FRANCESCO TERZULLI
From: Francesco Terzulli [mailto:aleter1981@libero.it]
Sent: Monday, April 02, 2001 8:50 PM
To: SISSCO (sissco)
Subject: osservazioni sul curricolo di storia di Vitolo
Gentili amici, su suggerimento del professor Antonio Brusa, vi invio le mie
osservazioni sul curricolo di storia (per la parte della secondaria) di
Vitolo. Francesco Terzulli, dirigente scolastico, membro commissione
provinciale storia Novecento TARANTO
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Osservazioni generali sul curricolo di storia di “Vitolo e altri” e osservazioni specifiche sulla parte relativa alla scuola secondaria:
1) Nell’audizione alla 7^ Commissione della Camera del 21 febbraio u.s. il ministro De Mauro, facendo cenno all’eventualità di una “seconda e diversa ipotesi” di curricolo di storia, dichiarò: “l’esperienza di maestre, di maestri, di pedagogisti rossi, neri e verdi, di psicologi dimostra che è un’infamia – non esito a dirlo – obbligare ragazzini di otto anni a studiare Romolo e Remo, è un’infamia sciocca, perché i risultati sono prossimi a zero”. Ora il curricolo “Vitolo” propone per la classe III, cioè per gli 8 anni, il contenuto “dalla preistoria alla civiltà greca”: forse, per il fatto che il ministro si riferisse all’ignoranza su Romolo che hanno dimostrato in un’indagine i bambini di Roma, intendeva dire che a 8 anni si può benissimo studiare Pericle o Fidia?
2) Il problema maggiore del curricolo “Vitolo” non è se sta in piedi da solo né se appartiene all’epoca presente o ad epoche passate ma se è in linea con le scelte strategiche fondanti dell’intero documento “Indicazioni per l’attuazione del curricolo” del 28 febbraio u.s. e, in particolare, con quelle contenute nel punto 2 della premessa (dove si parla di “obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni”, che in Vitolo non si trovano; dove si parla di certificazione: provate a certificare gli obiettivi che Vitolo propone per la secondaria e che si muovono su vecchie progressioni tassonomiche; dove si parla di curricolo “essenziale…intensivo e criticamente approfondito” mentre la doppia ciclicità di Vitolo sembra nascondere nostalgie enciclopediche ed estensive) e nel punto 3 dove, a proposito di “formazione alla cittadinanza”, si parla di tutti i livelli della vita organizzata (locale, nazionale, europea, mondiale) mentre Vitolo propone di “soffermarsi di più sulle civiltà, la cultura, la religione, di quelle popolazioni di cui lo studente ha ormai conoscenza diretta” (a proposito questo uso del termine “civiltà” mi sembra, quanto meno, legato a tempi passati).
Il curricolo di Vitolo, in sostanza, è asincrono rispetto alla Premessa ai nuovi curricoli licenziati dalla commissione ministeriale: se passa quello, questa dovrà essere integralmente riscritta.
3) Il curricolo di Vitolo per la scuola secondaria è fuori luogo in un documento destinato alla scuola di base; in una paginetta e mezza tiene insieme il biennio (che è scuola dell’obbligo) ed il triennio omologandone impianto e obiettivi didattici (se dovessi esprimermi come dirigente scolastico lo paragonerei ad una mediocre e frettolosa programmazione per obiettivi-contenuti-metodo di qualche svogliato docente, che copia il proprio lavoro di alcuni decenni fa); la ciclicità che propone non vuole essere ripetitiva della ciclicità di base e infatti non lo è ma con un’operazione che allarga le maglie cronologiche dei primi due anni rispetto ai primi due di base e che poi stringe le maglie nei tre anni successivi (rispetto agli ultimi tre di base): forse non si vuole dare molta importanza né agli studenti del biennio dell’obbligo né ai contenuti di quel biennio. E questo si nota in contrasto con il dichiarato orgoglio di congedare quei “pochi” ragazzi che lasciano la scuola dopo l’obbligo con una conoscenza “adeguata” della storia greco-romana e di quella medioevale. Il paradosso è che si propone, per giustificare l’impianto, un percorso opposto a quello del buon senso, se non a quello degli studiosi: dare cioè nel biennio dell’obbligo, quale moneta di cittadinanza, la conoscenza della storia greca-romana-medioevale e (o forse o?) dei moduli di educazione civica su “ISTITUZIONI PARLAMENTARI ITALIANE ED EUROPEE” e non, invece, fare esattamente il contrario, cioè storia del nostro tempo per tutti ed eventuali moduli di storia greca-romana-medioevale per alcuni o per tutti.
4) L’irrisione del curricolo di Vitolo per quel 25% (che diventerà, per il Nostro, un semplice 10%) di ragazzi che non proseguono dopo l’obbligo sembra pesare il diritto ai “saperi di cittadinanza” in termini di maggioranza-minoranza e, come tale, irride una legge dello Stato (quella sull’obbligo formativo che, nell’ottica del sistema formativo integrato, attribuisce pari dignità ad altri segmenti della formazione diversi da quello scolastico) e irride la stessa Carta Costituzionale, che così analiticamente è richiamata dal punto 1 della Premessa alle “indicazioni” della commissione ministeriale.
5) Alcuni passaggi del documento di Vitolo sulla scuola secondaria sono inquietanti: la conoscenza per tutti della storia medievale è giustificata con il bisogno di far sapere che in quell’epoca “si è venuto formando l’Occidente europeo come spazio autonomo di civiltà rispetto al mondo greco-bizantino e a quello islamico”: qui c’è dentro un’idea di distinzione ed esclusione che, storicamente, sono sempre state alla base di forme di razzismo e xenofobia.
6) Il documento-Vitolo sulla scuola secondaria non dà alcuna fondazione epistemologica dei termini usati e sembra scritto almeno 20 anni prima dei programmi Brocca di storia per il triennio (lì si parlava di obiettivi “di apprendimento”, di “indicazioni didattiche” concrete tra cui spiccavano quelle per la costruzione di una “strumentazione di supporto articolata e accessibile” tale da far configurare tutta la didattica come “laboratorio di storia” allargato ad “archivi pubblici e privati e a musei” mentre di tutto questo non c’è la più pallida ombra in Vitolo).
7) L’operazione più audace che si chiede agli studenti della secondaria, per Vitolo, dopo la concettualizzazione (ma fatta con quali strumenti e percorsi?) è quella di “accedere al piano delle interpretazioni storiografiche”. Cioè manuale+antologia storiografica come “valigia degli attrezzi” per i ragazzi del Terzo Millennio? E tutti i docenti che da anni elaborano percorsi alla scoperta-decodifica-interrogazione-manipolazione di fonti, vengono forse da un altro pianeta? Il termine fonti non è usato neanche una volta nel curricolo di Vitolo della secondaria (si prega di confrontare la frequenza d’uso che il termine ha nei lontani programmi Brocca!) mentre il termine “eventi” compare ben tre volte nella sequenza di obiettivi didattici.
8) Nella parte destinata ai contenuti della secondaria si ripropone la cronologia attualmente in studio nei vigenti programmi “per non introdurre continui cambiamenti che creano disorientamento nel mondo della scuola” (ma come, con un processo radicale di riforma in corso dell’intero sistema scolastico, dovremmo lasciare immutata proprio la storia il cui attuale insegnamento, per ammissione dello stesso De Mauro nell’audizione sopra citata, produce ignoranza negli alunni che oggi escono dalla scuola secondaria superiore, tanto da far lamentare il ministro con le parole “la situazione è grave e gli storici lo sanno”? )
9) Nella parte destinata al metodo non si fornisce alcuna indicazione didattica ma, anzi, si apre la porta allo studio “di tematiche di diversa durata” con uno sviluppo modulare “che può andare a volte dall’Antichità ai nostri giorni” che è in stridente contraddizione con l’impianto bi-ciclico e generalista dell’intero curricolo di Vitolo.
Dirigente scolastico Francesco TERZULLI
Commissione provinciale Storia del Novecento – TARANTO