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MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA
DIPARTIMENTO PER LA PROGRAMMAZIONE IL COORDINAMENTO E GLI AFFARI ECONOMICI – SAUS
PROGRAMMI DI RICERCA SCIENTIFICA DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE
RICHIESTA DI COFINANZIAMENTO (DM n. 21 del 20 febbraio 2003)


PROGRAMMA DI RICERCA – MODELLO AAnno 2003 – prot. 2003112007
PARTE I

1.1 Programma di Ricerca di tipo
Interuniversitario

Area scientifico disciplinare Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche (100%) 
 
 

1.2 Titolo del Programma di Ricerca

Violenza di guerra e sistemi d’occupazione in età contemporanea. Aspetti storico-militari, giuridici, sociali e culturali.

1.3 Abstract del Programma di Ricerca

Il progetto di ricerca si propone di condurre una riflessione da diverse prospettive metodologiche su questioni e aspetti fondamentali della violenza di guerra in età contemporanea. Preliminarmente, si intende proporre una ampia ricognizione bibliografica sulla letteratura disponibile – italiana e straniera – in tema di guerra. Si vuole fare il punto della ricca produzione in argomento, non solo storiografica, sia per rendere disponibile un utile strumento di lavoro agli studiosi, sia per trarre da questa ricognizione-censimento una bussola storiografica con cui orientarsi nella ricerca, per desumere una mappa di interrogativi e questioni che contribuiscano ad una interpretazione globale del fenomeno “guerra”, ad una migliore definizione concettuale della “violenza di guerra”. Sulla base di questo scavo bibliografico si procederà poi ad una rassegna critica che faccia il punto del dibattito storiografico, e, attraverso seminari e momenti di discussione interna al gruppo di ricerca, contribuisca a selezionare le rilevanze e i principali assi di approfondimento dell’indagine.

A questa fase istruttoria farà seguito il vero e proprio lavoro di ricerca, che è schematicamente riconducibile a quattro ambiti principali d’indagine:

1) le modalità di governo amministrativo e politico, sociale e militare dei sistemi d’occupazione (sia quelli tradizionalmente connessi alle campagne militari che quelli tipici del colonialismo), sulla base di una impostazione fortemente comparativistica, che preveda un raffronto sia tra esperienze nazionali che tra periodi storici differenti. Si ricostruiranno e confronteranno (in primo luogo per i due conflitti mondiali), le specifiche modalità di organizzazione delle occupazioni nelle loro svariate forme, a seconda delle circostanze e dei tempi in cui l’occupazione ha avuto luogo, del tipo di società cui si è applicata, delle finalità specifiche di volta in volta perseguite. Settori cruciali delle varie politiche d’occupazione sono: lo sfruttamento del potenziale produttivo esistente; il saccheggio di manodopera, di risorse, di prodotti alimentari; le contraddizioni fra razionalità e saccheggio; i progetti, le richieste, le strategie elaborate da gruppi di pressione, sia industriali, che bancari ed agrari; le politiche di spostamento etnico, di snazionalizzazione, di vera e propria pulizia etnica; la dialettica tra considerazioni politiche ed economiche e fattori etnico-razziali nella determinazione delle strategie d’occupazione; le strategie di contrasto delle forme di guerriglia che si oppongono alla presenza degli eserciti occupanti.

2) la ricostruzione delle tappe storiche che hanno condotto alla definizione di “crimine di guerra” e all’elaborazione di un diritto nazionale e internazionale che ne stabilisce i criteri di punibilità. Si procederà ad individuare i principali filoni culturali del diritto internazionale ed a rintracciare i nessi e i legami della discussione giuridica che si svolge fuori d’Italia con quella che al contempo viene condotta nel paese.

3) l’approfondimento di importanti aspetti antropologici e storici delle forme di violenza di guerra, con particolare riferimento alla violenza di massa, alle nevrosi di guerra, agli effetti dei bombardamenti sulle popolazioni civili, agli stupri ed alle sistematiche violenze condotte ai danni delle donne. Si indagheranno inoltre le trasformazioni dei conflitti tra Seconda guerra mondiale e Guerra fredda attraverso lo studio comparato delle forme della violenza militare ai danni della popolazione civile, con l’obiettivo di mettere a confronto il comportamento militare dei fascismi e quello delle democrazie.

4) l’esplorazione comparativa di diversi episodi bellici e del tipo di reazioni che essi suscitarono nella chiesa, del giudizio globale sulla guerra e dei criteri (dal diritto naturale al principio morale d’autorità) ai quali diversi soggetti hanno di volta in volta fatto riferimento per accettare o rifiutare la guerra.


1.4 Durata del Programma di Ricerca    24 Mesi  


1.5 Settori scientifico-disciplinari interessati dal Programma di Ricerca

 

M-STO/04 – Storia contemporanea  
M-DEA/01 – Discipline demoetnoantropologiche  
M-STO/03 – Storia dell’Europa orientale  
SPS/13 – Storia e istituzioni dell’Africa  
M-STO/07 – Storia del cristianesimo e delle chiese  

1.6 Parole chiave

GUERRA ; GUERRA TOTALE ; BOMBARDAMENTI ; VIOLENZA DI GUERRA ; MEMORIA ; CRIMINI DI GUERRA ; NEVROSI DI GUERRA ; VIOLENZA COLONIALE ; SISTEMI D’OCCUPAZIONE MILITARE

1.7 Coordinatore Scientifico del Programma di Ricerca

PEZZINO PAOLO  
Professore Ordinario 07/08/1948 PZZPLA48M07G482U 
M-STO/04 – Storia contemporanea   
Università di PISA   
Facoltà di LETTERE e FILOSOFIA   
Dipartimento di STORIA MODERNA E CONTEMPORANEA   
050525492
(Prefisso e telefono)
 

(Numero fax)
 
pezzino@stm.unipi.it
(Email)
 

1.8 Curriculum scientifico

Paolo Pezzino è professore straordinario dal 1° gennaio 2000, ha completato il triennio di straordinariato (in attesa di conferma) Attualmente insegna Storia Contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa; dal 1° novembre 2000 al 28 febbraio 2003 è stato direttore del Dipartimento di storia moderna e contemporanea dell’Università di Pisa. Dal febbraio 2003 è Prorettore ai rapporti con il territorio della stessa Università. Si occupa di storia del Mezzogiorno d’Italia e mafia, di massacri di civili nella seconda guerra mondiale, di insegnamento della storia, di storia dell’Italia repubblicana. Coordinatore di un progetto 4O% (sedi di Pisa, Catania, Messina e Palermo) su “Mafia e criminalità nella Sicilia ottocentesca”, per gli anni 1986-1990, e coordinatore dell’unità pisana in un progetto diretto dal prof. Galli della Loggia su “La crisi dell’identità nazionale nella vicenda storica dell’Italia repubblicana, 1943-1968: collocazione ed immagine internazionale, classe dirigente e cultura di massa”, finanziato per il triennio 1993-1995, coordinatore nazionale di un programma cofinanziato dal Murst per il periodo novembre 1999/novembre 2001 dal titolo “Guerra ai civili. Per un atlante delle stragi naziste in Italia”, i cui risultati sono stati presentati in un Convegno internazionale tenutosi a Bologna nel giugno 2002. E’ stato socio fondatore e membro del Direttivo dell’IMES, Istituto Meridionale di Storia e Scienze Sociali e della SISSCO – Società italiana per lo studio della storia contemporanea. Dal 1995 al febbraio 2003 ha fatto parte del comitato di Direzione della rivista storica “Passato e Presente”. Fa parte dell’Editorial Advisory Committee della rivista “Modern Italy. Journal of the Association for the Study of Modern Italy”, fin dal primo numero (Autumn 1995). Dal 2000 fa parte del comitato editoriale della rivista “Crime, law and order”. E’ stato direttore de “Il mestiere di storico”, annale della Sissco, nel 2000 e 2001.

1.9 Pubblicazioni scientifiche più significative del Coordinatore del Programma di Ricerca

1.PEZZINO P. (2002). SENZA STATO. LE RADICI STORICHE DELLA CRISI ITALIANA ROMA-BARI: LATERZA (ITALY)  
2.PEZZINO P. (2001). Storie di guerra civile. L’eccidio di Niccioleta. BOLOGNA: Il Mulino (ITALY)  
3.PEZZINO P. (2001). Sui mancati processi in Italia ai criminali di guerra tedeschi STORIA E MEMORIA. (vol. n. 1)  
4.PEZZINO P. (1997). Anatomia di un massacro. Controversia sopra una strage tedesca ISBN: 88-15-06054-5 Bologna, Il Mulino, pp. 243.  
5.PEZZINO P.; BATTINI M. (1997). Guerra ai civili. Occupazione tedesca e politica del massacro. Toscana 1944 ISBN: 88-317-6773-9 Venezia, marsilio, pp. XXIV-556.  

1.10 Elenco delle Unità di Ricerca

nº Responsabile Scientifico  Qualifica  Settore Disc.  Università  Dipartimento/Istituto  Mesi Uomo 
1.

CORNI GUSTAVO

(Documento non disponibile)

Professore Ordinario  M-STO/04  TRENTO  SCIENZE UMANE E SOCIALI  12  
2.

GIBELLI ANTONIO

(Documento non disponibile)

Professore Ordinario  M-STO/04  GENOVA  STORIA MODERNA E CONTEMPORANEA  16  
3.

GRIBAUDI MARIA GABRIELLA

(Documento non disponibile)

Professore Ordinario  M-STO/04  NAPOLI  SOCIOLOGIA  20  
4.

MANGIAMELI SCROFANI ROSARIO

(Documento non disponibile)

Professore Associato  M-STO/04  CATANIA  ANALISI DEI PROCESSI POLITICI SOC. ISTITUZ.  12  
5.

MANTELLI BRUNELLO

(Documento non disponibile)

Professore Associato  M-STO/04  TORINO  STORIA  22  
6.

MELLONI ALBERTO

(Documento non disponibile)

Professore Ordinario  M-STO/04  MODENA e REGGIO EMILIA  SCIENZE SOCIALI, COGNITIVE E QUANTITATIVE  22  
7.

PEZZINO PAOLO

(Documento non disponibile)

Professore Ordinario  M-STO/04  PISA  STORIA MODERNA E CONTEMPORANEA  20  
8.

TRIULZI ALESSANDRO

(Documento non disponibile)

Professore Ordinario  SPS/13  “L’Orientale” di NAPOLI  STUDI E RICERCHE SU AFRICA E PAESI ARABI  12  

1.11 Mesi uomo complessivi dedicati al programma

  Numero  Mesi Uomo  Personale universitario dell’Università sede dell’Unità di Ricerca 

Personale universitario di altre Università 

Titolari di assegni di ricerca 

Titolari di borse dottorato e post-dottorato 

Personale a contratto  

Personale extrauniversitario 

TOTALE 62  795 
14 205 
8 80 
3 46 
11 148 
16 196 
10 120 

PARTE II

2.1 Obiettivo del Programma di Ricerca

Il presente progetto di ricerca si propone di giungere ad una approfondita concettualizzazione delle diverse forme di violenza connesse al fenomeno bellico in età contemporanea. Nonostante la copiosa produzione storiografica sul tema, manca nel panorama internazionale una ricognizione complessiva del fenomeno bellico capace di tenere insieme i diversi aspetti che hanno interessato le aberranti forme di violenza ad esso connesse. Alla luce, quindi, di una nuova sensibilità storiografica tesa a rintracciare le origini politiche, ideologico-culturali ed antropologiche delle forme di violenza, si vuole giungere ad una nuova e più organica reinterpretazione del fenomeno bellico. Si tratta quindi di sviluppare precisi filoni di ricerca e, al tempo stesso, di ricomporli in un più articolato quadro unitario. Obiettivo prioritario della ricerca sarà dunque quello di promuovere un’accurata indagine e un’avvertita riflessione storiografica intorno ad alcune questioni chiave, ritenute dai proponenti di particolare rilevanza:

1. La violenza nei territori occupati e nelle colonie. Particolarmente ricca in riferimento alla seconda guerra mondiale, la ricerca storiografica su tale aspetto appare più frammentaria in ordine al funzionamento dei sistemi e dei regimi di occupazione nel primo conflitto mondiale e nell’esperienza coloniale, nonché per gli anni successivi al 1945. La ricerca cercherà di tenere insieme gli aspetti più istituzionali, quelli che hanno cioè riguardato le specifiche modalità di organizzazione delle occupazioni e di governo dei territori occupati, nonché le amministrazioni militari, con gli aspetti della violenza che hanno coinvolto le popolazioni assoggettate, lo sfruttamento delle risorse materiali ed umane, il ruolo egemonico ricoperto dalle potenze occupanti, giustificate spesso sulla base di presunte gerarchie razziali. Seguendo dal punto di vista metodologico un approccio di tipo fortemente comparativistico (tra diverse esperienze nazionali e tra differenti periodi storici ed eventi bellici), si vuole perseguire l’obiettivo di uno studio sulla specifica forma di violenza legata all’occupazione militare-coloniale e la memoria elaborata dalle popolazioni assoggettate. La riconsiderazione dell’esperienza coloniale risulta di particolare interesse anche alla luce della considerazione del ruolo da essa rivestito nella definizione delle nuove identità nelle società africana contemporanea.

2. Le violenze di guerra. Le forme della violenza militare perpetuate ai danni della popolazione civile subiscono delle trasformazioni fondamentali tra il primo ed il secondo conflitto mondiale. Oltre ad uno studio comparato tra i due differenti eventi bellici, si vuole raggiungere l’obiettivo di una più precisa ed articolata definizione del concetto di “guerra ai civili”. A tal fine, si propongono ulteriori approfondimenti in merito ai temi della legittimità della violenza “preventiva” adottata nei confronti dei civili, alle funzioni di deterrente ricoperte dalle stragi contro civili inermi, al problema dei confini tra responsabilità individuale e responsabilità collettiva. In questo contesto, particolare attenzione sarà dedicata – nel quadro di una più ampia riflessione sulle caratteristiche della “guerra totale” – alle strategie di controguerriglia impostate dagli eserciti regolari in differenti casi nazionali ed alle campagne di bombardamento aereo cui vengono sottoposte con crescente intensità le popolazioni civili. In riferimento a questo secondo aspetto, si tratta di avviare una ricognizione dei danni inferti, delle vittime, degli effetti economici, delle misure di soccorso, e di indagare anche la memoria individuale e collettiva dell’evento “bombardamento”.

3. Gli aspetti antropologici della violenza. Tra le caratteristiche della violenza di massa proprie del XX secolo spicca la declinazione etnica: molte pratiche di genocidi dalla forte connotazione simbolica rendono espliciti, oltre che aspetti intrinseci di forme rituali ed efferate di violenza, processi sociali legati alla fondazione/difesa di comunità “immaginate” proprio sulla base di precise dinamiche di inclusione/esclusione e di costruzione dell’alterità etnica. Questi aspetti non possono peraltro restare scissi dalla memoria delle vittime di queste specifiche forme di violenza. Per quanto concerne questo aspetto, l’approccio antropologico si concentra sulle modalità di elaborazione collettiva del lutto e delle perdita, nonché sulle strategie di ricostituzione della comunità e dei legami sociali spezzati dagli eventi traumatici. L’indagine sui traumi e le patologie mentali legate alle esperienze di guerra, oltre ad illuminare aspetti più squisitamente intimi e soggettivi della violenza bellica, permette di illuminare aspetti particolari del mondo psicologico e degli orizzonti mentali delle generazioni che si imbattono in queste esperienze.

4. I crimini di guerra. Un ambito che ancora una volta tiene insieme taluni aspetti legati alla violenza di guerra con quelli più politici e giuridici è rappresentato dai crimini di guerra. Al riguardo, chiaro obiettivo della ricerca è ripercorrere l’itinerario culturale che ha portato alla definizione nella cultura giuridica più recente del “crimine di guerra”. Tale percorso consente di ricostruire le caratteristiche e le modalità di sviluppo del processo di globalizzazione politica e giuridica del mondo, di andare alle origini dell’attuale sensibilità per il tema della punizione del crimine di guerra, di rileggere dalla prospettiva del diritto l’evoluzione delle forme della guerra in età contemporanea.

Tra gli obiettivi principali del presente progetto resta quindi prioritario quello di riprendere e sistematizzare filoni d’indagine già avviati come studi su singoli casi o specifici aspetti e ricondurli in un quadro comparativo al fine di giungere ad una riflessione d’insieme sulle radici e sulle forme della violenza di guerra.


2.2 Base di partenza scientifica nazionale o internazionale

La ricerca storica si rivolge oggi con sempre maggiore attenzione allo studio del fenomeno “guerra” in età contemporanea. Non si tratta di un interesse rivolto solo ad approfondire gli aspetti squisitamente militari dei conflitti, quanto soprattutto di uno sforzo verso la reinterpretazione del fenomeno bellico alla luce di una nuova sensibilità storiografica, tesa a rintracciare le origini culturali e ideologiche del modo di condurre la guerra ed a valutarne gli effetti e le ricadute soprattutto sulle popolazioni civili. La guerra in epoca contemporanea infatti si trasforma progressivamente in “guerra totale”, con i civili assurti a protagonisti dell’evento bellico, quando non addirittura a principali vittime, e con il potenziale distruttivo a disposizione degli eserciti che cresce esponenzialmente, via via conducendo al rischio di una guerra “definitiva”, tale da condurre alla scomparsa dell’umanità stessa. Un fenomeno che non sarebbe comprensibile senza considerare la contemporanea evoluzione tecnologica degli armamenti. L’accresciuto potenziale di devastazione, la capacità di movimento e mobilità degli eserciti, l’estensione sempre maggiore del raggio d’azione delle armi offensive hanno reso sempre più labile la distinzione tra fronte (la “prima linea”) e fronte interno (la società che sostiene i combattenti), hanno condotto al sempre più massiccio coinvolgimento dei civili, con la dilatazione dei territori sottoposti alla pressione militare indiretta. La società è dunque sottoposta ad una mobilitazione totale delle energie umane e delle risorse economiche disponibili a sostenere lo sforzo bellico: la guerra diviene quindi un fattore di riorientamento complessivo della vita civile ed economico-sociale, prima ancora del coinvolgimento diretto del territorio nelle operazioni belliche.
La trasformazione della guerra in guerra totale ha dunque posto agli studiosi numerose domande: quali sono le radici storiche del mutato comportamento bellico, in particolare della propensione a coinvolgere sempre più massicciamente le popolazioni civili, sino a farne un fattore importante delle stesse strategie militari? Come si modifica l’atteggiamento verso queste forme di distruzione di massa assunte dalla guerra, sia sul piano delle stesse concezioni militari che di quelle etico-religiose, culturali, giuridiche? Quali sono gli effetti della guerra su militari e civili, sia nell’immediato, durante lo svolgimento dei fatti bellici, sia nel tempo, nella sedimentazione del ricordo e nella rielaborazione della memoria? Nel tentativo di dare risposta a questi ed altri numerosi interrogativi si sono moltiplicati in questi ultimi anni – sia in Italia che all’estero – gli studi e le ricerche su singoli episodi bellici ovvero sulla comparazione tra diversi eventi militari, si sono formati gruppi di ricerca e si sono organizzati convegni e seminari, sono apparsi in numero crescente volumi di sintesi e studi monografici. Alcuni degli stessi proponenti il presente progetto di ricerca già hanno condotto ricerche in tal senso, accumulando importanti esperienze di lavoro e misurandosi con i risultati e le elaborazioni interpretative della storiografia italiana e internazionale.
Ora, però, appare giunto il momento di realizzare un salto di qualità nell’indagine storiografica. La moltiplicazione delle ricerche e dei contributi disponibili ha difatti reso disponibile un rilevante patrimonio di conoscenze, ha condotto ad una accumulazione originaria di riflessioni che ha permesso di porre nuove domande e di affinare le interpretazioni. In particolare, si è posta in termini nuovi la questione della dialettica dei tempi in rapporto al cambiamento delle stesse forme della violenza di guerra: l’affermazione della guerra totale e delle forme di estesa e diffusa violenza ad essa connesse è infatti ascrivibile, per un verso, ad una trasformazione dei modi di pensare e condurre la guerra che hanno riguardato fattori di breve durata; per un altro verso, invece, anche ad elementi di maggiore radicamento e di più lungo periodo. Se è lo sviluppo tecnologico e industriale a consentire nel XX secolo il salto di qualità della violenza di guerra, se la prima guerra mondiale rappresenta la porta d’accesso alla “modernità” e ne sintetizza il carattere nella produzione di morte su scala industriale, se la seconda guerra mondiale porta tragicamente iscritto nel suo orizzonte di distruzione di massa l’intreccio tra guerra totale e guerra ideologica, vi sono anche nessi e persistenze che legano le guerre del Novecento alla cultura del XIX secolo, alle guerre coloniali combattute dall’Europa nell’Ottocento. L’esperienza della fabbrica fordista che si applica nella trincea del 1914-18, l’innovazione tecnologica che diviene un fattore determinante delle politiche degli armamenti e delle scelte strategiche dei governi in guerra, il processo di conquista coloniale e il rapporto con altre popolazioni e altri continenti, l’incontro tra ideologia e scienza, le due guerre mondiali e la loro natura “costituente” del mondo contemporaneo, non sono pienamente comprensibili senza considerare le ascendenze culturali e materiali collocate nel secolo precedente. Allo stesso modo, è impossibile comprendere gli sviluppi più recenti del fenomeno guerra, gli atteggiamenti verso di essa, senza misurarsi con le eredità culturali e le memorie collettive sedimentatesi in riferimento al secondo conflitto mondiale. Ciò è particolarmente evidente nell’ambito dell’elaborazione del diritto internazionale e della discussione sulla definizione di “crimine di guerra” (e dei criteri per la sua punibilità), nonché nel mutare delle concezioni di “guerra giusta”, nella sua delegittimazione come mezzo per la risoluzione delle controversie tra stati, e viceversa nella sua rilegittimazione come forma “poliziesca” di mantenimento dell’ordine internazionale e come dissuasione all’aggressione militare.
In questo senso, lo studio della guerra diventa lo studio della società che l’ha prodotta; dunque, indagare il fenomeno della violenza di guerra significa interrogarsi su quali elementi della società di pace la preparano e la incubano. Filoni diversi d’indagine confluiscono quindi in questo sforzo di ricerca in prospettiva monografica delle caratteristiche della società contemporanea: dall’antropologia della morte alla storiografia militare sulla guerra totale, dalla storiografia sociale sulle forme della violenza e sulle psicosi di guerra alla storia della cultura e delle idee, dei modi di elaborazione degli stereotipi razzisti, delle ideologie politiche, del senso comune intorno alla guerra. Sono al centro dell’interesse storiografico temi quali: i meccanismi di governo e di amministrazione dei sistemi d’occupazione (con particolare riferimento alla seconda guerra mondiale, a causa delle enormi conquiste territoriali della Germania nazista e dei suoi alleati); gli effetti della guerra sulle popolazioni civili, oggetto della violenza in virtù delle strategie antiguerriglia e del tentativo di fiaccare l’opinione pubblica del paese avversario (ad esempio attraverso il ricorso a massicci bombardamenti aerei); le memorie dell’esperienza bellica sedimentatesi nelle comunità locali, in determinati gruppi sociali e/o politico-culturali, nelle donne che vivono e subiscono in modo specifico la violenza; la rielaborazione di queste memorie in una narrazione pubblica e nazionale delle vicende di guerra; l’accresciuta sensibilità culturale e giuridica sui “limiti” della guerra, sulla definizione di ciò che è consentito e ciò che deve essere bandito dai conflitti, sulla legittimità stessa del ricorso allo scontro armato tra stati. E ancora si potrebbe continuare nell’elencazione dei temi di ricerca e discussione che si sono venuti moltiplicando in questi ultimi anni e che solo in parte sono restituiti dalle indicazioni bibliografiche che seguono. Ciò che è comunque evidente è che assistiamo ad un tentativo della storiografia contemporanea di rendere più complessa l’interrogazione dei fenomeni storici, di restituire ad essi la necessaria caratura storiografica al fine di conseguire una migliore intelligenza del fenomeno “guerra” e della violenza che in essa si esercita.
Il presente progetto di ricerca intende essere parte attiva in questo tentativo. Intende soprattutto ricongiungere filoni d’indagine che sinora si sono spesso mossi senza dialogare tra loro, che si sono occupati di singoli casi di studio non ricondotti ad una quadro comparativo, che si sono incentrati su determinati periodi e episodi bellici senza sviluppare una riflessione d’insieme sulle radici e sulle forme della violenza di guerra. Sulla base della convinzione che l’accumulo di ricerche e l’affinamento dei metodi d’indagine può oggi consentire l’avvio di una riconsiderazione complessiva del fenomeno “guerra” in età contemporanea.

2.2.a Riferimenti bibliografici

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2.3 Numero di fasi del Programma di Ricerca:    2


2.4 Descrizione del Programma di Ricerca

Fase 1

Durata e costo previsto

Durata  Mesi  12 Costo previsto  Euro  270.000 

Descrizione

Il progetto di ricerca si propone nella prima fase di condurre una riflessione da diverse prospettive metodologiche su questioni e aspetti fondamentali della violenza di guerra in età contemporanea. Preliminarmente, si intende proporre una ampia ricognizione bibliografica sulla letteratura disponibile – italiana e straniera – in tema di guerra. Si vuole fare il punto della ricca produzione in argomento, non solo storiografica, sia per rendere disponibile un utile strumento di lavoro agli studiosi, sia per trarre da questa ricognizione-censimento una bussola storiografica con cui orientarsi nella ricerca, per desumere una mappa di interrogativi e questioni che contribuiscano ad una interpretazione globale del fenomeno “guerra”, ad una migliore definizione concettuale della “violenza di guerra”. Tra gli obiettivi primari del progetto vi è dunque l’elaborazione di una bibliografia ragionata e organizzata tematicamente (da rendere disponibile su supporto informatico, di modo da poter essere fruibile dal massimo numero possibile di ricercatori, insegnanti, studenti). Sulla base di questo scavo bibliografico si procederà poi ad una rassegna critica che faccia il punto del dibattito storiografico, e, attraverso seminari e momenti di discussione interna al gruppo di ricerca interuniversitario, contribuisca a selezionare le rilevanze e i principali assi di approfondimento dell’indagine.

A questo momento istruttorio farà seguito l’avvio del vero e proprio lavoro di ricerca, che il programma complessivamente (cioè in entrambe le fasi) prevede articolato in quattro ambiti principali d’indagine: 1) le modalità di governo politico, sociale e militare dei sistemi d’occupazione (sia quelli tradizionalmente connessi alle campagne militari che quelli tipici del colonialismo); 2) la ricostruzione delle tappe storiche che hanno condotto alla definizione di “crimine di guerra” e all’elaborazione di un diritto nazionale e internazionale che ne stabilisce i criteri di punibilità; 3) l’approfondimento di importanti aspetti antropologici e storici delle forme di violenza di guerra, con particolare riferimento alla violenza di massa, alle nevrosi di guerra, agli effetti dei bombardamenti sulle popolazioni civili, agli stupri ed alle sistematiche violenze condotte ai danni delle donne; 4) l’esplorazione comparativa di diversi episodi bellici e del tipo di reazioni che essi suscitarono nella Chiesa, del giudizio globale sulla guerra e dei criteri (dal diritto naturale al principio morale d’autorità) ai quali diversi soggetti hanno di volta in volta fatto riferimento per accettare o rifiutare la guerra.

In particolare, in questa prima fase il gruppo di ricerca concentrerà i propri sforzi sui due primi cantieri di lavoro, conducendo – a latere del richiamato censimento bibliografico preliminare – una intensa campagna di raccolta di documentazione archivistica (in Italia e all’estero) e di testimonianze scritte e orali sulla base di quanto previsto dai progetti delle singole unità, ciò che giustifica la rilevante quota di risorse economiche da impiegare.

I due assi tematici principali d’indagine di questa prima fase sono:

1) Sistemi e regimi d’occupazione. La ricerca sulle occupazioni militari è stata e continua ad essere molto ricca per quanto riguarda la Seconda guerra mondiale, anche a causa delle enormi conquiste territoriali da parte della Germania. Assai più ridotta è stata finora l’attenzione della storiografia su quanto è avvenuto durante la Prima guerra mondiale. Certo, in quest’ultimo caso le occupazioni militari hanno riguardato porzioni molto più ridotte di territorio, ed un numero assai più basso di civili. Considerazioni non dissimili si potrebbero svolgere per altri importanti periodi bellici, così come – anche se in questo caso cominciamo a disporre di ricchi contributi (si pensi nel caso italiano al recente lavoro di Nicola Labanca, Oltremare) – per l’esperienza coloniale. Mentre invece l’età contemporanea – e specificamente il Novecento – assiste all’intreccio di politiche di occupazione coloniale sia in ambito europeo (si pensi alle esperienze nazista e sovietica) che extraeuropeo, nonché di massicci spostamenti di popolazione, spesso coatti. Si tratta di un processo complesso e variegato di governo del territorio, di ridefinizione della “Nazione”, di affermazione da parte delle potenze occupanti di un ruolo egemonico (spesso sulla base di presunte gerarchie razziali). Un processo che ha importanti ricadute, sia di breve che di lungo periodo, sulle società che lo subiscono.
Il presente progetto si propone quindi di studiare con attenzione i meccanismi che regolano il funzionamento dei sistemi d’occupazione. E per meglio rispondere alle esigenze di sistemazione concettuale e di interpretazione storiografica del problema si intende ricorrere ad una impostazione fortemente comparatistica, sia tra esperienze nazionali che tra periodi storici differenti.
Innanzitutto, si ricostruiranno e confronteranno (in primo luogo per i due conflitti mondiali), le specifiche modalità di organizzazione delle occupazioni nelle loro svariate forme, a seconda delle circostanze, dei tempi in cui l’occupazione ha avuto luogo, del tipo di società cui si è applicata, delle finalità specifiche che si intendevano perseguire di volta in volta: amministrazioni militari, governatorati civili, annessioni vere e proprie. Ai fini di questa ricostruzione ci si avvarrà della produzione legislativa e delle ordinanze; di opuscoli e pamphlet, ma anche di discorsi e memorie di protagonisti.
Dall’ambito istituzionale l’analisi si trasferirà verso settori cruciali delle varie politiche d’occupazione: lo sfruttamento del potenziale produttivo esistente, il saccheggio di manodopera, di risorse, di prodotti alimentari, le contraddizioni fra razionalità e saccheggio; due categorie che non sono fisse, ma che cambiano di forma e di incisività a seconda dei contesti specifici e dei momenti specifici. Si studieranno qui in particolare i progetti, le richieste, le strategie elaborate da gruppi di pressione, sia industriali, che bancari ed agrari. Verranno prese in esame fonti in parte edite, in parte da reperire in archivi pubblici e privati, con l’obiettivo di illuminare le modalità dei processi decisionali tra sfera della politica e dimensione economica.
Infine, un nodo determinante nella valutazione dell’orizzonte e degli effetti delle politiche di occupazione sarà quello delle politiche “etniche”. Verranno messe a fuoco le politiche di spostamento etnico, di snazionalizzazione, di vera e propria pulizia etnica verificatesi durante le occupazioni militari; e si prenderà in esame la dialettica tra considerazioni politiche ed economiche e fattori etnico-razziali nella determinazione delle strategie d’occupazione. Ciò in riferimento soprattutto a due assi principali di studio: la comparazione tra l’esperienza tedesca nelle due guerre mondiali e la rivisitazione dell’esperienza coloniale italiana. Riguardo al primo punto, si approfondiranno la questione del trattamento delle comunità germanofone o “germanizzabili”, l’atteggiamento verso le comunità ebraiche, gli atteggiamenti soggettivi degli occupanti (civili e militari) rispetto al territorio occupato, i nessi (culturali, strategici, politici, economici, ideologici) fra le politiche d’occupazione realizzate dal Reich nel corso della Prima guerra mondiale con ciò che poi venne attuato nel 1939-45. In riferimento al secondo, l’esperienza coloniale italiana verrà ricostruita attraverso un percorso d’indagine volto a esaminare, da un lato, la violenza dell’occupazione coloniale sulle popolazioni eritree ed etiopiche (tra “politica delle razze” come strumento interno di assoggettamento e di dominio, e “polizia coloniale”, come forma di repressione e controllo della resistenza anticoloniale); dall’altro, la memoria del periodo coloniale. Con l’intenzione di riconsiderare criticamente alcuni aspetti fondanti e tuttora poco esplorati del colonialismo italiano, e di assumere il fenomeno dell’occupazione coloniale come fase di fondazione delle nuove identità nell’Africa contemporanea. Il caso etiopico-eritreo assume in tale riesame una valenza esemplare perché coniuga in se la complessità della formazione di identità individuali e collettive a contrasto o in parallelo a presenze coloniali esterne o indigene, e l’ambiguità della violenza di guerra come momento di fondazione della nuova unità nazionale e della sua contrastata memoria.

2) Crimini di guerra e diritto internazionale. Come arriva la cultura giuridica a definire il “crimine di guerra”? Per rispondere si tenterà di individuare i principali filoni culturali del diritto internazionale e di rintracciare i nessi ed i legami della discussione giuridica che si svolge fuori d’Italia con quella che al contempo viene condotta nel paese. Si tratta di ricostruire le caratteristiche e le modalità di sviluppo del processo di globalizzazione politica e giuridica del mondo, di andare alle origini dell’attuale sensibilità per il tema della punizione del crimine di guerra, di rileggere dalla prospettiva del diritto l’evoluzione delle forme della guerra in età contemporanea. Ma questa ricerca si prefigge anche di ricondurre il diritto ai lacci che lo legano sempre più strettamente negli ultimi cinquant’anni al potere politico ed all’esercizio della forza per via militare. Si spingerà dunque la riflessione storiografica verso l’intricata e storicamente variabile relazione tra diritto e potere, tra teoria giuridica e pratica politica. Per fare questo si ricorrerà alla analitica ricerca negli archivi italiani (Archivio centrale dello Stato, Archivio del Ministero degli Affari esteri) e stranieri (in primo luogo il PRO, Public Record Office di Londra, e i NARA, National Archives di Washington, nonché l’archivio della United Nations War Crimes Commission conservato presso la sede Onu di New York) della documentazione concernente i rapporti tra i governi e le istituzioni giuridiche internazionali, dei carteggi tra cancellerie e ministeri degli esteri dei vari paesi, delle discussioni in sede di Nazioni unite. Inoltre, si ricostruiranno alcuni specifici episodi processuali relativi ad azioni militari di rappresaglia e strage condotti in Italia durante la seconda guerra mondiale (in particolare si intende ricostruire il processo agli alti ufficiali tedeschi – Kesselring, von Mackensen, Maeltzer, Crasemann, Simon, Student – operanti in Italia, i cui atti sono conservati presso il PRO di Londra). A questi processi si affiancheranno quelli condotti in Italia nel dopoguerra, da quelli contro Reder (per Marzabotto) e Kappler (per le Ardeatine) sino a quelli contro Priebke e Hass (ancora per le Ardeatine) e contro Engel (per l’eccidio della Benedicta), i cui atti sono conservati presso le procure militari competenti e il Tribunale militare di Roma. Con l’intenzione dunque di ricondurre la teoria del diritto al diritto in azione, di verificare l’orizzonte entro cui la punizione dei crimini di guerra viene realmente praticata, o almeno tentata.
A questo capitolo della ricerca se ne aggiunge uno specificamente rivolto a indagare il caso italiano, ad approfondire i temi generali dell’elaborazione giuridica attraverso la lente d’ingrandimento della questione del collaborazionismo, soprattutto in riferimento ai crimini di guerra compiuti da italiani schieratisi, sotto le insegne della Repubblica sociale, con l’occupante tedesco. Il progetto intende approfondire anche lo studio degli organismi cui tali processi furono affidati – ovvero i Tribunali Militari e le Corti d’Assise Straordinarie – scandagliandone la strutturazione interna, i rapporti con la magistratura ordinaria, gli orientamenti e il concreto funzionamento.

Risultati parziali attesi

La prima fase del programma si propone di conseguire un doppio ordine di risultati: da una parte, svolgere un preliminare ma importante e ineludibile censimento bibliografico e archivistico della documentazione fondamentale per l’avvio della ricerca secondo gli assi di approfondimento previsti; dall’altra parte, sulla base di quel censimento e di una serie di incontri seminariali volti a discuterne i riscontri, ad istruire le fasi immediatamente successive del lavoro.
Ci si aspetta dunque di disporre in tempi brevi di una vasta e criticamente ragionata bibliografia, di modo da predisporre un ricco database di schedature della letteratura italiana e straniera sui temi oggetto dell’indagine. Questo database dovrà servire come strumento di lavoro delle unità di ricerca e poi della comunità degli studiosi, ai quali sarà reso disponibile anche on line in un sito appositamente predisposto. Ma questa bibliografia, discussa e vagliata in sessioni seminariali, consentirà anche l’affinamento delle ipotesi di lavoro.

Analogamente, si provvederà ad un censimento documentario grazie a numerose missioni archivistiche in Italia e all’estero, nonché a spogli e rassegne della vasta letteratura “grigia” disponibile nelle biblioteche. Accanto al lavoro bibliografico, il sondaggio e lo scavo archivistico (con l’avvio dell’acquisizione dei materiali riprodotti) consentiranno una mappatura delle fonti a disposizione e la verifica delle possibili direttrici di approfondimento dell’indagine. Tutto il materiale così raccolto verrà messo a disposizione degli studiosi in un fondo ad hoc che verrà predisposto in corso d’opera dal gruppo di ricerca.

Nel frattempo, su due nodi di primaria importanza della presente ricerca – i sistemi d’occupazione e la definizione dei crimini di guerra – si procederà ad avviare la ricerca in profondità, puntando a discuterne i primi risultati già entro la chiusura del primo anno d’attività del gruppo.

Unità di Ricerca impegnate

Unità n. 1  
Unità n. 2  
Unità n. 3  
Unità n. 4  
Unità n. 5  
Unità n. 6  
Unità n. 7  
Unità n. 8  


Fase 2

Durata e costo previsto

Durata  Mesi  12 Costo previsto  Euro  162.500 

Descrizione

Sulla base del lavoro di scavo e di censimento archivistico-bibliografico condotto nella prima fase del programma, si procederà nella seconda all’approfondimento di importanti aspetti antropologici e storici delle forme di violenza di guerra ed all’esplorazione comparativa di diversi episodi bellici e del tipo di reazioni che essi suscitarono nella Chiesa. In questa seconda fase verrà anche assegnato maggiore rilievo ai singoli segmenti di ricerca, soprattutto in riferimento ai casi locali di studio, così come previsto dai progetti specifici delle unità di ricerca, cui rinviamo per una più dettagliata articolazione.

In particolare, due linee guida della ricerca saranno privilegiate.

1) La prima linea concerne le forme e i problemi della violenza di guerra, che si articola in diversi filoni d’indagine. Il primo riguarda le trasformazioni dei conflitti tra Seconda guerra mondiale e Guerra fredda attraverso lo studio comparato delle forme della violenza militare ai danni della popolazione civile, con l’obiettivo di mettere a confronto il comportamento militare dei fascismi e quello delle democrazie. La ricerca e la riflessione ruoteranno attorno ad alcuni concetti chiave della “guerra ai civili”: la legittimità della violenza “preventiva” adottata nei confronti dei civili; il principio della responsabilità collettiva e le sue diverse declinazioni (dalla repressione in armi, alla politica del taglio dei rifornimenti alimentari, alla guerra alla distruzione delle infrastrutture); la strage di civili inermi in funzione di deterrente nei confronti della guerriglia, in relazione anche alle diverse tecnologie del massacro (dalla rappresaglia, alla guerra aerea all’uso di armi chimiche). L’indagine volgerà la propria attenzione verso il caso greco, dove il decennio 1940-50 fu scandito dalla drammatica transizione dalla guerra alla guerra civile e dalle opposte esperienze dell’occupazione militare fascista e nazista e, poi, dell’intervento militare anglo-americano. La Grecia divenne il laboratorio per la sperimentazione di nuove strategie militari finalizzate alla stabilizzazione politica di conflitti regionali nel nuovo quadro internazionale della Guerra fredda. Per il tipo e la qualità dei provvedimenti adottati l’intervento americano in Grecia è stato considerato il precedente immediato della guerra di Corea e, soprattutto, della guerra in Vietnam. Per questo, la ricerca sul caso greco si salderà allo studio comparato delle violenze contro i civili nel corso di conflitti sostenuti da uno Stato totalitario (la Germania nazista) e da uno Stato democratico (gli Stati Uniti), nel momento in cui entrambi si sono trovati a sostenere una guerra di occupazione (l’uno in Italia, l’altro in Vietnam). L’analisi mira ad individuare quegli elementi (schemi e condizionamenti culturali, ma anche strutture di potere e gerarchie di responsabilità) che hanno agito come presupposti dei massacri: le caratteristiche tipiche del governo di occupazione (con la presenza anche di un governo collaborazionista); il clima di fortissimo scontro ideologico in cui sono avvenuti entrambi i conflitti; la presenza di stereotipi razziali ed ideologici che hanno guidato il comportamento tedesco in Italia, ma che sono stati anche un elemento persistente nei conflitti combattuti dai militari statunitensi contro gli asiatici, già nel corso della Seconda guerra mondiale; le specificità della “guerra di guerriglia” tra un esercito di occupazione ed un esercito irregolare di resistenza; la presenza di una comune valenza strategica della violenza sui civili, considerata dagli americani utile per stanare i Vietcong, così come per i nazisti per mettere in crisi il rapporto tra comunità locali e gruppi partigiani; il confronto tra le differenti culture militari, analizzando ad esempio in che modo i regolamenti ed i codici militari dell’esercito del Reich e di quello degli Stati Uniti affrontano la questione delle rappresaglie legittime e dei crimini di guerra. L’intenzione è quella di individuare il peso di alcuni fattori che, in un contesto di guerra di occupazione, possono favorire il mutuo rafforzamento tra esperienza di guerra, razzismo ed ideologizzazione del mondo, elementi che saldati con la tendenza alla conformità, al rispetto degli ordini e alla uniformità di gruppo, hanno facilitato la rottura delle norme e delle convenzioni di guerra e quindi il compimento di crimini di guerra.

Il secondo filone riguarda gli aspetti antropologici della violenza di massa nel XX secolo, con particolare riferimento a due aspetti: a) la declinazione etnica della violenza; b) la memoria di crimini ed eccidi nelle comunità locali colpite. Per il primo punto, l’interesse si concentra sui processi sociali di “immaginazione di comunità”, di inclusione/esclusione e di costruzione dell’alterità etnica. In particolare, si tratta di studiare le modalità di inscrizione della differenza etnica nei corpi delle categorie sociali escluse: processo che si rende visibile nelle discipline amministrative del moderno stato nazione come, su tutt’altro piano, nelle efferate violenze dalla forte connotazione simbolica che caratterizzano molte pratiche genocide contemporanee, dal Ruanda alla Jugoslavia. Per quanto riguarda la memoria della violenza, l’approccio antropologico si concentra: sulle modalità di elaborazione collettiva del lutto e delle perdita; sulle strategie di ricostituzione della comunità e dei legami sociali spezzati dagli eventi traumatici; sulla costruzione (quasi sempre conflittuale e negoziata) di narrazioni in grado di conferire “significato” alla violenza subita; sulla incorporazione di un tale significato in apparati simbolici, quali monumenti e rituali celebrativi; sulla trasmissione intergenerazionale della memoria traumatica. Centrale appare in questa prospettiva metodologica il problema della definizione dei rapporti tra la comprensione antropologica e quella storiografica della violenza di massa nella contemporaneità.

Il terzo filone di lavoro si riferisce ai disturbi mentali causati dalle esperienze di guerra, che costituiscono un aspetto centrale della violenza bellica. Il tema delle nevrosi di guerra è stato affrontato in modo particolare in riferimento alla prima guerra mondiale, anche in ragione del fatto che la letteratura psichiatrica di guerra conosce i suoi esordi nel corso della guerra russo-giapponese e soprattutto in occasione del primo conflitto mondiale. Il tema verrà invece in questa ricerca affrontato sul lungo periodo: dalle prime esperienze coloniali fino alla seconda guerra mondiale, senza ignorare le più recenti elaborazioni in argomento sviluppatesi a partire dall’intervento psichiatrico nelle tragiche esperienze del Vietnam e della Bosnia. Nonostante manchi una specifica concettualizzazione in ambito psichiatrico dei traumi causati dalle esperienze belliche, il nesso tra partecipazione alla guerra e patologia mentale si delinea con molta evidenza fin dalle prime spedizioni coloniali e in modo particolare a muovere dalla guerra di Libia. In riferimento al secondo conflitto mondiale le pratiche di internamento manicomiale subiscono accelerazioni e cambiamenti del tutto macroscopici; essi sono ancora ignorati dalla storiografia, che ha peraltro prestato poca attenzione agli effetti degli stessi eventi bellici sulle popolazioni civili. Si cercherà pertanto di esaminare diversi campioni di cartelle cliniche (conservate presso gli archivi storici degli ex-ospedali psichiatrici di Trieste, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Siena, Roma, Aversa, Palermo) relative a queste specifiche categorie di ricoverati, cercando di mantenere costante il nesso con le riflessioni e le evoluzioni del pensiero medico e le esperienze soggettive contenute in diari e scritti di gente comune. Testimonianze di medici e di psichiatri, cartelle cliniche, saggi nelle riviste scientifiche, memorialistica colta e di individui comuni costituiranno quindi le fonti principali per esplorare non tanto gli aspetti traumatici e la portata distruttiva dei conflitti, quanto per cogliere le più ampie implicazioni culturali ed antropologiche legate all’esperienza bellica.

Un quarto filone di scavo è rappresentato dai bombardamenti su città e villaggi. Un tema dapprima rimosso, giacché i vincitori rifiutarono di mettere in discussione le loro responsabilità, e che va inquadrato tuttavia nel processo attraverso cui discorso pubblico e senso comune giunsero a presentare e a percepire i bombardamenti e l’annientamento dei civili, come un frutto perverso ma necessario della guerra: un “danno collaterale”. Un processo che parte dalla prima guerra mondiale con i cannoneggiamenti delle città e dei paesi sulle linee dei fronti e arriva fino alla seconda con i bombardamenti a tappeto la morte di massa di uomini, donne e bambini non armati. Il pensiero militare e i modi di rappresentazione della gente marciano incredibilmente all’unisono. Ci si propone quindi di ricostruire – alla luce di una prospettiva comparatistica con quanto prodotto in altri contesti nazionali – un’immagine d’insieme del fenomeno dei bombardamenti, nonché di passare alla verifica di casi locali (in primis quello napoletano). Si tratta quindi di: 1) individuare le strategie militari generali – e indagarne tanto le ragioni tattiche quanto quelle “culturali” – entro cui prendono corpo le campagne di bombardamenti; 2) mappare analiticamente gli episodi di bombardamento recuperando informazioni sui danni inferti, sulle vittime, sugli obiettivi colpiti, al contempo tentando di fornirne una tipologia (campagne mirate alla distruzione di determinati obiettivi strategici, bombardamenti indiscriminati, ovvero per errore, ecc.); 3) verificare quali contromisure vengono prese per fronteggiare questi attacchi dal cielo, sia sul terreno più propriamente militare, che soprattutto su quello della protezione antiaerea (approntamento rifugi, organizzazione dei soccorsi, allestimento dell’assistenza a sfollati, senza casa, ecc.); 4) valutare gli effetti economici e sociali dei bombardamenti sui centri industriali e sulle infrastrutture (in vista soprattutto della ripresa postbellica); 5) valutare gli effetti militari, l’efficacia dei bombardamenti nell’ostacolare le scelte e le operazioni del nemico al suolo; 6) valutare gli effetti sul piano dello spirito e dell’ordine pubblico, cogliendo per quanto possibile gli esiti della propaganda contro i “liberatori” e viceversa l’ostilità verso le classi dirigenti che hanno portato il paese in guerra; 7) ripercorrere i mutamenti dei modi e delle condizioni di vita in presenza del rischio costante di bombardamenti; 8) indagare le modalità della fissazione nella memoria individuale e collettiva dell’evento bombardamento; 9) rileggere il dibattito politico, giuridico e storiografico del dopoguerra intorno al bombardamento inteso come “crimine di guerra”.

Infine, è di fondamentale interesse mettere al centro dell’attenzione le donne e il loro rapporto con i soldati, lungo un continuum che va dalle spose di guerra alla prostituzione, alla violenza. Le donne rappresentano un punto di osservazione particolare sulla guerra e specificamente sui periodi di occupazione militare, perché portano alla luce i conflitti come i rapporti più intimi di collaborazione con gli occupanti o con i liberatori. Sono, inoltre, un tipo particolare di vittima: vittime come bersagli di bombe e di armi da fuoco, ma vittime anche in quanto preda sessuale.

2) La seconda linea guida della ricerca che verrà particolarmente approfondita riguarda la Chiesa e la guerra. Il progetto vuole esplorare in senso comparativo diversi episodi bellici e il tipo di reazioni che essi suscitano, e proporre una analisi ravvicinata del giudizio globale sulla guerra e dei criteri (diritto naturale, principio morale d’autorità) ai quali diversi soggetti fanno riferimento per accettare o rifiutare la guerra. In una prospettiva multidisciplinare questo ambito di ricerca dovrebbe focalizzare la propria attenzione su: la ricostruzione della storia redazionale della Pacem in terris (11 aprile 1963), ricorrendo alla documentazione dell’Archivio Roncalli, dell’Archivio del Collegio Capranica e nell’accesso, in via di negoziazione, alle carte della Segreteria di Stato Vaticana; la figura di Giuseppe Dossetti, tentando di comprendere come un giurista e teologo rielabora il giudizio teologico-politico sulle guerre del passato e la percezione delle guerre in corso come elementi di crisi; l’obiezione di coscienza nella BRD, per verificare in quale modo l’EKD e la chiesa cattolica tedesca abbiano negli anni Sessanta giudicato e seguito il fenomeno dell’obiezione di coscienza al servizio militare su basi religiose; la resistenza nell’Europa dell’Est e in America Latina fra sogni di guerra e ipotesi di non violenza.

Risultati parziali attesi

Sulla base del lavoro condotto nella prima fase, nella seconda ci si attende di potere condurre approfondimenti di rilievo sui due altri nodi del programma di ricerca, le forme della violenza e la relazione Chiesa/guerra. Al contempo, si porteranno a compimento le indagini sui casi specifici di studio (ad esempio sulle vicende locali previste dai progetti campano e siciliano).

Tappe intermedie di discussione garantiranno la presentazione dei risultati di questa fase di lavoro e la più raffinata rielaborazione delle riflessioni condotte in quella precedente. Inoltre, si avvierà l’edizione critica di alcuni gruppi di fonti, con lo scopo di contribuire alla discussione sul fenomeno guerra e di mettere a disposizione dei ricercatori importanti strumenti di lavoro.

Al termine di questa seconda fase di lavoro, si giungerà infine all’organizzazione di un convegno internazionale di studio nel quale i risultati del programma di ricerca verranno presentati al pubblico ed alla comunità degli studiosi italiani e stranieri. Anzi, saranno soprattutto gli studiosi esterni al gruppo ad essere chiamati a discutere ed a verificare i risultati della ricerca.

In chiusura di questo percorso di lavoro si ipotizza di dar vita ad un “centro studi sulla guerra”, che consenta di proseguire nella ricerca e nella discussione, e che garantisca la fruizione permanente e l’ulteriore raccolta di documenti e materiali.

Unità di Ricerca impegnate

Unità n. 1  
Unità n. 2  
Unità n. 3  
Unità n. 4  
Unità n. 5  
Unità n. 6  
Unità n. 7  
Unità n. 8  

2.5 Criteri suggeriti per la valutazione globale e delle singole fasi

La valutazione globale del progetto può essere condotta attraverso:

1) la verifica della realizzazione del censimento bibliografico e della sua rielaborazione su supporto informatico al fine della maggior circolazione possibile nella comunità degli studiosi e degli interessati, in primis insegnanti e studenti (con la disponibilità in linea dei materiali e delle schede bibliografiche);

2) la verifica della entità e della rilevanza del censimento documentario condotto soprattutto nella prima fase della ricerca presso i numerosi archivi italiani e stranieri previsti dal programma di lavoro (con la possibilità di costituire un fondo documentario permanente che renda disponibile agli studiosi l’accesso ai materiali raccolti in Italia ed all’estero durante lo svolgimento della ricerca);

3) la verifica di come il quadro di sintesi storiografica e problematizzazione concettuale elaborato nella prima fase della ricerca effettivamente si declinino nel concreto approfondimento dell’indagine realizzato attraverso l’analisi e la comparazione di casi specifici, tematici e territoriali;

4) l’organizzazione di tappe seminariali intermedie di discussione (sia interne ai gruppi di ricerca che pubbliche, con il più ampio coinvolgimento possibile di studenti e ricercatori, anche stranieri), tese alla verifica dello stadio di avanzamento del lavoro, dei problemi eventualmente emersi, del confronto tra ipotesi di ricerca;

5) l’organizzazione di un convegno internazionale di studi alla conclusione del progetto di ricerca (con la conseguente pubblicazione degli atti), per soddisfare la necessità di misurarsi con l’elaborazione storiografica condotta al di fuori del paese e di inserire in un circuito internazionale di dibattito i risultati del programma di lavoro;

6) la pubblicazione di più monografie che raccolgano i risultati del lavoro condotto dai singoli gruppi di ricerca;

7) l’edizione critica di fonti documentarie organizzate tematicamente su singoli nodi di rilievo della ricerca e/o di singoli documenti di particolare rilievo (ad esempio l’enciclica Pacem in terris).

PARTE III

3.1 Spese delle Unità di Ricerca

Unità di Ricerca  Voce di spesa  TOTALE Materiale inventariabile  Grandi Attrezzature  Materiale di consumo e funzionamento  Spese per calcolo ed elaborazione dati  Personale a contratto  Servizi esterni  Missioni  Partecipazione / Organizzazione convegni  Pubblicazioni  Altro  

35.000

39.000

74.000

36.500

20.000

68.500

130.000

29.500

   37.500  0  28.500  0  129.500  12.500  109.500  58.000  55.000  2.000  432.500
Unità nº 1  3.000  0  4.000  0  10.500  0  9.000  3.500  5.000  0  
Unità nº 2  6.000  0  2.000  0  12.000  0  8.000  3.000  8.000  0  
Unità nº 3  6.000  0  1.000  0  25.000  7.000  20.000  7.000  8.000  0  
Unità nº 4  4.000  0  4.500  0  0  5.000  16.000  3.500  3.500  0  
Unità nº 5  2.000  0  1.000  0  6.000  0  8.000  2.000  1.000  0  
Unità nº 6  4.000  0  1.000  0  26.000  0  9.000  19.000  9.500  0  
Unità nº 7  8.500  0  14.000  0  50.000  0  23.500  17.000  17.000  0  
Unità nº 8  4.000  0  1.000  0  0  500  16.000  3.000  3.000  2.000  

3.2 Partecipazione finanziaria

Il coordinatore certifica che il progetto ha carattere di originalità e non è finanziato o cofinanziato da altre amministrazioni pubbliche (art. 4 bando 2003) 
SI  

3.3 Costo complessivo del Programma di Ricerca e risorse disponibili

Unità di Ricerca  Voce di spesa  RD  RA  RD+RA  Cofinanziamento di altre amministrazioni pubbliche  Cofinanziamento richiesto al MIUR  Costo totale del programma  Costo minimo     76.900  58.200  135.100  0  297.400  432.500  335.000 
Unità n. 1  5.300  5.200  10.500  0  24.500  35.000  27.000  
Unità n. 2  2.000  13.000  15.000  0  24.000  39.000  25.000  
Unità n. 3  14.000  10.000  24.000  0  50.000  74.000  60.000  
Unità n. 4  8.000  3.000  11.000  0  25.500  36.500  15.000  
Unità n. 5  1.000  5.000  6.000  0  14.000  20.000  18.000  
Unità n. 6  4.700  16.000  20.700  0  47.800  68.500  60.000  
Unità n. 7  39.000  0  39.000  0  91.000  130.000  105.000  
Unità n. 8  2.900  6.000  8.900  0  20.600  29.500  25.000  

 

 

   Euro   
Costo complessivo del Programma  432.500 
  
Fondi disponibili (RD)  76.900 
  
Fondi acquisibili (RA)  58.200 
  
Cofinanziamento di altre amministrazioni
pubbliche (art. 4 bando 2003)
 
0 
  
Cofinanziamento richiesto al MIUR  297.400 

 


3.4 Costo minimo per garantire la possibilità di verifica dei risultati

Euro   335.000 (dal sistema, quale somma delle indicazioni dei Modelli B)  
Euro  335.000 (dal Coordinatore del Programma)  

(per la copia da depositare presso l’Ateneo e per l’assenso alla diffusione via Internet delle informazioni riguardanti i programmi finanziati; legge del 31.12.96 n° 675 sulla “Tutela dei dati personali”)

Firma _____________________________________  Data 31/03/2003 ore 20:39 

 

COFIN 2003: SCHEDE DI VALUTAZIONE

PEZZINO PAOLO

COORDINATORE SCIENTIFICO DEL PROGRAMMA DI RICERCA

NON AMMESSO AL COFINANZIAMENTO
Richiesto: 297.400 Euro

A seguito della valutazione dei revisori, il programma da Lei coordinato, pur giudicato positivamente e finanziabile, è risultato collocato in graduatoria in una posizione tale da non poter essere finanziato per insufficienza delle risorse disponibili

classe: A      scarto: 0.2195

 

SCHEDA DI VALUTAZIONE

#Fattori di valutazionePunteggioBreve giustificazione del punteggio

1Originalità del Progetto e suo contributo al progresso delle Conoscenze scientifiche 8 buono
 
Il progetto si presenta senza dubbio molto ambizioso per il suo carattere multidisciplinare e gli intenti di comparazione. La conoscenza che i proponenti dimostrano della sterminata letteratura storiografica sul tema della guerra novecentesca è sicuramente approfondita e aggiornata. Date queste premesse il progetto potrebbe portare a progressi significativi rispetto allo stato attuale delle conoscenze e delle ricerche scientifiche sulla guerra e sulla violenza. 
2Chiarezza e verificabilità degli obiettivi 6 sufficiente
 
Gli obiettivi individuati e descritti nel progetto sono molteplici, e forse per la verità troppi e non tutti riducibili a un disegno coerente realizzabile in tempi ragionevoli. Esiste anche una certa difformità fra gli obiettivi tanto ampi da risultare a volte un po’ generici di alcune unità di ricerca (5 e 7), e altri molto più circoscritti o frammentari (3,4,6): il che non renderà sempre facile verificare in itinere e ex-post i risultati dell’attività di ricerca. 
3Appropriatezza dei metodi e delle tecniche da utilizzare 8 buono
 
I metodi e le tecniche di ricerca indicate appaiono nel complesso aggiornati rispetto alla stato degli studi e del dibattito storiografico e, fatte salve le riserve di cui al punto preceente, adeguate al conseguimento degli obiettivi. 
4Adeguatezza delle risorse 7 discreto
 
Le risorse umane previste dal progetto sono molto numerose, con un’incidenza abbastanza alta di personale extra-universitario e a contratto. Ciò, se da un lato comporta una certa lievitazione dei costi, probabilmente inevitabile, dall’altro suscita qualche timore sulla possibilità di coordinare efficacemente un numero così alto di partecipanti. 

5Competenza del coordinatore scientifico 10 eccellente
 
L’esperienza scientifica del coordinatore e la sua attività recente, nonché il suo contributo previsto nell’ambito del progetto, giustificano senz’altro il suo ruolo e lo abilitano pienamente a svolgere il ruolo di coordinamento previsto 
6Competenza dei gruppi proponenti 9 molto buono
 
La qualificazione scientifica dei responsabili delle unità locali è generalmente alta e complessivamente adeguata alle finalità del progetto. 
7Complementarità dei gruppi proponenti 6 sufficiente
 
Come indicato nella I scheda di valutazione, “gli obiettivi individuati e descritti nel progetto sono molteplici, e forse per la verità troppi e non tutti riducibili a un disegno coerente realizzabile in tempi ragionevoli. Esiste anche una certa difformità fra gli obiettivi tanto ampi da risultare a volte un po’ generici di alcune unità di ricerca (5 e 7), e altri molto più circoscritti o frammentari (3,4,6)”. 

Commento generale

Nell’ambito di un un giudizio complessivamente positivo sul progetto, non si possono non manifestare alcune perplessità sulla coerenza complessiva del disegno che lo sorregge e sull’eterogeneità delle tematiche che si affiancano e a volte si sovrappongono.

La competenza degli studiosi coinvolti nel progetto è nell’insieme di tutto rispetto. Le perplessità, già espresse nella I scheda di valutazione, riguardano la coerenza complessiva del progetto e l’effettiva complementarità delle unità di ricerca.

Punteggio finale54 / 70

Ritiene il progetto finanziabile? SI

L’entità del finanziamento richiesto è: Congrua

 

SCHEDA DI VALUTAZIONE

#Fattori di valutazionePunteggioBreve giustificazione del punteggio

1Originalità del Progetto e suo contributo al progresso delle Conoscenze scientifiche 10 eccellente
 
Ricerca di grade attualità, progettata con la messa a disposizione di grandi e attrezzate risorse umane 
2Chiarezza e verificabilità degli obiettivi 9 molto buono
 
Gli obiettivi sono ben chiari, credibili e realizzabili, verificabili ex-post 
3Appropriatezza dei metodi e delle tecniche da utilizzare 9 molto buono
 
Tecnica e metodi molto aggiornati e adeguati agli obiettivi 
4Adeguatezza delle risorse 9 molto buono
 
Le risorse umane e strumentali sono adeguate 

5Competenza del coordinatore scientifico 10 eccellente
 
La grande esperienza scientifica del coordinatore giustifica il suo ruolo di ricercatore principale 
6Competenza dei gruppi proponenti 9 molto buono
 
La qualificazione scientifica dei responsabili e dei componenti delle Unità è appropriata ai compiti da svolgere. Nessun punto di debolezza 
7Complementarità dei gruppi proponenti 9 molto buono
 
Le collaborazioni previste sono adeguate. La costituzione di questa rete di collaborazioni determina un valore aggiunto ai singoli gruppi. 

Commento generale

Ricerca di grade attualità, progettata con la messa a disposizione di grandi e attrezzate risorse umane.Tecnica e metodi molto aggiornati e adeguati agli obiettivi.

La grande esperienza scientifica del coordinatore giustifica il suo ruolo di ricercatore principale.La qualificazione scientifica dei responsabili e dei componenti delle Unità è appropriata ai compiti da svolgere.Le collaborazioni previste sono adeguate. La costituzione di questa rete di collaborazioni determina un valore aggiunto ai singoli gruppi.

Punteggio finale65 / 70

Ritiene il progetto finanziabile? SI

L’entità del finanziamento richiesto è: Congrua