Intervento di Manfredi Alberti (Università di Palermo) nell’ambito del ciclo di seminari: La cultura politica, giuridica ed economica nell’Italia repubblicana. A cura di Piero Barucci, Piero Bini, Eleonora Giusti
Il seminario proverà a inquadrare storicamente il processo di internazionalizzazione della statistica ufficiale
in Italia e in Francia a partire dal secondo dopoguerra, attraverso un’analisi comparativa basata su fonti edite
e archivistiche.
La fine della Seconda guerra mondiale ha rappresentato un punto di svolta per i servizi statistici ufficiali sia
in Francia che in Italia. Nel dopoguerra e fino all’inizio degli anni Sessanta, sia l’ISTAT che l’INSEE sono
stati guidati da due direttori generali che hanno promosso un processo di innovazione nei metodi e negli
oggetti del rilevamento statistico, anche grazie allo loro lunga permanenza alla guida dei due istituti. Si tratta
di Benedetto Barberi e Francis-Louis Closon, eminenti statistici con una forte preparazione tecnica e un
prestigio internazionale.
In Italia, il passaggio dal fascismo alla Repubblica fu l’occasione per l’ISTAT di introdurre innovazioni, più
in termini di opzioni metodologiche che di organizzazione istituzionale e di ricambio del personale. Anche
l’INSEE, fin dalla sua nascita, mostrò dinamiche differenziate, tra continuità con il passato e innovazione.
In entrambi i Paesi, una parola chiave per comprendere la condizione peculiare del servizio statistico
pubblico è forse “centralizzazione”. Infatti, dal 1946 entrambi gli istituti hanno avuto il compito di gestire in
modo organico un’ampia gamma di compiti statistici, che in altri Paesi erano ripartiti fra diversi organismi.
Al momento della nascita dell’INSEE, l’ISTAT aveva già alle spalle un ventennio di attività, all’insegna
della centralizzazione. Da un lato, quindi, il processo di centralizzazione è avvenuto in Italia vent’anni prima
che in Francia, ma dall’altro l’ISTAT nel dopoguerra ha perso l’opportunità di attuare una riforma
istituzionale capace di rendere più efficiente la raccolta dei dati.
Fin dalla sua nascita, l’INSEE è stato caratterizzato dall’esistenza di uffici periferici, mentre l’ISTAT ha
introdotto il decentramento solo negli anni Settanta. Inoltre, la carenza di personale e l’assenza di un vero e
proprio turnover hanno condizionato fortemente le operazioni dell’ISTAT nel dopoguerra, mentre in Francia
l’INSEE venne rafforzato con un personale giovane e altamente qualificato. Vale la pena di notare che
un’altra differenza cruciale tra i due Paesi è il fatto che, fin dalla sua fondazione, l’INSEE era incaricato di
fornire analisi statistiche e previsioni, mentre l’ISTAT ha sempre mantenuto il ruolo di mero “produttore di
dati”.
Sia in Francia che in Italia il modello anglo-americano di contabilità nazionale e di indagine campionaria ha
condizionato fortemente l’attuazione delle indagini statistiche, mentre le istituzioni internazionali ed europee
del dopoguerra hanno costituito uno sprone per la promozione dell’innovazione e la produzione di dati
statistici comparabili. A differenza che in Francia, in Italia il riferimento all’approccio keynesiano non è stato
così evidente, forse per ragioni politiche e culturali che andrebbero meglio valutate.