Catania, 6-7 Ottobre 1997
Introduzione al tema del Convegno
Per un lungo periodo di tempo – diciamo dagli anni cinquanta alla fine degli anni ottanta di questo secolo – il tema dell’identità nazionale nell’Italia otto-novecentesca è stato una sorta di “oggetto perduto” della storiografia. Forse si dovrebbe perfino dire che non è mai stato nemmeno un vero e proprio “oggetto” storiografico. La storiografia del Risorgimento, che avrebbe dovuto affrontarlo in via diretta, non lo ha mai trasformato in un tema specifico di ricerca o di discussione. Il “politico risorgimento della nazione italiana” (qualunque cosa si volesse intendere con questa espressione) era la fondamentale parola d’ordine delle varie correnti politiche che contribuirono alla costruzione di uno stato unitario sulla penisola; e nondimeno l’identità nazionale è stata piuttosto considerata come un semplice a priori per l’analisi dell’una o dell’altra costellazione politico-culturale di ispirazione nazional-patriottica, più che come una dimensione analitica da esplorare autonomamente; cosicché, per quanto paradossale possa sembrare, non c’è mai stato alcuno studio specifico sull’identità nazionale nell’Italia del Risorgimento (astrazion fatta da quel magnifico testo ellittico che è L’Italiano (1972) di Giulio Bollati).
Non maggiore è stata l’attenzione dedicata al tema dagli storici che si sono occupati dell’Italia post-unitaria. Altre prospettive si sono dapprima imposte: la formazione del movimento socialista e poi comunista, o di quello cattolico; l’industrializzazione della penisola; i caratteri dello stato unitario; le pratiche della mediazione politica; la natura sociale delle élite; i caratteri e le basi di consenso del regime fascista; e via enumerando, ma senza che si possa includere il tema della nazione come uno dei punti rilevanti nell’agenda degli studi storici del primo quarantennio successivo alla seconda guerra mondiale (sebbene, anche in questo caso vi siano luminose eccezioni; per esempio Nazione e lavoro, (1979) di Silvio Lanaro).
Negli ultimi tempi l’urgenza degli eventi internazionali e interni ha costretto l’opinione pubblica a interrogarsi di nuovo sulla questione della nazione; e dalla fine degli anni ottanta gli storici e gli scienziati sociali italiani hanno cominciato a riprendere in esame quest'”oggetto perduto”, ad accorgersi che la nazione, o la patria, sono state dimensioni concettuali estremamente importanti nell’esperienza di molti di coloro che hanno vissuto sulla penisola da 1796 in avanti.
Questo dimenticare un tema e poi riprenderlo dopo molto tempo di trascuranza è un ciclo normale, nel lavoro storiografico; una dialettica ovvia, e perfino necessaria, tra l’urgere delle vicende contemporanee e la ricerca delle configurazioni, delle culture, delle pratiche che si può immaginare il passato abbia lasciato in eredità all’oggi. Ciclo e dialettica che – fra l’altro – stanno cominciando a produrre significativi risultati di ricerca. Nondimeno, il seminario che la SISSCO vuole dedicare al tema non vuole essere una sede di bilancio riassuntivo della produzione storiografica che nell’ultimo decennio è stata dedicata alla questione dell’identità nazionale; né vuole impostare una riflessione di storia della storiografia sulla dimenticanza storiografica della nazione nel primo quarantennio repubblicano (tema che, pure, sarebbe bello che qualcuno affrontasse, prima o poi).
Il seminario vuole, invece, indagare le modalità di costruzione concettuale dei termini chiave che hanno dato spessore all’identità nazionale: in primo luogo nazione, patria e popolo. L’attenzione al linguaggio – un’angolatura essa stessa dettata da cicli intellettuali, dalla suggestione che viene da una quantità di prospettive analitiche che qui ci limitiamo a riassumere sotto l’etichetta del linguistic turn – significa attenzione alla definizione e alla variazione dei campi semantici (quali sono i mutevoli significati che sono attribuiti, in vari e differenti contesti discorsivi, alle parole in esame?); significa attenzione alle soluzioni retoriche utilizzate per elaborare il senso delle parole chiave; significa attenzione alle immagini, alle figure, ai soggetti, che i diversi speakers hanno collegato alla diade concettuale fondamentale patria-nazione.
Una prospettiva analitica di questo tipo può suggerire l’esplorazione di quattro differenti punti di vista: 1) Chi usa i termini di “patria” o “nazione”? 2) In quali contesti comunicativi vengono utilizzati? (ad esempio: sono termini che ricorrono solo o prevalentemente nella comunicazione pubblica – discorsi, commemorazioni funebri, poesie, romanzi, articoli di giornali, saggi -, o fanno parte anche del lessico privato – per esempio quello delle memorie inedite o degli epistolari?) 3) Patria e nazione sono puri sinonimi o alludono a diverse declinazioni delle identità? Sono termini che descrivono identità coerenti o conflittuali con altri codici linguistici di comunità (per esempio il linguaggio “di classe”, o quello “di genere”)? Quanti diversi codici di identità patriottica convivono in periodi specifici? Quali sono le differenze che li separano, le analogie che li accomunano? 4) Come mutano nel tempo tutti questi fattori (speakers, contesti comunicativi, campi semantici)? Come incide il passaggio da una generazione ad un’altra nell’introdurre variazioni in questi aspetti? Che influenza hanno alcuni eventi fondativi (l’esperienza giacobina, il 1848, l’Unità, Dogali o Adua, la prima guerra mondiale, il 28 ottobre 1922, l’8 settembre 1943, il 25 aprile 1945, gli “anni di piombo”, la fondazione del “parlamento di Mantova”, ecc.) nel precisare, modificare o deformare i linguaggi dell’identità nazionale?
Sullo sfondo vi sono sempre degli esercizi di ingegneria costituzionale: chi parla di nazione o di patria ha in mente un’architettura costituzionale, un modo di disciplinare la vita pubblica che dia voce alla nazione (o parli in nome della nazione, o comunque ad essa sia collegato). Questo è un campo di riflessione ampiamente battuto dalla storiografia politica e dalla storiografia del pensiero politico. Sarebbe auspicabile che i relatori del convegno affrontassero la questione non tanto descrivendo in dettaglio l’uno o l’altro progetto di assetto costituzionale che avrebbe dovuto esprimere l’esistenza di una nazione italiana, o le forme concrete assunte dall’architettura costituzionale dello stato unitario nella varie fasi della sua storia, ma il rapporto (se rapporto c’è) tra le morfologie figurali, le mitologie, le immagini di nazione e quegli specifici progetti.
Infine: il seminario aspira a essere un ambito di riflessione scientifica. Quindi sarà necessario che le relazioni e le comunicazioni siano quanto meno normative è possibile (ovvero non ispirate da un’impostazione del tipo: la più civile modalità di concepire la nazione o la patria è questa o quest’altra …); viceversa, esse dovrebbero essere quanto più analitiche è possibile (volte, cioè, a indagare che cosa patria e nazione abbiano voluto dire per uomini e donne che hanno vissuto sulla penisola nei due secoli passati, indipendentemente dal tipo di valutazione che oggi ognuno di noi si senta di dare di quelle concezioni). Sembra un memorandum superfluo, eppure appare assolutamente necessario ogni volta che si parla di questioni che ci appassionano, qui e ora, come cittadini.
Alberto M. Banti, e-mail: [banti@stm.unipi.it]
Programma del Convegno SISSCO – Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea Comune di Catania Dappsi – Università di Catania. Catania, 6-7 ottobre 1997, Grande Refettorio del Monastero dei Benedettini, Piazza Dante.
Segreteria:
Gabriella Canfarelli, Assessorato alla Cultura
Tel.(095) 327756 – Fax (095) 311355
Lucia Cardillo, DAPPSI Università di Catania
Tel.(095) 327243 – Fax (095) 7150101
Programma:
Lunedi 6 Ottobre – Ore 9.30
Accoglienza – Saluti delle Autorità:
Enrico Rizzarelli, Rettore dell’Università degli Studi di Catania
Enzo Bianco, Sindaco di Catania
Gaetano Ragunì, Provveditore agli Studi – Catania
Santha Zanghì, Assessore alla Cultura del Comune di Catania
Claudio Pavone, Presidente della SISSCO
Lunedi 6 Ottobre – Ore 10.30
Introduzione
Alberto M. Banti (Università di Pisa)
L’Italia liberale, ne discutono:
Bruno Tobia (Università di Roma),
Enrica Di Ciommo (Università di Bari),
Ilaria Porciani (Università di Bologna).
Dibattito
Lunedi 6 Ottobre – Ore 15.30
L’Italia fascista, ne discutono:
Silvio Lanaro (Università di Padova),
Michele Battini (Scuola Normale Superiore, Pisa),
Giovanni Sabbatucci (Università di Macerata).
Dibattito
Martedi 7 Ottobre – Ore 9.30
L’Italia repubblicana, ne discutono:
Gian Enrico Rusconi (Università di Torino),
Ernesto Galli della Loggia (Università di Perugia),
Maurizio Viroli (Università di Ferrara).
Dibattito
Assegnazione del Premio SISSCO
Martedi 7 Ottobre – Ore 15.30
Patria e Nazione nella storia della lingua italiana, ne discutono:
Tullio De Mauro (Università di Roma),
Giuseppe Giarrizzo (Università di Catania),
Gabriele Turi (Università di Firenze).
Dibattito
Sono inoltre previsti interventi di:
Teresa Bertilotti,
Patrizia Dogliani,
Angelo Gaudio,
Nicola Labanca,
Francesco Luciani,
Carlotta Sorba,
Maurizio Ridolfi,
Sabine Schweitzer