Quaderni I/2001
SEGRETI PERSONALI E SEGRETI DI STATO.
Privacy, archivi e ricerca storica
a cura di Carlo Spagnolo
Parte I Privacy e codice deontologico
Romanelli: Permettetemi un piccolo appunto. Trovo molto interessanti le cose che ha detto Stefano Rodotà sulla questione della schedatura FIAT, perché ci fanno riflettere su qual è lo spirito delle leggi, come vengono costruite e come poi devono essere intese e applicate. La FIAT nello schedare gli operai faceva un’azione che noi riteniamo antidemocratica, da rifiutare, nella misura in cui attuava una politica aziendale basata sul controllo politico degli operai. Tuttavia nel fare così la FIAT ha fatto un servizio agli storici futuri: se gli storici che lavorano sul Cinquecento, Seicento e Settecento non avessero ciò che le calamità naturali hanno selezionato di biechi interventi inquisitori, repellenti a qualsiasi esperienza civile, odierna e del passato, avrebbero meno di che lavorare (e forse sarebbero anche più contenti). Oggi una “Fiat da guerra fredda” non solo avrebbe presente questo veto morale, ma avrebbe anche presente l”esistenza del Garante, e dunque riterrebbe di fare indagini riservate solo a patto che non ne rimanesse traccia, magari usando il telefono o l’ informatica (e questo sarebbe per gli storici un problema di fonti). Allora la distinzione è tra lo spirito della produzione e dell’immediata utilizzazione, e quindi conservazione, dell’atto da parte della FIAT o della prefettura o del SISDI, e quello dell’accesso per motivi di studio, con tutti i crismi della tradizione e della critica delle fonti. Fa parte dell’abbiccì della critica delle fonti il ritenere questi dati preziosissimi, senza perciò volere far del male agli operai della FIAT di trent’anni fa. Sono due approcci completamente diversi e questo è chiaro a noi, ma non credo che sia sempre chiaro in questa discussione, in cui la produzione di fonti tende ad essere depurata, legittimata, per tutelare alcuni valori. Il nostro problema è di capire come questo investe la conservazione, l’archiviazione e quindi lo studio di queste fonti.
Rodotà : Sono assolutamente dall’accordo su questo, non volevo trarre dall’esempio della FIAT un argomento per la restrizione dell’accesso alle fonti. La mia era una notazione puramente storica, almeno di storia di legislazione: quando viene scritta quella norma dello Statuto dei lavoratori, 1970, non avevano davanti agli occhi il fascismo, avevano davanti agli occhi la FIAT, c’era una produzione che anche io ho studiato. Però non è che per favorire gli storici si possa consentire a non dare tutela in alcuni casi. Tra l’altro, ci sono certamente tra quelle schede alcune a cui si applica la mia notazione, cioè “sono opinioni politiche e sindacali, quindi destinate al pubblico, e quindi senza alcuna restrizione”. Io ho trovato la scheda di Sergio Garavini, il quale era schedato solo perché era comunista, però ci sono schede di signori che non hanno avuto cursus honorum particolarmente importanti, in cui si dice che avevano lasciato la moglie, non andavano più in chiesa, non avevano dato i soldi per i figli, ecc. Allora è chiaro che la scheda di una di quelle persone, faccio un esempio che può essere anche sbagliato, sarebbe perfettamente utilizzabile dagli storici, forse con un po’ di cautela nell’indicazione del nome, perché, che si chiami Stefano Rodotà o Raffaele Romanelli, è da questo punto di vista del tutto ininfluente. Può essere importate dire se veniva dal Sud o se veniva da un”altra area, se dietro c’era una segnalazione del parroco oppure un’indagine di polizia, o sapere se la questura di Torino lavorava per la FIAT, come lo scrupolo impeccabile dell’amministrazione FIAT ci dice. Perché in quell’inchiesta, condotta dal giudice Guariniello con un blitz estivo e un sequestro, c’era anche un elenco preciso dei regali di Natale, dal piatto dall’argento al questore sino al sacchetto di caramelle all’usciere.