di Daniela L. Caglioti e Raffaele Romanelli
L’onda di piena è quasi passata. Difficile dire se e dove ha fatto danni ed eventualmente quali. Del resto l’esplosione che l’ha provocata era stata ampiamente prevista dai sismologi. O almeno era prevedibile, in ogni dettaglio: in trent’anni – dai gloriosi sessantotto – si era accumulata una forza d’urto impressionante, e i sismologi si sono preparati per tempo, decidendo infine che era meglio assecondarla, quell’ondata, anziché provarsi a contrastarla – e come? – o almeno a contenerne gli effetti.
Usciamo dalla metafora. Stiamo parlando del sistema di reclutamento universitario introdotto nel 1999, che ha “liberato” la pressione di più d’una generazione in attesa. Nello spirito con cui sono redatti i nostri Annali, qui ci limitiamo a raccogliere alcuni dati sul fenomeno, aggiornati al primo luglio 2002, premettendo qualche pagina di commento. Nel settore della storia contemporanea – MO4X, che oggi è M-STO/04 [1]- agli inizi del 1999 erano registrati 81 professori ordinari, o di prima fascia. Ad essi – che il movimento naturale ha nel frattempo ridotto di undici unità [2]- tre anni dopo se ne sono aggiunti 80 nuovi, e il raggruppamento ha raggiunto le 155 unità. Siamo a metà 2002, e diverse procedure non si sono concluse mentre altre se ne aprono di nuove, cosicché le nostre cifre saranno statisticamente appena indicative. In meno di tre anni comunque, tra l’inizio del 1999 e oggi, i ruoli organici della prima fascia sono aumentati quasi del 100 per cento. In realtà l’aumento è molto più consistente; dal 1999 sono state infatti bandite 45 cattedre di prima fascia, ovvero sono state “offerte” non 45, bensì 121 idoneità [3]. Si noti, intanto, che l’incremento ha proprio la forma di un’onda, che esplode e va a placarsi: dei 45 procedimenti citati 20 sono stati banditi il primo anno, 11 il secondo, 5 il terzo e 9 il quarto (nel 2002 è però prevista un’altra sessione). I potenziali 121 idonei vanno ridotti di quattro unità, perché un concorso è stato annullato (Cagliari, II sessione 1999) e in uno sono state attribuite non tre bensì due idoneità (Roma Tor Vergata). Se poi escludiamo le procedure aperte quest’anno le idoneità di prima fascia offerte tra 1999 e 2001 sono 99.
Di questi potenziali 99 nuovi ordinari, 97 hanno in effetti già ottenuto l’idoneità, essendosi concluse le rispettive procedure [4]. Agli 82 già chiamati, è dunque prevedibile che se ne aggiungano altri 15, non appena saranno trascorsi i tempi tecnicamente necessari, o saranno stati messi a bilancio gli stanziamenti necessari. Che si tratti solo di ritardi lo suggerisce anche il fatto che della prima e più numerosa coorte di idonei, quella relativa alle procedure bandite nel 1999, solo due tra i 54 idonei a tutt’oggi non sono ancora stati chiamati nei ruoli organici. Una di essi, Maria Malatesta, entrerà in ruolo solo nell’ottobre di quest’anno per una serie di ritardi procedurali, mentre l’altra, Luisa Passerini, è momentaneamente fuori ruolo.
Queste dunque le dimensioni di una crescita. Per valutarne la natura, occorrerebbe ponderarla rispetto alle cifre complessive dell’università italiana, e a quelle di altre discipline. Qui basti dire che i dati di partenza – gli 81 ordinari e i 142 associati del 1999 – non descrivevano una disciplina consolidata, di solide tradizioni. La storia contemporanea, come è ben noto, è disciplina giovane, figlia del ’68, verrebbe da dire, in quanto i suoi organici si sono costituiti per l’appunto nell’ambito della grande espansione degli anni Settanta e Ottanta, una espansione che ha riguardato l’intera università, ma che ha visto costituirsi la disciplina ed espandersi ad un ritmo assolutamente eccezionale. La disciplina ha quarant’anni, essendo stata inaugurata con il conferimento della prima cattedra a Giovanni Spadolini, nel 1961, ed è rimasta immobile per un decennio, giacché tra 1968 e 1971 si è arricchita soltanto di altri tre ordinari (Gastone Manacorda, Renato Mori, Pasquale Villani). Quelle quattro cattedre del 1971 hanno però fecondato nel quindicennio successivo, e sono diventate 48 nel 1983, con un tasso di natalità del tutto eccezionale, prodotto dell’espansione senza eguali tra le discipline storiche che si è verificata nel numero degli insegnamenti impartiti (da professori ordinari, associati, incaricati, etc.,), passato dai 14 del 1950 ai 195 del 1983 (che rappresenta il passaggio dal 5,5% del totale degli insegnamenti storici al 17,5 [5]). Indice del carattere concitato di quella crescita è l’andamento dei concorsi: basti dire che nel 1979-1980 ne fu bandito uno per 27 cattedre di ordinario [6]. Veniva così riequilibrato il rapporto tra insegnamenti e cattedre, che nel 1970 era stato il più basso del trentennio 1950-1980 [7]. Dopo quella prima onda anomala le acque si placarono per qualche tempo: nel ventennio successivo furono bandite solo 17 cattedre di ordinario e 57 del nuovo ruolo di professore associato i cui organici si erano costituiti sottoponendo a giudizio di idoneità gli assistenti. Da qui la spinta che ha provocato la nuova ondata. E’ insomma un meccanismo di stop and go che impone le sue dinamiche generazionali e fa saltare ogni altra logica di selezione.
Date queste premesse, non è difficile verificare da dove abbia attinto il reclutamento della prima fascia nell’ondata 1999-2002. I ruoli organici della seconda fascia, quella dei professori associati, sono infatti rimasti pressoché stazionari: erano di 142 unità nel 1999 e sono di 146 alla fine di giugno 2002. Come nelle classi sociali ad alta mobilità, la stabilità è apparente perché la categoria ha cambiato radicalmente volto. Anche qui infatti si è abbattuta un’ondata di concorsi – 48 finora – che hanno già dato luogo a 99 idoneità. Fino a questo momento ben 71 docenti hanno lasciato il ruolo – e più precisamente 69 per promozione alla prima fascia e due per passaggio ad altro raggruppamento – e 74 vi sono entrati (uno dei quali, Simone Neri Serneri, solo per pochi mesi per poi passare al ruolo superiore). Anche in questo caso, è facile distinguere i nuovi ingressi – definiti questa volta non “straordinari” bensì “non confermati” -, nella grande maggioranza provenienti dai ruoli dei ricercatori. Solo 6 dei nuovi professori associati non erano già inquadrati nell’università italiana prima della loro immissione in ruolo e, finora, solo 13 idonei di seconda fascia su 99 (il 13,1%) non risultavano in servizio presso alcuna università italiana al momento del conseguimento dell’idoneità [8]. La promozione interna è dunque andata di pari passo con la chiusura verso l’esterno.
Al contrario di quanto è accaduto per i ruoli dei professori ordinari, i ranghi dei ricercatori si sono sensibilmente assottigliati. Non abbiamo sott’occhio i ruoli di ricercatore nel 1999, ma in quell’anno erano 190 i ricercatori che godevano dell’elettorato attivo e passivo [9]. Al momento di licenziare queste note, i ricercatori del settore sono 160, dei quali solo 31 “non confermati”, ovvero entrati in ruolo nell’ultimo triennio. Di questi alcuni sono entrati con le vecchie procedure (e tra questi, tre hanno già ottenuto l’idoneità di professore associato e sono in attesa di passaggio di categoria: Fabio Bertini, Daniela Preda e Carlotta Sorba), mentre, al momento in cui scriviamo, in 24 sono entrati nei ruoli grazie alle procedure avviate tra il 1999 e il 2001 (ma uno, Umberto Gentiloni, è già transitato in II fascia).
Così è dunque composto l’attuale raggruppamento M-STO/04: come il più classico esercito di generali, ha 155 ordinari, 146 associati (di cui 10 in procinto di passare nella prima fascia) e 160 ricercatori, molti dei quali (15) con la valigia in mano per passare di grado. Dunque le risorse, umane e finanziarie, si sono concentrate sulla prima e sulla seconda fascia. Dall’inizio del 1999 sono stati infatti banditi, accanto ai più volte citati 45 posti di prima fascia, 49 di seconda e solo 35 posti di ricercatore. Al decrescere dei bandi di prima categoria (20-11-5-9, ma non si può escludere che altre procedure vengano bandite nel corso del 2002), corrisponde una tendenza leggermente crescente di quelli di seconda fascia (8 bandi di seconda fascia nel 1999, ben 21 nel 2000, 10 nel 2001 e, momentaneamente, 10 nel 2002), e di quelli di ricercatore: sono stati 5 nel 1999, 9 nel 2000, 11 nel 2001 e per ora 10 nel 2002.
E’ perciò da augurarsi che l’onda di piena sia passata, e che si entri in un nuovo regime, nel quale le risorse si concentreranno piuttosto sulle categorie più giovani (forse creando le premesse per una nuova ondata futura). Si tocca qui un problema di particolare gravità, che riguarda le varie generazioni coinvolte in questo maremoto, quelle sollevate dall’onda e quelle sacrificate dalla risacca. Chi ha tentato, più di quindici anni fa, di valutare l’effetto della prima ondata, ha anche notato “il quasi generalizzato innalzamento dell’età media di approdo alla cattedra”, ritenendolo “indicativo (…) di una situazione ormai scarsamente dinamica e di forte concorrenzialità, oltre che di una moltiplicazione di percorsi, e delle figure operanti all’interno dell’Università” [10]. Nel caso della storia contemporanea l’età del raggiungimento della cattedra (di prima fascia, si direbbe oggi) era passata da 36 anni nel 1961 – strana statistica, peraltro, riguardando solo Giovanni Spadolini – a 43,37 nel 1983, mentre in assoluto i più anziani tra gli storici, i docenti di storia del Risorgimento, erano arrivati alla cattedra mediamente a 37 anni nel 1961 e a 49,15 nel 1983. Per diversi motivi non possiamo fornire oggi dei dati comparabili, motivi tra i quali va segnalato uno che deve preoccupare degli storici contemporanei, e che riguarda la censura, o l’autocensura, indotta dalla legge sulla riservatezza a qualsiasi pubblicazione di dato personale, comprendendosi tra questi l’età. Non a caso, negli stessi verbali delle procedure di reclutamento l’età dei concorrenti è taciuta. Non è questo il luogo per soffermarsi su questa aberrazione. Possiamo però usare i dati aggregati pubblicati nel “Terzo Rapporto sullo stato del sistema universitario” prodotto dal Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario (http://www.cnvsu.it/eventi/eventi.asp?ID _EVENTO=8). Da questi dati emerge che l’età media di ricercatori, associati e ordinari nell’area delle scienze storiche, filosofiche pedagogiche e psicologiche è rispettivamente di 39 anni, 48,1 e 53,8, contro una media totale di 37,9, 44 e 50,6. L’età dei 24 nuovi ricercatori elencati nella tabella è senz’altro assai superiore a quella che vent’anni fa sembrava elevata nel caso dei professori ordinari. Il nuovo sistema di reclutamento ha quindi avuto l’effetto di produrre un ulteriore invecchiamento del corpo, già abbastanza invecchiato, dei docenti universitari. Quale che sia l’età dei giovani storici, va detto comunque che una volta passati in rassegna generali e colonnelli non è facile fare lo stesso con i soldati semplici; di assegnisti, borsisti e contrattisti la Sissco non è riuscita a costruire alcun censimento. Ed è questo, crediamo, un aspetto assai significativo del principio dell'”autonomia” sostenuto con forza dai governi dell’ultimo decennio, che proprio mentre provvedeva a garantire la promozione in carriera dei quadri esistenti ha “de-statualizzato”, o “de-pubblicizzato” il reclutamento e perciò lo ha reso non censibile sul piano nazionale. Non neghiamo che nelle maglie di questo sistema si possano creare buone occasioni per chi sa trovare i percorsi adatti; ma nel complesso l’oscurità dei circuiti non ci pare salutare per la ricerca, e per quanti, tra i giovani, aspirassero a misurare le proprie capacità. La Sissco cerca di gettare un po’ di luce in questi percorsi, e già in questo Annale compie un sondaggio sui dottorati. Ne tenterà altri nei prossimi anni.
Rimaniamo per ora nei piani alti, e più visibili, dell’edificio. Tutti i dati convergono nella constatazione che le procedure varate dal ministro Berlinguer e poi da Zecchino hanno concentrato le risorse sulle fasce più alte della docenza, con il solo risultato di promuovere di grado i livelli intermedi: una sorta di avanzamento “ope legis” enfatizzato dal fatto che solo nel primo biennio ogni procedura ha eccezionalmente attribuito tre idoneità. A partire dal 2001 le idoneità sono diventate due, mentre il nuovo ministro Moratti ha dichiarato il proposito di tornare al vincitore unico. Che non si sia trattato di arricchire i ruoli degli ordinari, ma semplicemente di promuovervi chi era già nei ruoli per lo più come associati anziani lo mostrerebbe, se mai ce ne fosse bisogno, una certa coincidenza tra numeri e usciti dalla seconda fascia e numeri entrati nella prima. Da dove vengono i nuovi ordinari? Su 82 nuovi ordinari 76 provengono dai ruoli dei professori associati, mentre 6 [11] erano già nei ruoli, ma come ricercatori. Se poi consideriamo il complesso dei 97 idonei, 88 provengono dai ruoli della II fascia e 9 da quelli dei ricercatori [12]. Discorso analogo vale per i 75 nuovi associati, 69 dei quali provengono dai ruoli dei ricercatori (dei 99 che hanno ottenuto l’idoneità 86 provengono dal ruolo dei ricercatori e 13 dall’esterno).
Nessun outsider ha dunque raggiunto la prima fascia della docenza. Il dato mostra non solo le finalità “sindacali” del sistema adottato, vòlte a promuovere chi è già nei ruoli, ma anche la totale chiusura di corpo, che è ad un tempo chiusura del gruppo disciplinare e di sede. Se si guardano gli spostamenti realizzatisi tra raggruppamenti disciplinari, si vedrà che tra la storia contemporanea, le storie d’area (Storia delle Americhe, dell’Europa Orientale ecc.), la storia economica e la storia moderna l’osmosi è scarsissima: nei ruoli dei professori di I fascia di Storia Contemporanea sono entrati o stanno per entrare solo sei docenti provenienti da altro raggruppamento e precisamente due provenienti da Storia Economica (P03X ora Secs-P/12), due provenienti da Storia dell’Europa Orientale (M02B ora M-Sto/03) e uno da Storia Moderna (M02A ora M-Sto/02) [13]. Quanto ai professori di seconda fascia, tre idonei provengono da Storia Moderna [14], una da Storia Economica [15] e uno da Storia del cristianesimo e delle chiese (M03Y ora M-Sto/07) [16]. Scarsa osmosi, dunque, anche se si ha il sospetto che l’ampiezza del raggruppamento e la sua, come dire, “ricettività”, ne possano fare un settore-collettore, che può facilitare gli avanzamenti di carriera. Esiste tuttavia un sia pur debole flusso inverso: dalla storia contemporanea almeno 8 ricercatori hanno ottenuto l’idoneità in altri raggruppamenti [17].
Quanto alla chiusura territoriale, all'”autoallevamento”, esso è un dato che corrisponde così profondamente alle dinamiche istituzionali e politiche dei nostri anni da andare ben oltre le annotazioni che possiamo fare qui riguardo al settore contemporaneistico. Del resto spinge verso il localismo e la rottura del quadro nazionale unitario la stessa autonomia finanziaria, che rende assai poco costoso promuovere di grado un docente già in ruolo, mentre pone ostacoli finanziari gravissimi alla chiamata esterna [18]. I nostri dati ne offrono una conferma d0i settore. Indipendentemente dal luogo dove hanno ottenuto una idoneità, 79 professori di I fascia su 82 sono stati chiamati nello stesso ateneo in cui insegnavano e 77 nella stessa facoltà [19]. Tra gli associati la mobilità è leggermente più alta. A cambiare sede sono stati finora in 8 su 77 [20].
Nel complesso il corpo non ha cambiato dimensioni: si è solo leggermente ingrandito con un aumento di circa il 10% passando dalle 420 circa unità (ricercatori, associati e ordinari insieme che costituivano l’elettorato attivo e passivo nel 1999) del 1999 alle 461 del giugno 2002. A mutare sono state le gerarchie interne. A questo cambiamento se ne è accompagnato un altro: la composizione di genere. Gli slittamenti di carriera e le, poche, nuove immissioni hanno infatti determinato una significativa femminilizzazione sia dei ranghi di professore ordinario che di quelli di professore associato. La storia contemporanea, pur rimanendo una disciplina prevalentemente maschile, in tre anni si è tinta un po’ più di rosa. Se infatti la percentuale di donne ordinario al 1999 superava di poco il 7% (6 su 81) – una percentuale decisamente al di sotto della media nazionale (11,4% dati Istat) – oggi, la presenza femminile nelle sfere alte della docenza universitaria è quasi raddoppiata arrivando al 14,8% (23 su 155). Anche la seconda fascia si è ulteriormente femminilizzata e se nel 1999 tra gli associati le donne erano 37 su 142 (il 26%, perfettamente in media con il dato nazionale del 26,1%), sono ora il 34,2%. Le donne costituiscono il 24,7% degli idonei di prima fascia (24 su 97) e il 39,4% degli idonei di II fascia (39 su 99). Quanto ai ricercatori: le donne erano il 45,8% nel 1999 e sono il 46,5% nel maggio 2002 ma costituiscono solo il 32% dei vincitori (8 su 25). Il dato non indica tuttavia un’improvvisa apertura del corpo accademico, ma è strettamente correlato alla caratteristica di “ope legis” del nuovo sistema di reclutamento. In un sistema scarsamente competitivo – come dimostra anche il numero dei candidati per ogni procedura valutativa – le donne sembrano essere più favorite. Il localismo favorisce dunque le donne? O forse il sistema premia le attese dei settori meno mobili della periferia, nei quali la percentuale delle donne è più alta? O, più semplicemente, la promozione di massa comporta un fisiologico riequilibrio di genere? Come che sia, le donne sono addirittura il 50% dei vincitori, cioè dei chiamati dalle sedi che hanno bandito le procedure di valutazione di II fascia.
Non c’è dubbio, in conclusione, che le procedure di idoneità abbiano funzionato come semplici meccanismi notarili di certificazione di progressioni in carriera. Il che rende assai bizzarra, e per certi versi grottesca la formale sanzione del carattere nazionale della procedura, con la composizione tutta esterna delle commissioni che ha regolato il mercato delle idoneità, la finzione delle candidature, delle votazioni, etc. Per queste vie tortuose, al corpo è stata però data la possibilità di esprimere la propria adesione alla logica del nuovo sistema. E l’adesione è stata corale e convinta. Favorita dal fatto che il numero delle procedure da attivare è stato molto elevato, e che la legge stabilisce che possono essere eletti commissari solo i docenti ordinari, non gli straordinari, e dunque fino al 2003 solo gli originali 81 docenti di prima fascia e i 142 professori confermati di seconda fascia che nel frattempo si sono ridotti a 65; stabilito inoltre che lo stesso docente non può essere commissario più di una volta in un anno; tutto ciò stabilito, è evidente che l’attivazione del sistema ha richiesto la mobilitazione pressoché globale degli organici. La tabella n. 6 elenca gli 85 docenti di prima fascia che hanno partecipato a commissioni concorsuali, e quasi tutti in più di una occasione [21]. Mai plebiscito riuscì meglio. Non si dica che la nostra categoria difetta di spirito di servizio.
NOTE
1- Il DM 04-10-200, che ha ridefinito i settori disciplinari, ha così definito il nuovo M-STO04: “Il settore comprende le competenze relative agli ultimi due secoli a partire dagli eventi politici tardo settecenteschi che propongono i temi universali dell’autodeterminazione e della cittadinanza (rivoluzione americana e rivoluzione francese). Si caratterizza per l’attenzione ai fenomeni di interdipendenza mondiale, massificazione e accelerazione dei processi socio-economici. In quanto indagine volta alla chiarificazione del nostro tempo, sviluppa l’intreccio tra storia e memoria, storia di genere, fenomeni politico-istituzionali, religiosi, socio-culturali, militari. Comprende inoltre studi relativi alla metodologia, alla storiografia e alla didattica del periodo considerato.
2- Undici docenti hanno lasciato i ruoli, per lo più per pensionamento, e cinque vi sono entrati provenienti da altro raggruppamento. Essi sono rispettivamente Giuseppe Are, Gaetano Arfé, Franco Della Peruta, Adrian Lyttelton, Piero Melograni, Bianca Montale, Antonio Papa, Giuliano Procacci, Alfonso Scirocco, Gianni Sofri, Pasquale Villani, e, tra i secondi, Giuseppe Battelli, Carlo Ghisalberti, Francesco Leoni, Andrea Riccardi, e Maurizio Vaudagna.
3- I concorsi effettivamente espletati o in corso di espletamento sono 42 poiché uno – Cagliari, Facoltà di Lingue e Letterature straniere – è stato annullato.
4- Della quarta tornata 2001 non si è ancora conclusa la procedura riguardante l’Università di Torino.
5- Cfr. M. Scardozzi, Gli insegnamenti di storia nell’Università italiana (1951-1983): tra immobilismo e frammentazione, in “Quaderni Storici” n.s., n. 59, 1985, pp. 619-634.
6- I dati nel dossier della Sissco: https://www.sissco.it/dossiers/concorsi/concorsi.htm.
7- Cfr. M. Scardozzi, Gli insegnamenti di storia cit..
8- Giuseppe Berta, Daniela L. Caglioti, Patrizia Gabrielli, Marco Gervasoni, Patrizia Guarnieri, Marco Impagliazzo, Andrea Panaccione, Giuseppe Pardini, Daniele Pasquinucci, Vincenzo Robles, Antonella Salomoni, Angeko Ventrone, Albertina Vittoria.
9- Cfr. gli elenchi dell’elettorato delle valutazioni comparative della I sessione 1999. A questo numero vanno poi aggiunti i ricercatori che all’epoca non risultavano ancora aver avuto la conferma.
10- M. Moretti, Qualche notizia su cattedre e discipline storiche nelle Università italiane (1951-1983), in “Quaderni Storici”, n.s., n. 60, 1983, pp. 905.
11- Luigi Bruti Liberati, Emma Fattorini, Andrea Graziosi, Giovanni Montroni, Paolo Nello, Giuseppe Parlato.
12- Oltre ai nominati nella nota precedente: Leandra D’Antone, Alberto Melloni e Vincenzo G.Pacifici.
13- Rispettivamente Andrea Graziosi e Pierangelo Toninelli, Francesco Benvenuti, Giuseppe Papagno e Michele Fatica.
14- Dino Mengozzi, Vincenzo Minniti e Danilo Barsanti.
15- Maura Palazzi.
16- Giampaolo Romanato.
17- Silvio Pons ed Antonella Ercolani verso Storia dell’Europa orientale, Giovanni Federico, Roberto Romano e Marina Comei verso Storia economica, Gianfranco Tore verso Storia moderna, Fulvio De Giorgi verso Storia della pedagogia.
18- Ne hanno già parlato Tommaso Detti e Raffaele Romanelli rispettivamente in Bandi blindati e I padri contro i figli, in “Il Mulino”, n.384 (luglio/agosto 1999), pp.705-708 e 712-716. Il meccanismo è talmente rigido che è stata varata una legislazione apposita per renderlo più flessibile finanziando le chiamate fuori sede. Non sembra peraltro che l’innovazione abbia avuto fin qui effetti molto incisivi sugli organici.
19- Cambiano ateneo Carlo Fumian, Gaetano Quagliariello e Pierangelo M.Toninelli; cambiano facoltà Andrea Graziosi e Francesco Benvenuti.
20- Cambiano ateneo Michele Battini, Andrea Ciampani, Giovanni Gozzini, Marrocu, Maura Palazzi, Giuseppe Parlato, Stefano Trinchese, Roberto Violi.
21- Il numero totale dei commissari è maggiore degli 81 presenti negli organici in quanto include alcuni che nel frattempo ne sono usciti ed altri che vi sono entrati.
Tab. 1. Numero di valutazioni comparative bandite per sessione
Sessione | Ordinari | Associati | Ricercatori |
I 1999 | 12 | 5 | 3 |
II 1999 | 8[a] | 3 | 2[b] |
I 2000 | 5 | 14 | 4 |
II 2000 | 3 | 4 | 1 |
III 2000 | 3 | 3 | 4 |
I 2001 | 1 | 0 | 5 |
II 2001 | 1 | 3 | 2 |
III 2001 | 1 | 3 | 3[c] |
IV 2001 | 2 | 4 | 1 |
I 2002 | 4 | 4 | 6[d] |
II 2002 | 3 | 5 | 2 |
III 2002 | 2 | 1 | 2 |
Totale | 45 | 49 | 35 |
Tab. 2. Numero di idonei e vincitori nelle valutazioni comparative espledate alla data dell’1.7.2002 [e]
Sessione | Ordinari idonei | Ordinari chiamati | Associati idonei | Associati chiamati | Ricercatori |
I 1999 | 36 | 35 | 15 | 15 | 3 |
II 1999 | 18 | 17 | 9 | 9 | 3 |
I 2000 | 14 | 12 | 42 | 34 | 4 |
II 2000 | 9 | 6 | 12 | 7 | 1 |
III 2000 | 12 | 8 | 9 | 4 | 4 |
I 2001 | 2 | 1 | 0 |
| 3 |
II 2001 | 2 | 1 | 6 | 5 | 2 |
III 2001 | 2 | 1 | 6 | 3 | 4 |
IV 2001 | 2 | 1 |
|
|
|
totale | 97 | 82 | 99 | 77 | 24 |
Tab. 3. Distribuzione delle valutazioni comparative bandite per Ateneo
Tab. 4. Ripartizione della valutazioni comparative bandite per aree geografiche
Aree | numero atenei | ordinari | associati | ricercatori |
Nord | 20 | 8 | 11 | 11 |
Centro | 25 | 18 | 16 | 11 |
Sud | 16 | 12 | 14 | 9 |
Isole | 5 | 7 | 9 | 3 |
Tab. 5. Ripartizione degli idonei e dei chiamati per sesso
| Idonei I fascia | Chiamati I fascia | Idonei II fascia | Chiamati II fascia | Ricercatori |
Uomini | 73 | 64 | 60 | 45 | 17 |
Donne | 24 | 18 | 39 | 32 | 7 |
Tab. 6. Professori di prima fascia impegnati nelle commissioni per le valutazioni comparative di prima e seconda fascia 1999-2001
Tab. 7 Numero medio dei candidati che hanno partecipato alle valutazioni comparative 1999-01
Anno | I Fascia | II Fascia | Ricercatori |
1999 | 8.0 | 8.6 | 8.8 |
2000 | 7.9 | 6.1 | 7.7 |
2001 | 3.2 | 4.0 | 5.2 |
NOTE TABELLE
A- Il concorso bandito a Cagliari è stato successivamente annullato; il concorso bandito presso l’Università di Roma Tor Vergata è passato alla sessione successiva.
B- Dunque concorsi per complessivi 3 posti.
C- Tre concorsi per 4 posti.
D- Sei concorsi per 7 posti.
E- Dalla prima sessione del 1999 alla terza del 2000 sono state conferite tre idoneità per valutazione comparativa. Solo nella valutazione comparativa per professore ordinario dell’Università di Roma Tor Vergata della seconda sessione 1999 sono state conferite due idoneità anziché tre. A partire dalla prima sessione del 2001 le idoneità conferibili per legge sono due.
F- Non sono stati considerati i politecnici e le scuole bio-mediche.
NB. Dati più dettagliati sull’andamento delle valutazioni comparative sono disponibili sul sito web della Sissco all’interno del dossier sui Concorsi universitari.