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Del Negro 2002

I militari e la nazionalizzazione della società italiana tra Otto e Novecento

Area 11 – scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche

Coordinatore

   

PIETRO DEL NEGRO

   

Titolo della Ricerca

   

I MILITARI E LA NAZIONALIZZAZIONE DELLA SOCIETà ITALIANA TRA OTTO E NOVECENTO

   

Finanziamento assegnato

   

131000 Euro

   

Rd+Ra

   

92600 Euro (dichiarata all’atto della domanda)   

   

Durata

   

24 mesi

   

 Obiettivo della Ricerca

L’obiettivo principale del Programma di Ricerca è quello di affrontare, riunendo una parte delle competenze maturate o temperate nel corso della ventennale attività ed esperienza di ricerca del Centro interuniversitario di studi e ricerche storico militari e in particolare nei convegni e seminari che hanno visto collaborare strettamente storici italiani di diversa formazione e storici stranieri, un tema di grande rilievo nazionale come quello dei rapporti tra i militari e la nazionalizzazione della società italiana tra Otto e Novecento.
Naturalmente questo programma di ricerca non promette, né pretende di esaminare in tutte le sue articolazioni un argomento così vasto e complicato, ma punta ad un obiettivo meno presuntuoso, quello di stimolare, tramite il confronto tra diverse metodologie e prospettive di ricerca e tra specialisti di periodi cronologici, quadri territoriali e ambiti statuali assai diversi, una visione di lungo periodo del problema, che non sia il frutto di un’impostazione unilaterale e ristretta dai paraocchi disciplinari.
Un obiettivo, che a sua volta riconosce quale momento qualificante ed indispensabile una comparazione della situazione italiana con quella europea. Non perché ci si aspetti di ricavare dalle ricerche degli storici stranieri una chiave per aprire la porta del caso italiano, ma perché soltanto se si hanno sempre presenti gli sviluppi europei è possibile utilizzare il tema bifronte della militarizzazione/nazionalizzazione allo scopo di distinguere nella storia italiana i fattori, che hanno spinto, nel bene e nel male, ad una omologazione dell’Italia all’Europa, da quelli, che hanno invece assicurato a quanto è avvenuto al di qua delle Alpi una curvatura peculiare.
L’obiettivo del programma di ricerca è quindi anche quello di ricostruire, tramite la collaborazione tra le unità di ricerca impegnate nel programma, una dinamica, che fa perno su ‘soggetti’ quali militari, guerra e nazione in profonda e correlata mutazione. In questa prospettiva la nazionalizzazione della società è inconcepibile senza un riposizionamento dei militari nei confronti del loro bagaglio tradizionale di valori così come la stessa militarizzazione ‘passa’ necessariamente attraverso un’idea o, meglio, delle idee di nazione (la nazione del Risorgimento, la terza Italia ecc.) ben diverse da quella, che si poteva avere nell’antico regime.
Pertanto la militarizzazione/nazionalizzazione della società non va ritenuta equivalente a un mero trasferimento delle caratteristiche ‘perenni’ del mondo militare (l’autoritarismo, la disciplina, la gerarchia, l’ordine, lo spirito di sacrificio, la fedeltà alla bandiera, l’esercizio legale della violenza ecc.) in ambito civile, ma appare il frutto di processi di feed-back, che, quando si manifestano sotto forma di pronunciamenti, putsch e colpi di stato, non a caso hanno di regola alla base la convinzione dei militari di essere essi stessi gli interpreti della ‘vera’ nazione e quindi di costituire non solo in tempo di guerra la più valida alternativa ad una classe politica ritenuta corrotta, asservita ad interessi diversi da quelli nazionali ecc.
Si ritiene in ogni caso che l’obiettivo possa essere avvicinato nella prima fase tramite ricerche puntuali, rispettose – ancorché sviluppate all’interno di questa cornice tematica e programmatica – delle specificità metodologiche e degli interessi culturali delle singole unità di ricerca; sarà sulla base dei necessari approfondimenti analitici dei casi di studio indicati dalle unità locali che nella seconda fase sarà possibile aprire un confronto delle esperienze di lavoro, che consenta tra l’altro di offrire un contributo alla Begriffsgeschichte dei termini-chiave del programma di ricerca.

Innovazione rispetto allo stato dell’arte nel campo

I nodi cronologici più significativi presi in considerazione dalle unità locali di ricerca partecipanti al progetto sono l’età rivoluzionario-napoleonica, il Risorgimento, l’età liberale, la prima guerra mondiale e il fascismo. Lo stato dell’arte presenta caratteristiche proprie riguardo a ciascuna di tali fasi storiche e, nel loro ambito, a seconda degli interessi e delle competenze tematiche e metodologiche dei partecipanti al programma.
In particolare, sul processo di nazionalizzazione della società italiana in età rivoluzionaria e napoleonica sono state svolte alcune ricerche da Del Negro e da altri studiosi quali W. Barberis. La letteratura storiografica meno recente appare condizionata da un approccio di tipo risorgimentale, il quale ha indotto a sottovalutare le contraddizioni di tale fase storica e a trascurare una comparazione in chiave internazionale riguardo a fenomeni quali la renitenza e la diserzione.
Quanto all’età del Risorgimento, il programma prenderà in considerazione soprattutto la fase ‘conclusiva’, vale a dire il periodo 1848-1870. Gli studi su tale periodo storico, se si presentano particolarmente diffusi, appaiono tuttavia in larga misura accomunati da una pregiudiziale teleologica (l’unità italiana), che ha indotto di fatto ad una patente sottovalutazione del ruolo dell’elemento militare.
La letteratura relativa all’età liberale, che abbia preso in considerazione il ruolo dell’esercito quale agente dell’unificazione ideologico-culturale, consiste in una serie di saggi e articoli a carattere settoriale, che meritano di essere ripresi e integrati in una prospettiva complessiva, che tenga conto dell’importanza del modello prussiano quale “nazione armata” di Stato.
Sulla prima guerra mondiale dell’Italia esiste senza dubbio una documentazione e una letteratura sterminate, che tuttavia si sono lasciate alle spalle non pochi problemi irrisolti. Ben poco si conosce circa l’attività del Segretariato Generale per gli affari Civili nei territori occupati dall’esercito italiano, così come, in tema di organica militare, la questione dei cosiddetti ‘siluramenti’ non è stata finora oggetto di analisi accurate.
Sul processo di involuzione antidemocratica progressivamente realizzatosi in Italia negli anni della grande guerra all’ombra della “guerra totale” sono state svolte recentemente alcune ricerche da G. Procacci. Vari studi hanno preso in esame il campo specifico della mobilitazione industriale e delle relazioni industriali. Manca però una ricerca che affronti in un coerente quadro interdisciplinare la militarizzazione della società civile. Del pari, per quel che riguarda il processo di trasformazione sotto l’aspetto ideologico-culturale, sono assenti ricerche di ampio respiro sulle reazioni degli intellettuali e dell’opinione pubblica al fenomeno della militarizzazione. Manca inoltre del tutto uno studio sulla penetrazione nel nostro paese delle riflessioni tedesche (E. Jünger) su queste modificazioni sociali.
Aspetti della militarizzazione della società civile sono evidenti in quasi tutti i paesi ex-belligeranti durante il decennio che segue la guerra: la divisa di gruppo, la marcia, il culto semi-religioso del soldato caduto – sono segni generalizzati in una Europa profondamente cambiata dal conflitto. Ma in nessun paese dell’Europa occidentale in quel periodo tali aspetti sono manifesti come nell’Italia fascista. Ovviamente la militarizzazione operata dal fascismo non è ignota agli storici. Ma essa è stata esaminata prevalentemente solo sotto alcuni aspetti, e non sotto altri che rimangono invece fondamentali.

Criteri di verificabilità

1) I criteri di verificabilità non possono essere che gli stessi delle altre ricerche storiche e quindi variare a seconda dei metodi, delle prospettive di ricerca e delle peculiarità dei diversi ambiti disciplinari (dalla storia politico-istituzionale a quella sociale, dalla storia delle idee alla storia locale, dalla storia economica a quella giuridica) e cronologici (l’età rivoluzionario-napoleonica, il Risorgimento, l’età liberale, la prima guerra mondiale e il fascismo) coinvolti.

2) Soltanto in alcuni ambiti disciplinari e metodologici vi è la possibilità di una verifica in termini quantitativi (serie storiche delle spese militari, della produzione e degli investimenti in determinati settori industriali, statistiche relative alle carriere degli ufficiali ecc.).

3) 

4) 

Unità di Ricerca

1]  Unità di       Università degli Studi di PADOVA

     Responsabile Pietro DEL NEGRO

     Rd+Ra      2500 Euro (dichiarata all’atto della domanda)

     Finanziamento   5800 Euro

 

     Compito

     

Il piano di ricerca si articola intorno ad alcuni nodi di interesse socio-istituzionale e culturale, utilizzando analisi sull’organizzazione militare in età rivoluzionaria e napoleonica e sui suoi rapporti con la società italiana, tenendo ben presente la mutevole mappa politica della penisola lungo quei decenni, il diverso contributo delle regioni italiane alla formazione di una nuova classe militare e il diverso carattere delle scelte politiche a seconda delle forze armate di appartenenza. La ricerca si propone di utilizzare: a) la bibliografia, assai sviluppata in tempi recenti, come testimonia ad esempio la nascita dell’italiana “Rivista napoleonica. Revue napoléonienne. Napoleonic Review”; b) le fonti d’archivio, privilegiando i fondi militari presenti negli archivi di Milano, Parigi, Torino, Napoli e Venezia allo scopo di ricavarne il profilo prosopografico delle classi militari nell’Italia rivoluzionaria e napoleonica.

2]  Unità di       Università degli Studi ROMA TRE

     Responsabile Fortunato MINNITI

     Rd+Ra      4200 Euro (dichiarata all’atto della domanda)

     Finanziamento   6500 Euro

 

     Compito

     

Gli scopi di questa ricerca sono il rilevamento e la classificazione – per grado, funzioni, età, fase delle operazioni della guerra e motivo – delle rimozioni ordinate dal Comando Supremo. Seguiranno l’accertamento dei successivi scatti di carriera degli ufficiali in questione e lo studio per campione della composizione del corpo ufficiali post-bellico coinvolto in questo turnover. In tale contesto sarà anche dato spazio allo studio di alcuni casi individuali se ritenuti particolarmente significativi. La domanda alla quale la ricerca cercherà di dare una risposta è se i siluramenti della grande guerra abbiano negli anni Trenta migliorato o peggiorato il livello di capacità del corpo ufficiali, con particolare riferimento anche al ruolo avuto durante il secondo conflitto mondiale da chi fu promosso negli anni in questione.
La ricerca sarà effettuata in archivi pubblici (Archivio Centrale dello Stato e Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito a Roma, Archivio Diaristico Nazionale di Città della Pieve, Archivio del Museo della Guerra di Gorizia, Archivio delle Raccolte storiche del Comune di Milano) e privati, e si avvarrà della raccolte degli annuari del Regio Esercito italiano e del Giornale militare ufficiale per la costruzione di un database.

3]  Unità di       Università degli Studi di MODENA e REGGIO EMILIA

     Responsabile Giovanna PROCACCI

     Rd+Ra      8100 Euro (dichiarata all’atto della domanda)

     Finanziamento   12400 Euro

 

     Compito

     

L’unità di ricerca intende analizzare come si realizzò nel 1915-1918 la militarizzazione della società civile e del quadro culturale e ideologico in tre aree di indagine: 1) L’effettiva gestione da parte dei militari di settori della società civile nel periodo 1915-1918 (Procacci); 2) La militarizzazione ideologica e culturale: le influenze del pensiero tedesco in Italia (La Vergata); 3) Due casi locali: Bologna (Degli Esposti) e Modena (Bertucelli).
1) La ricerca sarà rivolta ad individuare i modi in cui in ambito politico, economico, sociale e giudiziario furono sottratti compiti alla competenza dell’autorità civile per essere attribuiti a quella militare; verrà indagato il rapporto – spesso conflittuale – tra potere civile e potere militare; e verranno analizzati gli esiti della militarizzazione. E’ da notare che la normativa messa in atto nelle zone di guerra fu in gran parte estesa successivamente al resto del paese, un indice non dubbio di una progressiva militarizzazione dello Stato. La ricerca si concentrerà successivamente sul tema delle relazioni industriali e degli effetti della militarizzazione sul comportamento della classe operaia sottoposta alla disciplina e al codice penale militari.
2) Riguardo agli aspetti culturali e ideologici, la ricerca cercherà di analizzare la militarizzazione del clima culturale. Uno degli argomenti principali usati dagli intellettuali tedeschi per difendere la causa della Germania prima e durante la guerra fu quello basato sulla contrapposizione fra lo spirito individualistico, utilitaristico, commerciale e “borghese” britannico e lo spirito comunitario, organicistico, eroico, sacrificale, insomma “militare” dei tedeschi. La militarizzazione era vista anche come una conseguenza della meccanizzazione della guerra e dell’intera vita moderna. Le domande principali, a cui la ricerca intende rispondere, sono le seguenti: Vi fu in Italia un dibattito sulla militarizzazione della società e fino a che punto tale tema divenne centrale nell’analisi della guerra e del suo impatto? La militarizzazione fu considerata un processo in atto o anche una trasformazione da auspicare? La militarizzazione fu vista come un fenomeno essenzialmente tedesco?
3) La ricerca verterà sull’analisi di due situazioni locali, quella di Bologna e quella di Modena, ambedue centri dichiarati zone di guerra e sottoposti pertanto alla giurisdizione militare. Riguardo alle forme di mobilitazione civile a Bologna, il progetto si propone di studiare la creazione ed il funzionamento degli organismi della Mobilitazione industriale a livello periferico, analizzando l’attività del Comitato Regionale di Mobilitazione Industriale Veneto-Emilia nell’ambito della provincia di Bologna.
Riguardo al caso modenese, in questa fase la ricerca si concentrerà sulle trasformazioni economico-sociali subite dalla città e dai territori limitrofi, ovvero l’impatto che la guerra determina in un territorio strutturato in forme ancora tradizionali, gli interventi dei poteri pubblici, l’organizzazione industriale.

4]  Unità di       Università degli Studi di SIENA

     Responsabile Paul Richard CORNER

     Rd+Ra      13000 Euro (dichiarata all’atto della domanda)

     Finanziamento   20000 Euro

 

     Compito

     

Per analizzare i rapporti fra militarizzazione e nazionalizzazione durante il periodo fascista, l’unità di ricerca ha identificato diverse aree di indagine. È da una comparazione con le potenze liberali e gli altri fascismi che anche sul punto nazionalizzazione/militarizzazione può risaltare la specificità dell’Italia in tale fase. La militarizzazione della società italiana nel corso del ventennio verrà analizzata come un aspetto specifico e peculiare di un processo di modernizzazione, che ha diversi, ma spesso somiglianti, riflessi in altri paesi come conseguenza delle esigenze della guerra moderna.
Trattandosi di un regime che punta sulla militarizzazione della Nazione, la diffusione della retorica militare e nazionale nel programma fascista rimane di importanza centrale. Una parte della ricerca si propone di esaminare il funzionamento delle varie organizzazioni paramilitari fasciste per capire in che modo abbiano influito sulla mentalità e sul comportamento della popolazione nella vita quotidiana. In modo particolare si intende studiare l’ideologia utilizzata pubblicamente per spiegare le ragioni delle organizzazioni paramilitari di massa e propagata durante le loro attività. Si vuole esaminare tale propaganda anche per capire in quale misura nell’Italia fascista, come nella Germania nazista, la realizzazione della società totalitaria prevedesse una militarizzazione permanente.
Il progetto si articola quindi in più momenti basati su diverse tipologie di fonti documentarie. La prima fase prevede: a) l’inquadramento storiografico: le vicende italiane della militarizzazione fascista saranno rilette alla luce di uno studio delle più recenti opere sul periodo fra le due guerre apparse sui casi inglese, francese e tedesco; b) la ricerca su documentazione originale, che si svolgerà attraverso l’esame della stampa nazionale e di altra letteratura periodica coeva, attraverso i carteggi di archivio dei ministeri responsabili per le organizzazioni militarizzate e, quando possibile, a livello locale presso gli archivi degli organismi che avevano il compito di gestire tali organizzazioni.

5]  Unità di       Università degli Studi di FIRENZE

     Responsabile Alessandra STADERINI

     Rd+Ra      50900 Euro (dichiarata all’atto della domanda)

     Finanziamento   65700 Euro

 

     Compito

     

Il progetto intende affrontare il tema dei modi e degli strumenti del governo militare di territori e popolazioni civili in Italia dagli inizi del Settecento al primo Novecento. In maniera analitica saranno ricostruiti alcuni casi di gestione politico-civile di territori occupati da truppe militari per cogliere da questo peculiare angolo d’indagine le trasformazioni più complessive del rapporto fra militari e popolazione civile. Ci si propone di affrontare quattro momenti specifici: 1. Le guerre di successione e i mutamenti che hanno segnato la carta politica italiana; 2. Le guerre di Napoleone, con particolare attenzione alle vicende dell’occupazione francese della Toscana nel 1799; 3. Le guerre del Risorgimento e l’annessione degli stati preunitari al regno di Sardegna prima della proclamazione del Regno d’Italia, con particolare riferimento al caso toscano; 4. L’attività del Segretariato Generale per gli affari Civili nei territori occupati dall’esercito italiano nella prima guerra mondiale.
Nel primo dei momenti qui individuati le vicende degli stati italiani consentono di seguire una molteplicità di esempi di occupazioni militari leggibili all’interno delle logiche dinastico-territoriali che hanno determinato la costruzione degli stati europei. Tutto questo in una fase storica, in cui decolla anche la discussione sulle cause della debolezza politica e militare dell’Italia.
Il secondo caso riguarda la ricostruzione della prima occupazione francese della Toscana. Si intende verificare, anche alla luce del vivacissimo dibattito politico che ha caratterizzato tale periodo, le caratteristiche dell’occupazione e dei rapporti tra il governo militare francese e la popolazione. La ricerca partirà dall’analisi delle vicende di alcune specifiche realtà territoriali (San Miniato al Tedesco, Monte San Savino, Lastra a Signa, Fiesole) per ricostruire tali rapporti anche sotto il profilo economico.
Il terzo momento riguarda il periodo immediatamente precedente la costituzione del regno d’Italia. Il governo dei territori favorevoli all’annessione al regno di Sardegna o che comunque erano stati occupati da truppe piemontesi trovava la sua legittimazione innanzitutto nella rivendicazione di uno stato nazionale. Di qui l’importanza dello studio dei rapporti tra le popolazioni e le élites politiche dei nuovi territori e l’apparato militare sabaudo che si sta trasformando in esercito italiano. Anche in questo caso la ricerca privilegerà l’esempio toscano.
Il quarto momento concerne l’attività del Segretariato Generale Affari civili, cui spettò l’amministrazione dei territori occupati dall’esercito italiano nella prima guerra mondiale, di aree con popolazioni di etnia italiana, slava e tedesca e rispetto alle quali il Segretariato ebbe competenze molto estese (dalla sanità all’agricoltura, dai lavori pubblici all’amministrazione civile). La ricerca affronta il caso di un’amministrazione fortemente centralizzata e burocratizzata operante tuttavia in un contesto di stati che lottano per la piena affermazione dei valori della nazionalità.

6]  Unità di       Università degli Studi di ROMA “La Sapienza”

     Responsabile Giuseppe CONTI

     Rd+Ra      3600 Euro (dichiarata all’atto della domanda)

     Finanziamento   5400 Euro

 

     Compito

     

Partendo dalle acquisizioni più significative dell’ancora scarsa produzione storiografica sul tema, ci si propone di approfondire la ricerca, nella convinzione di poter chiarire numerosi punti ancora oscuri circa i rapporti tra mondo militare e società civile nell’Italia liberale. In particolare, si punta a far luce sui meccanismi ideologico-culturali della macchina che consentì alle nazioni europee impegnate nella grande guerra di mandare a combattere per quasi quattro anni e mezzo oltre cinquanta milioni di uomini. Punto di partenza è il progetto pedagogico che in Italia, fra il 1861 e il 1914, vide protagonista l’ “ufficiale educatore” impegnato a fornire, con la parola e l’esempio, modelli di comportamento e valori che dovevano entrare a far parte del bagaglio di ideali condivisi da tutti gli italiani. Fu un’opera perseguita a partire dagli anni ’70 con un impegno che talvolta portò i militari a invadere terreni campi di competenza altrui, soprattutto quello scolastico. La ricerca sarà condotta in Italia principalmente sui fondi degli Uffici storici dell’Esercito e della Marina italiani e dell’Archivio centrale dello Stato; particolare importanza riveste lo spoglio della abbondante letteratura coeva sull’argomento pubblicata in volumi e nelle riviste specializzate (“Rivista Militare”, “Rivista Marittima” ecc.); indispensabile anche un’indagine condotta sui quotidiani militari (“Esercito italiano”, “Italia militare”).

7]  Unità di       Università di PISA

     Responsabile Giancarlo FALCO

     Rd+Ra      5000 Euro (dichiarata all’atto della domanda)

     Finanziamento   7000 Euro

 

     Compito

     

Il gruppo di Pisa intende affrontare lo studio dell’apporto delle produzioni belliche e delle commesse militari allo sviluppo del sistema industriale italiano e, in particolare, individuare come si saldino le esigenze di armamento dei militari con le esigenze economiche e finanziarie di alcuni settori e imprese di particolare rilievo nel sistema industriale italiano. Sono previsti due contributi: 1. Il ruolo delle commesse militari nella riorganizzazione dei cantieri navali, dall’annessione dei cantieri giuliani alla costituzione della Finmare (Pasquale Cuomo); 2. La spesa militare, la riforma del sistema finanziario e lo sviluppo industriale italiano fra le due guerre mondiali (Gian Carlo Falco).
La prima ricerca si propone di analizzare il settore dei cantieri navali. La navalmeccanica italiana era stata uno dei cardini dell’industrializzazione del paese; essa aveva infatti costituito uno sbocco fondamentale per la siderurgia ed era strettamente collegata con la meccanica pesante. La congiuntura bellica sollecitò l’espansione della cantieristica tramite il varo di decreti a favore dei costruttori navali e favorì quindi una crescita disordinata e non sempre tecnicamente efficiente delle costruzioni italiane. Mussolini prese il potere proprio quando questa industria risentiva di una crisi per eccesso di capacità produttiva. La risposta del governo fascista fu quella di assicurare un notevole sostegno finanziario statale alla navalmeccanica, contraddicendo gli orientamenti economici liberisti sbandierati inizialmente dal ministero Mussolini. Tuttavia i provvedimenti decisi per sostenere il settore non furono sufficienti a rendere competitivi i cantieri italiani.
La seconda ricerca è un’indagine sui modi in cui le amministrazioni pubbliche, attraverso le commesse militari, mobilitarono le risorse finanziarie necessarie per sostenere e riqualificare il sistema industriale italiano. In prima istanza si cercherà di determinare l’entità dei flussi generati dalla spesa militare negli anni tra le due guerre mondiali valutata possibilmente nella fase contabile delle erogazioni. Si tenterà di costruire un quadro d’insieme che permetta di valutare l’entità della spesa per armamenti. Su questa base si potrà tentare di stimare l’impatto della domanda di armamenti sul totale della produzione realizzata nei diversi comparti industriali interessati alle forniture, tenuto conto degli scambi con l’estero. Una volta costruito il quadro statistico di riferimento complessivo, si tenterà di accertare la natura e l’entità delle commesse affidate per cercare di valutare la continuità operativa che esse potevano assicurare.
Si è ritenuto utile un approfondimento su alcuni casi di particolare rilevanza (meccanizzazione dei trasporti militari a partire dalla seconda metà degli anni Venti, commesse alla OTO e all’Ansaldo, Cogne, Breda). I due approcci (la ricostruzione aggregata e quantitativa e l’analisi di casi aziendali) sono complementari. Il primo deve fornire i parametri generali di valutazione del fenomeno, da verificare, approfondire e ponderare mediante le informazioni e le logiche di gestione fornite dal secondo.

8]  Unità di       Università degli Studi di TORINO

     Responsabile Walter BARBERIS

     Rd+Ra      5300 Euro (dichiarata all’atto della domanda)

     Finanziamento   8200 Euro

 

     Compito

     

L’unità di ricerca intende procedere su quattro linee di intervento, le prime tre basate soprattutto su ricerche negli archivi nazionali, la quarta costruita sullo spoglio della stampa. Queste direttrici di approfondimento verranno sistematicamente incrociate e confrontate, nonché arricchite con il confronto con altri studiosi italiani e stranieri.
Primo. Il Piemonte, l’esercito e la nuova unità nazionale. L’esercito, in Italia come altrove, è l’istituzione che più di altre promuove e diffonde le idee di patria e di nazione. La storia italiana precedente l’unità motiva le peculiari difficoltà di affermazione di tali concezioni a causa della resistenza delle culture regionali, del municipalismo e di una forte compenetrazione fra interesse privato e interesse pubblico. Il ruolo egemonico del Piemonte, sul piano dell’organizzazione militare, dell’azione diplomatica e dell’iniziativa politica, non rese più agevole l’amalgama dei vari frammenti statuali nella nuova architettura unitaria, né l’indubbia azione pedagogica in chiave unitaria dell’esercito italiano fu sufficiente a contrastare le spinte centrifughe. Apparati cerimoniali, riferimenti a una comune discendenza da un ceppo classico-romano, produzioni poetiche e letterarie con intenzioni propagandistiche, rappresentazioni monumentali concorrono alla formazione di un discorso patriottico e di un comune sentire orientato a stemperare i tratti regionali in una dimensione nazionale. Il percorso è tuttavia accidentato e l’irrisolta integrazione economica e sociale, insieme con una irriducibile diversità di concezioni della statualità, sottendono la propensione a una costante idea di separazione. La ricerca intende quindi individuare le contrastanti tensioni fra unità e divisione coesistenti nella storia italiana fra Otto e Novecento.
Secondo. Le forze armate dinanzi alla campagna fascista di militarizzazione di massa. La ricerca intende verificare se e in quale misura tale campagna, pur senza mettere in discussione l’autonomia delle forze armate rispetto al fascismo, in realtà venisse a eroderla per taluni aspetti, come il ruolo crescente della Milizia a fianco dell’esercito o la moltiplicazione degli ufficiali di complemento in base ad esigenze politiche. Un’altra faccia della militarizzazione è il clima di facili entusiasmi sulla potenza nazionale, cui le forze armate non si sottraggono a più livelli.
Terzo. Il ruolo della Milizia volontaria di sicurezza nazionale. Si tratta di un tema finora trascurato, ma tutt’altro che secondario. La Milizia conserva una presenza articolata sul territorio parallela, ma distinta rispetto a quella del partito, con un reclutamento e un’organizzazione ancora da studiare, e compiti che vanno dall’organizzazione dell’istruzione pre e postmilitare all’approntamento di unità mobilitate. Quest’ultimo aspetto viene straordinariamente incrementato dal 1935, con le divisioni di Milizia inviate in Etiopia e poi in Spagna, l’affidamento alla Milizia di due settori importanti della difesa nazionale come l’artiglieria contraerea e costiera, l’inserimento organico di legioni di Milizia nella divisioni dell’esercito.
Quarto. La militarizzazione nella grande stampa. Dall’osservatorio della stampa, mezzo di comunicazione fondamentale nella propaganda fascista, si possono ricostruire gli sforzi compiuti dal regime per coinvolgere gli italiani in questo processo. Fondamentale in questo senso appare la presa in considerazione di un quotidiano importante nella diffusione dell’ideologia fascista, come il “Corriere della sera”, ma anche di riviste politiche quali “Gerarchia”, “Critica fascista” e “Stato”.