1 Luglio 2002
Cari amici,
molti di voi hanno avuto notizia, sulla stampa e tramite la nostra lista di discussione, dell’allarme che si è creato in seguito all’annunciio della chiusura della sala di studio dell’Archivio storico-diplomatico del Ministero degli Affari Esteri. Una quindicina di soci mi ha scritto, sollecitando la Sissco a prendere l’iniziativa, o lamentando il fatto che non l’avesse già fatto.
Nel mandarvi in allegato la lettera che ho spedito oggi al Ministro degli Affari Esteri on. SIlvio Berlusconi a nome della Sissco, mi permetto di aggiungere alcune considerazioni del tutto personali come contributo alla discussione in corso.
Ritengo innanzi tutto insoddisfacente che alcuni importanti archivi e fondi archivistici italiani siano sottratti alla legge generale sugli archivi e quindi ad ogni rigoroso controllo e alla relativa salvaguardia. Tra questi sono soprattutto gli archivi diplomatici e militari, che rimangono soggetti ad una totale discrezionalità di gestione, e in alcuni casi sono inaccessibli o pressoché ignoti (mi pare sia ad esempio il caso degli archivi dell’arma dei carabinieri). Sono disponibile, come presidente della Sissco, a sostenere l’iniziativa di quanti, storici o archivisti, volessero sollevare concretamente la questione, eventualmente col proposito di arrivare a formulare una proposta di legge. Non escluderei che questo potesse essere oggetto di uno de nostri convegni “professionali”.
Credo dunque che solo una chiarificazione normativa possa risolvere il problema degli archivi diplomatici. In mancanza, rimango dell’opinione che in tutti quei casi nei quali manchi il diritto di accedere ad un fondo archivistico, sia centrale o locale, pubblico o
privato; in tutti i casi inoltre nei quali per i motivi più vari – mancanza di agibilità degli edifici o di personale, mancata inventariazione delle carte, etc. – l’accesso sia difficile; in tutti questi casi porre una questione generale, politica e di principio, può non essere d’aiuto alla ricerca, e perfino rendere più difficile la consultazione, fino ad impedire un accesso già concesso o negoziato. La fondatisima preoccupazione per gli effetti del provvedimento riguardante la sala di consultazione dell’archivio storico-diplomatico del MAE, e perfino il sospetto che il provvedimento possa nascondere un
atteggiamento poco collaborativo verso la ricerca storica, non devono far dimenticare che la chiusura è stata disposta per mancanza di personale e che da più parti sono arrivate assicurazioni che si
cercherebbe di risolvere appunto questa questione preliminare. In questa situazione, la lettera che io stesso ho inviato al Ministro, insieme a varie altre iniziative consimili, avranno valore ed efficacia soltanto come sollecitazione e come esercizio di quella pressione che è funzione propria della pubblica opinione, una pressione da rendere più incisiva ed efficace con una serie di altre iniziative, di contatti e pressioni che non mancherò di esercitare anche se non avranno la forma pubblica della lettera o della dichiarazione. Ringrazio perciò quanti tra i soci ci hanno informato e ci tengono informati della situazione e li invito a scrivermi per elaborare altre specifiche iniziative.
Cordialmente
Raffaele Romanelli