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Storia e antropologia delle comunità ebraiche italiane tra Ottocento e Novecento

Simon Levis Sullam

Simon Levis Sullam

Dietro questo titolo ambizioso – che potrebbe essere mutato più precisamente (e altrettanto ambiziosamente…) in Storia e linguistica delle comunità ebraiche – sta un esperimento: cioè il tentativo di pensare e rappresentare storicamente la comunità ebraica italiana tra Otto e Novecento da un angolatura nuova.
Propongo di studiare la comunità ebraica a partire da un impalpabile «luogo» informale: la conversazione ed il suo linguaggio; cioè dalle vicissitudini linguistiche che nascono (o possono nascere) dall’incontro e dal confronto verbale tra due o più persone – ebree, mezze ebree, non ebree – attorno all’identità ebraica.
Presupposto teorico è che esista (come ha sostenuto David Sorkin per gli ebrei tedeschi) una subcultura ebraica italiana che costituisce una trasformazione dell’identità ebraica nell’età dell’emancipazione. Questa subcultura – un insieme di valori, costumi, tradizioni materiali e immateriali – si esprime anche attraverso la produzione di un linguaggio (o di linguaggi): quelli delle parlate giudeo-italiane o, meglio, di elementi superstiti di queste parlate, per mezzo dei quali – nella conversazione – si produce, si mantiene e si trasforma l’identità ebraica moderna, e il senso ed i significati della comunità. Una comunità come spazio informale di collegamento, aggregazione, più o meno sentita condivisione, studiata non nei suoi luoghi istituzionali, ma come insieme di rapporti tra persone, che si collocano anche al di fuori della comunità tradizionalmente intesa.
Le fonti su cui questo esperimento si basa sono varie, da un punto di vista formale e cronologico; ad esempio: alcune recenti rappresentazioni letterarie del mondo ebraico italiano della prima metà del Novecento, come Lessico familiare di Natalia Ginzburg, e Argon, il capitolo che apre Il sistema periodico di Primo Levi. Gli studi sulle parlate giudeo-italiane fioriti sulla stampa ebraica tra fine Ottocento e primo Novecento. Gli interessi storici e letterari per i fatti linguistici (e in particolare, di nuovo, per le parlate giudeo-italiane) di diversi intellettuali ebrei italiani tra i due secoli, da Graziadio Isaia Ascoli a Benvenuto Terracini, da Umberto Cassuto a Riccardo Bachi. I termini che riguardano il gruppo, le sue tradizioni e prescrizioni religiose, i suoi costumi, nelle parlate giudeo-italiane o, meglio, nel linguaggio corrente degli ebrei italiani tra Otto e Novecento.