L’intervento intende indagare sulla evoluzione, sulle forme, sulle modalità, suoi luoghi, sui protagonisti dei consumi musicali in Italia tra la metà degli anni cinquanta e la metà degli anni settanta. In questo ventennio, in effetti, i consumi musicali, in particolare della musica cosiddetta ‘leggera’ nelle sue diverse ascendenze – autoctona e straniera, melodica, rock, pop, commerciale, cantautoriale ecc. – conoscono nel nostro paese una impennata significativa. Il fenomeno ha ricadute importanti sull’economia, sulla cultura, sui gusti e sui costumi degli italiani. Esso alimenta, in primo luogo, le fortune dell’industria discografica e delle catene di distribuzione dei dischi; mobilita, inoltre, amministrazioni locali, operatori del settore, privati cittadini, che si lanciano nell’organizzazione di innumerevoli festival in tutta la penisola; interessa, poi, la programmazione cinematografica, nonché quella radiofonica e televisiva; produce, infine, una ridefinzione del mercato italiano, che passa dalla tradizionale articolazione geografica a una sostanziale omologazione, per poi ulteriormente segmentarsi, con gli inizi degli anni settanta, seguendo tendenze che ricalcano le trasformazioni avvenute nella società italiana e riflettono i fermenti che attraversano il mondo dei giovani.