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Introduzione

Coordinatori: S. Levi Sullam (University of California, Berkeley) - V. Pinto (Università di Torino)

Il workshop si propone di esaminare la genesi della questione delle teologie politiche nell’età della secolarizzazione, a partire da una comparazione di contesti geografici e cronologici diversi, sulla base di ricerche in corso nell’ambito della storia della cultura e delle idee. Il percorso che si è scelto di privilegiare inizia nel periodo post-rivoluzionario, in particolare nella Francia della Restaurazione fino al 1830 circa, con l’esperienza del Sansimonismo. Prosegue in area tedesca con la svolta rappresentata da Nietzsche negli ultimi decenni dell’Ottocento. Abbraccia l’età dei fascismi, con una comparazione tra Italia e Germania attraverso le riflessioni di Giovanni Gentile e Carl Schmitt. Si conclude tra gli anni Trenta e il principio della Seconda guerra mondiale, con il dialogo tra Walter Benjamin e Gershom Scholem. Per teologie politiche si intende qui l’intreccio in genere tra la sfera del politico e quella del religioso, nella fase moderna della sacralizzazione del politico. Le ricerche in corso che verranno poste a confronto si ispirano in parte al dibattito storiografico e politologico recente sulle religioni politiche come sistemi di simboli e miti che subordinano la vita individuale e collettiva a ideali assoluti. Ma muovono anche dalle analisi filosofiche novecentesche che considerano le categorie politiche come originanti in «concetti religiosi secolarizzati». L’intenzione è anche quella di ricostruire una possibile genealogia dell’attuale sensibilità per l’intreccio tra religioso e politico, che tenga conto del ruolo storico in questo contesto delle fedi tradizionali (in specie cristianesimo cattolico e protestante ed ebraismo). Il sansimonismo viene considerato qui come una sorta di laboratorio culturale e politico, in cui vengono riformulate idee rivoluzionarie e reazionarie che pongono le basi di sensibilità e concetti del pensiero politico di destra e di sinistra tra Ottocento e Novecento, a partire particolarmente dai simboli e le categorie religiose che caratterizzano questa sorta di hegelismo protosocialista. Nietzsche è letto come una possibile svolta nel pensiero religioso e politico tedesco ed europeo, che proclama la «morte di Dio» ma riformula allo stesso tempo le esperienze del sacro e del politico, ispirando aspetti del pensiero conservatore e autoritario del primo Novecento. Schmitt e Gentile ripensano a partire dagli anni Venti (rispettivamente nell’Italia del sorgere del fascismo e nella Germania di Weimar che si avvia verso il nazismo), il pensiero politico reazionario successivo alla Rivoluzione francese, rimobilitato in chiavi nuove per dare alimento alle esperienze della dittatura e dei totalitarismi fascisti. Benjamin e Scholem riflettono infine, in una dimensione più privata, sulle dimensioni del sacro e del politico e sul loro intreccio, formulando nuove ipotesi filosofiche non esenti da elementi apocalittici e allo stesso tempo rivoluzionari, e da premonizioni o dirette esperienze della violenza catastrofica del Novecento. Nell’insieme queste riflessioni e la loro ricostruzione storica dovrebbero contribuire a individuare o almeno ad iniziare una mappatura di elementi fondanti della sensibilità moderna per l’intreccio tra religioso e politico e del ritorno, anche in Europa, della questione ed esperienza delle teologie politiche.