Città di passione, con queste parole D’Annunzio battezza
Fiume dopo la Grande guerra, imponendola all’attenzione
internazionale assieme al mito della “vittoria mutilata”. Certo il poeta ha in mente la passione nazionale che tutto travolge, ma senza volerlo, offre una lettura che va ben al di là di quella stagione. Dopo un quarto di secolo infatti, Fiume diventerà oggetto di un’altra storia di passione, ma questa volta il dramma non si consumerà sulle luci della ribalta, ma nella distrazione della patria ferita e confusa, premessa all’oblio. E così della città rimarrà in piedi il guscio, mentre la comunità che lo abita dovrà invece prendere la via dell’esilio e Fiume condividerà il destino delle “città cambiate” del ‘900, come Salonicco, Smirne, Königsberg, Leopoli, ed altre, poste lungo la grande fascia di crisi che dal Baltico scende al Mediterraneo.