Se la presenza della dittatura fascista e i caratteri del mercato di consumo italiano del tempo spiegano in parte perché le prime indagini demoscopiche a campione statistico rappresentativo – apparse nei paesi anglosassoni e in Francia già nel corso degli anni Trenta – apparvero in Italia solo dal 1946 con la fondazione della Doxa, anche il secondo dopoguerra fu per l’Italia, sino agli anni Novanta, un periodo molto poco propizio per questo strumento di indagine sociale rispetto alla sua acclimatazione nelle altre democrazie occidentali. Solo (e parzialmente) il “miracolo economico” e soprattutto la profonda evoluzione della vita politica all’indomani del 1989 portarono a quella diffusione delle indagini demoscopiche che altrove erano state suscitate da fenomeni politici e culturali ben precedenti. Ma – è questo forse il retaggio maggiore della lunga refrattarietà italiana allo strumento – gli scopi che le vengono attualmente attribuiti riguardano più la propaganda elettorale che la ricerca sociale.