Department of Asian and North African Studies - Ca' Foscari University
Centre for Chiang Kai-shek and Modern Chinese History - Zhejiang University
International Workshop
Ca' Foscari University of Venice
December 5th, 2019
1919-1949: The Birth of Modern China
Centro Romano di Studi sull’Ebraismo (CeRSE)
Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Dipartimento di Storia, Patrimonio culturale, Formazione e Società
L’appello ai potenti in età contemporanea.
Grazia, “razza”, cittadinanza
10 dicembre 2019
Roma, via Lucullo 11
9.00-18.00
Keynote: Simona Cerutti (EHESS, Paris), Le suppliche come fonte per una storia sociale della giustizia
***
Presiede: Lucia Ceci (Università degli Studi di Roma Tor Vergata)
Silvia Haia Antonucci (Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma-ASCER \"Giancarlo Spizzichino\"), Chiedi e ti sarà dato? Le suppliche degli ebrei durante l\'età del ghetto conservate nell\'Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma
Claudio Petrillo (Università degli Studi Roma Tor Vergata), “L’umilissimo suo servo”. Le suppliche rivolte a Pio IX dai condannati politici, protagonisti della tentata insurrezione romana del 15 agosto 1853
***
Enrica Asquer (Università degli Studi di Genova), Cittadini o supplicanti? Le richieste di deroga alla normativa antisemita nell’Italia fascista e nella Francia di Vichy
Claire Zalc (ENS/EHESS, Paris), Grammaires de la citoyenneté. Contester la dénaturalisation sous Vichy
***
Presiede: Gianluca Fiocco (Università degli Studi di Roma Tor Vergata)
Alain Blum (INED/EHESS, Paris), Emilia Koustova (Université de Strasbourg), Négocier sa vie, redéfinir les politiques répressives à la sortie du stalinisme: les déplacés spéciaux soviétiques écrivent aux autorités
Simeone Del Prete (Università degli Studi di Roma Tor Vergata), “Tu che sei il compagno migliore”: le lettere a Palmiro Togliatti degli ex-partigiani inquisiti per atti di violenza politica nell’immediato dopoguerra
***
Discussione
Lucia Ceci (Università degli Studi di Roma Tor Vergata), Marina Formica (Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Cecilia Nubola (Istituto storico Italo-germanico, Trento), Guri Schwarz (Università degli studi di Genova), Maria Rosaria Stabili (Università degli Studi di Roma Tre)
Comitato scientifico: Lucia Ceci, Enrica Asquer, Simona Cerutti
Comitato organizzativo: Simeone Del Prete, Alessio Folchi
Seminario
Aldo Moro, la pedagogia civile e l’immaginario repubblicano
Fonti, percorsi di ricerca e public history
La Camera del Lavoro di Firenze e l'IRES Toscana organizzano a cinquant'anni dall'Autunno Caldo questo convegno, insieme a AISO, FDV, FVL, Proteo e SISLav. L’iniziativa, essendo organizzata con soggetto qualificato per l’aggiornamento (DM 08.06.2005), l'agenzia formativa Proteo Fare Sapere, è automaticamente autorizzata ai sensi degli artt. 64 e 67 CCNL 2006/2009 del Comparto Scuola, con esonero dal servizio e con sostituzione ai sensi della normativa sulle supplenze brevi e come formazione e aggiornamento dei Dirigenti Scolastici ai sensi dell’art. 21 CCNL 11/4/2006 area V e dispone dell’autorizzazione alla partecipazione in orario di servizio.
Un altro sguardo sul 1969: i territori sociali del conflitto in Italia.
Oltre le letture convenzionali
Il ciclo di lotte del cosiddetto Autunno Caldo viene comunemente conosciuto come «il ’69 operaio», per distinguerlo dal «’68 degli studenti» con cui intrattenne rapporti talmente stretti da poter parlare di un unico «biennio rosso». Furono anni di fortissima conflittualità sociale che videro come epicentri simbolici prima le università e le scuole superiori, quindi le grandi fabbriche, in un movimento complessivo di contestazione del potere gerarchico e autoritario che vigeva in queste grandi «istituzioni totali»: alla protesta si unì da subito la costruzione di organi assembleari alternativi, espressione di un contropotere dal basso che fosse veicolo della voce di studenti e operai. Secondo una narrazione convenzionale, le istanze dei lavoratori dei grandi stabilimenti si estesero dai consigli di fabbrica al resto della società, erompendo dai cancelli dei complessi industriali e travolgendo il territorio circostante. I sindacati, per quanto all’inizio colti di sorpresa, si fecero latori e promotori di questa ondata innovatrice e misero imprese, enti pubblici e partiti politici di fronte alla necessità di dare risposte nuove ai bisogni sociali di base: la casa, la sanità, l’istruzione, i trasporti, le mense, i servizi per l’infanzia, il tempo libero.
Questa versione molto diffusa delle dinamiche del ’69 operaio si basa su un modello schematico estremamente semplice e monodirezionale: partendo dalla scuola e dall’università il movimento innovatore sarebbe passato alla grande fabbrica, dove divenne richiesta di riforma sociale complessiva investendo quindi l’intero territorio. Tutta la società che non si identificava direttamente con le istituzioni educative e con il mondo industriale più rappresentativo avrebbe giocato in questa visione una funzione prevalentemente passiva, di adeguamento alle rivendicazioni elaborate e portate avanti altrove, più che mobilitarsi quindi sarebbe stata mobilitata.
L’articolazione territoriale del conflitto in Toscana e nella Terza Italia
Eppure, la conoscenza diretta dell’esperienza toscana – così come le acquisizioni emerse dalla ricerca storica su diversi contesti a livello nazionale – spingono a ritenere che anche altri elementi ebbero un ruolo decisivo nello stesso svilupparsi della conflittualità, dentro e fuori la fabbrica: il mondo contadino e gli ambienti rurali della campagna urbanizzata, l’associazionismo cattolico di
base, le reti sociali di quartiere, le tradizioni familiari, i luoghi di sociabilità popolare, non solo nella grande fabbrica ma anche a scala territoriale e nelle aziende piccole e medie, in cui svolgeva un ruolo di primo piano un’imprenditorialità di estrazione operaia, la diffusione della scolarizzazione e dei consumi di massa. A Firenze la reazione popolare all'alluvione del 1966 giocò una funzione importante nel definire come centrale il territorio nello sviluppo della conflittualità e dell’identità
sociale. Un evento in grado di attivare comitati di base, case del popolo, sezioni di partito, strutture sindacali, parrocchie e studenti che costruirono relazioni in un certo senso uniche che avranno conseguenze anche negli anni successivi. I lavoratori e le lavoratrici che parteciparono al ciclo del conflitto industriale ebbero una composizione sociale molto più complessa di quella dell’operaio massa prevalentemente maschio della fabbrica fordista, in cui agivano componenti culturali variegate e dalle molteplici origini. L’impressione, insomma, è che il filo che unisce «la centralità della fabbrica» alla «scoperta del territorio» non fu un filo a una sola direzione e in regioni come la
Toscana - e in genere nella cosiddetta Terza Italia - non fu affatto occasionale.
Un altro sguardo sul 1969 italiano
Il convegno sul 1969 vorrebbe quindi indagare il rapporto complesso, dinamico, poco studiato fra il conflitto sociale (e industriale in particolare) e la dimensione territoriale in cui si inserisce. Se questo è forse più evidente nella Terza Italia, è necessario verificarlo in tutta l’articolazione sociale nazionale, anche nei contesti canonici del «secondo biennio rosso» o nelle aree più periferiche. Non
evidenziare cioè soltanto una semplice pluralità dei luoghi, quanto piuttosto analizzare la stratificazione territoriale del processo sociale, aprire quindi uno squarcio nella complessa pluralità che è presente nei luoghi. Si tratta di tracciare una cornice che non delimiti il campo di analisi soltanto in senso spaziale, ma riesca a comprendere un contesto dinamico di repertori di azione e di regolazione, di relazioni pubbliche e private, di modelli imprenditoriali e di culture del lavoro, che
interagiscono e si modificano, provocando la (e adattandosi alla) rottura dell’Autunno Caldo. È in
questa ottica che potrebbe essere indagato il ruolo del sindacato che, in maniera non sempre compiuta, vive la contraddizione di essere da un lato sindacato in fabbrica e dall'altro sindacato generale e territoriale.
Commemorazione della Giornata della Memoria 2020 con scopertura della targa in ricordo dei dodici ebrei detenuti nel carcere di S. Maria in Gradi nel dicembre 1943 (attuale sede dell'Università degli Studi della Tuscia), dieci dei quali furono deportati nel campo di Fossoli e poi nei campi nazisti, da dove solamente una sopravvissuta fece ritorno. Alla cerimonia seguirà un convegno su La Shoah a Viterbo.
Mercoledì 29 gennaio p.v., alle ore 15.30, presso la Biblioteca di storia moderna e contemporanea (Palazzo Mattei di Giove - Via Michelangelo Caetani 32, Roma), la Biblioteca e la Società italiana delle storiche organizzano un incontro dedicato al ricordo di Anna Bravo (1938-2019), dal titolo: Protagoniste. Politica, guerra, Resistenza nella storia di Anna Bravo.
Saluti: Patrizia Rusciani, direttrice della Biblioteca di storia moderna e contemporanea, Simona Feci, presidente della Società italiana delle storiche.
Intervengono: Mario Boccia, Bruno Bonomo, Marina d’Amelia, Anna Foa, Dianella Gagliani, Alessandra Gissi, Daniele Jalla, Lucetta Scaraffia; coordina Simona Lunadei.
Con l’incontro del 29 gennaio p.v. la Biblioteca di storia moderna e contemporanea e la Società italiana delle storiche vogliono rendere omaggio alla storica Anna Bravo, scomparsa nello scorso mese di dicembre. Docente di storia sociale all'Università di Torino, Anna Bravo aveva iniziato il suo percorso di storica con ricerche sulla Resistenza nell’Alto Monferrato e da allora aveva rivolto i propri interessi ai movimenti politici e sociali del Novecento, con un’attenzione particolare alle guerre e al ruolo delle donne. La sua attività di studiosa si era accompagnata a una costante militanza politica, nel Partito comunista prima, nel Sessantotto, in Lotta continua e nel movimento femminista poi. Come ha scritto Luisa Passerini, nelle sue ricerche si individua un itinerario significativo “non solo per capire la sua figura, ma anche quella di più generazioni: dagli studi sulla Repubblica partigiana dell’Alto Monferrato alla storia orale e sociale delle donne nel Novecento; dalle analisi del fotoromanzo all’indagine sulla Shoah e i sopravvissuti – altrettanti passaggi che riflettono lo sforzo di ingaggiarsi con la memoria collettiva, conservando le differenze individuali. E ancora: Anna ha esplorato altre tematiche, dato che i suoi scritti includono lavori sulle donne nella sfera pubblica, riflessioni sulla propria esperienza, rievocazioni del Sessantotto, quest’ultimo nella sua duplice dimensione tra l’est e l’ovest dell’Europa” (Il manifesto, 10.12.2019). Le sue indagini sulla non-violenza hanno segnato una stagione storiografica profondamente innovativa degli studi sulla Resistenza e sulle guerre, fino alle sue più recenti riflessioni sui temi delle lotte inermi, oggetto di una delle sue ultime pubblicazioni, La conta dei salvati. Dalla Grande guerra al Tibet. Storie di sangue risparmiato (Laterza, 2013).
All’incontro intervengono studiose e studiosi che hanno condiviso con Anna Bravo scelte e interessi di ricerca o hanno riconosciuto nei suoi studi fonte e stimolo di riflessione storiografica.
Presiede Oliviero Diliberto, Preside della Facoltà di Giurisprudenza
Saluto del Magnifico Rettore, Eugenio Gaudio
Saluto del Direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche, Luisa Avitabile
Messaggio di saluto della Senatrice Liliana Segre
Intervengono: Guido Alpa, Vincenzo Cerulli Irelli, Claudio Contessa, Andrea Di Porto, Noemi Di Segni, Giorgio Fabre, Emanuele Fiano, Angelo Lalli, Lea Polgar, Paolo Ridola
Nell’occasione sarà presentato il volume di Vincenza Iossa e Manuele Gianfrancesco “Vietato studiare, vietato insegnare. Il ministero dell’educazione nazionale e l’attuazione delle norme antiebraiche: 1938 – 1943”, Modena, Palombi Editore, 2019
Saranno presenti gli autori.
In occasione del suo settantesimo anno di attività, ‘Italia contemporanea’ (rivista dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri, già Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione in Italia) promuove – in collaborazione con la Biblioteca di storia moderna e contemporanea – una discussione fra studiose e studiosi appartenenti alle redazioni di alcune fra le principali riviste di storia.
Giovedì 6 febbraio 2020, dalle 14.30 alle 17.3 a Roma, presso la Biblioteca di storia moderna e contemporanea, si terrà l'incontro di studio
Storia contemporanea, storia dell’Italia contemporanea
e storia sociale. Una discussione fra le riviste.
Storia contemporanea, storia dell’Italia contemporanea e storia sociale.
Una discussione fra le riviste.
Giovedì 6 febbraio 2020
ore 14.30 - 17.30,
Biblioteca di storia moderna e contemporanea
(Palazzo Mattei di Giove – Via Michelangelo Caetani 32, Roma),
Saluti:
Patrizia Rusciani, Nicola Labanca.
Intervengono:
Enrica Asquer (Italia Contemporanea),
Daniela Lugia Caglioti (Presidente SISSCO),
Gabriella Corona (Meridiana),
Ida Fazio (Genesis),
Maria Malatesta (Società e Storia),
Marco Meriggi (Storica),
Domenico Rizzo (Quaderni storici),
Silvia Salvatici (Contemporanea)
Modera: Alessandra Gissi
Dove va la ricerca contemporaneistica in storia sociale oggi in Italia? Quali sono i suoi risultati e quali le sue prospettive? Anzi, cosa è la storia sociale oggi? Praticato nei decenni passati secondo diverseprospettive, animato da differenti pulsioni, condotto su fonti documentarie diverse, un approccio di storiasociale ha rappresentato anche in Italia un elemento importante per l’innovazione degli studi storici. Alcune ricerche sono diventate addirittura dei classici. La conoscenza storica della società italiana contemporanea ne ha beneficiato enormemente.
Oggi lo stato della storia sociale appare più incerto, l’approccio appare meno frequentato, i punti di riferimento internazionale più confusi. In occasione del suo settantesimo anno di attività, ‘Italia contemporanea’ (rivista dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri, già Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione in Italia) promuove – in collaborazione con la Biblioteca di storia moderna e contemporanea – una discussione fra studiose e studiosi che hanno dato contributi importanti in questo senso e fanno parte delle redazioni di alcune fra le principali riviste di storia che si sono segnalate per la loro attività in questo ambito, cruciale per il futuro della ricerca contemporaneistica italiana.
Info: http://bsmc.it/index.php/9-articolihome/appuntamenti/917-Storia%20contemporanea,%20storia%20dell
European Ways of Inciting and Containing Armed Conflict, 1648–2020
11th Annual Symposium of the Research Network on the History of the Idea of Europe
24 June – 3 July 2020
The history of Europe is as much about violence and divisions – including religious wars, national clashes and ideological conflicts – as it is about shared cultural, social and economic accomplishments. What, if anything, can be regarded as ‘typically European’ in ideas of war and peace that referred to, or originated within, Europe and its space? In our conference discussion, we will try to find out whether there are long-term patterns of ‘Europe’-related discourses concerning peace and war, and if so, what they consist of.
Ca’ Foscari University of Venice - Venice Foundation for Research on Peace - Institute for the Study of Ideas of Europe - University of East Anglia
Programme attached