Anno di pubblicazione: 2003
Oliviero Zuccarini, originario di un piccolo centro delle Marche ? area di elezione per il radicamento del movimento repubblicano tra Otto e Novecento ? arriva non ancora trentenne alla carica di segretario del Partito, nel 1912; fonda e dirige nei primi anni Venti la rivista «Critica politica» che si impone come importante punto di riferimento per il dibattito politico dell’epoca grazie agli interventi di uomini di diversa estrazione ideologica, da Gobetti a Ghisleri, da Pareto a Salvemini; dopo il periodo di forzata inattività imposta dal regime fascista, rientra nella direzione del Partito Repubblicano e contribuisce alla redazione dei Lineamenti costituzionali della Repubblica italiana; partecipa ai lavori della Commissione per gli studi attinenti alla riorganizzazione dello Stato istituita dal Ministero per la Costituente; dà un contributo importante nella Seconda Sottocommissione dell’Assemblea Costituente incentrando la sua attività sul tema delle autonomie locali e proponendo uno schema di ?ordinamento regionale? quasi completamente accantonato nella stesura finale; presto emarginato dal gruppo dirigente del PRI, abbandona il Partito e spende tutte le sue energie all’interno dell’esperienza di Unità Popolare battendosi ? anche attraverso le pagine della rinata «Critica politica» ? perché diventi il nucleo di una ?terza forza?. Negli ultimi dieci anni della sua vita continua una personale e solitaria battaglia sui temi del decentramento amministrativo e della giustizia sociale attraverso le pagine della testata «Noi Repubblicani!»
Un ?magnifico perdente? lo definisce ? cogliendo sicuramente un tratto di fondo del personaggio e degli esiti della sua coerenza e intransigenza non scevre di una vena di utopia ? l’autore del volume. Il lavoro ha il merito di portare in primo piano l’esperienza politica di Zuccarini ? studiato finora soprattutto in relazione alla prima esperienza di «Critica politica» ? nell’Italia repubblicana e di gettare luce su due aspetti fondamentali della sua riflessione e della sua azione politica in questa fase: la questione delle autonomie locali e il ruolo del movimento sindacale. Proprio le pagine dedicate all’impegno per la realizzazione di un compiuto sistema di autonomie sono tra le pi? efficaci: accanto alla illustrazione del tratto di fondo della elaborazione del marchigiano ? che individua nel Comune (e non nella Regione) l’elemento su cui impostare la riforma dell’organizzazione dello Stato ? ampio spazio è dedicato alla attività costante a partire dagli anni Cinquanta per la applicazione del Titolo V della Costituzione: un impegno costituzionale ridotto invece ? nella migliore delle ipotesi ? ad appendice del dibattito politico nazionale.
?Ci sono libri che nascono per caso. Questo è uno di quelli? afferma l’autore nella Introduzione spiegando la scoperta e le ragioni dell’interesse per il personaggio. Completata la lettura ? e proprio sulla base della massa di documenti e scritti individuati e citati ? sorge spontanea una riflessione: vale la pena di indagare ulteriormente l’esperienza politica complessiva di questo e di molti altri ?magnifici perdenti?.