Roma, 2 Aprile 2009
Care Socie e Cari Soci,
Perdonate l’invadenza, ma è necessario vi scriva una nuova lettera a breve distanza dalla precedente. Vi è prima di tutto un adempimento formale, legato all’insediamento del comitato per l’elezione dei nuovi membri del Direttivo, e vi sono poi novità spesso positive, come la nuova “casa” del nostro Workshop nazionale dottorandi, l’andamento dei Seminari nazionali di ricerca SISSCo, il nostro nuovo “Mestiere di Storico”; documenti sui dottorati di ricerca e sulla valutazione nei settori umanistici che ritengo importante portare alla vs conoscenza; nonché alcune informazioni sulle nostre prossime iniziative. Vi è infine la questione dei concorsi, su cui molti soci sono già intervenuti in un dibattito che è stato sempre interessante e civile.
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1. Per prima cosa vi comunico che il Direttivo ha approvato la nomina di Marco Rovinello a Tesoriere della Società.
2. Per quanto riguarda le elezioni al Direttivo ricordo a tutti i soci che esse sono regolate dall’art. 8 dello Statuto, disponibile sul nostro sito. Esso stabilisce tra l’altro che le candidature siano raccolte da un Comitato nominato dal Direttivo e che ogni candidatura debba essere presentata da almeno 15 e non più di 20 soci. Nella sua riunione del 20 marzo il Direttivo ha quindi proceduto a nominare il Comitato in questione, che è composto dal nostro vice-Presidente, Federico Romero, che lo presiede, e dai soci Ester de Fort e Carmine Pinto, che ringrazio a nome della Società. Le candidature andranno quindi presentate, nella forma dovuta, anche per mail, a Federico Romero, federicorome(at)gmail.com.
3. Quanto al nostro Workshop nazionale Dottorandi, che ha tenuto di recente a Siena la sua quarta riunione annuale, raccogliendo un vasto pubblico di dottorandi da più sedi, vi era la necessità, dopo i due anni napoletani, e i due senesi, di trovargli una nuova sede, cosa non facile in tempi di crisi. Per fortuna abbiamo avuto due “candidature” (Forlì e Viterbo, che ringrazio) e abbiamo scelto la prima a farsi avanti, vale a dire Forlì, dove quindi nel 2010-11 si terrà il Workshop. Desidero ringraziare tutti i membri del Comitato scientifico-organizzativo e in particolare Tommaso Detti e Simone Neri Serneri, che hanno permesso ai dottorandi italiani in storia contemporanea di discutere le loro tesi per due anni in un ambiente ideale, nonché Serena Piretti che, ne sono sicuro, contribuirà a far sì che l’iniziativa non perda le sue eccellenti caratteristiche. Margherita Angelini, che segue il Workshop per il Direttivo, curerà il rinnovo del suo comitato scientifico, dove rimarrà un socio di Siena ed entreranno uno o due soci di Forlì, più qualche altro giovane studioso desideroso di contribuire all’iniziativa.
4. Grazie alla redazione e alla sua direttrice, Gia Caglioti, il lavoro per il nuovo “Mestiere di Storico” procede in modo molto soddisfacente. Il primo numero è quasi pronto, e contiamo di inviarlo a maggio a tutti i soci in regola con le quote 2007 (tutti i soci che avevano deciso di non rinnovare la loro adesione dopo il 2006 sono stati, come è giusto per rispettare la loro scelta, espunti dalle nostre liste). Per l’occasione chiederemo ai soci 2007 e 2008 di mettersi in regola con la quota associativa, in modo da poter spedire loro in autunno il secondo numero.
5. Nella sua ultima riunione il Direttivo ha deciso di costituire una Commissione stabile Archivi e biblioteche, che sarà coordinata da Annalucia Denitto e Marco de Nicolò. Essa si gioverà dell’esperienza accumulata dalla precedente commissione sul “segreto” coordinata da Nicola Labanca, che ringrazio, e prenderà opportuni contatti con altre società scientifiche, istituzioni ecc. al fine di diventare l’osservatorio permanente della SISSCo per il recupero, la valorizzazione e la fruizione delle fonti, comprese quelle “riservate”, nonché sul funzionamento e la valorizzazione delle Biblioteche. Dopo la sua istituzione sarà mia cura informare i soci della sua composizione e delle sue attività, cui spero parteciperete numerosi, tanto attraverso la segnalazione di criticità, quanto sollevando problemi scientifici, di critica delle fonti ecc.
6. Il nostro Sito, che resta visitatissimo ed è una fonte di informazione preziosa, sta avendo purtroppo dei problemi, legati in parte al tentativo di rinnovarne, migliorandola, grafica, organizzazione e contenuti. Speriamo di riuscire a risolverli presto. Perdonatene intanto gli eventuali inconvenienti.
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Passo quindi a dare qualche notizia sulle recenti e prossime iniziative della Società. 1. Per quel che riguarda il nostro convegno di Aosta sui Dottorati di ricerca, vi allego il primo dei documenti annunciati nella lettera precedente, vale a dire la lista delle best practices nella organizzazione e nella gestione dei dottorati introducibili anche a legislazione invariata. Il Direttivo, dopo averlo discusso, ha fatto suo il documento, che è perciò ora un documento ufficiale della nostra Società. Mi auguro che tutti i soci che gestiscono o fanno parte di collegi di dottorati o scuole dottorali si adoperino affinché le raccomandazioni che contiene diventino, dove possibile, realtà. Spero di mandare a breve il secondo documento sulle Scuole dottorali e il terzo livello con un messaggio alla nostra lista. E in ogni caso apriremo presto sul sito una sezione dedicata ai problemi dei dottorati, dove “pubblicheremo” i materiali del convegno di Aosta, documenti interessanti come le recenti raccomandazioni CRUI sulle scuole dottorali, che consiglio a tutti di leggere (http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=1695) e naturalmente gli interventi dei soci.
2. I Seminari nazionali di ricerca approvati l’anno scorso hanno tenuto le loro prime riunioni, con esiti da tutti definiti molto soddisfacenti. Ho invitato i loro coordinatori a inviarci delle brevi relazioni che sarà mia cura diffondere tra i soci. L’unica eccezione è purtroppo quello sulla storia tedesca, che stenta a partire.
3. L’11 e 12 giugno si terrà invece a Bologna la prima riunione del Seminario dedicato alla storia della Repubblica italiana. Come vedrete dal programma, che vi allego, l’idea è quella di contribuire a spingere in avanti la riflessione sulla storia del nostro paese, che ha conosciuto negli ultimi tre decenni trasformazioni demografiche, sociali e politiche straordinarie su cui però—malgrado felici eccezioni—la comunità dei contemporaneisti italiani ha forse riflettuto meno di quanto sarebbe opportuno. Questo primo incontro, che mi sembra di alto livello e cui spero interverrete numerosi, è dedicato alla storiografia. Grazie al sostegno dei due dipartimenti bolognesi e della Carisbo prevediamo di tenerne un secondo a inizio 2010 basato invece su un call for papers sulle ricerche sugli anni Settanta-Novanta, e di concludere a fine 2010 con una grande occasione di dibattito.
4. Grazie ai soci triestini, davvero bravissimi, e al Comitato scientifico, prosegue intanto la preparazione di Cantieri 2009 che come sapete si terranno a Trieste dal 23 al 25 settembre. Il Comitato scientifico mi ha informato che la qualità media delle proposte ricevute è eccellente, e che vi saranno perciò esclusioni dolorose di cui siamo a primi a rammaricarci. La selezione sarà, opinioni a parte, la più rigorosa e seria possibile, e renderemo noti i criteri che hanno guidato le scelte del Comitato.
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Prima di esporre le mie riflessioni sui concorsi voglio esprimere la mia soddisfazione come Presidente e il mio orgoglio come socio della SISSCo per il modo in cui il dibattito sta procedendo sulla lista. Credo che poche altre Società dibattano con tanta franchezza, passione e civiltà di un tema così delicato, e la cosa prova la giustezza della scelta, operata dai miei predecessori, di fare della SISSCo una società e quindi una comunità scientifica. L’obbiettivo non era facilmente raggiungibile, e non l’abbiamo ancora raggiunto, anche perché la tradizione italiana è quella di Società accademiche fortemente gerarchizzate in base allo status, ma credo—come dimostrano questo dibattito, la varietà delle nostre iniziative, e l’innalzamento del tono della lista, che non vuol affatto dire appianare i contrasti ma spostarli a un livello più alto e rigoroso—che la strada intrapresa sia quella giusta.
Spero che queste considerazioni, che mi sembrano obbiettive, spingano il socio Graglia ha rivedere la decisione di lasciare la Società, di cui mi rammarico.
Le mie osservazioni sui concorsi sono organizzate su cinque punti:
1. Vi è prima di tutto un piano generale, che è il più importante. Veniamo, almeno in campo umanistico da esperienze molto criticabili, che saranno forse ripetute dai concorsi del 2009. Sembra però che il Ministero voglia finalmente procedere nella direzione della costituzione preliminare di liste di idoneità nazionali, una soluzione che la SISSCo ha caldeggiato. Ciò—come ha detto Tommaso Detti—non può che trovare il nostro apprezzamento.
L’introduzione di un’idoneità nazionale è però un passo certo giusto, ma insufficiente. Con esso viene di fatto introdotto uno standard minimo (che potrà naturalmente essere più basso o più alto) per accedere alla docenza. Fatto ciò diventa indispensabile elaborare dei criteri che determinino a monte il livello e la serietà di questo standard, e sulle cui basi si possano introdurre a valle punizioni o premi per le Università che lo aggireranno o faranno comunque le scelte peggiori all’interno della lista degli idonei. Occorre insomma che le scelte locali diventino responsabili, e comportino conseguenze, tanto positive che negative.
2. Elaborare dei criteri per garantire la serietà e il livello dei requisiti minimi, e giudicare a posteriori le scelte locali, vuol dire affrontare con rigore il problema della valutazione. Concordo a proposito con quanto ha sottolineato più volte Giovanni Federico ed ha argomentato di recente in modo equilibrato Simone Neri Serneri. Aggiungo, perché mi sembra che a volte lo si scordi, che esiste già una legge, che andrà in vigore nel 2011, per cui gli scatti di anzianità saranno in buona parte sostituiti da scatti di merito e l’ingresso in commissione di concorso sarà permesso solo ai professori con certi requisiti. Al Ministero stanno dunque già lavorando per approntare una lista nazionale dei docenti e ricercatori, disposti su una scala, cosa che del resto singole Università, come Bologna, hanno già in cantiere. Insomma, se non ci affrettiamo noi a proporre i criteri in base ai quali tale scala sarà approntata—e non è detto che ci staranno a sentire—sarà qualcun altro a farlo per noi.
La coscienza di ciò mi ha spinto già da un anno a sottolineare l’importanza della valutazione per il nostro futuro, e prendere la cosa molto sul serio, lavorandoci personalmente, discutendone in Direttivo e in varie occasioni pubbliche, e nominando una commissione ad hoc—con un preciso mandato del Direttivo—che dovrebbe proporci a breve il frutto delle sue riflessioni, in modo che il nostro dibattito possa poi procedere in modo informato e il più largo possibile.
Nel frattempo però, anche per la spinta proveniente dal Ministero, le cose sono precipitate e a febbraio le aree 10 e 11 del CUN hanno costituito un gruppo di lavoro temporaneo sulla valutazione, di cui ho fatto parte. Ve ne allego le raccomandazioni, che sono state nei giorni scorsi sottoposte a tutte le conferenze dei Presidi e le Società scientifiche che fanno capo alle aree 10 e 11, i cui direttivi stanno inviando i loro commenti. Spero che tali raccomandazioni alimentino anche il nostro dibattito, che peraltro procede come ho detto in modo assai soddisfacente. Il CUN ha posto il 10 maggio come termine per l’invio dei primi commenti “ufficiali”, ma senza dubbio la discussione continuerà.
Bisogna comunque ricordare che la valutazione non pretende, né può pretendere, di stabilire chi sono i migliori. Concepirla così equivarrebbe a condannarla, chiedendole ciò che non può dare. La valutazione è di fatto l’asticella del requisito minimo, stabilisce la media cui si vuole puntare, isolando e comprimendo chi è al di sotto di quello standard. Essa non sempre riesce a individuare le punte alte, anche perché spesso queste sono alte proprio in quanto originali, e quindi fuori dalla media. Tali punte trovano però altrove, e nel futuro, la loro ricompensa.
Colgo infine l’occasione per annunciare che, qualunque sia la fine che faranno le raccomandazioni CUN, è mia intenzione rendere pubblici—alla fine del nostro dibattito—tanto i criteri di valutazione, quanto i risultati che con essi si otterrebbero, per esempio nel campo delle riviste.
3. Anche un’idoneità nazionale completa di seria valutazione a monte e a valle non sarebbe comunque sufficiente a risolvere la questione dei rapporti gerarchici e di status all’interno dell’Università. Che gerarchie, basate sul merito, anche passato, e sulle funzioni, debbano esistere è evidente. Ma il modo in cui esse si sono andate configurando in Italia a seguito della progressiva trasformazione del ruolo dei ricercatori mi sembra inaccettabile. La figura—né carne né pesce—era fragile sin dall’inizio. Col tempo però essa è peggiorata, unendo in molti casi ai difetti prodotti dalla stabilizzazione in ruolo di una terza fascia della docenza, la subordinazione ai docenti di figure prive di autonomia didattica e con stipendi iniziali scandalosamente bassi. I vizi della figura del ricercatore erano stati riconosciuti, tanto che quando si previde l’abolizione del ruolo a partire dal 2013, ad essere criticati furono i tempi lunghi del provvedimento. Ora però, probabilmente per risparmiare, si parla di immettere in ruolo di migliaia di nuovi ricercatori alla vigilia della scomparsa del ruolo, rafforzando la natura gerarchico-castale del sistema universitario.
La SISSCo (vedi il nostro documento del dicembre 2008 sulla riforma dell’Università) si è invece da tempo pronunciata a favore, oltre che di regolari concorsi per professori sulla base del nuovo sistema, “dell’introduzione al posto dei ricercatori di una terza fascia docente, autonoma ma priva di tenure o, a scelta delle Università al momento del bando, dotata di garanzie di tipo tenure-track (vale a dire con impegno delle Università stesse a mettere a concorso un posto di professore associato). Tali docenti, per cui andranno previsti requisiti minimi di accesso, dovranno godere per la durata del loro insegnamento (4+4 con giudizio al termine del primo quadriennio) di pieni diritti (titolarità, partecipazione a consigli e commissioni per la sua fascia ecc.), di stipendi di buon livello e di contributi regolari”. Come nel caso dei vecchi assistenti, andrebbe inoltre assicurato un posto nella pubblica amministrazione a chi non riesce a entrare stabilmente nell’Università dopo otto anni di ricerca e didattica.
4. Venendo ora alla questione particolari, comincio anche qui dal livello più alto, quello societario, delle regole che potremmo autonomamente darci. A questo proposito va prima di tutto riconosciuto che è innegabile che se un professore, che è anche Presidente, vice-Presidente o membro del Direttivo della SISSCo, è coinvolto in un concorso, c’è sempre lo spunto per dire che la SISSCo è coinvolta. L’unico rimedio sarebbe impedire formalmente al Presidente e ai membri del Direttivo in carica di occuparsi di concorsi, cosa che nessuno ha sin qui fatto e che il nostro Statuto non prevede. Potrebbe essere una scelta giusta in linea di principio. Vi invito però a riflettere sul fatto che per renderla operativa occorrerebbe abbreviare sostanzialmente la durata delle cariche e renderle puramente rappresentative. A nessun professore degno di questo nome può essere chiesto, in buona fede e sperando si attenga davvero alla regola, di restare fuori dei concorsi per quattro anni. Se tale fosse stata la norma non mi sarei candidato (forse per un anno sì), e credo che se la introducessimo mantenendo i quattro anni avremmo molte e serissime difficoltà a trovare un mio successore, e nuovi membri del Direttivo, oppure trasformeremmo la Società nel regno dell’ipocrisia. Personalmente ritengo si possa e si debba continuare sulla strada che abbiamo seguito finora.
5. Scendo infine sul piano personale, cosa resa purtroppo necessaria dall’accusa di “lobbismo”, nel senso deteriore del termine, rivolta alla società e quindi a me che la rappresento dall’ex Tesoriere. Chiarito che sono d’accordo con molte delle osservazioni di Tommaso Detti, aggiungo che sono fiero di aver cercato, come Andrea Graziosi, ordinario di M-STO/04, di promuovere quelli che secondo i miei criteri sono merito, apertura e trasparenza ovunque me ne è stata data l’occasione, una linea questa condivisa da altri colleghi, molti dei quali sono per fortuna nostri soci, e altri no. In questo spirito, quando nell’ultima tornata di concorsi per ricercatori dei colleghi che stimo e mi stimano hanno avvicinato me, come immagino abbiano fatto con altri, per chiedere il mio sostegno alla formazione di questa o quella commissione, ho chiesto loro se il concorso di cui parlavano era aperto al merito e ho deciso in base alle risposte che ricevevo. Quindi più che “intervenire”, che ritengo una soluzione estrema da utilizzare solo in casi che potrebbero danneggiare l’immagine della disciplina, ho prestato l’aiuto che potevo prestare, come si fa di regola e lecitamente nella nostra Università dove le commissioni vengono elette, a colleghi che mi parlavano della possibilità di fare concorsi aperti ai giovani meritevoli della nostra disciplina. Posso aggiungere di non conoscere personalmente nessuno dei vincitori.
Molto cordialmente, andrea graziosi