaborazione con l’Associazione G. Di Vittorio si sono tenute delle giornate di studio monotematiche: “Guerra, patria, classe ed etica: i nuovi termini di una discussione sulla Resistenza” (gennaio 1992), a cui ha partecipato Claudio Pavone; “Tempo del lavoro e sviluppo industriale”, dedicato al problema storico dell’orario e dei tempi di lavoro (marzo 1992).
3.4. ARCHIVIO AUDIOVISIVO O DEL MOVIMENTO OPERAIO E DEMOCRATICO,
Fondazione riconosciuta con DPR 13/2/85.
Via F.S. Sprovieri,14, 00152, Roma, tel. 06-5896698- 5818442- 5896508, fax. 06-5896940.
L’istituzione nasce come associazione nel 1979; si trasforma in Fondazione nel 1983 e viene riconosciuta, unica istituzione nel campo audiovisivo, con decreto del Presidente della Repubblica Sandro Pertini il 13 febbraio 1985. Tra i fondatori e primo presidente Cesare Zavattini.
Organi direttivi, loro composizione: Presidente: Ansano Giannarelli. Segretario generale: Paola Scarnati. Comitato direttivo: Ansano Giannarelli, Piero Grazioli, Michelangelo Notarianni, Luciano Osbat, Nicola Tranfaglia, Paolo Ungaro. Consiglio dei Garanti: Adilardi Ugo, Albonetti Guido, Alessi Danilo, Anderlini Luigi, Arbizzani Luigi, Arfè Gaetano, Argentieri Mino, Ascani Gianni, Baglioni Guido, Bernardini Carlo, Berruti Fabrizio, Bianchi Sandro, Brai Stefania, Brunetta Gian Piero, Calopresti Minimo, Capponi Silvio, Caracciolo Alberto, Castronovo Valerio, Cesareo Giovanni, Ceste Armando, Chiarante Giuseppe, Chiesa Guido, Conforti Michele, D’Amico Tano, D’ Autilia Gabriele, De Luna Giovanni, Del Turco Ottaviano, Ferraro Renato, Forbice Aldo, Ghiglia Benedetto, Giacomantonio Michele, Giannarelli Ansano, Gili Gianni, Giraldi Franco, Grazioli Piero, Gregoretti Ugo, Grossi Giorgio, Ingrao Pietro, Isola Gianni, Lizzani Carlo, Maselli Francesco, Miccichè Lino, Miscuglio Annabella, Montaldo Giuliano, Napolitano Riccardo, Natoli Aldo, Natoli Claudio, Natoli Dario, Notarianni Michelangelo, Ortoleva Peppino, Osbat Luciano, Perelli Luigi, Pietrangeli Paolo, Procacci Giuliano, Pugno Emilio, Ravecca Lino, Rodotà Stefano, Saba Vincenzo, Saija Paolo, Sanguineti Edoardo, Sani Massimo, Santucci Antonio, Sanvitale Francesca, Scarnati Paola, Scheda Rinaldo, Scola Ettore, Sestini Gianpietro, Taviani Ermanno, Tosi Virgilio, Tranfaglia Nicola, Trentin Bruno, Triulzi Alessandro, Ungaro Paolo, Vancini Florestano, Vanni Luciano, Veltroni Walter, Vita Vincenzo, Volpi Grazia.
Forme di finanziamento: l’Archivio riceve un contributo annuale dal Ministero dei Beni Culturali e Ambientali; riceve inoltre contributi sulle attività da parte del Ministero dello Spettacolo, della Regione Lazio, dalle organizzazioni sindacali, dai partiti della sinistra.
Finalità statutarie: l’Archivio ha come scopo statutario l’attività politico-culturale nel campo degli audiovisivi. Le attività fondamentali sono: ricerca, conservazione e catalogazione di materiale cinematografico, video, sonoro e fotografico; la diffusione della conoscenza di tali materiali in primo luogo attraverso la produzione di film che abbiano come base il materiale d’archivio, in tal modo valorizzato nell’uso; la diffusione, la promozione e il riconoscimento dell’audiovisivo a bene culturale; l’organizzazione di rassegne, convegni,
iniziative di studio e di ricerca sui temi della storia, del cinema e della televisione; la pubblicazione di materiali di studio e di lavoro scaturiti dalle attività della Fondazione.
Iniziative in corso: l . Ricerca pluriennale su “11 Gioco della memoria” (Pubblicazione degli atti del convegno del 12-13 novembre 1992; ricerca sulla “Memoria della fabbrica” per il 1993); 2. Rassegna cinematografica e seminario sull’Europa fra le due guerre, in collaborazione con il Dipartimento di Storia dell’Università “La Sapienza” di Roma (e pubblicazione degli atti dei seminari del 1992); 3. Ricerca per conto del CNEL sulla documentazione audiovisiva della contrattazione sindacale; 4. Seminario sull’uso degli audiovisivi nell’insegnamento della storia, in collaborazione con l’IRSIFAR; 5. Realizzazione di una videocassetta di 30′ dal titolo “1943: l’anno in cui tutto cambia”.
Pubblicazione di riviste e collane di studi: L’AAMOD edita pubblicazioni relative alle sue attività istituzionali; citiamo come esempi quelle pubblicazioni che hanno avuto una maggiore diffusione; Modello di archivio audiovisivo; Le immagini e il movimento; La produzione audiovisiva del ’68;11 Lazio nelle immagini; La storia contemporanea e il film di montaggio; II 1948 in Italia; L’audiovisivo è un bene culturale?
Entità e tipologia dell’eventuale patrimonio librario e archivistico: la costituzione dell’AAMOD è avvenuta nel 1979, sulla base di un patrimonio audiovisivo (su pellicola, su supporto elettronico, su supporto sonoro, materiale fotografico) del quale una perizia del conservatore dell’Archivio Storico dell’Istituto Luce valutò allora il valore in Lit. 7.500.000.000.
Il patrimonio archivistico della Fondazione è composto da materiali cinematografici e videomagnetici (6.000 ore di proiezione di argomento storico-sociale), sonori (3.000 ore di ascolto), nonché da una collezione fotografica (50.000 immagini di argomento storicosociale). L’Archivio possiede inoltre una biblioteca specializzata sui temi della storia e del cinema, di circa 1500 volumi, che si arricchisce continuamente.
3.5. ISTITUTO ALCIDE CERVI
Piazza del Gesù, 48, 00186 Roma, tel. 06-6785791, fax. 06-6798611
L’Istituto Alcide Cervi è stato costituito il 24 aprile 1972 a Reggio Emilia, su congiunta iniziativa dell’allora Alleanza nazionale dei contadini (successivamente Confcoltivatori, ora Confederazione italiana agricoltori), dell’Associazione Nazionale dei Partigiani d’Italia, dell’Amministrazione provinciale di Reggio Emilia e dei Comuni di Campegine e Gattatico (RE).
La sede della presidenza dell’Istituto, che direttamente gestisce il Museo Cervi di Gattatico, è a Reggio Emilia; la sede di Roma ospita l’attività del Comitato scientifico e la biblioteca Emilio Sereni con l’Archivio storico nazionale dei movimenti contadini.
Questa istituzione ha lo scopo di promuovere e realizzare attività scientifiche nel campo degli studi e delle elaborazioni nelle materie che interessano l’agricoltura ed il mondo rurale, l’alimentazione e l’ambiente, sotto il profilo storico, economico, sociale, giuridico, letterario ed artistico. In particolare l’Istituto promuove ricerche, studi ed iniziative in relazione alle esigenze dello sviluppo civile e sociale delle campagne nello spirito della Costituzione repubblicana e in rapporto ai movimenti popolari per il progresso dei lavoratori della terra e alla partecipazione dei contadini alla lotta antifascista e alla Resistenza.
Per il raggiungimento dei suoi scopi 1′ Istituto Alcide Cervi adotta forme di attività di volta in volta ritenute più idonee, quali ricerche, pubblicazioni, convegni, seminari, conferenze,
mostre documentarie e iconografiche, audiovisivi.
Il Museo Cervi – Il Museo Cervi si trova presso la casa dei Cervi, che sorge su un podere di circa 16 ettari, ed è nato come proseguimento è sviluppo della raccolta degli oggetti che la famiglia dei sette fratelli aveva conservato sin dagli anni della guerra. Il materiale aveva trovato già una prima sistemazione nel corso degli anni ’60. Successivamente sono state condotte opere di consolidamento della struttura, di risistemazione dei locali, di riordino delle raccolte.
II Museo, oggi dotato di impianti polivalenti, è sede di convde di convegni, mostre permanenti ed itineranti, ed è visitato ogni anno da migliaia di persone, in gran parte studenti delle scuole medie inferiori e superiori.
La Biblioteca Emilio Sereni – La Biblioteca intitolata a Emilio Sereni, primo Presidente del Comitato scientifico dell’Istituto Cervi, raccoglie i suoi libri, oltre 15.000, ed i fascicoli del suo archivio bibliografico (alcune centinaia) e provvede all’aggiornamento del materiale attraverso nuove, costanti acquisizioni, orientate a specializzare ed approfondire i contenuti specifici del lavoro dell’Istituto. Tutti i volumi sono schedati e catalogati ed il materiale è a disposizione del pubblico.
Presso la Biblioteca, inoltre, si svolgono dibattiti sui temi di interesse dell’Istituto, corsi seminariali, presentazioni di volumi.
L’Archivio storico – Questo Archivio, riconosciuto e tutelato dalla Sovrintendenza archivistica del Lazio, si compone di fondi storici dell’Alleanza nazionale dei contadini (1955-1977), della Federazione mezzadri e coloni – Cgil (1944-1977), dell’Associazione nazionale assegnatari (1954-1958), della Confederterra-Federbraccianti Cgil (1947-1963), della Costituente contadina (1974-1977) e del fondo archivistico di Pietro Grifone.
Organismi dirigenti dell’Istituto Alcide Cervi
Presidente onorario dell’Istituto Cervi è stato l’onorevole Sandro Pertini.
Attualmente la Presidenza onoraria è composta dall’on. Nilde lotti, Giuseppe Avolio (Presidente della Confederazione italiana agricoltori), Arrigo Boldrini (Presidente dell’ANPI) e da Arcangelo Lobianco (?residente della Coldiretti).
Presidente dell’Istituto è Massimo Bellotti (Vice Presidente vicario della Confederazione italiana agricoltori).
Vice Presidenti sono Fernando de Marzi e Dino Felisetti.
Il Consiglio di amministrazione è così composto: Enrico Azzoni, Luciano Bernardini, Bruno Bernazzali (Segretario amministrativo), Ascanio Bertani, Maria Cervi, Attilio Esposto (Segretario generale), Giorgio Leuratti, Otello Montanari, Luigi Orlandi, Michele Pistillo, Agostino Zavattini.
Comitato scientifico. Presidente del Comitato scientifico dell’Istituto è il prof. Pasquale Villani. Precedentemente si erano avvicendati, dopo Emilio Sereni, Renato Zangheri e Rosario Villari.
I componenti. Sergio Anselmi, Luigi Arbizzani, Gaetano Arfè, Corrado Barberis, Lorenzo Bedeschi, Marino Berengo, Piero Bevilacqua, Giuliana Biagioli, Giovanni Calice, Luigi Capogrossi Colognesi, Alberto Caracciolo, Franco Cazzola, Giovanni Cherubini, Paola Corti, Michele De Benedictis, Franco Della Peruta, Gabriele De Rosa, Alfondo M. Di Nola, Fabio Fabbri, Guido Fabiani, Roberto Finzi, Lucio Gambi, Giuseppe Giarrizzo, Enrico Manicardi, Angelo Massafra, Giuseppe Medici, Giovanna Merola, Mario Mirri, Massimo Montanari, Maura Palazzi, Carlo Poni, Alessandro Portelli, Giuliano Procacci, Francesco Renda, Emilio Romagnoli, Ruggiero Romano, Anna Rossi-Doria, Pietro Scoppola, Tullio
Seppilli, Paola Sereno, Rosario Villari, Corrado Vivanti, Renato Zangheri.
Principali convegni e iniziative scientifiche
1975 – I° Congresso di storia del movimento contadino su Antifascismo, Resistenza, Contadini (Reggio Emilia);
1977 – Convegno su Contadini e blocco agrario in Sicilia dall’età giolittiana al fascismo (Palermo);
1978 – Convegno di studi su Fascismo e campagne in Basilicata e nel Mezzogiorno (Potenza);
1979 – Incontro di studio su Ribellismo, protesta sociale, organizzazione di resistenza nelle campagne dell’Italia mezzadrile (Urbino);
1980 – Mostra di arti figurative sul tema Arte e mondo contadino (Torino e Matera);
1980 – Documentazione e museografia contadina, Convegno (S. Stefano Belbo, Cuneo);
1980 – 2° Congresso di storia del movimento contadino sul tema Le condizioni delle campagne italiane e la politica agraria dei governi di coalizione antifascista. 1943-1947;
1982 – Convegno di studi su Agricoltura e contadini in Lombardia tra guerra e Resistenza (Brescia);
1983 – Mostra documentaria Biciclette verboten (Gattatico, Reggio E.);
1983 – Il pensiero e l’opera di Ruggiero Grieco, Convegno di studi (Foggia);
1984 – Mostra documentaria I fogli contadini. La stampa clandestina 1943 – aprile 1944 (Reggio Emilia);
1984 – Convegno di studi su La boje! Moti contadini e società rurale padana nel secondo Ottocento (Venezia);
1984-Mostra iconografica e documentaria Moti contadini e società rurale padana nel secondo Ottocento (San Benedetto Po, Mantova);
1986 – 3° Congresso di storia del movimento contadino I mezzadri e la democrazia in Italia (Siena);
1987 – Convegno internazionale su Il paesaggio agrario europeo dal Medio Evo all’età contemporanea (Cesena);
1989 – La Rivoluzione Francese (Reggio Emilia – Roma), mostra iconografico-documentaria per il bicentenario 1789-1989;
1990 – Le donne delle campagne nella storia sociale d’Italia (Conselice, Ravenna).
Pubblicazioni
Gli Annali dell’Istituto Alcide Cervi sono la pubblicazione principale: editi dal 1979 e diretti da Gaetano Arfè e da Franco Cazzola (condirettore) ripropongono generalmente, ma non solo e non sempre, i materiali di studio, scelti redazionalmente, tratti dai convegni organizzati dall’Istituto.
Molti numeri degli Annali si sono assicurati la collaborazione, in quanto “curatori”, dei professori Sergio Anselmi, Alberto Caracciolo, dello stesso Franco Cazzola, di Reginaldo Cianferoni, Pietro Clemente, Carlo Pazzagli, Rosario Villari, e di Pasquale Villani.
Di recente sono stati pubblicati gli ultimi due volumi, del 1990 e del 1991 (nn. 12 e 13), che contengono l’ampia scelta, curata da Paola Corti, di materiali tratti dal convegno organizzato dall’Istituto Cervi sul tema “Le donne delle campagne nella storia sociale d’Italia. 1860-1960”.
Oltre alla pubblicazione sugli Annali degli atti dei convegni principali (come si è detto), altre pubblicazioni autonome, cataloghi e repertori sono stati pubblicati in occasione di tutte le iniziative elencate precedentemente.
3.6. FONDAZIONE ERNESTO RAGIONIERI Via Gramsci, 282, 50019 Sesto Fiorentino (FI)
Fondazione Ernesto Ragionieri (costituita nel febbraio 1991), già Istituto Ernesto Ragionieri per la storia del movimento operaio (fondato nel 1979): è stata ed è una “Associazione culturale non avente scopi di lucro”. E’ nata per ricordare e proseguire l’opera dello storico fiorentino scomparso nel 1975.
Organi direttivi: PRESIDENTE: Prof. Tommaso Detti, Università di Siena, Socio Fondatore.
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE: – prof. Tommaso Detti – dr. Giovanni Gozzini (Vicepresidente), Università di Verona – dr.ssa Pina Ragionieri, Socio Fondatore – prof. Luigi Lotti, Università di Firenze, Socio Fondatore – prof. Pier Luigi Ballini, Università di Firenze, Socio Fondatore – prof. Maurizio Degl’Innocenti, Università di Siena, Socio Fondatore – prof. Cosimo Ceccuti, Università di Firenze, Rappresentante del Comune di Firenze -sig. Carlo Melani, Sindaco del Comune di Sesto F.no, Rappresentante del Comune di Sesto Fiorentino
COMITATO SCIENTIFICO: prof. Tommaso Detti dr. Giovanni Gozzini prof. Rodolfo Ragionieri, Università di Firenze prof. Luigi Lotti prof. Pier Luigi Ballini prof. Maurizio Degl’Innocenti prof. Cosimo Ceccuti prof. Eugenio Garin, Università di Pisa prof. Giorgio Mori, Università di Firenze prof. Mario Caciagli, Università di Firenze prof. Enzo Collotti, Università di Firenze CONSIGLIO DEI REVISORI DEI CONTI: Alessandro Borsotti, Biblioteca Pubblica di Sesto Fiorentino dr. Siro Cocchi dr.ssa Anna Ancillotti
La nomina delle cariche sociali – ad eccezione di quelle del Presidente e del Vicepresidente – è stata effettuata 1′ 11 aprile 1991.
La nomina del Presidente Tommaso Detti è stata effettuata il 12 maggio 1992.
La nomina del Vicepresidente Giovanni Gozzini è stata effettuata il 17 giugno 1992.
Nota: nonostante la struttura di “Associazione culturale”; al momento i soci sono unicamente i membri degli organi direttivi.
Forme di finanziamento: La Fondazione riceve finanziamenti da enti locali (Regione, Comune etc.) e dal Ministero Beni Culturali.
Finalità statutarie: Art. 2 dello Statuto – Scopi
“L’Associazione ha come oggetto quello di favorire e promuovere lo studio dei movimenti sociali e politici dell’età contemporanea.
Per raggiungere questo scopo l’Associazione, avvalendosi anche della collaborazione di Istituti Culturali e degli Enti Pubblici interessati, opererà per: a) conservare, ordinare, valorizzare e incrementare la biblioteca del prof. Ernesto Ragionieri, nonché quanto successivamente acquisito al patrimonio della Fondazione; b) costituire un patrimonio di documenti ed un servizio di consultazione, informazione e documentazione; c) promuovere ed organizzare ricerche, seminari e convegni di studio ed iniziative culturali; d) curare e pubblicare edizioni, anche periodiche, di studi e ricerche svolti ad iniziativa e nell’ambito della Fondazione; e) istituire borse di studio ed altre forme di incentivazione rivolte a laureati e ricercatori, in collaborazione con le Università italiane e straniere, nonché con ogni altro Ente pubblico e privato interessato, così come conferire assegni di studio per indagini specifiche da svolgersi in Italia e all’estero. L’Associazione non persegue scopi di lucro.”
Iniziative in corso: Oltre all’attività della Biblioteca e del Bollettino RISC (cfr. il seguente punto), l’attività di presentazione di novità editoriali e seminariale verrà stabilita in dettaglio al prossimo Comitato Scientifico della Fondazione.
Pubblicazione di riviste: La Fondazione produce e diffonde il Bollettino RISC (riviste italiane di storia contemporanea) che contiene la catalogazione informatica compiuta su 18 riviste italiane specializzate nel settore della storiografia contemporaneistica, a partire dall’anno 1989.
I records archiviati con il programma ISIS consentono agli utenti la ricerca incrociata per titoli, autori, soggetto, ambito disciplinare, geografico e cronologico su ogni articolo, ivi comprese le recensioni e le schede di libri, comparsi sulle riviste in esame. Attualmente è in preparazione la stampa del 2° volume, che comprende le annate 1990.
Entità e tipologia del patrimonio librario e archivistico: Il Fondo Ragionieri: presenta uno spiccato carattere specialistico ed è ricco in particolare di opere riguardanti la storia d’Italia e d’Europa dal XIX secolo ad oggi e la storia del marxismo e del movimento operaio e socialista nel periodo della Prima, della Seconda e della Terza Internazionale. – Circa 10.000 volumi. – Classificazione Dewey (DDC). – Biblioteca a “scaffali aperti”. – Biblioteca automatizzata (catalogo “on line” oltre che cataloghi cartacei).
L’Emeroteca: comprende collezioni di riviste italiane e straniere (280 testate, di cui 69 correnti).
L’Archivio Ernesto Ragionieri: da inventariare. Composto da circa 15 metri lineari di documentazione relativa alle diverse attività di Ernesto Ragionieri: la corrispondenza, gli appunti e bozze per la pubblicazione di saggi e volumi, materiali dei seminari universitari, rapporti con le Case Editrici, interventi alla Federazione fiorentina del Pci, appunti e schede di lettura, etc. Non è aperto al pubblico.
3.7. FONDAZIONE LELIO E LISLI BASSO -ISSOCO
Via Della Dogana Vecchia, 5, 00186 ROMA
Tel. 06-68803529 / 68806793 / 6879953 / 6833632
Fax. 06-68307516
Istituita nel 1973 in seguito alla fusione di due elementi: la biblioteca personale di Lelio Basso e 1′ Istituto per lo Studio della Società contemporanea (ISSOCO). Gode per legge dal 1975 di una sovvenzione statale.
L’attività culturale della Fondazione si realizza in due momenti fra loro distinti ma strettamente interdipendenti: 1. D mantenimento e lo sviluppo del patrimonio costituito dal “bene culturale” biblioteca; 2. La promozione di indagini scientifiche e manifestazioni culturali che a quel patrimonio variamente si connettono. La pubblica fruizione di entrambi questi momenti rappresenta lo scopo principale e la ragion d’essere dell’istituzione, che ha privilegiato due ambiti d’interesse fondamentali: a. un ambito storico-sociale (in epoca recente con particolare attenzione alla storia delle mentalità, alla storia urbana, alla storia ambientale); b. un ambito giuridico- istituzionale, polarizzato dall’attenzione, precipuamente teorico-politica, al ruolo svolto dallo Stato e dalle forme giuridiche nella dinamica dell’ordine e del conflitto sociale.
Organi direttivi: il Presidente (Stefano Rodotà), il Vice-presidente (Fausto Tortora), il Consiglio d’amministrazione (Stefano Rodotà, Anna Basso, Carlo Basso, Piero Basso, Francesco Micheli, Fausto Tortora, Fiorella Ajmone, Luigi Anderlini, Franco Bassanini, Alberto Caracciolo, Enzo Forcella, Antonio Giolitti, Gino Giugni, Paolo Leon, Lorenzo Pallesi); il Direttore (Giacomo Marramao), il vice-direttore (Raffaele Romanelli), il segretario (Margherita Pelaja); il comitato scientifico (Angiolina Arru, Laura Balbo, Fabrizio Barca, Pietro Clemente, Marina D’Amelia, Nicola De Blasi, Ester Fano, Luigi Ferrajoli, Renato Grispo, Teresa Isenburg, Mario Manieri Elia, Edwin Morley Fletcher, Alessandro Pizzorno, Mario Sbriccoli, Aldo Schiavone, Gianni Toniolo, Gian Battista Zorzoli); Il consiglio dei garanti.
La Fondazione ha una Sezione studi e ricerche, di cui sono responsabili Gabriella Bonacchi, Angela Groppi, Margherita Pelaja. Coordinatrice dei beni librari e archivistici e responsabile dei rapporti con le istituzioni esterne è Lucia Zannino. La biblioteca, ricca di fondi speciali (tra i quali quello sulla rivoluzione francese composto da volumi, opuscoli e periodici originali) comprende attualmente circa 80.000 volumi e 5.000 testate di periodici (spenti e non); copre “le scienze storiche, sociologiche e politologiche, con particolare riguardo alla storia dei movimenti di massa e allo sviluppo della democrazia sia nelle idee che nelle istituzioni”.
Nel 1992 il programma scientifico ha avuto al centro il tema delle istituzioni, scandito. attraverso l’attività dei seguenti gruppi di lavoro: 1. Tempi, nomi e riti della sovranità !Giacomo Marramao, Angela Groppi, Massimo Terni); 2. Forme e dottrine della proprietà (Stefano Rodotà, Raffaele Romanelli, Fabrizio Barca, Ester Fano, Edwin Morley Fletcher, Cesare Salvi); 3. Universalismo e particolarismo nel governo della popolazione: la Roma dei papi (Gabriella Bonacchi, Angela Groppi, Margherita Pelaja). L’istituto promuove inoltre incontri periodici e iniziative specifiche attorno a questioni rilevanti nella cultura. Tra gli incontri periodici figurano conferenze e discussioni su testi italiani e stranieri di recente pubblicazione.
Le pubblicazioni della Fondazione sono: Annali della Fondazione Lelio e Lisli Basso – Issoco (I1 Mulino); Memoria- Rivista di storia delle donne (non organicamente collegata alla Fondazione, ne utilizza le strutture e individua di volta in volta momenti di collaborazione con essa), (Rosenberg e Sellier); Problemi del socialismo (dal 1993 nuova serie, con titolo Parole chiave), (Franco Angeli). Per ulteriori informazioni cfr. gli stampati Fondazione Lelio e Lisli Basso-Issoco 1990-92, Roma 1992 e t a Fondazione Lelio e Lisli Basso -IssocoRoma 1974 (con descrizione dei più rilevanti fondi speciali posseduti dalla biblioteca a quella data).
3.8. ISTITUTO NAZIONALE PER LA STORIA DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE IN ITALIA
Piazza Duomo, 14, 20122 Milano, tel. 02-86463233, fax. 02-72003826 Orario di apertura: dal lunedì al venerdì, ore 9-13; 14-17,30.
L’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia “si propone di assicurare la più completa e ordinata documentazione di tale movimento dalle sue origini antifasciste alla liberazione e di promuoverne lo studio storico e la conoscenza nell’ambito di una più generale considerazione della storia del fascismo e dell’Italia contemporanea, a mezzo di periodici e di altre pubblicazioni a carattere scientifico, nonché a mezzo di convegni e di altre iniziative di studio” (art. 1 dello Statuto). Nato nel 1949 per iniziativa precipua di Ferruccio Parri, l’Istituto è diventato ente di diritto pubblico in base alla legge 16 gennaio 1967, n. 3. Dotato di struttura federativa, è composto dall’Istituto nazionale e da 57 Istituti associati, di cui 53 a carattere regionale, provinciale e locale, e 4 a carattere non territoriale.
Organi direttivi – Presidente: Guido Quazza. Vicepresidenti: Mario G. Rossi e Giorgio Vaccarino. Segretario generale: Sergio Passera. Consiglio direttivo: formato dal presidente, dai vicepresidenti, dal segretario generale e dai seguenti consiglieri: Ersilia Alessandrone Gambardella Perona, Angelo Bendotti, Francesco Berti Arnoaldi Veli, Guido D’Agostino, Angelo Del Boca, Nicola Gallerano, Laurana Layolo, Gian Giacomo Ortu, Claudio Pavone, Giorgio Rochat, Pietro Scoppola. Direttore amministrativo: Francesca Ferratini Tosi. Direttore scientifico: Massimo Legnani. Condirettore scientifco: Gaetano Grassi.
Settori di attività – Archivio e biblioteca. Gli archivi custodiscono circa 80 fondi per un totale di oltre 300.000 documenti, mentre la biblioteca conta circa 40.000 volumi e 4.000 testate di periodici.
Consistenti le sezioni dei libri e dei periodici stranieri. Il materiale conservato e posto a disposizione del pubblico riguarda in particolare fascismo e antifascismo, seconda guerra mondiale, Resistenza italiana ed europea, Italia repubblicana.
(Cfr. Catalogo della stampa periodica delle biblioteche dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia e degli Istituti associati. 1900/1975, Milano, Insmli, 1977. Guida agli archivi della Resistenza, Roma, Ministero per i Beni culturali e ambientali. Pubblicazioni degli archivi di Stato, 1983.)
Ricerca. Le più recenti ricerche si sono incentrate sul blocco di potere in Italia tra fascismo e ricostruzione: si vedano in particolare gli studi sulle categorie dirigenti locali dagli anni venti agli anni sessanta (programma svolto dagli Istituti associati e coordinato dall’Istituto nazionale) e sulla dirigenza economica italiana 1940-1953. Temi in corso: il regime fascista italiano (convegno internazionale di studi); partecipazione dell’Italia alla seconda guerra mondiale e nuova storia della Resistenza (sessioni 1992 e 1993 del Seminario permanente del Novecento).
Attività internazionali. L’Istituto è membro attivo del Comité international d’histoire de la teme guerre mondiale, dell’Association européenne d’histoire contemporaine, dell’Intemational Association of Labour History Institutions.
Pubblicazioni periodiche – “Italia contemporanea”
Comitato scientifico: Camillo Brezzi, Guido D’Agostino, Emilio Franzina, Bartolo Gariglio, Maria Malatesta, Stefano Pivato, Domenico Preti, Marco Revelli, Mario G. Rossi, Giampasquale Santomassimo, Pietro Scoppola. Direttore: Massimo Legnani. Redattori: Paolo Ferrari, Edoardo Gasparetto, Michela Minesso.
“Italia contemporanea” è 1′ unica rivista interamente dedicata alla storia del Novecento italiano. Si pubblica dal 1974, come nuova serie de “Il Movimento di liberazione in Italia”. Ríspecchia soprattutto l’attività scientifica sviluppata dall’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia -fondato nel 1949 da Ferruccio Parri e oggi presieduto da Guido Quazza – che di “Italia contemporanea” è produttore. Così come l’Istituto, anche la rivista tende a realizzare la collaborazione delle diverse tendenze storiografiche, sia mediante il confronto delle proposte interpretative che la pubblicazione di specifiche ricerche.
“Notizie e documenti”
Redazione: Mauro Maffeis. Direttore responsabile: Massimo Legnani.
Dal 1978 “Notizie e documenti” è il principale strumento d’informazione sulla vita e le attività degli Istituti storici della Resistenza. Dal 1987 il notiziario è pubblicato a stampa, come supplemento al primo numero di ogni annata di “Italia contemporanea”, e viene inviato, in Italia e all’estero, a tutti gli enti, associazioni e studiosi collegati o interessati all’attività degli Istituti. Il notiziario offre infatti un completo panorama del lavoro editoriale, didattico, di documentazione e di ricerca della rete.
(1977. Guida agli archivi della Resistenza, Roma, Ministero per i Beni culturali e ambientali. Pubblicazioni degli archivi di Stato, 1983.)
Ricerca. Le più recenti ricerche si sono incentrate sul blocco di potere in Italia tra fascismo e ricostruzione: si vedano in particolare gli studi sulle categorie dirigenti locali dagli anni venti agli anni sessanta (programma svolto dagli Istituti associati e coordinato dall’Istituto nazionale) e sulla dirigenza economica italiana 1940-1953. Temi in corso: il regime fascista italiano (convegno internazionale di studi); partecipazione dell’Italia alla seconda guerra mondiale e nuova storia della Resistenza (sessioni 1992 e 1993 del Seminario permanente del Novecento).
Attività internazionali. L’Istituto è membro attivo del Comité international d’ histoire de la teme guerre mondiale, dell’Association européenne d’histoire contemporaine, dell’International Association of Labour History Institutions.
Pubblicazioni periodiche – “Italia contemporanea”
Comitato scientifico: Camillo Brezzi, Guido D’Agostino, Emilio Franzina, Bartolo Gariglio, Maria Malatesta, Stefano Pivato, Domenico Preti, Marco Revelli, Mario G. Rossi, Giampasquale Santomassimo, Pietro Scoppola. Direttore: Massimo Legnani. Redattori: Paolo Ferrari, Edoardo Gasparetto, Michela Minesso.
“Italia contemporanea” è 1′ unica rivista interamente dedicata alla storia del Novecento italiano. Si pubblica dal 1974, come nuova serie de “Il Movimento di liberazione in Italia”. Rispecchia soprattutto 1′ attività scientifica sviluppata dall’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia -fondato nel 1949 da Ferruccio Parri e oggi presieduto da Guido Quazza – che di “Italia contemporanea” è produttore. Così come l’Istituto, anche la rivista tende a realizzare la collaborazione delle diverse tendenze storiografiche, sia mediante il confronto delle proposte interpretative che la pubblicazione di specifiche ricerche.
“Notizie e documenti”
Redazione: Mauro Maffeis. Direttore responsabile: Massimo Legnani.
Dal 1978 “Notizie e documenti” è il principale strumento d’informazione sulla vita e le attività degli Istituti storici della Resistenza. Dal 1987 il notiziario è pubblicato a stampa, come supplemento al primo numero di ogni annata di “Italia contemporanea”, e viene inviato, in Italia e all’estero, a tutti gli enti, associazioni e studiosi collegati o interessati all’attività degli Istituti. Il notiziario offre infatti un completo panorama del lavoro editoriale, didattico, di documentazione e di ricerca della rete.
4. BORSE DI STUDIO
4.1. Fondazione Luigi Einaudi
Palazzo D’Azeglio, 10123 Torino Via Principe Amedeo, 34, tel. 835656
La Fondazione stanzia un ammontare di £ 30.000.000 per la concessione di contributi di ricerca a studiosi qualificati, e senza limiti di età, al fine di consentire loro di terminare una ricerca in fase di avanzato sviluppo.
Le relative domande dovranno pervenire alla Fondazione entro il 31 dicembre 1993 (si specifica che non varrà la data del timbro postale).
I contributi saranno assegnati dal Consiglio di Amministrazione, a suo insindacabile giudizio, su proposta del Comitato Scientifico entro il 30 aprile 1994.
Il Comitato Scientifico: Terenzio Cozzi, presidente; Marino Berengo, Norberto Bobbio, Giovanni Busino, Carlo D’Adda, Mario Einaudi, Massimo Firpo, Siro Lombardini, Luigi L. Pasinetti, Massimo L. Salvadori, Franco Venturi.
Torino, 8 marzo 1993.
4.2. Istituto italiano per gli studi storici Fondato da Benedetto Croce Napoli
Concorso a borse di studio per laureati di nazionalità italiana
L’Istituto Italiano per gli Studi Storici bandisce il concorso a dodici borse di studio per l’anno accademico 1993-1994, per giovani laureati in Università italiane. L’importo di ciascuna borsa sarà:
di £ 12.000.000, qualora i vincitori non risiedano nella provincia di Napoli;
di £ 8.000.000, se residenti nella provincia di Napoli.
Al concorso possono partecipare tutti coloro che siano laureati in Lettere e Filosofia, e i laureati in Giurisprudenza o in Scienze Politiche o in Economia e Commercio o in Architettura che abbiano svolto la tesi in discipline storiche o filosofiche; che non abbiano superato il trentacinquesimo anno di età alla data del 1 ° ottobre 1993 e che non abbiano ancora usufruito di borse di studio presso l’Istituto; sono inoltre esclusi dalla partecipazione al concorso gli ammessi ai dottorati di ricerca e coloro che abbiano conseguito il titolo di dottore di ricerca, così come coloro che percepiscono altre borse di studio o che svolgano altre attività retribuite.
I concorrenti ritenuti idonei in base ai titoli presentati potranno essere, ove se ne ravvisi l’opportunità, invitati ad un colloquio con la Commissione giudicatrice. Le spese del viaggio per il colloquio saranno rimborsate.
L’importo della borsa verrà corrisposto ai vincitori in 8 rate mensili, a partire dal novembre 1993.
I vincitori del concorso hanno l’obbligo di risiedere a Napoli per la durata del corso, di frequentare con regolarità le lezioni e i seminari settimanalmente impartiti. La Direzione dell’Istituto si riserva il diritto di sospendere l’erogazione dell’assegno di studio e di non rilasciare 1′ attestato della borsa nel caso di gravi inadempienze da parte del borsista. La borsa potrà essere rinnovata agli allievi più meritevoli.
I concorrenti dovranno presentare domanda in carta semplice alla Direzione dell’Istituto (via Benedetto Croce, 12, 80134, Napoli), entro il 1° ottobre 1993 (non farà fede il timbro postale).
Per ulteriori chiarimenti i candidati potranno rivolgersi alla Segreteria dell’Istituto tra le ore 9.00 e le 13.00 (tel. 081-5517159, 5512390).
5. SEGNALAZIONE DI CONVEGNI
NOTA: chiediamo ai soci e alle Istituzioni, lettori di questo bollettino, di segnalarci con qualche mese di anticipo i convegni e i seminari che stanno organizzando, ai quali parteciperanno, dei quali sono a conoscenza. Crediamo che questa iniziativa possa agevolare la circolazione delle notizie e la partecipazione agli incontri di studiosi che stanno lavorando su temi analoghi.
5.1. Il Centro interuniversitario di studi e ricerche storico-militari propone, in collaborazione con il Museo della guerra di Rovereto, il seminario:
I Musei sulla Grande Guerra dalla Val Camonica al Carso-Rovereto, 4-6 novembre 1993
Il programma si articolerà come di seguito:
1. P. Del Negro, Origini dei Musei militari e lo sviluppo fino alla Grande Guerra seguiranno relazioni e comunicazioni sui musei della Grande Guerra:
Museo storico italiano della guerra di Rovereto, Museo della Grande Guerra di Gorizia, Collezioni Enriquez di Trieste, Museo di Vittorio Veneto, Musei di Temù, Padova, Caporetto, le sezioni dedicate alla Grande Guerra di alcuni musei italiani di storia del Risorgimento e di storia contemporanea.
2. G. Rochat, I musei all’aperto e la museificazione del territorio relazioni e comunicazioni su Redipuglia, Monte Grappa, Monte Pasubio, Progetto Val Camonica, Forte Belvedere, ecc.
3. Tavola rotonda: Funzioni e prospettive dei musei di storia contemporanea: museo e memoria -conservazioni di oggetti e fonti – allestimento e didattica – il museo e il suo pubblico – il museo e il suo territorio – museo e collezionismo – museo e ricerca storica.
5.2. ISRMO. Istituto milanese per la storia della resistenza e del movimento operaio.
TEMPO LIBERO E SOCIETA’ DI MASSA NELL’ITALIA DEL NOVECENTO
Novembre 1993 (data da definirsi)
Prima giornata:
Tavola rotonda: Il tempo libero: questioni di metodo, problemi di ricerca. Presiede Nicola Gallerano. Intervengono: Zefiro Ciuffoletti, Pierre Lanfranchi, Anthony Mason, Patrizia Ferrara, Bruno Cartosio.
Tempo di lavoro, tempo libero. Relazione Laura Balbo. Interventi: Pietro Basso, Tempo, orario e lavoro nel secondo dopoguerra; Aldo Marchetti, Genesi storica del tempo libero; Myriam Bergamaschi, Il tempo delle donne: il tempo di lavoro, il tempo per sé; Giovanni Garbarini; Giancarlo Consonni, Graziella Tonon.
Seconda giornata:
Tempo libero e politica. Relazione: Stefano Pivato, Il tempo libero e la nazionalizzazione
delle masse: la tradizione del movimento operaio; i regimi totalitari. Interventi: Gianni Isola, L’uso politico della radio nell’Italia del ‘900; Francesco Benvenuti, 11 caso sovietico nell’epoca di Stalin; Gianfranco Petrillo, La domenica dell’operaio negli anni cinquanta; Marco Pluviano, Irene Guerrini, II dopolavoro durante il fascismo: il caso Ercole Marelli; Patrizia Dogliani, Le Politiche del tempo libero in Europa tra le due guerre; Gustavo Corni, Il tempo libero nel Terzo Reich; Chiara Ottaviano, Cai e Tci: la mobilitazione politica dei ceti medi; Sergio Giuntini, Sport e Sessantotto; Aldo Grasso, Tv e regime democristiano.
L’economia del tempo libero. Relazioni: Paolo Sorcinelli, 1 consumi di tempo libero nell’Italia contemporanea; Teresa Isemburg, Il tempo libero e le trasformazioni del territorio. Interventi: Giuseppe Berta, Auto, cicli e treni: l’industria del tempo libero; Francesca Taddei, 11 turismo di massa e la speculazione edilizia; Alberto Mioni, Gli spazi del tempo libero e l’assetto urbano; Giovanna Rosselli, Margherita Asso, L’industria editoriale e il tempo libero; Giovanna Ginex, Il dilettantismo fotografico; Marco Soresina, Le riviste.
Terza giornata:
Donne e tempo libero. Relazione: Fiorenza Tarozzi, Michela De Giorgio, Spazi del tempo
libero delle donne dalla fine dell’ottocento alla seconda guerra mondiale. Interventi: Laura
Mariani, I tempi delle attrici di teatro nel primo novecento, tra necessità e libertà; Maurizio
Ridolfi, Uomini e donne: le feste popolari; Gabriella Turnaturi, Divertimenti collettivi urbani
dall’unità al fascismo; Anna Finocchi, La montagna da vicino; Mariuccia Salvati; Julia
Csergo, Les pratiques de loisirs à Paris fin XIXe-début XXe siècle: les lieux, des itinéraires,
des imaginaires.
II tempo libero: i luoghi della sociabilità. Relazione: Georges Vigarello, Tempo libero e sociabilità. Interventi: Ferruccio Farina, La spiaggia; Anna Tonelli, La sala da ballo; Emilio Franzina, II casino; Gianfranco Miro Gori, Il cinematografo: luogo di spettacolo e spettacolo di un luogo; Ilaria Macconi, La parrocchia; Piero Meldini, Il ristorante; Giorgio Triani, Lo stadio.
Tavola rotonda finale: Le prospettive del tempo libero oggi.
6. ARCHIVI E BIBLIOTECHE
Un convegno su biblioteche e utenza
“Le biblioteche nascono con la storia” ha affermato Sabatino Moscati nell’intervento di apertura delle giornate lincee sulle biblioteche statali (Roma, 21-22 gennaio 1993) ricordando la più antica biblioteca del mondo, quella della città di Uruk in Mesopotamia, che risale a circa 5.000 anni fa. Una frase molto felice per introdurre un convegno durante il quale si è discusso con passione di biblioteche, e soprattutto del rapporto tra biblioteche e utenza. E gli utenti, intervenuti numerosi accanto agli addetti ai lavori, hanno avuto la possibilità di constatare che i loro problemi sono ben presenti a chi è preposto al funzionamento delle nostre biblioteche statali e che l’attuale situazione di disagio è destinata a migliorare in tempi non troppo lontani. Nel suo intervento iniziale, infatti, il ministro Ronchey non solo ha annunciato la soluzione di due spinose questioni (1′ apertura al pubblico specialistico del fondo di 45.000 volumi della Biblioteca di archeologia e storia dell’arte nella Crociera del Collegio Romano che, dopo gli opportuni lavori di restauro, ospiterà anche i 450.000 volumi della biblioteca di Palazzo Venezia; l’assegnazione alla Biblioteca Marciana di Venezia degli spazi demaniali adiacenti che sembravano destinati a locazione privata), ma ha anche mostrato di avere ben chiari i punti che sono alla base delle maggiori disfunzioni della biblioteche statali: regolamenti antiquati, mansionari assurdi, in una parola, uso irrazionale delle risorse culturali. Della elaborazione di un nuovo regolamento, che tenga conto di una realtà profondamente mutata, hanno parlato sia il ministro sia il direttore generale Francesco Sicilia, intervenuto subito dopo. Sicilia ha tracciato un quadro molto articolato del piano di rinnovamento delle biblioteche statali soffermandosi ad illustrare le realizzazioni finora ottenute con il SBN, che entrerà a regime nel corso del 1993.
Con l’intervento di Marino Berengo, che dell’iniziativa è stato il principale animatore, si è entrati nel vivo degli argomenti in discussione. I temi complessivamente affrontati nel corso dei lavori sono stati: formazione dei bibliotecari; esigenza di creare un corretto rapporto tra biblioteche e utenza tenendo conto delle diverse tipologie di quest’ultima; problemi della conservazione e del restauro; importanza della crescita delle raccolte; collegamenti tra biblioteche e mondo della ricerca.
E’ stata ricordata (Berengo) l’istituzione dei corsi di laurea in Beni culturali, che potrebbe essere la strada giusta per consentire ai bibliotecari di acquisire quella professionalità che è alla base del buon funzionamento delle strutture. Con bibliotecari adeguatamente preparati, competenti nei diversi settori disciplinari e in grado di mantenere un rapporto di scambio continuo con il mondo della ricerca, si potrebbero ad esempio, secondo Ber,-npn, abolire le commissioni di esperti per gli acquisti, spesso all’origine di forti ritardi nell’aggiornamento o di crescite irrazionali delle raccolte.
Valorizzazione del patrimonio bibliografico posseduto; apertura al mondo della —cerca; trasparenza nei criteri di politica degli acquisti; coordinamento fra strutture bibliotecarie diverse; queste le condizioni indicate da Piero Innocenti per un equilibrato sviluppo del patrimonio librario. In una relazione sull’argomento, molto ricca di informazioni puntuali, Innocenti ha messo in guardia dal rischio di lasciarsi condizionare dal mercato, di far sì che la quantità vada a scapito della qualità, di creare inutili duplicati; ha posto l’accento sulla esigenza di tener conto, oltre che del patrimonio esistente, delle esigenze e dei suggerimenti degli utenti e ha ricordato come da tempo si stia sviluppando da parte di esperti (tra cui in particolare M. Crasta) una riflessione su questi temi.
Sul rapporto tra biblioteche e utenza si è soffermato in particolare Armando Petrucci, la cui relazione è stata estremamente critica nei confronti dell’attuale funzionamento delle biblioteche statali ma anche molto propositiva. Premesso che all’utenza va garantita una serie di diritti (all’informazione, all’accesso, all’uso, alla ‘vivibilità”), Petrucci ha formulato varie proposte: istituzione, nelle grandi biblioteche statali, di un centro di informazione che funzioni da complemento del catalogo; rotazione del personale per aggirare lo scoglio della rigidità dell’orario di lavoro; prolungamento dell’orario di apertura a 10 ore giornaliere; riduzione del periodo di chiusura estiva; differenziazione dei criteri di distribuzione dei volumi a seconda del tipo di utente; destinazione di apposite sale per gli studenti. Più in generale, Petrucci ha insistito sulla necessità che le biblioteche si organizzino in modo che la eterogeneità del pubblico che le frequenta (studenti, pubblico generico, pubblico specialistico) non incida negativamente sul funzionamento globale.
Della esigenza di innovare i criteri di formazione e i meccanismi di reclutamento del personale, della opportunità di arrivare a un’autonomia amministrativa delle biblioteche e degli archivi statali secondo lo spirito che è alla base della legge Ronchey, ha parlato Tommaso Giordano, presidente dell’Associazione italiana biblioteche, il quale ha sottolineato l’utilità di differenziare le biblioteche, ricordato che il SBN può essere utilizzato anche come un’agenzia di servizi bibliografici (e, come tale, in qualche misura remunerativo) e, infine, accennato alla Carta dei diritti dell’utente proposta proprio dall’Aib.
E’ apparso chiaro come la costruzione grazie al SBN di una “biblioteca nazionale virtuale”, di cui ha anche parlato Ronchey, sia stata presa in scarsa considerazione dagli studiosi intervenuti al convegno in veste di utenti; sono stati gli “addetti ai lavori” a mettere l’accento sulle potenzialità insite nel SBN e sulle conseguenze certamente positive della costruzione di una rete che collegherà più di 400 biblioteche attraverso 36 poli regionali. D’altra parte, è anche vero che “lo stato dell’arte” non consente ancora di verificare in che misura il SBN avrà ricadute rilevanti sulla fruizione del patrimonio librario. Questa sensazione è stata confermata nel corso della tavola rotonda che si è svolta tra Giuseppe Galasso, Francesco Sicilia, Giorgio Spitella e Bruno Trentin. Le perplessità dell’utente erano, in questa circostanza, espresse da Galasso, mentre Trentin si soffermava soprattutto sui problemi del personale e sulla esigenza di dare autonomia di gestione alle grandi biblioteche.
Nella seconda parte del convegno si sono affrontati i problemi delle biblioteche specialistiche con una serie di relazioni svolte da A. Ziino, M. Serio, V. Alberani; a conclusione dei lavori una tavola rotonda con numerosi partecipanti è stata dedicata alla biblioteca dell’Istituto nazionale di archeologia e di storia dell’arte di Palazzo Venezia, che per troppo tempo è stata totalmente chiusa creando gravi disagi soprattutto agli studenti e ai laureandi.
Tra i numerosi convegni che si organizzano sulle biblioteche, le giornate lincee si sono rivelate di particolare interesse sia per la tematica affrontata nella parte centrale del convegno sia per le motivazioni che avevano spinto i promotori a organizzarlo. Del rapporto tra biblioteche italiane e utenza si sente parlare abbastanza spesso, ma i toni del discorso sono il più delle volte falsati: si va dagli alti lai dello studioso che, scontrandosi con le disfunzioni di una biblioteca, si affretta a esporre sulla stampa le sue lamentele concludendo inevitabilmente con l’esprimere un giudizio negativo su tutto il sistema bibliotecario italiano, alle risposte, sovente indispettite, dei responsabili delle biblioteche
che si arroccano su posizioni di difesa a oltranza, senza riconoscere le fin troppo evidenti disfunzioni. Il convegno di cui abbiamo fin qui parlato ha evitato, tranne che in qualche momento, questa contrapposizione ormai vieta, cercando di proporre un utile confronto tra le parti e di suggerire soluzioni per aggirare ostacoli, sciogliere nodi, semplificare percorsi inutilmente contorti. Non si può non aggiungere che molta strada resta ancora da fare: le rigidezze organizzative che, in un certo senso, costituiscono l’ostacolo maggiore, sono difficili da modificare, soprattutto nelle grandi biblioteche dove le mansioni sono più nettamente delimitate e il personale è, almeno in parte, meno motivato. Ma, forse, qualcosa potrà essere fatto anche dall’utenza, proprio da quell’utenza più qualificata che con un atteggiamento di maggiore disponibilità, potrà contribuire a instaurare un rapporto meno conflittuale, anche attraverso suggerimenti e proposte, come è avvenuto, appunto, durante questo convegno.
Lucia Zannino
7. ABBIAMO RICEVUTO
7.1. FONDAZIONE CENTRO DI DOCUMENTAZIONE EBRAICA CONTEMPORANEA. C.D.E.C. Via Eupili, 8, 20145 Milano Tel. 02-316338
Gent. Dott. Meriggi,
le parlo di una questione che sta particolarmente a cuore sia a me che ai vari studiosi impegnati sul tema delle persecuzioni antiebraiche. Si tratta del permesso da richiedere al Ministero dell’Interno per accedere alla consultazione di fondi archivistici recenti conservati negli Archivi di Stato “provinciali”.
Detti permessi talora vengono concessi più di un anno dopo la richiesta. Ciò è semplicemente insopportabile. Non mi prenda per seccante o per saccente, ma perché la SISSCO non promuove qualche iniziativa (legislativa?) al riguardo?
Cordiali saluti.
Michele Sarfatti
7.2. LETTERA CIRCOLARE
Prima e nel corso dell’assemblea annuale di quest’anno, diversi soci hanno espresso il desiderio ed il bisogno d’incontrarsi per fare il punto su specifiche questioni d’ordine professionale e generazionale. Questi soci rappresentano l’ultima generazione di storici contemporaneisti: titolari di borse di studio per dottorati e post-dottorati, alcuni ricercatori e pochi associati giunti all’università attraverso i concorsi degli ultimi anni. In essi più che un campione anagrafico (credo che le loro età percorrano tutto il decennio dei trent’anni; che alcuni siano ancora ventenni e che pochi siano entrati nei quaranta) occorre identificare un’esperienza generazionale assai complessa, all’interno di una università e di una comunità di storici italiani che stanno lentamente e contraddittoriamente cambiando.
Nel propormi e nell’eleggermi nel direttivo della SISSCO questi soci hanno evidenziato il bisogno di essere più presenti nella Società non in forma “frondista” o come “sezione giovanile”, ma come un ulteriore contributo, dettato da specifiche esperienze, al cambiamento delle regole di reclutamento accademico e a far emergere novità culturali e professionali nel mondo della ricerca e dell’insegnamento della storia contemporanea.
Vorrei qui pertanto riassumere alcune questioni che questi soci ritengono prioritarie: 1. Profili professionali e concorsi universitari, in particolare essi richiedono: a) un’attento esame dell’andamento e della prassi degli ultimi concorsi universitari ed un impegno vigile e costruttivo per la loro riforma; b) di compiere un primo bilancio delle esperienze di ricerca e degli sbocchi professionali di coloro che hanno conseguito negli ultimi anni un dottorato di storia moderna, contemporanea ed economica; c) di accentuare un impegno, già espresso dalla SISSCO, nell’esame della riforma dei raggruppamenti concorsuali nell’insegnamento universitario e nell’analisi delle tendenze in atto nel disegnare nuovi corsi ed indirizzi di laurea. Si avverte il pericolo di una modifica
del rapporto numerico e culturale tra storia ed altre discipline sociali, con la tendenza a ridurre, se non ad escludere, la storia dai nuovi profili e programmi di studio.
2. Professioni extra-universitarie. E’ questo un problema che può apparire contraddittorio od esterno ad una Società come la SISSCO che ha spiccate connotazioni di corporazione universitaria, ma sentito dai soci più giovani, che non solo per bisogno, ma anche a volte per scelta intraprendono professioni extra-universitarie senza rinnegare la propria identità culturale e di formazione storica. E’ stato pertanto espresso il bisogno di compiere anche in questo campo una ricognizione sulle professioni storiche “extrauniversitarie”.
3. Editoria. Quale rapporto gli storici più giovani riescono ad instaurare con le case editrici e con la redazione delle principali riviste storiche italiane? Si tratta di un rapporto diretto o mediato, e attraverso quali canali? Quali difficoltà, se vi sono, essi incontrano nel pubblicare, e a quali orientamenti editoriali e storiografici devono essi rivolgersi?
4. La ricerca all’estero. Soprattutto nelle generazioni più giovani, per molteplici ragioni (borse di studio, mancanza d’inserimento immediato in Italia, maggiori aperture e possibilità di circolazione, ecc.), si è intensificato un rapporto di interscambio tra esperienze italiane e straniere. E’ oggi possibile meglio analizzare tali esperienze? Quali contributi i rapporti con scuole storiografiche straniere e 1′ esperienza maturata in soggiorni di molti di noi all’estero hanno portato alla ricerca e al dibattito italiano? E, viceversa, quale è stato l’apporto dei ricercatori italiani all’estero?
5. La ricerca in Italia. Un primo bilancio dei problemi affrontati e da affrontare in questo campo: finanziamenti, rapporti tra sedi, conservazione ed accessibilità delle fonti.
Spero di aver dato qui conto delle principali questioni evidenziate da questi soci. Come vedete, esse sono praticamente tutte condivise dai programmi e dagli interventi sino ad ora proposti dalla SISSCO. Ciò che probabilmente può essere considerato diverso sono le priorità e la percezione che la generazione “più giovane” conferisce ad esse. Parte delle questioni evidenziate al punto 1., in particolare quella relativa ai profili professionali, è stata ribadita dall’ultimo direttivo che sollecita una ripresa del dibattito. Il punto 3. sarà tema del seminario dell’ autunno, nel quale mi impegnerò personalmente nell’organizzazione e in un intervento.
Vorrei inoltre aggiungere che è importante avviare un rapporto con ricercatori meridionali perché questa discussione non rimanga regionalizzata a nord di Roma e connotata da una percezione dei problemi forse diversa da come essa viene vissuta nel sud. Propongo pertanto che si trovi un primo momento organizzativo e di scambio d’idee per avviare contatti ed una prima analisi. Tale momento potrebbe essere individuato nella stessa giornata del seminario e della premiazione SISSCO, a Roma, il 28 ottobre, prima dell’inizio (dalle 9 alle 11) o dopo la fine (dalle 17 alle 19). So che il tempo a disposizione non sarà molto, ma è importante, date le difficoltà di spostamento lungo la penisola, trovare un’occasione favorevole per riunire i soci interessati. A presto dunque. Aspetto conferme e proposte (a casa o presso la sede della SISSCO).
Bologna, 3 giugno 1993
Patrizia Dogliani
8. PREMIO SISSCO
LE CANDIDATURE PROPOSTE DAL DIRETTIVO
A. Sintesi interpretative:
Michela De Giorgio, Le italiane dall’Unità a oggi. Modelli culturali e comportamenti sociali, Roma-Bari, Laterza, 1992, pp.550.
E’ questo un libro di sintesi e insieme di ricerca, originale per la varietà e la ricchezza del materiale utilizzato che l’autrice è riuscita a tenere sotto controllo attraverso una griglia di argomenti duttile ma coerente. Al centro del volume vi sono le donne italiane, nel loro farsi donne e italiane: vi è cioè un processo, un making, particolarmente sorprendente nella sua rapidità, e straordinario nei suoi effetti. Si direbbe che il carattere duplice del processo abbia contribuito a moltiplicarne gli effetti: la storia che ci racconta la De Giorgio è la prova di quanto il processo di modernizzazione del nostro paese debba alla spinta di quei soggetti, le donne, che più a lungo sono stati tenuti ai margini di una compiuta nazionalizzazione politica. L’altra considerazione riguarda il fatto che, poiché la storia della modernizzazione femminile è lo specchio in cui si riflettono progressi e ritardi del making degli italiani, qui si dimostra come una lettura gendered della storia (imperniata cioè sulla differenza sessuale) possa essere innovativa per la storia tout court.
I temi trattati riguardano le molteplici fasi della vita delle donne: dai rapporti familiari alla scuola, dai modelli di bellezza alla moda, dal fidanzamento al matrimonio, dalla ginnastica alle gare sportive, dalle professioni alla letteratura. Sullo sfondo di un accurato quadro anche statistico dei mutamenti intervenuti nella vita femminile tra Unità d’Italia e fascismo, si delinea un processo che è soprattutto culturale e che riguarda non solo le donne e la loro autorappresentazione, ma anche lo sguardo che su di esse pongono gli osservatori.
Silvio Lanaro, Storia dell’Italia repubblicana. Dalla fino della guerra agli anni novanta. Venezia, Marsilio, 1992, pp.VIII-566.
La Storia dell’Italia Repubblicana di Silvio Lanaro si segnala per l’originalità dell’approccio agli ultimi cinquanta anni di storia nazionale. L’autore ha privilegiato, piuttosto che una narrazione impostata su criteri strettamente cronologici, alcuni tagli tematici, attraverso i quali ha dato rilievo ed evidenza interpretativa ai fatti e agli avvenimenti che hanno caratterizzato quello che può indubbiamente definirsi il periodo di storia nazionale più ricco di cambiamenti.
Di questi cambiamenti Lanaro ci fornisce alcuni affreschi di grande efficacia narrativa: il lungo dopoguerra e la difficile ricostruzione, gestita da partiti politici che ben presto danno vita ad un sistema bloccato politicamente e sempre in ritardo rispetto alla necessità di governare una società in movimento; i grandi processi che compongono “la grande trasformazione della società” (industrializzazione, crescita economica, emigrazione, secolarizzazione); le modifiche della composizione sociale della popolazione italiana, con il proliferare di un “ceto medio artificiale” particolarmente esteso e improduttivo; le trasformazioni culturali e di costume e il loro riflesso nella produzione letteraria e cinematografica.
Di questa massa di fenomeni, indagati sempre con competenza e ampio riferimento alla letteratura scientifica e ai dibattiti coevi, Lanaro offre un’interpretazione che sottolinea fortemente l’anomalia del caso italiano: questa è individuata nella perdita di valori di identità nazionale e di comune cittadinanza, nella debolezza dello spirito pubblico, che fanno sì che il processo di modernizzazione non trovi alcun contrappeso ed abbia effetti particolarmente disgreganti e indesiderati, poiché l’assenza di valori cardini per qualsiasi società impediscono di affrontare e correggere le storture e le contraddizioni che porta con sè. La stessa carenza di direzione politica è in ultima analisi una conseguenza della debolezza di valori comuni condivisi dalle diverse componenti della società, e a sua volta non fa che amplificare questo dato originario. Ne consegue che l’Italia continua a pagare “prezzi esagerati per diventare normale”, per portare cioè finalmente a compimento in un quadro di democrazia realizzata il processo di unificazione economica e di omogenizzazione sociale del paese: la scrittura caustica e appassionata di Lanaro suggerisce cos? un’ipotesi di fondo che colloca la crisi della repubblica in una dimensione profondamente storica e, senza mai rinunciare alla onestà intellettuale dello scienziato sociale, fornisce stimoli mai banali a riflessioni che investono in pieno l’attualità.
G.Quazza. Quintino Sella. La politica della scienza. Istituto storico del Risorgimento italiano. Torino 1992.
Il volume costituisce una completa e molto ampia biografia dello statista piemontese: biografia culturale e per certi versi “privata” oltre che politica. Si tratta del lavoro più completo sulla figura di Sella, l’unico in certo senso veramente completo, dati i noti limiti della biografia ottocentesca del Guiccioli.
L’autore ha potuto lavorare sulle carte, in larga misura inedite, conservate dalla famiglia Sella; la stesura del volume è avvenuta parallelamente alla edizione, curata dallo stesso Quazza, dell’epistolario di Sella, di cui sono ormai apparsi vari volumi. Il collegamento con il lavoro di edizione dell’epistolario induce l’autore a restare alquanto interno alla propria documentazione, procedendo ad un’operazione di analisi e di comparazione tra i testi, non priva di spunti di natura psicologica, ma dove si può lamentare un’eccessiva rapidità nella definizione del contesto e dei rapporti con esso, più evidente dove la biografia deve misurarsi con l’azione di governo di Sella o comunque con il Sella propriamente politico. A dire il vero, e forse per evitare questo inconveniente, Quazza sembra procedere nella esposizione per nuclei tematici, curandosi poco delle saldature, delle connessioni e delle intersezioni reali. Il filo conduttore è comunque dato dal ruolo attribuito da Sella alla scienza come fattore e come criterio della politica (secondo quanto suona il sottotitolo del libro).
In conclusione, il libro di Quazza appare un contributo di prim’ordine alla conoscenza, finalmente fondata su documenti di prima mano, della “figura” di Sella, mentre lascia qualche dubbio e interrogativo sulla sua collocazione nella storia d’Italia e d’Europa del suo tempo (un tempo, tra l’altro, particolarmente lungo, che abbraccia quasi tutto il secolo XIX).
Andrea Riccardi, Il Vaticano e Mosca 1940-1990, Roma-Bari, Laterza, 1992 (in “Storia e Società”), 1993 (in “Biblioteca Universale Laterza”, con una Introduzione aggiornata): pp.I-XVI, 390.
Dal 1917 al 1927 il Vaticano tentò un approccio per via diplomatica con la nuova realtà della Russia bolscevica. Ma constatando il fallimento di tutti i tentativi passò poi, negli anni trenta, a una contrapposizione totale con il comunismo e con l’URSS. Si trattava comunque di uno scontro ideologico tra due mondi lontani e, in fondo, estranei. Solo con la seconda guerra mondiale le frontiere dell’ateismo di. Stato giungono fin nel cuore dell’Europa, inglobando otto milioni di cattolici e divenendo perciò per il Vaticano un problema vivo. Il volume di Riccardi esamina appunto la storia dei rapporti tra il Vaticano e Mosca a partire da questo momento e delinea l’evolversi delle posizioni vaticane.
Questa ricostruzione dell’azione vaticana si intreccia inoltre continuamente con altri scenari che rendono più mosso e complesso il quadro: l’evoluzione del comunismo in URSS (dove, per esempio, le aperture internazionali di Kruscev si accompagnavano a una recrudescenza della compagna ateistica) e nei paesi satelliti nonchè dell’insieme delle relazioni internazionali, le vicende dell’Ortodossia, in particolare del restaurato Patriarcato di Mosca e del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli nelle loro evoluzioni interne, nei loro rapporti reciproci e nelle loro posizioni rispetto al comunismo e rispetto alla Chiesa di Roma; le vicende degli episcopati cattolici nazionali (quella cecoslovacco, quello ungherese e, soprattuto, quello polacco) e degli uniati ucraini forzatamente assorbiti dagli ortodossi col sinodo di Leopoli.
Il lavoro si basa in fonti prevalentemente diplomatiche (italiane, americane, francesi e belghe), su testimonianze orali, su documenti privati di ecclesiastici che 1’A. ha potuto consultare.
B. Ricerche monografiche:
Eugenio F. Biagini, Il liberalismo popolare. Radicali, movimento operaio e politica nazionale in Gran Bretagna 1860-1880, Bologna, Mulino, 1992, pp. 501.
Versione leggermente ridotta di un volume apparso in contemporanea presso la Cambridge University Press, questo studio delinea un punto nodale dello sviluppo politico dell’Inghilterra contemporanea. Non solo esso dimostra che il liberalismo era in Gran Bretagna un movimento di massa con un radicamento popolare sconosciuto sul continente (qualcosa dunque di ben diverso dal “partito della borghesia”), ma fa luce sulla dimensione autonoma e autocosciente della base popolare che supportò il progetto “moralista” di Gladstone.
Condotto con un’analisi rigorosa di una amplissima base documentaria sia a stampa (l’enorme massa di giornali popolari del periodo) che archivistica (le ricche collezioni epistolari dei protagonisti e vari fondi politici) questo studio ha segnato un punto fermo nella ricerca storiografia, come è testimoniato dagli ampi elogi ricevuti dai recensori anglosassoni. Fra il resto esso fornisce una risposta plausibile all’antica questione sul “perché non c’è stato il socialismo marxista in Inghilterra”, mostrando come il movimento evangelico radicale abbia prevenuto e sterilizzato l’utopia secolarizzata del “Capitale”, riuscendo per di più a situarla nella dialettica delle forze politiche già in campo.
Antonino De Francesco, La guerra di Sicilia. II distretto di Caltagirone nella rivoluzione del 1820-21, Bonanno, Catania, 1992, pp.388.
Incentrato sull’analisi puntuale di alcune settimane di guerra civile nel distretto di Caltagirone, lo studio ne ritrae tuttavia lo spunto per una lettura a tutto campo della prima metà dell’Ottocento siciliano – tra esperienza inglese e monarchia amministrativa borbonica – e mira anche a offrire elementi interpretativi validi per l’intero Mezzogiorno.
Il taglio della ricerca è essenzialmente politico-istituzionale, ma non formalista; ragion per cui il contesto sociale ed economico fa continuamente da sfondo al filo portante dell’indagine. La documentazione utilizzata è veramente ragguardevole; essa deriva da 4 archivi comunali (Caltagirone, Militello, Mineo, Mirabella) e dagli archivi di stato di Catania, Palermo, Agrigento, Napoli, oltre che da un archivio privato.
Scartando le tradizionali interpretazioni in chiave separatista della storia siciliana dell’epoca, De Francesco ricostruisce analiticamente le modalità di innervamento alla periferia del modello amministrativo “alla napoleonica” introdotto dai Borboni nei primi anni della restaurazione. La lettura è condotta a partire soprattutto dalla percezione del fenomeno e dalle reazioni delle élites locali, della cui trasformazione viene offerto un vivace profilo.
Ne deriva un ritratto degli intrecci tra ceto civile e aristocrazia – nel segno di un sostanziale conservatorismo sociale e di un moderato e ambiguo progressismo politico nonché una persuasiva analisi delle opportunità di rinnovamento interno offerte ai ceti dirigenti locali dall’irradiamento della moderna macchina amministrativa.
Brunello Mantelli, “Camerati del lavoro”. I lavoratori italiani emigrati nel Terzo Reich nel periodo dell’Asse 1938-1943, La Nuova Italia, Firenze, 1992, pp. XXI-481.
Questo ampio lavoro, frutto di una tesi di dottorato presso l’Università di Torino, offre per la prima volta una analisi, ed una chiara sintesi (fornita da un ricco apparato di tabelle) del reclutamento e della presenza di una manodopera contadina ed industriale italiana in Germania. Questa ricerca va segnalata non solo per la mole di fonti archivistiche tedesche, italiane, francesi e statunitensi consultate, ma anche per il vuoto che colma nella storiografia italiana ed internazionale a riguardo di un capitolo non irrilevante sia nei rapporti economici e politici intercorsi tra Italia fascista e Germania nazista sia per la portata di massa di tale esperienza, che coinvolse circa mezzo milione di lavoratori italiani.
Sino al contributo di Mantelli tale questione per il periodo dell’Asse era stata o trascurata dalla storiografia italiana o deformata dalla lettura dei soli documenti diplomatici italiani. I principali aspetti che 1′ autore mette in luce sono 1′ importanza di contropartita che l’emigrazione italiana rappresentava per l’invio di forniture industriali da parte dei tedeschi (tema questo già segnalato, ma mai approfondito dagli studi sull’economia del Terzo Reich); le diverse fasi della corrente migratoria, le sue origini regionali e le caratteristiche socio-professionali e di genere; le destinazioni e 1′ impiego di tale manodopera.
In conclusione, il lavoro di Mantelli si segnala decisamente come una delle più interessanti e complete ricerche pubblicate all’inizio degli anni novanta sulla storia dell’Asse, dell’Italia nella seconda guerra mondiale, dell’emigrazione italiana in Europa. Essa rompe un silenzio della storiografia italiana su questi argomenti prodottosi negli anni ottanta e, con la sua ampia introduzione sullo stato e sull’accessibilità delle fonti, sollecita ulteriori approfondimenti e verifiche.
Emma Mana, La professione di deputato. Tancredi Galimberti fra Cuneo e Roma (18561939), Paese, Pagus Edizioni, 1992, pp. X-406.
La vita e la carriera politica di un uomo politico cuneese, Trancredi Galimberti, offrono a Emma Mana lo spunto per una ricostruzione di vicende e avvenimenti in un arco di tempo che va dagli anni ottanta dell’Ottocento all’avvento del fascismo. Liberale, anticrispino, vicino a Zanardelli, e soprattutto a Giolitti, dal quale tuttavia si allontanò agli inizi del secolo, l’avvocato Tancredi Galimberti attraverso l’esperienza dell’interventismo approdò quindi al fascismo come speranza di rinnovamento della vita politica e nazionale.
Attraverso una ricchissima documentazione dell’archivio privato della famiglia Galimberti, dell’archivio centrale dello Stato e di archivi locali, Emma Mana ricostruisce minuziosamente una carriera politica che si esplica in quasi mezzo secolo di vita: attenta a non appiattire la narrazione storica su una dimensione cronachistica, individua piuttosto nella biografia un punto di osservazione e di trattazione di tematiche di grande interesse storiografico, che dimostra di saper trattare con padronanza e conoscenza della letteratura scientifica. Il libro affronta così problemi quali il rapporto fra centro e periferia in contesti politici e sociali varianti, i problemi connessi alle articolazioni e alle amodalità di esplicazione della vita politica, con particolare riferimento al ruolo delle reti di sociabilità locali, la composizione del collegio elettorale di Cuneo in un periodo che vede il passaggio dal suffragio ristretto al suffragio elettorale maschile, le modalità di conversione di un’influenza politica locale, di stampo notabiliare, in un ruolo di rilievo a livello nazionale.
Ne emerge non solo un quadro a tutto tondo del personaggio, ma anche una riflessione sui limiti di un liberalismo che, partendo dalla difesa prerogative del Parlamento e dalla tutela dei diritti civili e politici dei cittadini, è tuttavia incapace di rispondere alle esigenze di modernizzazione e di democratizzazione che il secolo XX annuncia e, ancora fortemente tentato da concezioni organicistiche e corporative della società, attraverso i temi della cultura nazionalistica approda infine al fascismo, considerato unico mezzo di rinnovamento della poltica italianadavanti alla sfida della modernità, alla crisi e all’incapacità delle vecchie classi dirigenti liberali.
Maurizio Ridolfi, Il Psi e la nascita del partito di massa. 1892-1922, Laterza, Roma, 1992, pp. 304.
Maurizio Ridolfi non 8 con questo libro al suo primo lavoro sulla storia della formazione di un partito politico né alla prima indagine sulla sociabilità politica. Rispetto alle passate ricerche, però, essenzialmente centrate sulle Romagne, questo libro si segnale per il respiro nazionale, per la raggiunta maturità d’analisi dei modelli interpretativi della forma-partito moderno e di massa, per il confronto storiografico internazionale, per la tempestività con la quale giunge, nel centenario del Psi, a colmare un vuoto, da tempo sentito in Italia nei confronti di studi stranieri più avanzati nella ricostruzione sociopolitica delle organizzazioni della classe operaia.
Il maggior interesse di questo libro sta proprio nel fornire un’ampia documentazione, sorretta sempre da linea e rigore interpretativi, della circolazione del discorso politico e delle caratteristiche dell’associazionismo popolare alla base del successo elettorale e della creazione del consenso attorno al Psi, un partito che rapidamente, al volgere del secolo, invade spazi già preesistenti di sociabilità collettiva, in particolare locale, e li modifica a suo favore, modernizzando e nazionalizzando pratiche e rituali collettivi. Anche attraverso una minuziosa lettura della stampa socialista, indispensabile per colmare le lacune archivistiche, Ridolfi contribuisce, nella prima parte del libro, al dibattito avviato negli ultimi decenni sulle caratteristiche del governo locale socialista e degli interessi politici ed economici all’origine della delega elettorale. Un contributo ancor più forte, perché innovativo e suggeritore di ulteriori ricerche, è quello che scaturisce dalla lettura degli ultimi capitoli relativi alla cultura di massa e ai riti socialisti.