Coordinatore | TOMMASO FANFANI | |
Titolo della Ricerca | IMPRENDITORI E BANCHIERI. FORMAZIONE E SELEZIONE DELL’IMPRENDITORIALITà IN ITALIA DALL’UNITà AL SECONDO DOPOGUERRA. | |
Finanziamento assegnato | M£ 100 , Euro 51645 | |
Rd+Ra | M£ 48 , Euro 24789 (dichiarata all’atto della domanda) | |
Durata | 24 mesi | |
Obiettivo della Ricerca |
L’obiettivo della ricerca è quello di studiare tipologie e cambiamenti di figure imprenditoriali e di banchieri dal 1861 al secondo dopoguerra per esaminare ambienti economici e sociali, reti fiduciarie, livelli di diffusione di informazioni e di competenze, atteggiamenti e modi di affrontare situazioni di rischio e di incertezza, attitudini, forme di investimento, regole di comportamento e consuetudini. Si tratta di stabilire quali habitat imprenditoriali e creditizi, di incentivi e assetti istituzionali, abbiano indirizzato l’azione sociale di imprenditori e banchieri verso investimenti produttivi, attività speculative, o anche comportamenti opportunistici, fino ai casi di non rispetto delle “regole del gioco”, come nel caso di pratiche fraudolente e di criminalità economica. |
Innovazione rispetto allo stato dell’arte nel campo |
L’importanza dello sviluppo economico italiano nel secondo dopoguerra, il ruolo del settore assicurativo dalla fine dell’800 in poi, i rapporti tra banchieri e imprenditori a livello locale (nel XIX e XX sec.), i problemi relativi alle innovazioni tecnologiche e alle loro applicazioni ai processi produttivi, l’intervento pubblico in aree arretrate e la formazione di imprenditorialità, sono i principali temi di cui si sono occupati i componenti del gruppo di ricerca, che saranno ripresi ed approfonditi nell’ambito del presente progetto. Si tratta di riportare l’attenzione sul tema della formazione dell’imprenditorialità, degli incentivi e disincentivi istituzionali ed ambientali, coordinando e finalizzando all’obiettivo comune ricerche in parte svolte e da approfondire ulteriormente. In particolare, riprendendo recenti osservazioni di Baumol, si cercherà di considerare l’imprenditorialità in un senso ampio: dall’approccio schumpeteriano della funzione dell’imprenditore innovatore e motore dello sviluppo economico, a quello vebleniano inteso un agente economico che si rivolge anche ad attività improduttive e predatorie. Il tema proposto è centrale nella riflessione storiografica sullo sviluppo industriale in Italia e sui rapporti tra banca e industria. L’analisi economica più recente consente un inquadramento più preciso del concetto di imprenditorialità e di attività economiche più varie (speculative ecc.). Tenendo conto di esse possono essere maggiormente precisati i contorni storiografici di quella che è stata l’imprenditorialità industriale (agricola e commerciale) e finanziaria, quali siano stati i contesti regionali e locali che ne hanno consentito una diffusa formazione o meno, quali siano state le tipologie (imprenditoria familiare e grande imprenditoria; per settori e generi di attività: pluriattività, specializzazione; attitudine verso il rischio ecc.). |
Criteri di verificabilità |
1) VERBALI DELLE RIUNIONI E RELAZIONI PRESENTATE E DISCUSSE IN SEDE DI WORKSHOP |
2) DATABASE ELABORATI |
3) RELAZIONI DI SINTESI FINALE |
4) PUBBLICAZIONE COLLECTANEA |
Unità di Ricerca
1] Unità di Università di PISA |
Responsabile Tommaso FANFANI |
Rd+Ra M£ 30 , Euro 15493 (dichiarata all’atto della domanda) |
Finanziamento M£ 60 , Euro 30987 |
Compito |
L’unità di ricerca dovrà innanzitutto costituire una base di informazioni statistiche e documentarie (comune anche alle altre due unità di ricerca). La base statistica si avvarrà di informazioni di descrizione degli ambienti economici locali e nazionale desumibili dai censimenti della popolazione e censimenti industriali, dalle statistiche giudiziarie (liti, contenzioso, protesti cambiari ecc.), da altre statistiche MAIC e poi ISTAT. Inoltre occorrerà raccogliere e ordinare informazioni riguardanti soggetti economici (imprese e imprenditori) a partire dall’Archivio Storico della Banca d’Italia, dall’Archivio Centrale dello Stato, di compagnie di assicurazione, dall’Archivio della Confindustria, da schede relative ai cavalieri del lavoro. Dall’incrocio di queste fonti dovrebbero venir fuori dei profili biografici (formazione e attività) di operatori economici, anche "minori", scelti e selezionati per categorie, località, settore di attività. Saranno organizzati dei workshop nella fase di avvio e a varie tappe di avanzamento della ricerca. Ogni ricercatore coinvolto affronterà uno o più aspetti tematici della ricerca complessiva. Le singole ricerche saranno inquadrate in un’elaborazione generale di tutte le informazioni raccolte in modo da poter giungere ad alcune conclusioni finali circa lo stato della "fiducia", la sociabilità, la "densità" istituzionale delle varie realtà locali, le norme e gli altri fattori che possano aver ostacolato o favorito attività d’impresa e relazioni creditizie "fluide". |
2] Unità di Scuola Normale Superiore di PISA |
Responsabile Alessandro POLSI |
Rd+Ra M£ 5 , Euro 2582 (dichiarata all’atto della domanda) |
Finanziamento M£ 10 , Euro 5164 |
Compito |
Chi sono gli amministratori (direttori e presidenti) delle casse di risparmio italiane? Un fenomeno abbastanza comune è la lunga permanenza, che si misura nell’ordine di decenni, nelle cariche direttive delle casse. I dati in nostro possesso sembrano rimandare ad una tradizione della cultura economica, che si riflette negli statuti delle società, sostanzialmente avversa a processi di troppo rapida alternanza nei posti di potere Il caso italiano sembra un sistema di cooptazione lenta di membri da parte delle varie élite “imprenditoriali”. Nel caso delle casse di risparmio il serbatoio principale sembra provenire dalle elite amministrative locali, formate ancora in gran parte da possidenti. Un processo lento che viene solo marginalmente toccato dai mutamenti nel regime politico. Il problema è quello di capire come si salda questo meccanismo con l’adattamento delle casse di risparmio ai mutamenti nel mercato creditizio indotti dal processo di industrializzazione, e come le elite locali riescano ad esprimere una dirigenza nazionale, incarnata dall’Associazione fra le casse di risparmio fondata nel 1911. Non si sa nulla di questo organismo, che per altro ha costituito fra le due guerre un interlocutore diretto del governo nell’occasione delle principali scelte di politica economica. Rappresentanti delle casse ad esempio fanno parte del comitato che nel 1926 elabora il testo della legge bancaria. E in altre precedenti occasioni vi è notizia di richiesta di pareri da parte del governo su provvedimenti legislativi e amministrativi. Come ha agito l’Associazione? Ha collaborato con i governi, ha espresso cauto dissenso? E chi erano i dirigenti dell’Associazione: uomini politici “prestati” alla causa, come era nel caso dell’Associazione fra le banche popolari, oppure erano espressione delle maggiori casse, in qualche modo una vera e propria “élite economico amministrativa nazionale”? Nel primo anno l’unità di ricerca sarà impegnata a raccogliere dati sul personale amministrativo delle casse di risparmio di alcuni importanti centri: Milano, Torino, Padova, Firenze, Lucca, Bologna, Ancona, Piacenza, Parma, Roma. Le informazioni verranno successivamente incrociate con i dati desumibili da annuari amministrativi sul personale politico locale, delle camere di commercio e, per il periodo fascista, degli organismi di rappresentanza corporativa. Si costruirà un database degli amministratori, con particolare riguardo al periodo di permanenza in carica e alla durata. Nel secondo anno si vuole studiare la politica dell’Associazione fra le casse di risparmio italiane e l’organigramma delle cariche direttive. Si utilizzeranno le raccolte del Bollettino dell’Associazione reperibili a Bologna dal 1911 al 1925 e successivamente la Rivista dell’Associazione, la cui raccolta è reperibile a Roma. Dall’organigramma delle cariche e dalle posizioni espresse dall’Associazione si cercherà di collegare il piano della rappresentanza (ufficiale e informale) ai processi di selezione attuati nei maggiori istituti della categoria. |
3] Unità di Università degli Studi di PALERMO |
Responsabile Salvatore LA FRANCESCA |
Rd+Ra M£ 13 , Euro 6713 (dichiarata all’atto della domanda) |
Finanziamento M£ 30 , Euro 15493 |
Compito |
L’impresa in Sicilia, nell’assetto dualistico dell’economia nazionale, affronta da una parte difficoltà produttive essenzialmente riconducibili a situazioni di arretratezza ambientale e tecnologica e fronteggia dall’altra parte ostacoli nella competizione sul mercato da una posizione strutturalmente marginale. Il modesto tessuto imprenditoriale, salvo punte ispirate ad ambiziose prospettive quali quelle facenti capo ai Florio, renderà il processo di formazione delle attività economiche “ moderne” ancora più difficile e complesso. Parte importante della ricerca sarà dedicata all’analisi della nascita e della crescita dell’industria innovativa in Sicilia, cercando di osservare lo sviluppo ed il declino di due settori strategici per quanto diversi, quali il comparto chimico e quello elettrico, con particolare riferimento alla comparazione fra esperienze analoghe nazionali e regionali Nel lavoro di ricerca verranno prese come riferimento le storie, invero molto diverse della Chimica Arenella, nata nel 1909, per iniziativa tedesca, e della SGES (Società Generale Elettrica Siciliana) nata a cavallo della Prima Guerra Mondiale. Per completare il quadro socio economico, bisognerà poi osservare il quadro istituzionale in cui queste imprese operarono, laddove emergono unicità di problematiche e di uomini coinvolti nelle vicende delle due società: la chimica, ma ancora di più l’elettricità destarono da subito l’interesse di uomini politici e d’affari che da subito cercarono d’influire sulle vicende di queste due imprese. L’analisi si incentrerà sia sulle dinamiche d’impresa che sulla evoluzione degli ambienti circostanti e non trascurerà alcune figure chiave sul versante imprenditoriale e manageriale. Il sistema bancario siciliano nel primo novecento ha avuto protagonista il Banco di Sicilia, istituto di emissione prima e diritto pubblico poi. Non trascurabile il ruolo della Cassa di risparmio V.E. di Palermo. Debole il tessuto bancario locale, presente ma modesto il ruolo del credito agrario e del credito fondiario; rilevante il credito minerario. Il ruolo propulsivo, tipico della banca mista, è stato in qualche modo svolto episodicamente della Banca Commerciale Italiana. Sono da verificare i caratteri del rapporto banca – industria e l’adeguatezza dei flussi di credito rispetto alle esigenze delle attività economiche. Da verificare altresì l’adeguatezza del finanziamento alle attività economiche minori che sembrerebbero risultare limitate anche per effetto di scarse disponibilità finanziarie offerte dagli intermediari creditizi. Nell’analizzare queste vicende, si conta di costituire un archivio di dati e notizie su figure imprenditoriali, anche di dimensioni minori, e personaggi del mondo della banca. Si vorrebbe inoltre affrontare, attraverso lo studio dei bilanci, il problema della dinamica della finanza d’impresa da una parte e delle concessioni di credito dall’altra. |