Coordina: Maurizio Ridolfi
L’incontro sempre più fecondo tra la storiografia e alcune scienze sociali ha comportato lo sviluppo di numerosi studi attenti a quelli che si potrebbero definire i linguaggi della politica. Già ormai da oltre un ventennio, nella storiografia europea è emersa una crescente attenzione per la dimensione simbolica, mitica e rituale, nelle forme di comunicazione della politica. Anche nella storiografia italiana, nel quadro delle ricerche sulla “debole” identità nazionale, le riflessioni sulla contraddittoria costruzione di una religione della patria all’indomani dell’unificazione hanno favorito l’interesse verso la politica su diversi piani: in particolare i simboli, le nuove feste civili, i riti laici, i monumenti, la retorica, l’uso pubblico delle memorie. Il panel tematico si intrattiene su questi temi in relazione alla storia italiana postunitaria, sebbene per queste nuove tendenza della ricerca lo stato di avanzamento sia difforme; se disponiamo infatti di solidi percorsi di ricerca a proposito sia dell’Italia liberale che del regime fascista, per il secondo dopoguerra solo agli esordi risultano le ricerche sulle espressioni simbolico-rituali delle diverse culture politiche e soprattutto sul “patriottismo repubblicano”. Nella società di massa del Novecento la dimensione simbolico-rituale della politica divenne un fattore prioritario nelle strategie di organizzazione del consenso e nella legittimazione sia della sovranità nazionale che delle identità “di parte”. I riti e i simboli, suscitando una partecipazione emotiva oltre la sfera razionale, nonché contribuendo a rendere riconoscibili le aspirazioni al mutamento sociale, favoriscono l’emergenza di domande altrimenti prive di espressione.
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Religione e politica nei riti elettorali del secondo dopoguerra: il 1948
Robert Ventresca