L’11 settembre 2OO4 è morta prematuramente Maura Piccialuti, socia della Sissco. Era nata a Roma nel 1938 e aveva lavorato prima negli Archivi di Stato, poi, come docente di storia delle istituzioni, presso l’Università della Tuscia a Viterbo. Questa duplice attività rispecchia bene la sua complessa fisionomia di studiosa, che scavalca la distinzione fra storia moderna e storia contemporanea. Proveniva dalla scuola di storia del diritto di Francesco Calasso, che riconobbe sempre come suo maestro; e sempre rimase convinta della necessità di tenere uniti lo scrupolo filologico e l’impegno interpretativo, stimolati entrambi dalla genuinità degli interessi che la portavano a misurarsi con spirito critico nella ricerca. Credeva nel valore di ciò che faceva e di ciò che scriveva. Questa convinzione nutriva una legittima ambizione e nello stesso tempo era sentita come un mezzo per entrare in comunicazione con gli altri. Come archivista il suo nome rimarrà legato soprattutto a tre imprese. Fu redattrice capo della “Rassegna degli Archivi di Stato” che sotto le sue cure attraversò uno dei suoi migliori periodi. Particolare attenzione seppe dedicare alle ampie rubriche bibliografiche della rivista. L’impegno che poneva nella preparazione degli strumenti della ricerca lo dimostrò sviluppando e portando a compimento la bibliografia dell’Archivio centrale dello Stato (di cui fu vicesovrintendente) iniziata da Costanzo Casucci. Pubblicò inoltre, dopo un’ampia ricerca nei Written Archives della BBC, l’inventario e i regesti dei testi delle trasmissioni in italiano di Radio Londra durante la seconda guerra mondiale, curandone poi una scelta edita da Laterza con prefazione di Ruggero Orlando. Maura dimostrò con i fatti il legame stretto esistente fra archivi e storia delle istituzioni. Partecipò alla costituzione della Società per gli studi di storia delle istituzioni sorta per iniziativa di Guido Melis ed entrò nel Comitato di lettura della rivista “Le carte e la storia”, da quella edita. La carità come metodo di governo (1994) è l’elegante titolo del suo libro sull’ampio sistema di istituzioni caritative a Roma dal pontificato di Innocenzo XII a quello di Benedetto XIV. E’ una ricerca importante non solo per la vastità e la capillarità della presenza nella capitale pontificia delle opere di carità, ma anche perchè queste erano idealmente al centro di un modo di concepire e gestire l’ordine sociale. Il titolo di un altro suo libro, L’immortalità dei beni (1999), è anch’esso stimolante e leggermente ironico. Vengono studiati i fedecommessi e le primogeniture a Roma nei secoli XVII e XVIII. Le conseguenze che essi ebbero nella creazione e nella conservazione di preziose collezioni d’arte erano già state da lei illustrate in un saggio comparso sulla rivista “Parolechiave”, dedicato a La memoria e le cose (n.9, 1995). L’ultima fatica di Maura è stata la direzione di una vasta ricerca sulle Fonti per la storia della malaria in Italia, i cui risultati, introdotti da un suo ampio saggio, sono stati di recente pubblicati nella collezione degli Archivi di Stato. Scompare con lei una cara amica e una valente studiosa.
Claudio Pavone