Gian Luca Fruci
Nell’universo liberale postunitario la costellazione liberal-radicale zanardelliana rappresenta una significativa esperienza di «organizzazione della politica» su base interregionale a leadership politica unificante. L’intervento si propone di mostrare l’intreccio di relazioni amicali e professionali, reti notabilari, sociabilità e discorso politico che sta alla base di questo gruppo, indagandone la fase di impianto in parlamento e nei collegi elettorali dell’Italia centro-nordorientale. Per il decennio 1876-1886 l’analisi delle votazioni parlamentari ad appello nominale incrociata con i risultati delle elezioni è spia di una dinamica politico-elettorale fortemente competitiva fra destra e sinistra ed egemonizzata dai liberal-radicali, il cui personale parlamentare, radicato nelle amministrazioni locali, supera agevolmente, e con un tasso di turn over inferiore alla media nazionale, la riforma del 1882. In un contesto di accelerazione della dinamica economico-sociale e di ripiegamento europeo del liberalismo democratico, questo ciclo politico si conclude con le elezioni del 1886, quando la deputazione liberal-radicale è considerevolmente ridimensionata per la crisi del suo discorso politico e per il disimpegno personale di Zanardelli, che nel 1887, per risollevare il gruppo dalla sconfitta, gioca la carta del governo entrando nell’ultimo ministero Depretis.