30 luglio 2017
Lo scorso 4 luglio il Consiglio regionale della Puglia ha approvato, ad ampia maggioranza, una mozione con cui si invoca l’istituzione di una “giornata della memoria per le vittime meridionali dell’Unità d’Italia”. Con tale deliberazione un Consiglio regionale della Repubblica italiana legittima sul piano istituzionale ed eleva a dignità di commemorazione pubblica la ricorrenza della resa di Gaeta del 13 febbraio 1861, quale fine dell’indipendenza meridionale.
La Sissco sottolinea come la mozione si ponga in continuità con un filone culturale di interpretazione del Risorgimento, che negli ultimi anni ha proposto un uso pubblico della storia fortemente strumentale. Esso si basa su una lettura del momento dell’unificazione nazionale in termini di «conquista piemontese» delle regioni meridionali, di rapina delle loro ricchezze e di distruzione dei presunti primati borbonici.
Questo approccio evita il confronto con buona parte della storiografia nazionale e internazionale, la quale negli ultimi decenni ha indagato criticamente il processo di unificazione, decostruendo e rifiutando l’opposizione tra modernità e arretratezza. In questo modo la letteratura borbonista, che la mozione del Consiglio regionale ha assecondato, finisce essa stessa con il riproporre una visione dicotomica del Risorgimento, aproblematica e semplificatoria, di “buoni” contro “cattivi”, vittime contro carnefici.
La Sissco rileva come l’iniziativa del Consiglio regionale della Puglia sia stata adottata nella totale esclusione delle istituzioni formative e culturali, in primo luogo quelle universitarie e di ricerca scientifica le quali non sono state audite o coinvolte dai consiglieri.
Tale modalità ha avuto l’effetto di validare a livello istituzionale una forma di delegittimazione degli studi storici proposto dalla letteratura borbonista, estromettendo i saperi scientifici dalla loro fisiologica funzione di contribuire alla costruzione della memoria collettiva.
Se si desse seguito alla mozione, in Puglia il 13 febbraio comparirebbe nel calendario delle celebrazioni civili al pari del 25 aprile e del 2 giugno e nulla impedirebbe di contrapporre giornate del ricordo delle vittime sanfediste o delle repressioni borboniche. La Sissco sottolinea i rischi connessi a una simile impostazione di politica culturale.
La Sissco chiede pertanto che la mozione sia abbandonata e che la Regione Puglia coinvolga attivamente la Società, gli atenei e gli enti di ricerca di riferimento, per un confronto aperto e metodologicamente fondato sui temi della storia nazionale e su ogni iniziativa istituzionale o pubblica che vi si riferisca.
La Sissco chiede di essere ricevuta dai presidenti della Giunta e del Consiglio regionale della Puglia. La medesima richiesta sarà rivolta alla Regione Abruzzo, Campania, Basilicata e Molise, dove sono state intraprese analoghe iniziative.