di Brunello Mantelli (mail alla lista di discussione sissco@racine.ra.it del 19 febbraio 2001)
Da: “Giovanna & Brunello Mantelli” mantelli@cisi.unito.it
A: sissco@racine.ra.it
Oggetto: [sissco] Nuovi curricula di storia nella scuola
Data: lunedÏ 19 febbraio 2001 21.09
Cari tutti,
visto che anche su racine si Ë aperto il dibattito sui nuovi curricula di storia nella scuola, trasmetto una mia presa di posizione, che ho inviato ier l’altro al MPI, ed un documento analogo di Ivo Mattozzi. Ho inviato a Serge Noiret la bozza conclusiva della commissione ministeriale che ha elaborato il progetto tanto criticato dai giornali (e che De Mauro non ha ancora fatto inserire sul sito MPI), pregando Serge di piazzarla sul sito di modo che tutti si possa discutere a ragion veduta. Colgo l’occasione per ribadire che chi fa professione di storico ha l’obbligo deontologico di usare i criteri metodologici della disciplina anche quando scrive sui quotidiani. Mentre alcuni degli intervenuti hanno seguito questa regola (pur esprimendo – come era loro diritto, anche posizioni assai critiche sul progetto), mi pare evidente che altri se la sono scordata. Credo che sia uno stile che danneggia tutti quanti.
Cordialmente,
Brunello Mantelli
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Testo inviato al ministro
AL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE PROF. TULLIO DE MAURO
Chiarissimo prof. De Mauro,
ritengo essenziale la sollecita approvazione ed entrata in vigore dei nuovi curricula di storia secondo il testo elaborato dal Gruppo di lavoro da Lei costituito e presieduto da C. Croce.
La proposta del gruppo di lavoro obbedisce, in primo luogo, alla necessitý (le cui radici si possono ravvisare nella Carta costituzionale) di fornire una completa ed unitaria formazione storica ai giovani nell’ambito della scuola dell’obbligo; in secondo luogo viene incontro alle pi˜ avanzate ricerche in proposito svolte a livello europeo (cfr. la grande ricerca Youth and History coordinata dal collega Bodo von Borries dell’Universitý di Amburgo, che ha coinvolto 20 Stati europei ed extraeuropei); in terzo luogo, infine, una scansione come quella proposta nella bozza Croce, cioË nel terzo e nel quarto anno della scuola di base uno studio di quadri di societý, che – tenendo conto dell’etý degli alunni – fondi le categorie essenziali per il successivo studio sistematico e cronologico della storia; dal quinto anno della scuola di base fino alla fine dell’obbligo (“scavalcando” dunque la fine della scuola di base e prendendo i primi due anni del secondo ciclo) lo studio cronologico della storia generale; negli ultimi (eventuali) tre anni della scuola superiore una serie di approfondimenti tematici ordinati secondo una successione cronologica, e calibrati in parte rispetto alle specificitý degli indirizzi, Ë senza dubbio la pi˜ adatta a fornire ai giovani una solida formazione storica, necessaria al cittadino dell’Italia e dell’Europa.
Mi occupo di questi temi da tempo, ed ho anche accumulato una considerevole esperienza in pi˜ ambiti scolastici (ho insegnato una decina d’anni nella scuola media inferiore ed altrettanti in quella superiore – equamente ripartiti tra istituti tecnici e licei – prima di approdare all’Universitý); mi ha particolarmente stupÏto cogliere, negli interventi critici verso la bozza Croce apparsi nei giorni scorsi su molti organi di stampa e stesi da colleghi di chiara fama un francamente insopportabile miscuglio di ignoranza e conservatorismo: da un lato molti sembrano non sapere che lo schema per cui la storia la si ripete tre volte NON Ë stato dato sul monte Sinai agli uomini come 11ƒ comandamento, ma Ë una modalitý specifica accanto ad altre praticate in svariati paesi dell’UE; dall’altro paiono ragionare come se la scuola superiore fosse solo e soltanto il beneamato liceo classico che loro (e presumibilmente i loro figli) hanno frequentato, mentre come Ë ben noto a chi voglia anche solo aprire gli occhi sono gli istituti tecnici la vera scuola di massa dei giovani e delle giovani; infine, nessuno si Ë accorto che le linee di fondo della bozza Croce non rinviano alle discutibili modalitý didattiche anglosassoni, quanto alla struttura concettuale sottesa all’insegnamento della storia nella scuola tedesca, che di tutto puÚ essere accusata meno che di non essere rigorosa e selettiva.
Mi auguro che la trasformazione della scuola italiana, da Lei cosÏ intensamente predicata in anni di attivitý di studio e pubblicistica e ora in via di attuazione grazie al suo ruolo di Ministro (e alla strada aperta dal Suo precedessore), non rimarrý incompiuta e zoppa, come invece avverrebbe se nell’insegnamento della storia dovessero prevalere compromessi gattopardeschi.
Con i migliori auguri per le Sue molteplici attivitý,
prof. Brunello Mantelli,
docente di Storia Contemporanea
presso la Facoltý di Lettere dell’Universitý di Torino
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