Nel corso degli anni Venti si svolse all’interno del gruppo dirigente sovietico un intenso dibattito sul rapporto tra politica ed economia, sulle modalità concrete di costruzione del socialismo, sulla possibilità di pianificare l’auspicata crescita industriale del paese. Tale dibattito si intrecciò con la durissima lotta per la leadership nel partito, in particolare dopo la scomparsa di Lenin, e si accompagnò alla progressiva emarginazione delle opposizioni al gruppo staliniano, in una geografia mutevole di alleanze tra i fautori dell’industrializzazione forzata e i difensori della Nep. Cercherò di ricostruirne le linee, sottolineandone le oscillazioni sino allo sbocco conclusivo nell’idea di una fortissima accelerazione della crescita industriale attraverso un rigido controllo dell’economia e con la liquidazione della piccola e media proprietà agricola. Gli obiettivi indicati nel primo “piano quinquennale” non furono realizzati, ma le idee, la logica e la grammatica ideologica del piano divennero da quel momento le basi dell’azione di governo nell’Unione sovietica staliniana, affermandosi inoltre come una sorta di “pensiero unico” nel movimento comunista internazionale.