Direttivo – Sulle indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati per la scuola primaria e secondaria di primo grado (16 luglio 2004)
In merito all’entrata in vigore delle Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati per la scuola primaria e secondaria di primo grado emanate dal Miur il 19 febbraio 2004, il Consiglio direttivo della Sissco condivide l’ispirazione del documento elaborato nell’ambito del Dipartimento di discipline storiche dell’Università di Bologna in occasione del seminario tenutosi il 24 giugno 2004 e pertanto:
a) mentre ribadisce la sua ferma convinzione che la storia debba occupare un ruolo rilevante nella formazione dei cittadini e delle cittadine, esprime preoccupazione per la riduzione del tempo di insegnamento della storia, dovuta sia alla soppressione delle 30 ore di educazione civica nella scuola media, sia alla decurtazione del tempo destinato alla storia antica e a quella del Novecento;
b) rileva la mancanza di trasparenza nell’iter delle Indicazioni, per la redazione delle quali non sono state coinvolte le associazioni di storici, né le associazioni di didattica disciplinare, né si è tenuto conto delle pratiche didattiche elaborate nel quadro dei precedenti programmi (1979 e 1985);
c) chiede di riconoscere il Corso di laurea in Storia quale via privilegiata per l’abilitazione all’insegnamento della storia, al pari degli altri corsi di laurea umanistici, previa l’individuazione di classi di abilitazione adeguate;
d) avanza riserve sull’impostazione delle Indicazioni sia per la loro contraddittorietà sia perché prospettano una rigida selezione e formulazione tematica degli argomenti, che implica una visione unica e parziale della storia. Oltre a gravi forzature ed omissioni, un simile approccio produce l’idea che la storia costituisca un corpus limitato di conoscenze da acquisire secondo livelli di specializzazione cronologica o tematica, anziché una disciplina che guarda alle società umane attraverso soluzioni metodologiche, categorie e interpretazioni diverse a seconda dei contesti presi in considerazione;
e) esprime una presa di distanza dall’imposizione di programmi di storia in cui contenuti fondamentali di carattere generale vengano omessi perché non ritenuti affini alle altre materie insegnate; riafferma piuttosto il carattere sostanzialmente unitario dei programmi, a prescindere dai diversi livelli di approfondimento e dagli adattamenti suggeriti dallo specifico percorso formativo seguito o dalle indicazioni formulate nell’ambito dell’autonomia scolastica;
f) auspica programmi scolastici volti a fondare la cultura storica anche sulla conoscenza dei processi di lungo periodo, su scale di osservazione non ridotte alla sola dimensione locale e nazionale ma comprendenti l’orizzonte europeo e una complessiva prospettiva mondiale, sulla comprensione delle relazioni di genere e della loro diversa configurazione nel corso del tempo, sull’educazione alla scoperta, all’analisi e al confronto delle diverse appartenenze compresenti sul piano individuale e collettivo.