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Esporre nella città multietnica. Musei come luoghi di integrazione culturale

Gennaro Postiglione

Gennaro Postiglione

Come conseguenza della condizione “postmoderna” che caratterizza la metropoli multietnica contemporanea, urge una revisione storico-culturale dell’idea e della forma del museo e delle tecniche estensive, poiché ogni rappresentazione coinvolge inevitabilmente l’altro, lo straniero, non solo in termini di fruitore ma in qualità di oggetto e soggetto, contemporaneamente. Come apertura verso altre storie e altre culture che abitano il moderno, e che hanno la stessa legittimità di essere rappresentate nei luoghi a ciò preposti, il museo deve scoprire la necessità di riscrivere la storia di quel passato e di quella memoria che è incaricato di conservare. Una ri-scrittura capace di rinunziare programmaticamente alla contrapposizione delle diversità e di essere inclusiva piuttosto che “segregativa”, relativizzando la condizione della cultura dominante e rendendo omogenei i soggetti gli uni rispetto agli altri.

Si vuole ribaltare l’idea di museo come luogo del consolidamento, della conservazione e della trasmissione dell’identità del gruppo sociale dominante, sovvertendo il tradizionale rapporto esistente tra questa istituzione e la società civile che rappresenta (cfr. The birth of the Museum, London & New York 1995). L’obiettivo è di definire delle nuove politiche museografiche e ostensive per la metropoli multietnica e interculturale, trasformando i musei e le esposizioni da luoghi di potere a luoghi di integrazione culturale (J. Clifford, Routes, Harvard 1997, pp. 86-90).